Questo articolo è dedicato ai miei amici Maurizio e Barbara con i quali ho condiviso parte della mia vita; complimenti ragazzi 29 anni insieme e nulla è cambiato fra voi.

(N.B.: purtroppo i filmati della cam sulla moto non sono venuti bene, non come qualità ma come offerta di immagini, per cui ho desistito dall’inserimento; ho aggiunto, ove possibile le foto dei miei amici a completamento).

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Ebbene ci siamo riusciti e nemmeno il rognoso Covid-19 ce lo ha impedito; dopo 24 anni ripartiamo insieme e non è cambiato niente.

Con Mau e Barbi è stato, almeno per me, come fare un tuffo nel passato, la stessa sintonia, i loro stessi disaccordi (Barbara) o eccessive premure (Maurizio); ed io lo stesso di un tempo pronto ad improvvisare o ad adeguarsi lasciando spazio a tutti, ma un pò meno lento 😉 .

Insomma, per me, vacanza perfetta; e come sempre i piccoli inconvenienti (che vi racconterò) hanno fatto da contorno positivo e divertente alla nostra esperienza.

Ma ecco il nostro viaggio: qui la mappa dei nostri pernottamenti e sotto la nostra storia.

Pianificato bene, non senza qualche difficoltà finale per trovare alloggio, tutto è andato secondo le nostre aspettative e qualcosa anche meglio; il viaggio ha subito qualche ritocco in corso d’opera il tutto in piena sintonia e non togliendo nulla al nostro principio fondamentale: “siamo in vacanza”.

15.08.2020foto miefoto degli amici – Partenza, ovviamente in ritardo, alle ore 7.50 e arrivo a destinazione ore 13.30 (Caserta); una sola sosta per rifornimento e un mio piccolo stop supplementare per fermarmi ad un punto blu per cercare di risolvere il problema del mio Telepass, ma, ovviamente, a ferragosto chi vuoi trovare.

A destinazione qualche difficoltà per trovare l’alloggio e, una volta raggiunto, dopo qualche problema per accedere, siamo entrati in casa (Barbara è piccolina e si infila bene in spazi ridotti); conquistato l’appartamento, a turno ci siamo docciati e abbiamo “sistemato” le nostre cose prima di affrontare la visita del giorno: Reggia di Caserta.

Lascio parlare le foto, che comunque non sono esaustive.

P.S.: prenotate i biglietti d’ingresso online da casa perché farlo sotto il sole davanti all’imponente edificio non è piacevole.

Finita la visita ci siamo rilassati e riposati ad una panchina al fresco in una piazzetta vicina, decidendo il da farsi; alla fine ha prevalso la scelta di mangiare prima di farsi una nuova doccia.

Prima di cena, abbiamo approfittato per una passeggiata nel centro storico, poco distante dal luogo simbolo visitato nel pomeriggio, per poi optare per una pizza (scelta quasi scontata) e, successivamente, rinunciando alla doccia, abbiamo proseguito per un giro in notturna nel parco davanti alla Reggia; prima di tornare a casa ci siamo fermati ad un bar per una bevuta e due chiacchiere fra noi, prima, e col barista, poi.

Non era tardissimo ma abbiamo deciso di tornare a casa visto che anche il giorno seguente sarebbe stata giornata piena.

16.08.2020foto miefoto degli amici – Svegliati tutti di buon ora, abbiamo fatto colazione e poi i preparativi, questi semplificati dalla nota ospitalità meridionale che ci ha permesso di sistemare le nostre moto nella corte interna del condominio; c’è scappato pure il tempo per far conoscenza con altri ospiti del nostro B&B, anche loro motociclisti.

Con il consueto ritardo, siamo poi partiti per la nostra seconda meta, Matera.

Se il giorno precedente il viaggio era stato noioso, stavolta, per tutta la parte autostradale, è stato fastidioso; il limite di velocità (80 km/h) è veramente ridicolo, ma, dov’erano i lavori in corso (frequentissimi), i numerosi autovelox con limite a 60 km/h erano davvero irritanti, però li abbiamo rispettati tutti (almeno spero e almeno quelli).

