foto paesaggifoto corso

E finalmente, dopo l’intoppo Covid, riesco a fare questa esperienza; programmata mentalmente per il w.e. dopo la Pasqua, l’ho dovuta rinviare di ben oltre 40 giorni.

Fondamentalmente sono un motoviaggiatore di lunghe percorrenze, ma non si sa mai dove possono portarti le strade e, alcune volte, i navigatori Gps; quindi, spronato da un amico, diventato cultore di off-road, decido di impolverarmi.

Lorenzo, il fuoristradista quasi puro, mi indica varie scuole ma, secondo lui, la più adatta ad un principiante è True Adventure Off Road Academy; lui ha fatto la prima esperienza seria in questa scuola e ne è rimasto soddisfatto.

Mi fido e contatto l’istruttore capo per whatsapp, che mi risponde cortesemente dandomi le info da me richieste; mentre penso quando prenotare sopraggiunge il Covid e quindi tutto è rimandato a circa 2 settimane fa.

Ricontatto Marcello (il boss della scuola) per qualche ulteriore domanda specifica alla mia situazione ed infine prenoto; ovviamente, decido di investire qualche soldino in più per noleggiare una delle loro moto.
D’altronde è la prima esperienza seria per cui voglio almeno la serenità di non fare danni costosi al mio mezzo.

W.e. scelto, decido di partire il venerdì pomeriggio, per una gestione più comoda dei tempi; nell’occasione, aggiungo all’avventura, dopo ben oltre 30 anni, anche l’esperienza campeggio, quindi tenda e sacco a pelo.

Ero tentato di fare tutta strada statale, ma devo rinunciare principalmente per ragioni di tempo; fra l’altro la canadese, nel test a casa, è stata danneggiate da un forte vento, quindi mi dovrò inventare una riparazione di emergenza sul posto.

Partito alle 15.00, evito l’autostrada fino in Versilia dove il traffico mi rallenta fuori ogni previsione e quindi si va al casello; sono all’agriturismo alle 18.00 circa in anticipo su quanto previsto e il maggior tempo disponibile mi è utile, poiché il montaggio della canadese mi crea qualche difficoltà prima di trovare la giusta soluzione per renderla perfettamente funzionale.

Risolto in modo, direi, permanente questo problema, scarico e ammasso il bagaglio all’interno del mio “alloggio” (è 4 posti per cui ho buoni spazi) decidendo di sistemare meglio con calma una volta che mi sono messo a mio agio; e così faccio.

Come da previsione, il meteo non è certo da piena primavera ma non crea particolare disturbo, né al campeggio né, in precedenza, durante il viaggio; la struttura, semivuota al momento, risulta spartana ma carina ed il personale è cortese e ospitale.

A fine serata ci saranno solo 3 camper e la mia tenda (ma il giorno seguente giungeranno altri clienti); fatto un po’ d’ordine con tutte le mie cose e organizzato il giaciglio per la notte, sono le 21.00 e, seppur non affamato, decido di magiare un boccone per evitare appetiti fuori orario.

Un buon primo e una birra artigianale saranno utili a conciliare un buon sonno; in realtà la notte non sarà del tutto tranquilla perché, purtroppo, il mio materassino cede molto presto in modo irreparabile per cui sono praticamente a terra.

Il sonno risulta meno comodo e quindi meno profondo, questo mi fa sentire tutti i suoni della notte, insetti, animali e persino la pioggia leggera della notte; alla fine crollo ma non a lungo.

Quando albeggia, la temperatura, già non tipica del periodo, scende ulteriormente ed i miei provvedimenti per tenermi caldo diventano leggermente insufficiente; il sonno ne risulta nuovamente compromesso e a questo si aggiunge un vento non proprio lieve che non migliora la situazione.

Mi alzo alle 7.00, tutto sommato nemmeno eccessivamente stanco o sconvolto, ma credo sia merito dell’adrenalina sprigionata dai pensieri e dall’ansia della giornata che mi attende, piuttosto che dalla “buona dormita”; senza indugio, ma con la dovuta calma, mi preparo e faccio ordine, dopodiché, come programmato, parto alle ore 8.00 circa per giungere al luogo del raduno, non conoscendo la strada non voglio rischiare di far tardi.

