di tutto un po'

Mario Ferraro

TUNISIA 2024

25.04.2024 — AVVISO IMPORTANTE —
Come promesso ho completato il resoconto nei tempi dichiarati, ossia entro la fine del mese di aprile; purtroppo dopo le difficoltà di connessione internet in Tunisia, che mi hanno impedito di fare un puntuale e preciso resoconto di questa esperienza in tempo reale, c’è stato l’infortunio che, a tutt’oggi, mi impedisce il libero uso del braccio sinistro almeno fino a metà maggio prossimo. Con un po’ di grinta e tenacia ho
pubblicato quanto segue che, anche se verificato più volte, potrebbe essere oggetto di future ulteriori modifiche, aggiunte e tagli. Anzi, siete autorizzati ad aiutarmi segnalando errori e/o anomalie, quindi vi auguro una piacevole lettura 😉.

Tunisia 23.03.2024 – 03.04.2024

Sono passati circa 18 mesi dall’ultimo viaggio a lungo raggio (vedi link) e finalmente torno ad una nuova esperienza; non è farina del mio sacco e nemmeno delle vere ferie, ma trattasi di un viaggio di gruppo organizzato da una “travel agency for bikers” con cui potrei in futuro …. collaborare?
Staremo a vedere, ma ora veniamo al resoconto sperando comunque di tenervi coinvolti.
Comincio con una minima presentazione del gruppo composto da 14 moto più il furgone di supporto:
– Valter e Gabriele, lo staff: il primo, mio coetaneo, è il Tour Leader ed è un biker di notevole esperienza e ottima conoscenza del Nord Africa, il secondo, decisamente più giovane ma proveniente dal mondo off road 4×4 e istruttore di guida sicura in auto, è addetto al furgone appoggio ed è un supporto fondamentale del tour (è davvero in gamba!);
– Monica e Andrea, le ragazze del gruppo, toste e tenaci 💪 soprattutto la prima che affronta l’esperienza in naked;
– Alessandro e Tommaso, padre e figlio, bello vederli condividere insieme la propria passione ovviamente con ritmi diversi;
– Carlo e Raffaele, amici e compagni di avventure anche se il primo in maxienduro ed il secondo in naked, sono due che “socializzano 😉” facilmente;
– Gianni e Patrizia, marito e moglie, si godono il viaggio di coppia in sella alla loro moto e mi ricordano piacevolmente un mio lontano passato;
– Nicola, “hot man”, sempre a mezze maniche anche nei momenti decisamente freschini della giornata, è amico di Tommaso con cui ha già condiviso un viaggio;
– Alberto e Roberto, i “single rider”, simpatici e alla mano fanno piacevolmente gruppo, soprattutto il secondo che sembra un timido tenerone ma…. 😉
– Francesco, neofita ma non troppo, è amico di Pietro che sicuramente lo aiuterà a bruciare le tappe 👍;
– Pietro e Mar(io), i due “osservatori osservati”, il primo è il più giovane del gruppo ed è ovviamente effervescenza pura, poi ci sono io, ormai mi conoscete, che però posso adesso affermare con totale consapevolezza che: odiavo, odio ed odierò qualsiasi quad, for ever!😅.
Siamo entrati tutti subito in sintonia e abbiamo davvero condiviso i vari momenti, soprattutto quelli disagevoli, con spirito di squadra e amicizia; sarà quasi impossibile viaggiare nuovamente tutti insieme come ci siamo detti in nave durante il rientro in Italia, semmai è probabile che alcuni di noi si incroceranno di nuovo negli anni a venire ma, in ogni caso, sono contento di aver legato con queste persone.

Ovviamente, come spesso capita viaggiando, anche durante questa esperienza ci sono state varie occasioni per conoscenze con altre persone, in moto o in fuoristrada, anche non italiane; con un gruppo di bikers di un’altra agenzia viaggi ci siamo incrociati spesso sin dalla partenza, a Genova, ed abbiamo socializzato, ma chiaramente senza condividere i percorsi che, per quanto potessero essere simili, non erano uguali. Chissà che anche con alcuni di loro non capiti di ritrovarsi girellando per il mondo.

Nonostante tutto, reputo questo un gran bel viaggio, ed ora è arrivato davvero il momento di raccontarlo cominciando con la mappa del tour (clicca qui).

23.03.2024 – Non mi sono smentito nemmeno stavolta partendo con 40 minuti di ritardo e devo pure fare una prima tappa a Pisa per ritirare la nuova fascia paraschiena; ciò nonostante riesco a fare tutto quanto programmato prima di arrivare puntuale al negozio e procedere al mio acquisto, salvo poi perdere un po’ troppo tempo per settare google map che, dopo gli aggiornamenti degli ultimi mesi, è decisamente peggiorato.

Tempo ce n’è prima del rendez vous, quindi mi permetto anche di seguire la strada statale fino a Viareggio e godermi il lungomare fino a Marina di Carrara; qui il panorama diventa meno accattivante per cui resetto e punto sull’autostrada.

Nei dintorni di La Spezia sento qualche gocciolina, come previsto dal meteo, ma non me ne curo e vado avanti; la giornata non è bella e, dopo un “pit sop” ad un area di servizio, tende a peggiorare.

Trovo pioggia a Levanto, non è eccessiva e quindi proseguo senza attrezzarmi; a 30 km circa da Genova finalmente cessa, non sono bagnato perché il completo waterprof ha fatto bene il suo dovere, ma i 14° segnati sul tachimetro non si percepiscono, anzi mi pare molto più freschino.

Arrivato all’uscita dell’autostrada tocco per sbaglio il navigatore e perdo il percorso in una situazione di traffico caotico; quindi seguo automaticamente il flusso del traffico e, ovviamente, finisco sulla soprelevata in direzione opposta a quella che dovevo seguire.

Spreco un po’ di tempo ma alla fine raggiungo la destinazione con ampio anticipo e resto in attesa del gruppo; man mano che arrivano i vari partecipanti ci presentiamo e quando siamo tutti lo staff ci conduce al porto.

Dopo l’espletamento delle varie pratiche, a cui contribuisco, saliamo a bordo e ci sistemiamo nelle rispettive cabine; la serata è libera ma è chiaro che finiamo per ritrovarci quasi tutti sul ponte bar dove abbiamo approfondito la conoscenza raccontandoci ed io sono rimasto con alcuni compagni di viaggio fino a mezzanotte ed oltre prima di tornare in cabina a dormire.
le foto

24.03.2024 – Alzatomi alle 7.00 circa, mi sono preparato ed ho fatto un giro della nave prima del briefing previsto per le ore 9.00; ho trovato alcuni ragazzi con cui ci siamo intrattenuti a chiacchiera prima della riunione e dopo, ovviamente, abbiamo condiviso, insieme o a piccoli gruppi, il resto della mattinata e tutto il pomeriggio.