Per fortuna i paesaggi non erano affatto male, ma il meglio è arrivato quando il “navigatore” (un cellulare usato per tale scopo) ci ha fatto uscire a Candela, praticamente nel nulla; da lì a Matera una strada extraurbana ampia e quasi deserta ci ha fatto letteralmente volare verso la destinazione.

La sistemazione trovata è stata davvero singolare, una sorta di ostello parrocchiale in parte utilizzato, appunto, come alloggi per seminaristi (almeno così sembrava) ed in parte pensione per ospiti paganti; secondo il nostro schema tattico, doccia e via in centro per la canonica visita dei famosi Sassi di Matera, che altro non è che l’antica città scavata e costruita su se stessa.

Mentre eravamo alla ricerca di “un adeguato” parcheggio per le moto, ci siamo ritrovati prenotati per la visita del famoso luogo con inizio ore 13.30; l’escursione, con tanto di guida, merita tutta, ma l’orario forse è stato un tantino infelice.

Un’ora e mezza di camminata attraverso le vie di questo luogo suggestivo sotto un sole cocente non hanno comunque diminuito il nostro interesse; alla fine io mi sono rinfrescato con un gran gelato, Barbara con lo shopping di souvenirs.

Dopo una breve passeggiata per il centro città, abbiamo puntato su un obiettivo preciso ossia il ponte tibetano del canyon per poi valutare d’arrivare in cima alla parte opposta per godere di un panorama notevole (così si dice); beh, anche quest’idea è stata piuttosto impegnativa perché la discesa in costa per giungere in basso fino al ponticello sul fiume non era una passeggiata da poco e l’orario cominciava a non quadrare con il resto del programma.

Giunti al ponte, lo abbiamo oltrepassato dondolandoci abbondantemente per spaventarci reciprocamente; sull’altra sponda, ci siamo trattenuti una decina di minuti valutando nuovamente sul da farsi, ma una piacevole nuvola dispettosa ci ha fatto definitivamente desistere dal proseguire l’arrampicata in parete opposta.

D’altronde c’erano da calcolare anche i tempi per ritornare indietro al punto di partenza, quindi…. si rientra.

In quel momento nel ponte c’era un discreto traffico di persone ed io, seguendo una personalissima strana idea, ho cercato un punto di guado sul fiume; ci sono riuscito, aggiungendo un piccolo sprizzo di avventura a compensazione della mancata salita in vetta all’altro lato del canyon.

Nel ripercorrere la strada fatta, siamo stati più veloci non solo perché pioveva, ma anche perché era arrivata l’ora di tornare in alloggio per docciarsi e prepararsi per la cena.

Barbara ci ha voluto portare in un locale che ha vinto una trasmissione televisiva; appena parcheggiate le moto e prima di raggiungere il ristorante ci siamo imbattuti in un loquace signore del posto che ci ha regalato una sua poesia sulla mamma e recitato altre varie sue rime (alcune in verità mi son sembrate inventate sul momento).

Non senza qualche difficoltà, ci siamo distaccati dal simpatico indigeno, ma l’orario di prenotazione era perentorio (per nostra fortuna).

Dopo cena, siamo tornati in centro e abbiamo goduto della suggestiva vista notturna dei Sassi cui è seguita una passeggiata nelle via principali cittadine; ci siamo attardati ma il giorno seguente il viaggio era davvero breve.

17.08.2020foto miefoto degli amici – Obiettivo del 3° giorno erano Polignano A Mare e Alberobello; la sistemazione trovata era più o meno a metà strada, nella cittadina di Turi.

Sapevamo che la stanza non era pronta in mattinata ma con il proprietario abbiamo concordato di lasciare in deposito parte del bagaglio (quello per noi più noioso); arriviamo troppo presto e temporeggiamo ad un bar locale facendo colazione, visto che eravamo partiti a digiuno.

Giunta l’ora del rendez vous torniamo all’appartamento e procediamo come da accordi; quindi ripartiamo alla volta di Polignano A Mare.

Arriviamo che è mezzogiorno e mezza, il caldo è infernale, anche perché i motori si surriscaldano nel traffico caotico della cittadina, non riusciamo a trovare un parcheggio e Barbara è in fibrillazione cerebrale e la sua tolleranza scende a zero; come conseguenza fuggiamo via e giungiamo in una località poco distante per goderci un bagno rinfrescante.

