Ciao,

in questa pagina troverete solo una sintesi di quegli anni favolosi, dove i mezzi erano quello che erano e solo con la voglia di viaggiare e l’intuito riuscivamo a compensare; ciò ci rendeva anche più audaci.

Tutto quello che vi racconterò qui sotto si baserà solo sulla mia memoria visto che dell’epoca non ho appunti scritti e salvati.

Buon viaggio con me.

Tutto comincia nel lontano luglio 1978 quando ho avuto il mio primo mezzo a motore, un Peugeot 103 brutto ma efficacissimo per spostarsi autonomamente; che grande senso di libertà!!!

Percepisco subito che c’è una passione dentro di me che le mie finanze non possono assecondare, ma non mi arrendo; in poco tempo comprendo che non sono un fissato delle corse, che fra l’altro seguo poco, ma sento che mi piacerebbe fare viaggi in moto, magari avventurosi e in luoghi lontani.

Decido che a 16 anni prenderò la patente per il 125cc e cerco di risparmiare il più possibile per raggiungere questo primo obiettivo, mal visto soprattutto da mia madre (istinto protettivo).

Alla fine dell’estate 1980, come programmato, ho in mano la patente “A” e nella primavera che precede il mio 17° compleanno arriva il mio grande momento: la VESPA 125 PX, nuova, bianca e con le strisce protettive in gomma nere. Era il motoveicolo del momento per il neopatentato, ma io n’ero fissato già prima che esplodessero richieste e vendite.

Sono pronto a dar fondo a tutte le mie risorse accantonate con tanto sacrificio ma mio padre mi stupisce ed esaudisce a sue spese il mio desiderio; per tutto c’è un motivo.

Lui, pur non avendo mai avuto una sua moto, ha fatto il Carabiniere motociclista per ben 17 anni; ha percorso le polverose e pericolose strade delle terre siciliane e calabresi in sella alle mitiche Moto Guzzi degli anni ’60 (Falcone in primis). Qualcosa vorrà pur dire…

All’epoca non amavo molto le gite fuori porta, non senza motivo; i miei amici ronzavano a caso nei paraggi ma queste uscite mal si conciliavano con la mia paghetta mensile e il mio voler viaggiare (mia madre, arrabbiata nera con me e mio padre, proibì l’adeguamento del mio “salario da famiglia”; quanti fine mese a guardare la mia Vespona sul cavalletto in garage…).

D’estate lavoravo e così potevo permettermi l’agognata vacanza su due ruote, i tragitti che sognavo in compagnia degli amici che sistematicamente non venivano con me. Quanti km in solitaria!!!! Ma andava bene lo stesso.

Con l’insettone della Piaggio mi sono girato un po’ d’Italia, ma, come dice il proverbio, l’appetito vien mangiando; e così mi sono sempre dato da fare per la mia indipendenza economica.

Arriva l’anno 1986, il mio conto in banca può permettermi la mia prima moto vera, una YAMAHA XT600, nera con rifiniture rosso/bianco.

Bella e super richiesta, ma in concessionaria ce n’è una che mi aspetta; stavolta mio padre mi avalla moralmente ma non finanziariamente, ma questo accresce la mia autostima.

I sogni si fanno più ambiziosi; purtroppo, né gli amici né, tanto meno, la mia fidanzata mi seguono.

Quell’anno (1986) la delusione di una vacanza in solitaria è cocente e stento ad organizzare il mio viaggio all’estero; deciderò, con molta titubanza, di andare in Grecia e si aggregherà all’ultimo tuffo mia sorella, che ancora oggi mi ringrazia per quella bellissima e “istruttiva” esperienza.

Per lei, ma non per me (pensavo); quel tour l’ho fatto pieno di rabbia, per essere stato ancora una volta lasciato solo, e di stress, in quanto mia prima uscita fuori dai confini del nostro bel paese. Infine, c’era pure l’aggravante dell’onere, secondo il mio cervello, della responsabilità per mia sorella.

Per anni ho pensato che fosse stato un viaggio inutile e sopratutto poco piacevole sia per me che per la mia zavorrina; lei però mi ha sempre smentito e solo dopo molti anni ho capito che aveva ragione, ma ci dovevo arrivare da solo.

Una palese dimostrazione che avevo torto c’è stata già l’anno successivo (ma come ho detto ci ho messo molti anni a capire); arrivano le ferie 1987 e alla partenza sarò di nuovo “IO” (non me ne curo). Nonostante la mia tata si riproponga, il mio orgoglio mi fa decidere di non avere passeggeri.

Quindi è deciso, nel mese di settembre farò un viaggio di massimo 10 giorni e ancora una volta all’estero con destinazione Penisola Iberica.