Giunta l’ora di abbandonare le cabine, tutti siamo andati a prendere i bagagli in attesa dello sbarco; purtroppo, c’è stato un ampio ritardo di navigazione e siamo giunti in porto alle 21.00 invece che alle 18.00, com’era previsto.

Ovviamente le operazioni di sbarco e, soprattutto, le pratiche doganali per l’ingresso in Tunisia hanno dilatato enormemente i tempi e siamo giunti in albergo, distante solo 20 km dal porto, a mezzanotte; prendi le chiavi, sistemi i bagagli, fai una doccina e all’una sei pronto per la nanna, difatti son praticamente svenuto.
le mie foto/video

25.03.2024 – Mi sveglio alle 5.00, mi alzo quaranta minuti dopo; mi preparo, poi sistemo la moto e, a seguire, colazione.

Partenza alle 8.15 circa, destinazione finale Isola di Djerba, per dormire, tappa intermedia El Jem, per visita Anfiteatro Romano e pranzo; poco da dire sul viaggio, fatto per 2/3 in autostrada che aveva niente da documentare.

Gli ultimi 230 km, in statale, sono stati un pochino più vivaci e i 70 km finali, fatti al buio, hanno alzato il livello di adrenalina; giungiamo in albergo quasi alle 20.00, appena in tempo per la cena che abbiamo consumato in gruppo.

Da segnalare oggi, quindi, solo l’anfiteatro che sembra il nostro Colosseo, ma in dimensione small; d’altronde, i romani lo hanno costruito e, pertanto, non c’è da stupirsi della somiglianza.
Per alcuni di noi c’è scappato pure qualche passo in groppa ad un vecchio dromedario, a me ha fatto uno strano effetto soprattutto quando si alza e si abbassa; comunque due risate si son fatte anche se non è stato proprio piacevole per i miei “gioielli” 😁.

Concludendo, direi che in questa giornata abbiamo scaldato i motori con quasi 600 km di strada, così ci siamo ripresi dall’apatia delle 27 ore di nave fatte nei due giorni precedenti; da domani meno strada da fare ma panorami e visite sicuramente più belle e caratteristiche.
E adesso si va a vedere che ci riserva la serata, buonanotte a tutti.
le mie foto/videofoto dal gruppo

26.03.2024 – Oggi si comincia a far sul serio, iniziamo il passaggio a sud dove saremo a contatto con la vera Africa con un assaggio del deserto che la caratterizza; quindi il programma di 225 km circa prevede due tappe prima di giungere al nostro hotel poco fuori dalla cittadina di Tataouine.

Giornata non limpida con il cielo sempre con una velatura di sabbia desertica nebulizzata, meno densa nelle ore più calde, accompagnata da un vento continuo, più o meno forte, che comunque influisce sulla percezione dell’effettiva temperatura; così, mentre durante il giorno è più sopportabile l’abbigliamento tecnico da moto, la sera è più adeguato l’uso di un maglioncino o di un giacchetto (per molti ma non per tutti, vero Nicola?😜).
Questo clima è stata un po’ la costante di tutto il viaggio e, spesso, ha impedito di portarsi a casa foto di panorami dai colori vivi e nitidi, ma le sensazioni sono comunque positive e appaganti; ma torniamo al percorso odierno.

Come dicevo due tappe sulla nostra strada, Ksar Ouled Soultane, villaggio fortificato berbero (quello meglio conservato in Tunisia) composto da depositi di grano e piccole abitazioni, e a seguire la città di Chenini, vecchio paese berbero costruito sulle pareti di due picchi montuosi e ancora oggi abitato da qualche anima.
Partiamo alle 9.00 circa da Djerba, che non abbiamo, purtroppo, potuto godere nel suo aspetto tipicamente turistico (mare, spiagge e sole) e poco dopo ci fermiamo per qualche foto alle spiagge che fiancheggiano la strada che porta al ponte romano che ci ricollega al continente; personalmente non rimango particolarmente colpito, forse perché la velatura del cielo non dà risalto ai colori dell’ambiente circostante e del ponte non si percepisce la sua antichità anche perché in piena fase di lavori di ampliamento.
Puntualizzo subito che le strade non sono proprio ben curate e la pulizia sembra in totale “gestione” dei soli eventi atmosferici, con la plastica che rimane impigliata ovunque e quindi ben in mostra; ma noi motociclisti guidiamo con lo sguardo proiettato in avanti, in profondità, per essere vigili ai pericoli della strada, e questo ci permette di vedere oltre le nostre ruote, lasciandoci godere di ampi scorci panoramici che, nella loro ampiezza, impattano beneficamente su di noi.
Siamo sulla C115 che per un tratto costeggia il Golfo di Boughrara, il mare che separa Djerba dalla terra ferma, e approfittiamo per fare un paio di piccole soste per motivi fotografici, che meritano; raggiungiamo quindi la C118 e percorriamo questa lingua di asfalto chiaro in mezzo al nulla nel suo saliscendi rettilineo fino a Medenine.
Dopo un piccolo stop & go, per bere e smangiucchiare qualche prodotto locale, ripartiamo alla volta di Tataouine percorrendo una statale il cui paesaggio non è diverso dal precedente; giunti in città deviamo su una strada di minore importanza, ovviamente più brutta come manto stradale ma più bella come panorami, e giungiamo alla prima tappa, lo Ksar Ouled Soultane, dove ci viene concesso di entrare e parcheggiare all’interno del piccolo fortino.
Si tratta di una concessione di tutto rispetto, che permette a tutti di dare massimo sfogo alla passione fotografica e video, oltre ad una mezz’ora abbondante di riposo, anche all’ombra; arriva l’ora di riprendere la strada già percorsa per tornare in città prima e proseguire in direzione di Chenini poi, sempre attraversando una via secondaria simile al precedente percorso verso lo Ksar.
Arriviamo puntuali al ristorante sotto il vecchio villaggio, pranziamo e poi, per chi vuole, visita al villaggio incastonato nelle pareti rocciose; quasi tutti partecipiamo all’escursione e la guida locale ci istruisce sulla storia del luogo, ci fa vedere casa sua (dice ancora abitata da loro), poi ci fa salire in cima fino alla moschea, che non possiamo visitare perché siamo in pieno Ramadan.
Lassù ci tratteniamo un po’ per godere del panorama circostante, che sarebbe sconfinato ma la velatura nel cielo rende tutto nebuloso facendo scomparire i contorni; riprendiamo la camminata e giungiamo al vero vecchio paese dove abitazioni e granai erano stati costruiti scavando nella roccia.
Arrivati nella parte più alta, abbiamo una visione a 360° delle valli e delle montagne circostanti dove, in una giornata serena, lo sguardo si perderebbe all’infinito, ma a noi, purtroppo, non ci spetta; ovviamente foto ne facciamo in abbondanza prima di scendere di nuovo e passare dal canonico negozietto di souvenirs dove io procedo al mio solito acquisto di calamite da regalare a parenti ed amici a casa.
Vi ricordo che ovunque andiamo veniamo assaliti, in modo insistente, dagli indigeni che vogliono venderci di tutto di più, pronti a trattative estenuanti anche di pochi spiccioli; io, in questa occasione, non credo di aver fatto un buon affare ma non c’erano né tempo né voglia.
Da non dimenticare che in questo villaggio e in queste zone desertiche, ma non solo qui, sono state girate varie scene dei film della saga Star Wars ed è ovvio che questo sia un elemento che spinge l’economia locale; una particolarità è che la città di Tataouine ha dato spunto al regista Georges Lukas di chiamare il pianeta del protagonista, Luke Skywalker, con il nome Tatooine.