Siamo fradici di sudore quando troviamo una decente sistemazione per le moto e ci buttiamo in spiaggia… no, in scoglio …. in roccia …. insomma vicino al mare.

Troviamo un piccolo riparo dal sole accostandoci ad un muro di un locale lì vicino e sono io, non senza difficoltà (camminare a piedi nudi su scogli affilati non è facile), il primo a guadagnare un tuffo in mare; quando esco é la volta dei miei amici di andare in acqua, loro sono attrezzati e fanno molto prima ad immergersi ma solo Maurizio prolungherà il bagno per una buona mezz’ora.

Il posto non mi entusiasma ma è troppo caldo per fuggire via per cui, centellinando l’ombra del muro, evito l’arsura del sole.

Arriva il momento di andar via, ma non prima di aver fatto almeno due foto a distanza a quella che era la destinazione primaria della mattina; purtroppo non siamo vicinissimo e le foto non rendono merito alla bellezza e particolarità della famosa località turistica.

Ci accontentiamo perché fugge dalla mente di tutti il solo pensiero di riaffrontare il caos per pochi minuti nel centro di Polignano.

Quindi, velocemente recuperiamo le moto e via verso la nostra casetta; in meno di mezz’ora siamo già pronti per la doccia che, come sempre, vede il diritto di primo ingresso per la donna del gruppo; segue un piccolo riposo per poi ripartire alla volta di Alberobello dove trascorreremo serata, cena e dopocena.

La gita più appagante di tutta la vacanza, almeno per me.

18.08.2020foto miefoto degli amici – Il giorno seguente rinunciamo a fare tappa ad Ostuni soprattutto per il caldo eccessivo e puntiamo verso il nostro albergo; là lasciamo i bagagli in deposito (le camere ce le daranno nel pomeriggio) ed andiamo alla ricerca del mare per rinfrescarci.

Invece della programmata Porto San Cesareo andiamo a Sant’Isidoro che, stracolma di gente, ci costringe a spostarci fuori paese; troviamo un buon posto, spiaggia e scogli taglienti, ma con un po’ di attenzione riusciamo a goderci un magnifico bagno.

Fuori dall’acqua il refrigerio dura niente con un sole cocente e, che con la scusa della fame, fuggiamo all’ombra di un chiosco ben organizzato poco distante.

Ci tratteniamo per un po’ valutando il da farsi nel pomeriggio e sera, ma Barbara vuole subito rinfrescarsi in camera e quindi loro tornano in albergo mentre io opto per una visita alla non lontana Gallipoli; la strada è piacevole, ma il caldo è insopportabile, ormai sono in ballo e faccio il turista.

Mi godo alcuni bei luoghi con scogliere gradevoli e mare stupendo ma, giunto in città, mi faccio il centro storico a passeggio e, nonostante una bella spiaggia molto affollata, il bagno sarà solo di sudore; la visita è gradevole però non mi coinvolge appieno, tanto che non mi va di tornarci per cena, come sarebbe previsto dai nostri programmi per la serata.

Arrivato in hotel, disfo i bagagli, faccio un po’ di bucato, seguono megadoccia e riposino; con i ragazzi ci siamo messaggiati e ci troviamo alle 18.00 per andare a visitare Lecce in notturna.

Seguiamo il nuovo programma serale e non rimaniamo affatto delusi, abbiamo solo qualche difficoltà per cenare, i locali sono stracolmi di gente (turisti e oriundi del posto), ma, seppur non prestissimo, risolviamo in modo soddisfacente.

Giunge l’ora di rientrare, i miei amici vanno subito a nanna, io vado a veglia in un locale nel giardino pubblico poco distante, per godermi un ultima fresca bevuta mentre pianifico per il giorno seguente.

19.08.2020foto mie – Alle 7.30 siamo i primi a fare colazione e con calma concordiamo il programma; non partiamo prestissimo ma la nostra location (dove staremo per 4 notti) è ben centrata rispetto a tutti i nostri obiettivi e questo si rivelerà un grosso vantaggio.

