(mappa) — (foto – in fase di ricerca)

Partiamo in fortissimo ritardo, nel pomeriggio del 26 agosto, e dobbiamo fare tappa obbligatoria a Ventimiglia per dormire.

Il giorno seguente arriviamo a buio a Lloret De Mar; all’epoca era un paesello su una strada nel nulla, con pochissima vita, tant’è che troviamo una sistemazione per la notte molto arrangiata; ristorantino con stanze di “dubbia qualità”, ma per una notte può andare.

Mangiamo bene e, grazie alla cortesia del titolare, le moto vengo salvaguardate mettendole al chiuso dentro al ristorante. Poi subito a nanna e la stanchezza distoglie l’attenzione dall’estetica della cameretta.

Svegliati di buon ora, raggiungiamo la vera prima tappa del nostro viaggio, Barcellona, dove alloggiamo per un paio di giorni per visitarla almeno un po’.

Alla ripartenza, il secondo obiettivo è Granada; anche qui ci fermiamo un paio di giorni, per causa di forza maggiore, ma alla fine ne è valsa la pena.

La tappa successiva è il nostro fortino, ma prima ci vogliamo permettere un piccolo extra. Proviamo ad affrontare il Pico Veleta, ma un fortissimo vento a 2800 metri ci costringe a tornare indietro; Maurizio e Barbara cadono praticamente da fermi, su una curva aperta, a causa della spinta del vento laterale.

La mitica Barbara, fotografa autodidatta e appassionata, non si scompone e con la sua fedele fotocamera spara a ripetizione catturando immagini in sequenza.

Io riesco a fare inversione ad U, una fatica mostruosa, e scendo di 3 tornanti per parcheggiare in un luogo riparato dal vento per poi correre in aiuto dei ragazzi: errore quasi letale … A 3000 metri circa l’aria non c’è.

Avrò corso sì e no 400 metri, ma sono distrutto come se avessi fatto una campestre di 10 km. Mi riprendo e aiuto Maurizio a tirar su la sua Honda XL600 e, mentre lo facciamo, ci passa accanto un vecchissimo BMW GS che prosegue in scioltezza… umiliazione!!!!

Ritorniamo a valle, a Granada ci fermiamo in un parco e sudati fradici ci spogliamo e recuperiamo le forze; ci sentiamo esausti e demoralizzati, si fa per dire, infatti ci facciamo un sacco di risate per la nostra incapacità o inesperienza, ma, al rientro, proveremo a risalire dall’altro versante: Pico Veleta, hai vinto una battaglia ma non la guerra.

Siamo ovviamente in ritardo, proseguiamo il viaggio per avvicinarci il più possibile alla nostra 3^ tappa, ESTEPONA, dove alloggeremo; sarà la base dei nostri spostamenti giornalieri.

Verso sera incrociamo dei motociclisti che ci avvisano che verso il mare non si trova posto per dormire poiché ci sono varie feste paesane che hanno raccolto una moltitudine di persone.

Allora anticipiamo la ricerca del giaciglio notturno e ci troviamo in una cittadella dell’entroterra che sembra adatta al nostro stop.

Qui, dopo un po’ di faticosa ricerca e grazie all’aiuto di qualche indigeno, troviamo una strana sistemazione: una casa con varie camere, tutte singole. Stasera ognuno dorme da solo.

Usciamo per cenare, anche in questo paese c’è festa, una gran confusione, ma è divertente; raggiungiamo l’arena e scopriamo che sotto le tribune c’è un ristorante. Si mangia bene e la sangria fa veramente effetto; dopo una passeggiata la stanchezza ed i fumi dell’alcool si fanno sentire. Meno male ognuno dormirà da solo, anche perché nessuno era in condizioni di far nient’altro.

Sveglia presto, per recuperare un po’ di tempo, e a metà mattina siamo al nostro alloggio; un appartamento in un complesso residenziale turistico molto grande.

Anche la nostra abitazione vacanziera è di dimensioni importanti, ma non è proprio il massimo né come manutenzione né come pulizia; alla fine ci accontentiamo anche perché è solo una base di appoggio.

Usciti in terrazza scendiamo, tramite una scaletta in ferro, nella spiaggetta sottostante e, prima di pranzare, cerchiamo di fare un tuffo; l’acqua è gelida, e sono le 13.30, solo io riesco a fare il bagno che sarà brevissimo perché proprio non ci si scalda, nemmeno nuotando.

L’oceano non è distante e si fa ben sentire.

Nei giorni seguenti alterniamo relax al mare o in piscina a viaggi e visite fuori zona.

Il luogo più lontano che andiamo a visitare sarà Siviglia; bellissima, ma un caldo atroce.

Arriva il come back home e ci sono tappe non proprio delineate per il rientro; di sicuro si parte da PICO VELETA.

Stavolta il tempo è molto più clemente e la salita dal versante sud è più graduale e protetta, anche se buona parte del percorso è una strada bianca, comunque molto facile.

Giunti in cima ci sentiamo eroi, ma ci sono un sacco di persone con i più svariati mezzi: io e Maurizio ci ridiamo su pensando al Bmw che, qualche giorno prima, è arrivato fin quassù in scioltezza.

Ripartiamo scendendo dalla strada asfaltata, quella che all’andata ci è stata ostile; ripassiamo da Granada e puntiamo verso Madrid.

Le strade sono nuove rispetto al mio viaggio di 4 anni prima e tante cose sono cambiate: la Spagna subito dopo la fine della dittatura ha avuto veramente una crescita esponenziale.

Prima di giungere a destinazione, non manca una sosta a Toledo dove riusciamo a comprare delle spade e dei poster che in qualche fantasioso modo riusciamo a caricare in modo protetto.

Giunti nella capitale spagnola, la visita è veramente priva di nota; solo un passaggio in sella prima di farci letteralmente svaligiare il portafoglio in un ristorante cinese fra l’altro davvero poco pulito.

Beh, se molli la presa, la fregatura è sempre dietro l’angolo.

Dopo il pasto, senza indugio ci rimettiamo in strada, diretti verso casa per la via più veloce, facendo solo le fermate per dormire.

Ringrazio Maurizio per avermi sopportato, perché in alcune occasioni sono stato detestabile; mi ero stupidamente convinto che io dovevo curarmi di tutti, mentre lui era ampiamente all’altezza.

Le piccole disavventure avute, alla fine sono diventate parte piacevole di questo viaggio e le ricordiamo ancora oggi ridendo e sentendoci anche orgogliosi, anche perché all’epoca non esisteva supporto di navigatori o telefonini e se ti perdevi di vista non era detto che ti ritrovavi facilmente.

Alla fine tutto è andato per il meglio ed ho capito che, anche in compagnia, le situazioni critiche fanno parte del viaggio e con la calma una soluzione si trova sempre.

Grande insegnamento per tutti i viaggi futuri.