Finalmente siamo alle moto pronti per andare al nostro hotel, siamo “leggermente” in ritardo sulla tabella di marcia e, stavolta, non torniamo indietro sull’asfalto già percorso, ma proseguiamo sulla strada in direzione opposta da dove siamo arrivati; ed è una goduria, purtroppo solo per la guida.
Infatti, mentre ci divertiamo, a passo spedito, a consumare un po’ la spalla delle nostre gomme, perdiamo buone occasioni di immortalare paesaggi decisamente migliori di quanto già visto di buono in precedenza, ma non c’è tempo per fermarsi e la luce del sole, che comincia a calare sulle montagne, è sempre più offuscata dal velo di nebbia sabbiosa.
Non ci resta che essere in hotel il prima possibile, per ripulirsi e rilassarsi prima della cena; e così facciamo.
le mie foto/videofoto/video dal gruppo

27.03.2024 – Oggi giornata clou di tutto il viaggio per la destinazione finale, Ksar Ghilane, dove il contatto con il deserto si fa più vero; saremo a stretto contatto con le dune di sabbia sahariana a cui si antepone un oasi nella quale si trova anche il nostro camping.
No, non dormiremo sotto il cielo stellato ma in bungalows e tende attrezzate, ma non è questo il tema; per giungere a quella destinazione dovremo percorrere gli ultimi 80 km circa su una strada asfaltata che corre lungo un oleodotto la cui particolarità è quella di essere attraversata da lingue di sabbia più o meno lunghe e spesse che possono complicare il passaggio di veicoli e motocicli.
In considerazione dei venti che nei giorni precedenti hanno sempre soffiato, alcune volte anche intensamente, ci sono preoccupazioni che il passaggio, per le moto in particolare, sia difficoltoso se non impossibile; in ogni caso il problema verrà affrontato sul momento e quindi ci focalizziamo sui primi 210 km.
Ci muoviamo alle 8.30 circa e per 15 km di strada nulla di nuovo o di meglio di quanto già visto; poi cominciamo a salire e la situazione si fa più interessante.
Siamo immersi in un deserto montuoso, la guida è più divertente ed i panorami sono molto più impattanti, peccato per la continua foschia ed il vento; la strada corre sinuosa lungo le pareti montuose, ci troviamo in un paesaggio lunare e ci fermiamo per alcuni scatti.
Qui siamo in una zona dove sono stati trovati reperti fossili di dinosauri, ovviamente oggi tutti asportati, e in loro ricordo è stata eretta una statua a forma di dinosauro che svetta in cima ad un colle.
Proseguiamo sempre con lo stesso scenario che cambia leggermente quando sfioriamo Medenine, poi di nuovo immersi su per i monti in direzione Matmata; il vento rinforza sensibilmente diminuendo la foschia ma infastidendo la guida.
Arriviamo a destinazione con i tempi giusti per visita e poi pranzo; la guida locale ci accoglie e ci conduce prima a vedere le famose case troglodite, ossia scavate nel terreno, ci spiega la loro storia e come sono fatte poi ci mostra quella dove abita lui con la famiglia, che è chiaramente in buono stato di conservazione.
Anche in questo luogo sono state girate scene del film Star Wars e dal set cinematografico è stato ricavato un albergo di “lusso” riutilizzando le stanze delle scene del film; tutto molto commerciale e francamente non mi ha entusiasmato.
Finisce lì la visita e quindi andiamo al ristorante e pranziamo; il vento continua a rinforzare e la preoccupazione dello staff per gli ultimi 80 km aumenta un po’ ma ancora una volta rimandiamo le preoccupazioni al momento opportuno.
Dopo pranzo ripartiamo velocemente e 30 km più avanti siamo all’imbocco dell’unica strada asfaltata per la nostra oasi nel deserto; all’angolo della stessa c’è una specie di piccolissimo locale dove una gentile signora offre anche del tè locale ed è consuetudine dei viandanti fermarsi, lasciare una mancia e, volendo, firmare le pareti in ricordo del proprio passaggio.
Anche noi rispettiamo questo uso, ci sono dei bambini ed io lascio loro anche delle penne e delle magliette che accettano volentieri; poi salutiamo e ci rimettiamo in viaggio su questa lingua d’asfalto quasi bianco e mal tenuto che viene spazzata dal vento che sposta una sabbia finissima.
Per metà del tratto da percorrere viaggiamo spediti perché non ci sono ostacoli di nessun genere poi cominciano le prime avvisaglie con mucchi di sabbia finissima ai bordi della strada, continuamente spolverata dal vento che non vuole cessare; andando avanti le lingue compaiono e invadono quasi interamente le due carreggiate ed infine troviamo i primi tratti dove dobbiamo attraversare la finissima sabbia nei punti migliori e persino passare a turno aiutando chi ha maggiori difficoltà.
Siamo tutti bravi, nessuno cade, anzi aiutiamo persino un autista, insabbiato con la sua piccola auto, riuscendo tutti insieme a tirarlo fuori; perdiamo un bel po’ di tempo, ma la legge del deserto dice che dobbiamo aiutare chi è in difficoltà. Noi questa legge non scritta l’abbiamo rispettata, ma non tutti la conoscono visto che in quella strada un po’ di movimento c’era ma altri veicoli hanno guardato senza fermarsi.
Passato infine anche il nostro furgone d’appoggio (grande Gabriele!), siamo ripartiti abbastanza brillanti e comunque non abbiamo trovato altri ostacoli così complicati; arriviamo vicino all’oasi e c’è uno stop necessario per coloro che hanno i serbatoi meno capienti. Non ci sono distributori nell’arco di circa 180 km e qui c’è la possibilità di rifornirsi con benzina di contrabbando proveniente dalla non lontanissima Libia, chiaramente a prezzo doppio; a titolo di cronaca la benzina in Tunisia costa alle stazioni di servizio ufficiali Euro 0,80 circa, una pacchia.
Siamo pronti e tutti insieme affrontiamo gli ultimi chilometri che conducono al nostro camping; sono le 17.15 circa, prendiamo possesso dei nostri alloggi e, visto che nell’oasi c’è una sorgente con un laghetto con acqua a 30°, ci ritroviamo quasi tutti immersi in questa “pentola”, una goduria.
Mentre siamo a bagnomaria, riconosciamo l’autista che abbiamo aiutato e dopo un simpatico scambio di battute lo vediamo arrivare con una cassa di birre che ci regala per ringraziarci; la maggioranza approfitta subito pur rimanendo in ammollo.
Peccato che quando siamo usciti, con il sole calato e ancora una leggera brezza, siamo dovuti quasi correre subito ai rispettivi alloggi, ma anche lì, almeno nel mio bungalow, c’è stata una spiacevole sorpresa, ossia doccia fredda, e non è stata l’unica; non avevamo corrente e non c’era wifi, allora di necessità s’è fatta virtù.
Ci ritroviamo prima di cena, due parole e risate in compagnia, i ragazzi pianificano anche un’uscita in quad (cosa?🤮) nel deserto; mai piaciuto il quad e mai voluto guidare perché lo ritengo inaffidabile e pericoloso.
Prima di iniziare la cena viene l’addetto per prendere le prenotazioni per la mattina seguente ed io voglio vedere l’alba nel deserto, memore della bella ma incompleta esperienza in Marocco di 30 anni fa; rompo gli indugi e, a dispetto del mio odio per il quad, prenoto con il gruppo delle 6.00, pago e poi ceno sereno.
Dopo una piacevole serata insieme, a letto non tardissimo per essere pronti “all’alba”.
video cam le mie foto/videofoto/video dal gruppo