Quindi tappe odierne sono la Grotte della Poesia e la spiaggia della Torre Orso; al primo luogo giungiamo all’apertura, il posto è notevole ed il mare favoloso, c’è un discreto vento ma non guasta, la temperatura è piuttosto calda.

Il luogo si riempe velocemente di gente, trovare un posto per sedersi o sdraiarsi non è facile, oltre che scomodo, visto che il terreno è roccioso; anch’io come moltissimi turisti mi convinco e faccio il tuffo nella Grotta della Poesia (quella grande), un salto da 3 o 4 metri di altezza che comunque non è una passeggiata.

Resto in acqua un pò, si sta troppo bene ed il posto, nonostante la gran confusione, è veramente suggestivo; uscito raggiungo i miei compagni di viaggio, mi asciugo e poi visitiamo il sito con una guida turistica, circa 50 minuti per visitare il posto; poi ci spostiamo in un altro luogo vicinissimo godendoci sia la parte archeologica che la parte naturale, che avrebbe meritato un bagno stratosferico in quelle acque cristalline, ma il tempo è tiranno e dobbiamo andare alla seconda tappa: Torre dell’Orso.

Non è molto distante e quindi in pochi minuti siamo di nuovo fermi, alla ricerca di un buon parcheggio; non c’è e ce lo inventiamo, quindi qualche acquisto utile, piccolo ombrellone da spiaggia per i ragazzi e un paio di scarpe gommate da scoglio per me (che alla fine non userò mai), ma prima di andare in spiaggia pranziamo.

Giungiamo alla vicina spiaggia, è un vero carnaio e, con molta difficoltà, troviamo un buco per mettere i nostri asciugamani; con Maurizio facciamo il bagno, una gran nuotata prima e poi tutta la spiaggia camminando nell’acqua.

C’è molto vento che agevola l’abbronzatura, ma distendersi è praticamente impossibile per cui appena siamo con il costume asciutto, fuggiamo; ancora una volta i ragazzi rientrano in albergo, la resistenza di Barbara è comunque limitata, mentre io voglio visitare i laghi Alimini.

Detto fatto, seguo maps che però mi porta in una strada sterrata, scavata dalla pioggia; alla fine, per evitare di cadere, cado sul serio, quasi da fermo.

La moto nessun danno di rilievo, io me la cavo con qualche graffio, visto che sono caduto di schiena in un prunaio; ma questo non è il problema, semmai tirare su oltre 300 kg da solo non è stato semplice, soprattutto perché ero in un tratto di strada sterrata e per niente lineare, ma alla fine ho vinto io.

Il primo tentativo di accesso al lago, attraverso la vegetazione, non è stato ottimale, per cui in fretta ho ripreso la moto ed ho cercato la strada principale che dalla mappa risultava costeggiare lo specchio di acqua dolce; il risultato è stato decisamente migliore e, ma solo per un attimo, mi sono rammaricato per non averlo fatto prima (avrei risparmiato una ridicola caduta).

Quindi, con il sole negli occhi, ho seguito la strada del ritorno in hotel attraverso stradine molto appaganti; arrivato, immediata doccia e contatto con Mau e Barbi per confermare il programma serale: Otranto.

L’idea era quella di arrivare e subito cenare, onde evitare la ressa ai ristoranti, per poi visitare con calma il centro storico; appena arrivati, nel cercare il parcheggio, e qui siamo stati fortunati, abbiamo immediatamente compreso che cenare sarebbe stato un tantino problematico, ma abbiamo iniziato la nostra passeggiata fiduciosi (forse).

Le prime tre fermate sono state ai ristoranti incrociati nel nostro improvvisato percorso, con risultati immaginabili, ed ovviamente abbiamo deciso per altra soluzione alimentare; una bella puccia salentina presa ad un fast food e gustata appoggiati ad un vecchio portone di un vecchio palazzo del centro.

Terminato il pasto, abbiamo fatto il nostro giro turistico improvvisando il percorso, ed è stato un vero piacere goduto fino alle 23.00; ci sarebbe piaciuto trattenerci ma la sveglia mattutina e le escursioni nei luoghi programmati richiedevano adeguato riposo. Beh in verità io son tornato al bar nel parco davanti l’hotel, il posto … “meritava”.