Arrivo decisamente prima, infatti il cancello è ancora chiuso, e decido di approfittare per fare rifornimento ad un distributore poco distante in modo di essere pronto il giorno seguente per la partenza; ritorno e sono ancora il primo.

Poco dopo cominciano a giungere altri corsisti, alcuni in moto altri in auto; ben presto con qualcuno si comincia a dialogare e prendere confidenza, raccontandosi esperienze e passioni su due ruote; aprono il cancello e ci rechiamo al capannone dove faremo la registrazione e la lezione di teoria.

Fuori c’è un po’ di titubanza da parte di tutti e allora rompo gli indugi ed entro per primo; ed è un grande vantaggio perché ho totale e libera scelta della moto da noleggiare.

Opto per un Africa Twin Adventure Sport con cambio manuale, una moto che per dimensione e modo di guida si avvicina di più alla mia Ducatona; l’istruttore che mi accompagna, Joe (Giovanni all’anagrafe), è gentilissimo mi da due veloci spiegazione e si scusa perché la moto è fangosa (beh, per dove andiamo la cosa non è certo un problema).

Alle 10.00 inizia la parte teorica del corso tenuta dal boss Marcello, coadiuvato da Luca (il 3° istruttore che ci seguirà durante il w.e. formativo), che in modo, simpatico e scherzoso, non senza qualche simpatica battuta di scherno ai vari ospiti, ci illumina sulle tecniche di guida in off-road; praticamente il contrario di quello che ti dice il cervello.

Siamo tutti molto attenti e concentrati perché è chiaro che chiunque, anche coloro che come me abbiamo noleggiato la moto, vogliamo evitare danni soprattutto fisici; con piacere noto che partecipano anche due ragazze, una 19enne ed una (presumo) 25enne venuta con il fidanzato (fortunato lui).

La più piccola, sponsorizzata dal padre “birbante”, utilizzerà un 300 cc, la “fidanzata”, tanto di capello, sarà a bordo di una Africa Twin con DTC; durante la lezione gli altri due istruttori hanno messo tutte le moto nel piazzale e, quando usciamo per andare in area tecnica, fa una certa impressione vedere 20 moto circa disposte su due file lì pronte per noi.

Ognuno va in sella di quella prescelta, tranne i pochi che vengono con moto propria; si parte, il luogo della lezione è nel bosco nei pressi dell’agricampeggio dove io alloggio e lo raggiungiamo con calma; durante il tragitto facciamo una certa impressione tutti meticolosamente incolonnati, prudenti e corretti.

Siamo quasi arrivati, imbocchiamo uno sterrato che dopo una curva fiancheggia una vigna dove, purtroppo, un corsista del gruppo abbraccia, in modo non grave, un traliccio di sostegno in cemento; se il buongiorno si vede dal mattino….

Poco distante c’è l’area tecnica una pista più simile ad una da cross invece che ad una da enduro, però immersa nella macchia; ci sono vari percorsi con diverse difficolta, ma il resto della mattinata è dedicato esclusivamente ad esercizi di postura sulla moto e propedeutici a prendere sensibilità e controllo, leggero e fluido, con i comandi.

Impariamo anche qualche trucchetto utile sia per sollevare una moto caduta che per fare inversione ad U in situazione di tracciato più o meno stretto; sembra tutto molto semplice ma invece si fa tanta fatica e si versa molto sudore, anche se ci liberiamo di caschi e giacche e, per fortuna, la temperatura non è eccessiva, manca il sole e siamo in luogo abbastanza ombreggiato.

Insomma, i motori tornano a rombare solo all’ora di pranzo, per percorrere le poche centinaia di metri per raggiungere il vicino ristorante; il pasto è leggero e senza alcolici perché dopo si riparte con le lezioni e dobbiamo essere attenti e reattivi.