28.03.2024 – Il programma di oggi prevedeva mattina libera e pranzo qui a Ksar Ghilane, poi destinazione finale la città di Douz, per godere di un totale relax in un albergo ben attrezzato; insomma solo 180 km di strada, compresi gli stessi 80 km di ieri, resi avventurosi dalle ampie lingue di sabbia.
Quasi tutti noi per la mattina abbiamo previsto l’escursione in quad nel deserto, divisi in due gruppi; io, che faccio parte del primo, alle 5.45 sono pronto fuori dal mio Bungalow vestito con l’abbigliamento completo da moto, sia per la temperatura mattutina sia per ragioni di sicurezza, e vado a chiamare alcuni dei ragazzi che vengono con me per andare insieme al posto di raccolta.
Il raduno è previsto per le 6.00, il gruppetto dell’alba è composto da Gianni e Patrizia, Andrea, Tommaso, Roberto, Mar(io) e, in ritardo, Pietro e Francesco; con noi due giovani guide locali, di solito una in testa e l’altra in coda alla fila, ma partiamo separati perché stiamo rischiando di perderci l’alba, quindi una degli accompagnatori resta in attesa dei “ritardatari”.
Effettivamente non riusciamo a centrare il lento sorgere del sole dalle onde sabbiose, ma il momento sarebbe stato fortemente condizionato dalla densa foschia di polvere del deserto che anche oggi sciupa contorni e colori; rimane comunque la magia del momento e queste due foto riassumono il top della giornata, da solo e con i miei compagni di questa piccola avventura nel deserto.
Come ho già detto in precedenza odio il quad e non l’ho mai usato perché l’ho sempre ritenuto pericoloso e inaffidabile; appeno salito su questo piccolo 4 ruote arancione, poco prima della partenza, ho subito percepito la totale assenza di feeling con lo stesso che non è né pesce né carne, ma ovviamente si tratta di una mia personale percezione (anche se ad oggi ho trovato molte persone che la pensano come me).
Partiamo e, per me in particolare, cominciano i problemi; non riesco a portare questo mezzo dove voglio io, pare un cavallo pazzo pronto a disarcionarmi ad ogni occasione, mi ci vuole un po’ per gestirne la guida e con pazienza riesco a seguire il gruppo ma ne “sono il freno a mano tirato”🤦‍♂️.
Raggiunto persino dai due ritardatari e dalla seconda guida, quest’ultima, approfittando di un piccolo guasto meccanico al quad di Pietro, consegna il suo a lui e monta a cassetta con me, cosa decisamente utile perché con il suo aiuto riesco ad essere molto più veloce e stare al passo con tutti gli altri; possiamo quindi godere appieno della gita vedendo sia il sole, che sale sullo sfondo del deserto nebbioso, sia un rudere di un fortino romano, posizionato su una delle dune più alte e che domina lo spazio circostante con una vista ampia a 360°.
Siamo tutti felici, sorridenti e soddisfatti, ma è l’ora di rientrare e, non essendoci altre fermate, l’andatura diventa ancora più brillante; non me ne preoccupo perché ho il supporto della giovane ed esperta guida che è a bordo con me e che, all’occorrenza, mi aiuta, così mi sciolgo e viene meno la mia tensione nei confronti di quella specie di veicolo (comunque il bello della gita rimane ciò che ho visto e non il mezzo per raggiungerlo).
Arriviamo al quad guasto, il mio passeggero e aiutante scende al volo e mi dice di proseguire; io non eseguo, sia perché la mia tranquillità svanisce in un attimo sia perché, semmai il suo motore non funzionasse, lui avrebbe bisogno di un passaggio. Invece tutto ok, quindi vengo invitato a ripartire, tanto manca poco e non ci sono problemi perché, secondo lui, guido bene.
Sono l’ultimo dei miei compagni, ormai mi hanno sorpassato tutti, quindi vado; tutto sembra semplice e mancano circa 500 metri, mi sento più rilassato fino a quando trovo davanti a me una serie di dune che affronto… sicuro???
Lì davvero non comprendo, in pochissimi secondi accade ciò che non ricordo, il quad sembra impazzito, ma sicuramente sono io che ho perso totalmente il controllo; quello che è chiaro e ben impresso nella mia mente è l’ultimo attimo: sono in sbandata, in discesa, vedo una buca a destra con un duna con sopra un grosso ceppo d’erba e lì, immediatamente, il quad cessa la sua corsa. Sono talmente lucido che in quel momento cerco di saltare e fare una capriola, ma sono troppo in basso e riesco solo a spostare la testa ed atterrare sulla mia spalla sinistra; un attimo, il dolore è intenso e la mia mente pensa: “ho distrutto la mia clavicola!”
Sono schiena a terra, dolorante, ed ho una forte nausea, mi tocco la spalla e sento un osso decisamente fuori posto e riesco solo a pensare: “40 gg di gesso, una riabilitazione di un paio di mesi e torno in moto a luglio!” e me ne faccio una ragione; davvero strana la mente umana!!!!.
Vengo soccorso prima dalla guida che ora mi ha raggiunto, poi arrivano anche Tommaso e Pietro tornati indietro per cercarmi; tutti gentili, carini cercano di rincuorarmi volendo farmi credere che è solo una forte contusione ma quell’osso così esposto…..
Tocca a me, stavolta, andare a cassetta, arriviamo al villaggio davvero in pochissimo tempo, eravamo così vicini 🤷‍♂️; mentre ricevo le prime cure, cortesi ma approssimative, e ingoio un antidolorifico, Valter comunica l’anticipo della partenza appena rientra il secondo gruppo dalla gita nel deserto.
Sono dispiaciuto per aver scombussolato i piani della giornata ma ho il supporto morale di tutti e questo, semmai ce ne fosse stato bisogno, mi convince ancor di più che il viaggio non è finito; sarò nel furgone insieme a Gabriele e darò una mano (una ne ho operativa 😂😂) e così la mia moto viene caricata nel veicolo di supporto da Valter e Gabriele mentre vado a fare i miei bagagli con l’aiuto di Francesco.
A mezzogiorno siamo in movimento, c’è pochissimo vento e questo fa ben sperare per un passaggio veloce nei tratti di strada insabbiati; solo in un punto siamo costretti ad una brevissima deviazione off road di poche centinaia di metri per evitare l’asfalto completamente coperto da sabbia.
Presto siamo di nuovo all’incrocio dove c’è la signora del tè e facciamo una nuova sosta con un pranzo improvvisato; Valter e Gabriele tirano fuori dal furgone due colombe e due bottiglie di prosecco (quest’ultime, qui, sono “merce rara”) e festeggiamo anticipatamente la nostra Pasqua.
Io, goloso, degusto le colombe e le accompagno con un bel po’ di prosecco e vi garantisco che per tutto il pomeriggio non ho avuto bisogno di antidolorifici 😅; finito l’anomalo pranzo, riprendiamo la strada per giungere in città il prima possibile anche per cercare un aiuto medico più adeguato per il mio problema.
Il vento è di nuovo rinforzato e nel nostro percorso troviamo altri tratti di strada insabbiata ma facilmente percorribile; fotografo qualcosa ma i vetri poco puliti, i riflessi e il movimento non mi permettono di immortalare immagini di gran qualità.
Arrivati in città il gruppo si ferma per far benzina e lavare la sabbia dalle moto, io e Gabriele andiamo subito in albergo e con l’aiuto della receptionist fissiamo un immediato appuntamento con un dottore locale; ripartiamo verso l’ambulatorio medico, incrociamo il nostro gruppo che potrà godersi il relax in albergo, come da programma, mentre io vengo scorrazzato da Gabriele fra dottore, ospedale, farmacie e parafarmacia e, nonostante il Ramadan, in circa tre ore sono rattoppato adeguatamente per poter proseguire il viaggio fino in Italia, dove mi farò operare.
Già, gli accertamenti del pomeriggio, confermano lussazione acromion claveare di 3° stadio (vedi foto), non è la più grave ma nel mio caso è consigliabile l’intervento chirurgico; devo ammettere che tutto e andato per il meglio e ringrazio il medico, per visita e cure, l’ospedale, per velocità e disponibilità per le radiografie, e soprattutto il gentile ragazzo tunisino, che vive in Francia ma che si trovava in vacanza e aveva portato il babbo dal dottore per una visita. Grazie a quest’ultimo ho potuto acquistare il tutore indispensabile per tenere il braccio fermo; lui ci ha fatto strada, lui ci ha fatto aprire il negozio, chiuso per Ramadan, che vendeva questa prodotto e lui in nessun modo ha voluto una ricompensa…. davvero grazie infinite.
Tornati in hotel, due parole con gli amici, ancora in relax presso la piscina, che mi hanno chiesto dettagli sul mio stato, poi in camera per doccia e cambio abiti (non vi dico le peripezie per fare queste due banali funzioni giornaliere); a seguire cena e serata in compagnia prima di crollare a letto anche grazie ad una pasticca di antidolorifico piuttosto potente datami da Alessandro (lui mi aveva garantito che con quel farmaco avrei dormito di sicuro e così è stato 👍).
video cam le mie foto/videofoto dal gruppo