Arriva il fatidico giorno della partenza, è notte fonda, la moto è carica, piantine e atlante stradale ci sono (i navigatori e i cellulari con GPS sono arrivati ben dopo); a salutarmi ci sono sister, madre e l’amico Maurizio (lui è molto più appassionato di me, ma ha i suoi validi motivi per non seguirmi; ci rifaremo più avanti).

Metto in moto, sorrido, saluto e parto; fino al confine francese sarà una lotta con me stesso per non rinunciare ed è stato fondamentale.

Alla fine saranno circa 6.000 km in 8 giorni di viaggio, non senza qualche disavventura: 400 km in un giorno sotto il diluvio universale da La Coruna a Lisbona, una gomma distrutta al ritorno con rientro a casa non senza strane peripezie, qualcos’altro di minor conto, il tutto affrontato con il piglio giusto.

Nel 1988 combino la cappellata, vendo la moto per comprarmi l’auto che adoro; mio padre mi appoggia moralmente ed è presente, come sempre, al mio acquisto. Mia madre non è d’accordo (e quando mai 😀 😀 😀 ), stavolta dice che sono troppi soldi per un’auto; lavoro e quindi ….

La mia scelta si rivelerà pesante, la moto mi manca; intanto, con mia benevola invidia, il mio amico Maurizio si fa le sue esperienze motociclistiche con la fidanzata.

A mal fatica in 3 anni riesco, con loro, a fare un gitarella di un solo giorno all’Isola D’Elba con la moto gentilmente prestata dal mio amico Luciano.

Ma tutto è in evoluzione …..

Fine estate 1990, sono a Livorno e mentre ritorno verso casa passo casualmente (o è destino?) davanti ad un concessionario di auto e la vedo, magnifica, in vetrina con il cartello “vendesi”; mi fermo chiedo informazioni generiche e scappo via.

Il virus è entrato.

Ogni volta che sono a Livorno per lavoro evito di passarci davanti, a volte non ci riesco, la guardo fugacemente e proseguo; un giorno non c’è più e mi travolge una tristissima delusione.

Ma, di nuovo: caso o destino?

Mezzo km più avanti, dentro la vetrina di un distributore, intravedo una sagoma conosciuta e senza indugio vado là e mi informo; capisco che è lei, la (mia) YAMAHA TENERE’ 600 Z con doppio faro color celeste e rifiniture gialle.

Il prezzo richiesto è più alto di quello che sapevo e allora torno subito dal precedente concessionario, con una scusa chiedo della moto che ERA in vendita tempo indietro fornendo i dettagli che conoscevo; scopro che è del figlio di un dipendente con cui parlo subito e mi faccio dare il contatto: 4 giorni dopo la moto è nel mio garage.

Nella stessa estate a lei toccherà l’onore di portare me e la mia sposa in viaggio di nozze; troppo veloce questa storia? Va bene ecco qualche dettaglio prima del fatidico “sì”.

Deciso con i nostri amici Maurizio e Barbara di sposarci quasi in contemporanea e fare insieme il viaggio di nozze in moto, venti giorni prima dell’evento vengo centrato da un furgone; danni fisici limitati a varie escoriazioni, moto con una fiancata devastata comunque in grado di circolare.

Il 24 agosto 1991 Mau & Barbi si scambiano la loro promessa matrimoniale, il giorno dopo tocca a noi e quello seguente partiamo per la nostra luna di miele, in SPAGNA.

Al rientro, ordinati i ricambi, la moto è riparata e torna come nuova.

Non ricordo per quale motivo mi ritrovo a Lucca e davanti al concessionario Honda; mi fermo a curiosare e all’interno è lì, nuova ed in pronta consegna, una fiammante AFRICA TWIN 750.

Una serie di condizioni economiche vantaggiose mi porta a firmare il contratto; prima di Natale lascio la mia Yamaha ed a gennaio ritiro la nuova Honda.

Nei successivi cinque anni andremo in sequenza:

1992 Turchia1993 R.Ceca, Polonia, Ungheria, Slovenia

1994 Marocco 1995 Sardegna 1996 Romania

Quest’ultimo risulta essere il viaggio finale della mia (e non solo) prima era motociclistica; Maurizio e Barbara coronano il loro desiderio di diventare genitori, notizia che ci viene ufficializzata a fine settembre con gioia di tutti.

Beh, quasi in modo automaticamente naturale, io e mia moglie decidiamo che è arrivato il momento di mettere su famiglia e a fine ottobre siamo già pronti in dolce attesa.

Prima del Natale le moto sono vendute e mentre ci avviamo alla nuova avventura di genitori, con Maurizio e Barbara ci facciamo una promessa; torneremo a viaggiare in moto quando i nostri figli saranno abbastanza grandi.

Infatti…