Alle 15.00 siamo di nuovo in area tecnica e stavolta si usano le moto; cominciamo con qualche esercizio in sella girando nel circuito più piccolo (due saliscendi e due curve) giusto per mettere in pratica la teoria sulle posizioni da tenere durante la guida off-road nelle varie situazioni; non era facile farlo sulla moto ferma, figuriamoci in movimento.

Essendo in molti, veniamo divisi in 2 gruppi per evitare di disturbarci l’un l’altro e a turno affrontiamo gli esercizi di guida proposti con gli istruttori che ci tengono d’occhio e ci urlano consigli utili a correggere i nostri errori; il percorso, seppur il meno difficoltoso, per noi neofiti non è uno scherzo e, complici l’abbigliamento specifico e un pochino di stress, sudiamo e fatichiamo non poco.

A metà pomeriggio si passa al secondo circuito, più lungo, la cui maggiore difficoltà è costituita da un panettone che di primo impatto non ti mette a tuo agio; a questo si aggiungono ampia curva, un salitone, un salto ed una S; ottenute le dovute spiegazione e visto l’esempio pratico degli istruttori, tocca a noi e sempre divisi in due gruppi iniziamo prima in un senso e poi nell’altro.

Effettivamente il panettone fa più paura a vederlo che a farlo, ma seppur stanchi, tutti cerchiamo di seguire le istruzioni ricevute e questo agevola l’esecuzione; purtroppo, nell’ultimo turno del nostro gruppo, accade l’infortunio serio.

Un ragazzo, con il proprio mezzo, cade rovinosamente e, seppur le velocità sono estremamente ridotte, si fa male molto più della sua moto; frattura al malleolo (nei 2 giorni di corso non sono mancate cadute ma quasi tutte da fermo e senza danni fisici; io me la sono cavata, per fortuna o per attenzione).

L’inconveniente condiziona e, essendo nella fase finale delle lezioni, interrompiamo con circa quindici minuti di anticipo; quindi rientriamo in sede con un istruttore, mentre gli altri due portano l’infortunato in auto verso l’ambulanza per agevolare e accelerare il trasporto in ospedale.

Giunti al capannone lasciamo i veicoli noleggiati e rientriamo ai nostri alloggi per prepararci alla cena, sempre all’agricampeggio dove soggiorno (il che, per me, non guasta, così dopo sono subito a letto); ai nostri tavoli arriviamo alla spicciolata, più o meno all’orario convenuto, e ci raccontiamo sensazioni del giorno ma anche esperienze personali.

La compagnia c’è, il cibo è buono ed il vino ottimo, così ben presto il fresco della sera svanisce nonostante siamo all’aperto; avvicinandosi l’ora del “coprifuoco covid”, ci salutiamo ed ognuno torna al proprio alloggio.

La “bevanda d’uva” ha fatto effetto su di me per cui mi preparo subito per la notte, sicuro che il sonno sarà profondo; non sarà proprio così.

Il mattino seguente mi sveglio di buonora, non proprio risposato; oltre alla scomodità del terreno, mi sono dovuto alzare in piena notte ben volte per espellere parte dei liquidi assunti nella cena.

E’ chiaro che la situazione non mi ha concesso un sonno lungo e profondo, quindi, i rumori nel buio hanno accompagnato il mio dormiveglia; fra quei suoni, già conosciuti, ce n’era uno completamente estraneo ma estremamente fastidioso.

Non c’è voluto molto a capire che proveniva dalla tenda vicina: era il fragoroso russare di un campeggiatore, arrivato credo nel pomeriggio, accampatosi, con la sua evoluta canadese, a circa 5 metri da me.

All’albeggiare la temperatura, già non eccezionale, si abbassa ulteriorimente vanificando in parte le abbondanti coperture utilizzate per non sentire freddo; ma ormai, l’insieme di tutto, rende vano ogni ulteriore tentativo di addormentarmi e resto immobile ad occhi chiusi finché un sprazzo di sole riscalda la mia tenda.