29.03.2024 – Sveglio di buon ora, faccio il bagaglio, con la dovuta calma e cercando di non disturbare il mio compagno di stanza; sono tra i primi a fare colazione (Tommaso mi batte sempre sul tempo😅), anche se poi mi trattengo con i ragazzi arrivati dopo.
Appena Gabriele è pronto carico le mie borse sul furgone e resto di guardia mentre lui va a prendersi qualcosa da mangiare; oggi sarà l’ultima giornata con varie visite, quindi, nei nostri 300 km totali, ci fermeremo in più luoghi. Tutto sommato mi sento bene e poter continuare il viaggio, anche se non in moto, mi appaga ugualmente.
Partiamo quasi puntuali alle 8.00 in direzione Kebili dove deviamo sulla P16 ed iniziamo un lungo rettilineo, circa 80 km, che attraversa il lago salato più esteso della Tunisia, lo Chott El Djerid; a destra e sinistra, a perdita d’occhio, una distesa quasi desertica di sale e sabbia, interrotta qua e là da ampie pozze di acqua salmastra.
Facciamo una prima sosta, più lunga, che ci consente anche di scendere dalla strada e calpestare il terreno piuttosto compatto che scricchiola sotto le nostre scarpe; anche qui non manca il venditore di souvenirs che ci tampina incessantemente per tutto il tempo che restiamo in zona. Ripartiamo ma ben presto ci fermiamo di nuovo nella zona resa famosa dal relitto di un bus che rimase impantanato nel lago a circa 1 km dalla via asfaltata, diventando, così, una sorta di attrazione turistica mentre la ruggine lo divora; quando il caldo rende il suolo decisamente più secco e duro, è possibile avvicinarsi a piedi o persino in moto, ma oggi non è la stagione giusta, quindi si riparte.
Il rettilineo non è ancora finito consentendo ancora qualche click & go anche se, come sempre, la foschia di sabbia nebulosa ci accompagna nel nostro viaggiare sminuendo le immagini che ci circondano; siamo in direzione Tozeur, che non raggiungiamo per ora, e a Degache deviamo verso nord per raggiungere l’oasi di montagna di Chebika.
Dopo un tratto pianeggiante immerso nel nulla, vediamo avvicinarsi i contorni montuosi che prima erano uno sfondo offuscato; cominciamo a salire e non ci vuole molto a giungere al villaggio.
Qui, dopo uno piccolo spuntino nella “zona bar” che sovrasta l’oasi, è previsto, con il supporto di una guida locale, un piccolo tour per salire prima in vetta e poi scendere alla sorgente d’acqua che, attraverso una stretta gola fra le pareti rocciose, giunge alla cascatella antistante il palmeto sotto il piccolo borgo; la descrizione della visita è una mia ipotesi fatta sulla base delle info e foto dei miei compagni che hanno potuto e voluto partecipare. Purtroppo io ho dovuto rinunciare perché, infortunato, non era il caso che affrontassi il percorso non agevole e quindi, insieme ad Alessandro, sono andato soltanto alla cascatella che era non molto distante dal bar e facilmente raggiungibile; è stata una veloce passeggiata andata e ritorno, sia per la vicinanza, sia perché c’era poco da vedere, sia per l’eccessivo pressing dei venditori di souvenirs. Insomma siamo ben presto fuggiti di nuovo al fresco del locale, raggiungendo Valter rimasto lì in attesa del gruppo.
Siamo di nuovo tutti presenti e, nuovamente rinfrescati, ripartiamo in direzione di Tamerza dove faremo pausa pranzo in una lussureggiante oasi; con noi del furgone, si aggiunge la stessa guida del tour che gentilmente mi lascia la seduta vicino al finestrino per fare eventuali fotografie.
Riprendiamo la strada da dove siamo arrivati, questa si insinua fra valli e vette di questa zona desertica offrendo ampie viste panoramiche che non posso godere appieno a bordo del furgone; inoltre, c’è sempre la costante foschia che ci accompagna a rendere tutto meno bello… 🙏, è una scusa banale questa, perché anche se sono sereno e soddisfatto di essere partecipe, devo ammettere che un po’ mi rode non poter guidare la mia moto in questo tortuoso percorso fermandomi ogni volta che lo sguardo focalizza qualcosa che merita di essere immortalata.
Puntuali arriviamo al ristorante dove ci godiamo sia il cibo che la frescura sotto le palme, sicuramente un bel momento molto rigenerante; a pausa finita, ripartiamo e attraversiamo il paese nuovo, ricostruito più in alto a seguito della sua totale distruzione nell’inondazione del 1969 che allagò la vallata sottostante, dove ancora si possono vedere i ruderi.
Pochi km dopo imbocchiamo una via secondaria che ci conduce alla nostra seconda tappa di oggi, il villaggio berbero abbandonato di Mides, anch’esso devastato nel 1969; poco fuori dal paese c’è un ampissimo spazio, dove parcheggiamo, che è giusto in mezzo ad un’altra verde e fitta oasi che ci separa dal vicinissimo confine algerino (siamo solo a 500 metri) ed un grandissimo e profondo canyon che è la vera attrazione del posto. Noi ce lo godiamo dall’alto della nostra posizione ma, volendo, c’è la possibilità anche di scendere e camminarci all’interno; non c’è tempo e quindi ritorniamo sui nostri passi per andare verso l’ultima meta turistica odierna.
Siamo in direzione di Redeyef, che raggiungiamo e attraversiamo, poi prendiamo una nuova via secondaria che ci porta ad un monumento con un fucile; qui facciamo la canonica foto ricordo dell’intero gruppo in bella mostra con le moto. Da qui parte una delle piste di Rommel, i dettagli storici li trovate in abbondanza in internet; mi soffermo invece nel dirvi questa via è ormai totalmente asfaltata, quindi più semplice da percorrere, ma comunque offre circa 10 km di curve spettacolari per paesaggi e guida (in moto), che ognuno può godere da solo e con i suoi tempi.
Siamo di nuovo in pianura, gli sfondi sono sempre più velati dalla foschia, il sole offuscato è calante, tutt’intorno un deserto “lunare”; ritornati sulla strada principale il gruppo si avvia verso l’albergo a Tozeur, noi del furgone portiamo la simpatica guida turistica a casa sua prima di rientrare alla destinazione finale.
le mie foto/videofoto/video dal gruppo