20.08.2020foto miefoto degli amici – Siamo svegli e pronti per la colazione sempre alle 7.30, eccediamo nel rilassarci ma allo stesso tempo definiamo le tappe odierne; pronti alle 9.30, ci dirigiamo decisi a Punta Prosciutto (località balneare davvero notevole), una lunga e stretta lingua di spiaggia bianca con un mare calmissimo e cristallino (non a caso è definita “i caraibi italiani”); per le moto troviamo sistemazione, ma in spiaggia le cose sono ben più complicate.

Sono le 11.00 ed è caldissimo, camminiamo per un po’ con i pedi in fresco in battigia con lo sguardo attento in spiaggia per trovare in mezzo a quella bolgia di corpi umani uno spazio anche per noi (beh io osservo ben altro….;-) ); riusciamo a trovare un fazzoletto di sabbia dove posizionarsi, subito dopo, con Maurizio, ci tuffiamo nel mare trasparente e poi lunga passeggiata in acqua, prima in una direzione poi in quella opposta.

Tornati nella zona del nostro ombrellino, rubiamo il fresco in battigia, grazie all’ombra di un carretto di vestiti, costumi e altro gestito da un vucunmprà locale; infine raggiungiamo Barbara ma lo spazio è davvero angusto ed io, bruciato per bruciato, torno dove frange l’onda ad osservare il paesaggio.

Verso le 13.00 i ragazzi optano per rientrare in albergo, rinfrescarsi in doccia e mangiare nel ristorante interno, mentre io decido di far visita al non lontano centro turistico di Porto San Cesareo dove dovremmo cenare la sera; ovviamente dopo un poco di strada insieme ci separiamo ed ognuno giunge alla sua meta.

Sono nella località turistica e balneare, sarà anche bella ma non mi piglia, non mi soddisfa; completo la mia escursione e non ci vuole molto tempo, le dimensioni del centro sono modeste, e francamente la mia impressione non positiva rimane tale.

Il mio giudizio potrebbe essere stato influenzato dal caldo torrido, per cui mi fermo in un bar alla ricerca di refrigerio anche grazie ad un gelato ed una bibita; resto lì per una buona oretta mentre valuto il da farsi, decidendo di andare in una spiaggia del posto che da lontano sembra molto bella.

Niente da fare, questa cittadina non è per me; comunque faccio il bagno per rinfrescarmi prima di tornare in albergo; nel viaggio di rientro faccio mente locale su quest’ultima visita e decido che non ci torno a cena.

Arrivato in albergo, faccio un messaggio ai ragazzi per dirgli la mia decisione è poi doccia e riposo; sono cotto e lesso pure io.

Sono circa le 18.30 quando ci ritroviamo tutti e tre per riprogrammare la serata; la scelta cade sulla non distante Nardò, località definita la Lecce in miniatura, e quindi là andiamo.

Poco fuori dalla cittadina, troviamo nel mezzo di una rotatoria una scultura metallica di un toro con 2 palle enormi (complimenti!), e subito mi viene a mente il bestione di Wall Street; proseguiamo e giungiamo alle mura del centro storico, parcheggiamo ed iniziamo la visita.

Memori delle difficoltà incontrate nelle sere precedenti per alimentarsi, decidiamo di mangiare subito per poi passeggiare sereni e a stomaco pieno; niente da fare, nel centro tutto prenotato, per cui cerchiamo tramite internet fuori dalle mura ed è una scelta vincente.

Cena favolosa e ospitalità grandiosa ci ricaricano alla grande; si fa per dire, in realtà siamo appesantiti dall’abbuffata, almeno io che ho assaporato uno piatto squisito: “sorpresa di mare” (le foto faranno comprendere).

Comunque torniamo nel centro storico e completiamo la nostra visita trattenendoci fino alle 22.30; il posto è decisamente carino, ne rimaniamo molto soddisfatti (in particolare del ristorante) però dobbiamo rientrare non prima di una fermata al toro con le pallone dove facciamo delle foto ricordo (normali, che credevate).

Prima di andare a letto, io non rinuncio al mio barrettino, anche se stasera non è la stessa cosa….