30.03.2024 – Possiamo dire che l’avventura tunisina è finita ieri, oggi molti km e tappa solo a Kairouan, per sosta pranzo e piccola visita; poi destinazione finale, Tunisi.
Quindi viaggio diviso in due tratti il primo di scarsi 300 km ed il secondo di circa 200 km ma con niente da documentare; giornata leggermente migliore dal punto di vista meteo, strada senza difficoltà, umore generale ottimo, anche se la vacanza sta finendo, quindi tutto sembra girare per il meglio, insomma sarà poco più che una passeggiata. E invece….
A parte il problema, sin dalla partenza, del povero Pietro alle prese con un forte mal di vita che, tamponato a suon di iniezioni a base cocktail di muscoril e voltaren, non ha bloccato la sua esuberanza, con il mio infortunio sembrava aver raggiunto un ottimo livello di sfiga per un solo viaggio; ma no, l’ultimo giorno in Tunisia ci ha riservato più di una sorpresa.
Cominciamo dopo solo 30 km di viaggio, quando Tommaso si accosta; dov’è la novità? Lui spessissimo si ferma per i suoi smoke & go (accende una sigaretta e riparte, poi ovviamente la fuma il vento 😄).
Con il furgone, come sempre, ci fermiamo in attesa che riparta ma lui ci segnala problemi; Gabriele e anch’io scendiamo e, purtroppo, sono vani i tentativi di Tommy di far partire la moto, c’è davvero un problema.
La faccio breve: dopo il distacco della batteria, nella vana speranza di un azzeramento dell’errore che blocca il mezzo, propongo di prestare la mia amata due ruote a Tommaso; lui all’inizio è contrario per la preoccupazione di guidare una veicolo non suo ma lo convinco perché io mi fido, abbiamo entrambi un Multistrada (non sono uguali ma molto simili) e comunque questo scambio è logisticamente più pratico.
Ovvio che Gabriele è d’accordo con me e quindi in mezz’ora siamo di nuovo in movimento; siamo rimasti molto indietro rispetto agli altri ma sono stati avvisati di non aspettarci e che ci troviamo a pranzo.
Invece dopo circa 70 km il gruppo è fermo ad un area di servizio ad aspettarci, quindi pit stop, due battutine, qualche risata e risiamo in viaggio; tutto scorre di nuovo in tranquillità e in pieno controllo, siamo solo circa un’ora in ritardo, mangeremo più in fretta 😅😅.
Arriviamo a Kairoun, il pranzo è previsto in qualità di ospiti, chiaramente a pagamento, nella casa di un commerciante locale; è palese che prima dobbiamo fare visita al negozio, poi saliamo nella sua bella dimora dove mangiamo nel suo soggiorno appositamente preparato per noi.
Abbiamo totale diponibilità dell’ambiente e approfittiamo di divani e tv per rilassarci; prima di ripartire, nuovo passaggio al negozio, dove qualcuno fa acquisti anche di bellissimi tappeti, e veloce visita, per chi vuole, nella parte storica della città.
Io evito entrambe le situazioni restando comodo sul divano a rilassarmi, Francesco intanto è già per strada verso Tunisi, dove lascerà la moto in albergo, che verrà rimpatriata sul furgone, mentre lui volerà a casa perché deve rientrare in anticipo, come da suo specifico programma, per inderogabili impegni di lavoro (è pasticcere e siamo a Pasqua…); chi non è andato in città viene a farmi compagnia in attesa che tornino gli altri dal “giro turistico”.
Di nuovo tutti presenti, ripartiamo per lo sprint finale che prevede 60 km di statale per arrivare all’autostrada che ci porterà a Tunisi in circa 140 km; sono le 16.00 e contiamo di arrivare a destinazione per le 18.30, anche perché non ci sono altre soste da fare, ma ancora una volta il fato si mette di traverso.
Avremo percorso forse una ventina di km e, noi che siamo la coda del gruppo, vediamo vari ragazzi fermi ad una rotonda; capiamo subito che c’è stato un incidente e mentre superiamo il punto dell’impatto scopriamo che è successo qualcosa a qualcuno di noi.
Ci fermiamo più avanti per non essere d’ingombro e andiamo a verificare; Gianni e Patrizia sono scivolati alla rotonda a causa dell’asfalto liscio e sporco per fortuna senza conseguenze fisiche (meno male 🙏). La moto ha avuto la peggio, i danni, anche se poco visibili, sono seri ma non compromettono totalmente l’utilizzo; cerchiamo di fare un minimo di interventi per rimettere i ragazzi in viaggio e, grazie al buon intuito di Alberto per sistemare un contatto distrutto sul cavalletto, la moto riparte.
Comunque dovremo fermarci al primo paese in un officina per vedere di sistemare un problema importante alla parte bassa del telaio che rischia di danneggiare la catena e Patrizia viene con noi sul furgone in modo che la moto sia più leggera; così risiamo in strada.
Non ci vuole molto a trovare un paesino che ha una piccola “officina” proprio sulla via principale, quindi di nuovo tutti fermi; anche qui non ve la racconto tutta, ma dopo vari tentativi di raddrizzare quel punto di telaio piegato optiamo per una soluzione drastica, tagliare con una mola lo sperone che tocca sulla catena (queste immagini parlano da sole).
Sono le 18.00 passate e finalmente siamo di nuovo in movimento con la speranza che per oggi non ci siano altre brutte sorprese; arrivati in autostrada il passo diventa decisamente grintoso, noi in furgone perdiamo contatto con quasi tutte le moto ma ognuno ha il navigatore.
Invece, dopo l’ultimo casello autostradale ci ricompattiamo e insieme facciamo gli ultimi 30 km che ci portano in albergo; ormai è buio quando arriviamo in hotel, verso le 20.00, ma ci siamo tutti e tutti sani, + o – 😅.
C’è giusto il tempo di scaricare i bagagli in stanza prima di correre a cena, almeno per me; poi dopo faccio la doccia, lentamente, e torno nella hall dove mi unisco con quasi tutti i compagni di viaggio.
Qualcuno va a far serata alla vicina discoteca, per me non è il caso e resto a concludere al bar con chi rimane.
le mie fotofoto/video dal gruppo

31.03.2024 – Buona Pasqua a Tunisi; oggi sarebbe una giornata quasi free con ampio spazio al libero movimento, in realtà è comunque condizionata dal fatto che dovremo lasciare le stanze entro le ore 12.00 pur partendo in serata.
Mi sveglio e mi alzo alle 6.00 e preparo i bagagli, con tanta calma ovviamente; alle 7.00 sono a fare colazione, sempre tra i primi, e poi mi trattengo un po’ con chi arriva dopo di me.
Tornato in stanza, recupero il bagaglio e vado nella hall in attesa che Gabriele venga ad aprire il furgone per poter sistemare le mie cose; alle 9.00 ho tutto pronto ben diviso fra ciò che riporterò a casa e ciò che lascerò con la moto che andrò a recuperare da Valter appena sarò guarito (fra circa un paio di mesi?🤦‍♂️).
Finite le operazioni di carico e stivaggio, facciamo al volo un piccolo briefing e definiamo un programma di giornata non obbligatorio, che prevede gita mattutina a Sidi Bou Said, dove pranzeremo, e poi resto del pomeriggio a disposizione; unico obbligo, essere alle 18.00 in albergo in modo da prepararsi ed essere pronti per andare a cena vicino al porto, così saremo tra i primi per fare le procedure doganali e d’imbarco.
Mi aggrego al gruppo che segue il programma, siamo quasi tutti e ci muoviamo in taxi, più pratico che spostarsi in moto e furgone; arriviamo al primo sito, una località turistica di lusso, un posto per personaggi ricchi e/o importanti, però ricordiamoci che siamo in Tunisia e non in Francia.
Il mare ed i panorami sono molto belli, il paesino è molto caratteristico con questa lunga salita che corre fra le tipiche case locali, quasi tutte bianche e rifinite di blu alle porte e finestre; essendo ora di pranzo il gruppo va al ristorante, io non ho fame e proseguo la mia passeggiata che mi conduce ad una strada tortuosa e in discesa che, offrendomi ampi scorci di bel Mediterraneo, mi conduce fino al porticciolo e alla spiaggia.
Fa caldo e non ho voglia di risalire la strada percorsa, vedo una scalinata e tento la fortuna; effettivamente mi porta proprio vicino al ristorante dove mangiano i miei compagni, ma quante scale!!!!
Entro e mi siedo con loro, non ho fame ma ho un caldo bestiale e mi prendo una bevanda fresca; a fine pranzo alcuni ripartono liberamente per altri luoghi, io, Valter, Gabriele, Andrea, Monica, Tommaso, Nicola, Roberto, Alberto, Gianni e Patrizia andiamo alla sala da tè lì vicino, famosa perché qui il noto scrittore Ernest Hemingway soleva sorseggiare la bevanda calda tipica del posto per concentrarsi e rilassarsi sulla terrazza di fronte alla strada in salita.
Noi andiamo all’interno a bere questo particolare tè con le mandorle, davvero gradevole, ma non ci sono tavoli e sedie ma muri su cui sdraiarsi o sedersi in posizione stile japan; effettivamente una situazione molto caratteristica un po’ retrò e, tutto sommato, molto rilassante.
Usciti da lì, libertà per tutti ma io rientro in albergo con Valter, mentre Gabriele si ferma a trovare un amico italiano che lavora a Tunisi; mancano meno di due ore al ritrovo per la partenza e mi trattengo fra hall e bar mentre alla spicciolata rientrano tutti.
Alle 20.00 circa ci dirigiamo verso il porto ma facciamo subito tappa al primo distributore per l’ultimo pieno; Andrea qui comincia ad avere un problemino con la moto, probabilmente la batteria sta cedendo, e questo la mette in agitazione, visto che in dogana e durante l’imbarco accensione e spegnimento motore saranno molteplici.
Arrivati nella cittadina portuale, mentre Gabriele e Valter vanno al porto per fare i biglietti, io resto con Andrea, visto che non abbiamo fame, mentre gli altri vanno in cerca di un locale dove consumare un pasto; noi siamo vicini alle moto, parliamo un po’ per ammazzare il tempo e così mi sembra anche di riuscire a tranquillizzarla per la sua preoccupazione, d’altronde siamo in tanti e fra tutti gli daremo una mano all’occorrenza.
Tornano i due dello staff con i biglietti e raggiungono gli altri per mangiare qualcosa, poi di nuovo tutti insieme per iniziare il calvario doganale; superato lo step in tempi non brevissimi, restiamo un bel po’ in attesa prima di poter avvicinarsi alla nave per imbarcarsi, ma anche qui diventa una lungagnata che supera la mezzanotte.
le mie foto/videofoto/video dal gruppo