21.08.2020foto miefoto degli amici – Ultimo giorno in questa location che ha fatto da testa di ponte per tutte le nostre escursioni salentine; il paese si chiama Copertino, ma noi non lo conosciamo perché l’hotel è nella sua periferia.

Ma veniamo al programma odierno; prima tappa Santa Maria di Leuca.

Colazione ancora alle 7.30, partenza rallentata per continuo eccesso di relax; prima della partenza piccolo inconveniente al sottoscritto che diventa un’altra ridicolaggine che rallegra il viaggio.

Finalmente partiamo.

Durante il tragitto, sulla strada a quattro corsie che taglia il Salento, guadagniamo parte del tempo perso ed arriviamo casualmente alla Torre dell’Omomorto dove ci fermiamo, sudati e cotti; il panorama è bellissimo e, mentre decidiamo come procedere, siamo incuriositi dal segnale turistico della Grotta del Diavolo.

Internet spiega e quindi si va lì; con l’ausilio di maps ci dirigiamo sul vicinissimo posto, ma peccato che il segnale Gps è carente, ma lo capiamo troppo tardi, mentre già torniamo indietro dispiaciuti di non aver trovato la grotta.

La conseguenza è una lunga camminata sotto il sole che se da un lato, positivo, ci ha fatto vedere altri luoghi meravigliosi, dall’altro, negativo, la botta di calore lascerà il segno su qualcuno (nulla di grave, state sereni).

Mentre un poco delusi, torniamo alle moto, ci fermiamo ad un chiosco/bar per bere qualcosa di fresco ed invece, l’insoddisfazione alimenta la curiosità, chiediamo al barista informazione sulla grotta mancata; ebbene era proprio lì vicino, siamo passati prima davanti alla via di accesso, ma non abbiamo trovato la segnaletica per cui siamo finiti dove siamo finiti.

Allora che facciamo? Si va.

Stavolta la ricerca è vincente, raggiungiamo la grotta, entriamo, la perlustriamo fino in fondo dove c’è il mare ed io, cautamente visti i numerosi scogli e sassi, entro in acqua e mi rinfresco.

Siamo orgogliosi, chissà per cosa poi, ahahah!, e torniamo alle moto soddisfatti; lì decidiamo di fermarci al primo ristorante che troveremo per mangiare possibilmente al fresco di un climatizzatore.

Circa 1 km e si concretizza il nostro desiderio; parcheggio moto tranquillo (+ o -), ristorante carino con sala interna climatizzata; la fame non è molta, almeno per me, e una caprese con burrata soddisfa perfettamente.

Usciti riprendiamo le moto e lì un ducatista con la sua compagna si ferma ed ovviamente si apre un dialogo amichevole; ci salutano con molta invidia positiva, visto che loro sono in vacanza in auto.

Ed ora via alla ricerca della Cascata Monumentale, del Santuario di Santa Maria de finibus terrae, del faro; si trovano tutti vicini tra loro nel promontorio di Capo Santa Maria di Leuca, ossia il punto dove Mar Ionio e Mar Adriatico si incontrano ed è un punto dalla veduta panoramica spettacolare.

La Cascata purtroppo non è funzionante, i lavori di manutenzione programmati non sono stati completati a causa del confinamento Covid-19, quindi proseguiamo e giungiamo nel punto più alto dove si trovano il Santuario ed il Faro separati solo da una grandissima piazza in pietra tipica locale.

Ci inventiamo un parcheggio vicino ad una terrazza che dà sulle scalinate che collegano questa zona con la cascata Imperiale, un posto con una bella vista panoramica ed anche molto ombreggiato, tant’è che stendo un asciugamano e ci riposiamo al fresco.

Dopo un po’ facciamo visita ai piazzali panoramici intorno al faro, che non è accessibile, e lì perdiamo Barbara presa dai banchetti di souvenirs; in ordine sparso io e Maurizio ci godiamo, in vari punti, la bellissima vista dei due mari fino poi a ritrovarci tutti e tre insieme su di una panchina all’ombra per recuperare nuove energie.

Non abbiamo il sole addosso, ma il caldo c’è tutto per cui, senza ulteriori indugi, entriamo nel santuario e lo visitiamo sia per interesse artistico che per refrigerio; le chiese nel sud sono sempre molto ricche e qui non sai dove guardare prima.