01.04.2024 – E vai di pesce d’aprile!
E’ passata da poco la mezzanotte tutte le pratiche doganali sono state espletate, ovviamente con i tempi tunisini, e siamo in attesa di essere imbarcati sulla nave.
Mancano circa due ore alla partenza e cominciamo a dubitare che saranno puntuali, poi vediamo addetti all’imbarco avvicinarsi a tutti con dei fogli ed ecco lo scherzetto; la nave ha un guasto tecnico e partiremo in ritardo e noi dobbiamo decidere se vogliamo il rimborso o accettiamo di restare a bordo in attesa di partire appena possibile.
Secondo voi cosa potevamo scegliere? Ci sarebbe stata una terza opzione che nemmeno ricordo tanto era ridicola; ormai eravamo di fatto fuori dai confini della Tunisia, quindi non ci restava che accettare il “forzato asilo” nelle patrie cabine della nave. Intanto la batteria della moto di Andrea è sempre più in crisi, ma ci penseremo allo sbarco, fra due giorni 🤦‍♂️🤦‍♂️.
La partenza prevista per le 2.30, sarà da definire in base alle riparazioni in corso e solo verso le 10.00 avremmo avuto notizie più precise; preso possesso delle nostre cabine, con alcuni ci siamo ritrovati al bar a chiacchiera in attesa del crollo adrenalinico per prendere subito sonno.
Lo scherzo si è perpetrato per l’intera giornata con una serie di notizie, via via smentite e modificate, sul reale orario di partenza; noi abbiamo in qualche modo ammazzato il tempo, anche in modo goliardico, i camionisti tunisini in serata hanno cominciato a dare in escandescenza creando momenti di tensione con il personale della nave.
In compenso per tutto il disagio subito e da subire ci hanno offerto colazione pranzo e cena gratis fino all’arrivo a Genova; si potrebbe dire che ci hanno tappato la bocca mettendoci all’ingrasso 😅.
foto/video

02/03.04.2024 – Per concludere, e ve la faccio brevissima, siamo partiti alle 3.45 del 2 aprile, con oltre 25 ore di ritardo, e siamo arrivati in porto a Genova alle ore 10.30 del 3 aprile, con oltre 29 ore di ritardo; ecco gli ultimi momenti in nave …. foto/video 😂
Sbarcati, non senza problemi, con Andrea che aveva la batteria della moto esausta, e in tempi non solleciti, con l’ultimo passaggio doganale, ci siamo riuniti ad un parcheggio subito fuori dalla zona di sbarco; da lì, dopo i saluti, ognuno ha preso la propria strada, qualcuno con delle varianti: Andrea, supportata da Monica, Roberto e Nicola, ha fatto tappa in un’officina a Genova e, con la batteria nuova, è rientrata serena, mentre Valter e Gabriele hanno dato prima un passaggio a Tommaso, che doveva ritirare l’auto a noleggio vicino all’aeroporto, e a me, alla stazione di Genova Nervi.
Esatto, sono rientrato in treno e, nonostante i 25 minuti di ritardo del primo convoglio, le ottimali coincidenze a La Spezia e Pisa mi hanno permesso comunque di arrivare a Cecina alle 17.00, come previsto; lì i miei figli, avvisati finalmente del mio stato, mi hanno recuperato e portato prima a casa poi al pronto soccorso dove, dalle 18.00 alle 23.00, hanno confermato la diagnosi tunisina e mandato a visita ortopedica per la mattina seguente.
Solo per onor di cronaca: giovedì mattina 4 aprile ricoverato, venerdì pomeriggio 5 aprile operato, sabato 6 aprile dimesso all’ora di pranzo con questi effetti collaterali (vedi foto): 40 giorni di prognosi + 3 cicli di fisioterapia e torno come nuovo 😅 pronto per nuove avventure 💪.
A presto 🏍✌😉

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4 Comments

  1. Anonimo

    MARIO NUMERO UNP

  2. Tommaso

    Heyla grande Mario, racconto fantastico, mi hai fatto ritornare in mente tutti i posti visitati leggendo questo fantastico racconto… purtroppo mi è ritornato in mente anche la mia moto sul furgone al posto della tua…. per altro ti ringrazio ancora per il “cambio moto” in stile moto gp….

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