Completata la visita andiamo ad un bar per un bel gelato (e non solo) e, a seguire, ripartiamo per fare tutta la strada lungo costa; arriviamo al Ponte del Ciolo e, come da programma, ci fermiamo.

Il ponte è famoso perché sotto ci sono scogli e pareti in roccia dove arditi tuffatori si lanciano nelle stupende e profonde acque sottostanti; qualche ardimentoso si è addirittura tuffato dal ponte stesso e, sono circa 30 metri, non è per tutti.

Ci godiamo il posto e qualche bel tuffo da oltre 10 metri di alcuni ragazzini, vorrei tuffarmi anch’io ma, vuoi per la confusione e vuoi per la scarsa esperienza, rinuncio e quindi abbandoniamo il luogo alla volta della Grotta Zinzulusa; facciamo il tragitto a velocità ridotta sia per il traffico che per godersi appieno il panorama, quindi i tempi si dilatano ed ad arriviamo sul posto alle 17.45, giusto in tempo per acquistare i biglietti per l’ultima visita.

L’attesa vicino all’imbocco va oltre le aspettative, ma la bellezza e suggestività del luogo ripaga totalmente; siamo alle moto alle 19.30 e decidiamo di rinunciare all’ultima tappa giornaliera, il lago delle cave di bauxite vicino Otranto.

Visto che domani ci trasferiamo, decidiamo di andare a letto presto per cui optiamo per andare subito a cena e all’unanimità scegliamo e prenotiamo al ristorante del giorno precedente; in poco più di mezz’ora siamo con le gambe sotto al tavolino, mangiamo, ci rilassiamo e decidiamo il programma per il giorno seguente, poi rientriamo in albergo dove prepariamo i bagagli per essere più lesti al mattino dopo.

Sono molto veloce, quindi, dopo la doccia, esco per l’ultima bevuta al barrettino, ma la fortuna non aiuta l’audace; a mezzanotte e mezza torno in camera e crollo esausto.

22.08.2020foto miefoto degli amici – Eccoci, ore 7.30, a far colazione, siamo più dinamici e lesti, Fragagnano, il luogo dove dormiremo stanotte, non è lontanissimo e quindi abbiamo tempo per tornare a Lecce; la permanenza va oltre la nostra programmazione, ma troviamo chiese e musei aperti e qualcosa vogliamo vedere.

Il pranzo sarà un fugace pasticcino tipico al famoso Caffè Alvino, poi andiamo alle moto, che non sono vicinissime, e torniamo all’albergo, a Copertino, per recuperare i bagagli lasciati in deposito per essere più leggeri; completate le operazioni di carico, salutiamo e via alla volta di Fragagnano.

All’arrivo troviamo la titolare del B&B, con il marito, ad attenderci, scarichiamo i bagagli, e alla fine, come promesso, ci trovano una sicura sistemazione notturna per le moto; concordato il tutto, entriamo nella nostra camera climatizzata, a turno ci facciamo la doccia e poi “sveniamo” sui nostri letti.

Alle 18.00 siamo pronti per la visita, fuori programma, di Taranto; nel tragitto passiamo dal ponte sui due laghi, vicino all’Ilva (che vista tetra!!!), per poi giungere al ponte di Porta Napoli per arrivare nell’isolotto con il centro storico.

Mezz’ora abbondante per fare forse un paio di km, parcheggiamo subito al primo buco che troviamo e compare il più classico dei parcheggiatori abusivi; piccolissima mancia e lui garantisce totale sicurezza per i nostri mezzi (…noi i nostri blocchi li utilizziamo lo stesso…).

Proseguiamo a piedi sul marciapiede del lungo mare godendoci le ultime luci del tramonto, fino ad arrivare al castello Aragonese, ormai a buio, che non visitiamo perché bisogna prenotare telefonando al comando della Marina Militare (sono loro che gestiscono e custodiscono tale edificio storico).

Dietro il castello vediamo sbucare degli alberi maestri di una grossa imbarcazione illuminati dalle luci del nostro tricolore: è la nostra Amerigo Vespucci, la nave scuola militare.

Ecco l’assurdo degli assurdi, siamo dovuti arrivare casualmente a Taranto per vedere qualcosa che spesso si trova a soli 40 km da noi; il traffico di mezzi e persone e veramente caotico e non cessa assolutamente.

Siamo sul ponte San Francesco di Paola che ci porta fuori dall’isolotto, ma non importa perché lì vicino possiamo scattare, non senza qualche difficoltà, qualche foto di rito alla nave più famosa d’Italia; poco distante vediamo dei locali e, con scarsa fiducia, andiamo a sentire se c’è posto per cenare.

I tavoli sono sull’ampio marciapiede di fronte ai locali stessi e, timidamente, approcciamo il cameriere per chiedere…. che fortuna, posto per tre c’è e ceniamo alla vista dell’isolotto e dell’Amerigo Vespucci; mangiamo benissimo e, super soddisfatti, torniamo a passeggiare nel centro storico dove c’infiliamo nelle varie stradine fino a sbucare davanti al porticciolo.

Qui c’è maggiore decadenza, ma troviamo un localino che ci fa assaporare un semifreddo favoloso, la porzione, per me, è micro ma la spesa è adeguata; questa è l’ultima pausa perché decidiamo di andare a nanna, domani il trasferimento sarà più lungo e nel pomeriggio c’è da affrontare Pompei.

23.08.2020foto miefoto degli amici – Ore 7.00 siamo già a colazione, alle 8.15 siamo in viaggio; arriviamo a destinazione ben prima di pranzo, che saltiamo, la doccia invece la facciamo tutti e segue un riposino prima di affrontare il parco archeologico.

I biglietti li ha acquistati Maurizio online, per cui ci muoviamo in anticipo ma non troppo; prima di entrare, tanto c’è ancora tempo, io mi faccio un gelatone, poi raggiungiamo l’ingresso di nostra competenza… non proprio vicinissimo alle moto; alla nostra ora (le 17.10) siamo dentro e con calma procediamo alla visita fino alla sirena di chiusura (ore 19.00).

Per la serata era previsto di cenare a Sorrento, ma siamo cotti a puntino quindi ci fermiamo ad supermercato sulla strada del rientro e facciamo la spesa per cena e colazione; mangiamo in casa e dopo valutiamo qualche ultima visita per il giorno dopo ma Morfeo sopraggiunge e buona notte ai sonatori.

24.08.2020foto miefoto degli amici – Svegli di buon ora, facciamo colazione in terrazza con vista, anche se distante, del famoso vulcano; purtroppo siamo sulla strada principale, ma è presto e il traffico ancora limitato.

Finiti i preparativi per la partenza, all’ultimo tuffo pianifichiamo una puntata sul Vesuvio, non in cima ma a mezza costa; pronti per mettersi in moto, sbaglio il settaggio del programma di navigazione per cui attraversiamo tutti i paesini invece di fare l’autostrada e ci troviamo nel traffico che ci rallenta molto prima di giungere alla strada della “Montagna”.

La velocità aumenta e arrivati ad una rotonda, istintivamente imbocco la strada per la vetta; mi fermo e chiedo ai ragazzi che fare: si va, e così saliamo fino al parcheggio più alto e lì siamo nel mezzo alla nuvola che sovrasta l’intero parco naturale.

Non c’è tempo per entrare e visitare, rigorosamente a piedi, l’ultimo tratto per giungere alla bocca del vulcano, ma per l’acquisto di due o più souvenirs lo troviamo; mentre paghiamo i primi acquisti, arriva una pioggia che sembra seria, ma ce ne freghiamo e completiamo lo shopping.

Durante la salita, abbiamo localizzato alcuni punti panoramici dove vogliamo fermarci per qualche foto; prima di partire io mi organizzo anche con un paio di cam (che non so perché non ho mai utilizzato prima), quindi inizia la discesa.

Facciamo le tappe prefissate poco prima per catturare qualche buona immagine, cosa non facile in una giornata umida come questa, ma ne vale ugualmente la pena; giungiamo al casello, prendo il biglietto e subito dopo mi fermo per sganciare le cam e, di fatto, la vacanza finisce qui….

i successivi 500 km circa sevono solo a bollire dal caldo e spiattellare le gomme.