Ne approfitto e resto in branda fino alle 7.30, anche se di fatto sono sveglio dalle 5.00; non me ne curo, mi sento bene ed in forma, forse per effetto dei fumi dell’alcool ancora persistenti.

Mi alzo e, con molta calma, procedo con le funzioni mattutine, dopodiché approfitto per cominciare a sistemare qualcosa al fine di poter agevolare la partenza prevista per il primo pomeriggio, subito dopo il pranzo di fine corso.

Alle 8.30 sono in sella e mi accingo a raggiungere la scuola, ma senza fretta; anzi, mi godo il paesaggio e, perché no?, approfitto per scattare qualche foto particolare.

Alle 8.50 sono al ritrovo, in anticipo, ma non sono il primo; un ragazzo si avvicina e ci raccontiamo la nostra passione nell’attesa dell’apertura.

Aprono il cancello, nel frattempo sono sopraggiunti tutti i partecipanti, tranne il povero infortunato, le moto noleggiate sono già fuori ad aspettarci, ma prima facciamo un briefing per capire cosa faremo e come; Marcello puntualizza in modo spiritoso ma fermo che si tratta di una lezione e non di una scampagnata, pertanto restano d’obbligo prudenza e massima concentrazione durante un percorso misto, asfalto e fuoristrada, di circa 90 km inframezzato da una colazione a tarda mattina.

Partiamo puntuali, tutti belli incolonnati per strade poco battute, sia per la posizione che per l’orario; giunti al primo sterrato, necessita raduno e spiegazione tecnica ribadendo il concetto di mettere in pratica gli insegnamenti fondamentali del giorno precedente.

Iniziamo con una discesa, a me proprio non piacciono, con alcune curve di vario raggio, tutto di bassa difficoltà, secondo gli istruttori; va da se che a fine di questo tratto, quando ci ricompattiamo, ci raccontiamo l’esperienza e la maggior parte di noi non è proprio soddisfatta della propria esecuzione e ne abbiamo valido motivo visto che anche gli istruttori hanno constatato numerosi errori, ma c’è tempo per migliorare.

Nel proseguo affronteremo 3 guadi di difficoltà diversa, ma tutti alla portata, nonché salite e discese di pendenze e con curve più impegnative; tutti abbiamo migliorato, pur non essendo perfetti.

Tuttavia, 5 di noi, me compreso, abbiamo rinunciato ad affrontare un ostacolo del percorso; sarebbe stata una normale discesa ma, una frana laterale aveva lasciato un affondo con accesso in un unico punto che sembrava un gradino altino.
Purtroppo sono arrivato troppo presto ed ero molto vicino al motociclista che mi precedeva, lui si è bloccato a ridosso dell’ostacolo ma, coraggiosamente ripartito, ne uscito; io mi son trovato troppo vicino a quella specie di salto e, secondo me, non avrei fatto in tempo a partire e subito assumere la giusta posizione sulla moto per affrontare quello che mi sembrava uno scalino di 60 cm…
Ho deciso di rinunciare ed ho lasciato la moto all’istruttore che l’ha portata di là dalla fossa in scioltezza; che dire, ho perso l’attimo fuggente.

Per il resto è andato bene e siamo giunti al punto di ristoro con circa 40 minuti di ritardo, dovuti a innocue cadute e ad alcuni esercizi che hanno rallentato l’andatura; al locale che ci ha ospitati abbiamo fatto un piacevole pit stop a base di acqua fresca e alcuni stuzzichini sotto un piacevole e cocente sole che mi ha ben scaldato collo e pelata.

Il rientro è stato più soft, con maggior asfalto e sterrati davvero semplici (o forse eravamo tutti decisamente più sereni e sicuri); io ho dovuto fare uno “stop & go” supplementare per assecondare la mia vescica e Marcello ovviamente ha approfittato per qualche battuta.

Dopo, per recuperare gli altri, ho dovuto fare un andatura più brillante e francamente non mi è dispiaciuta affatto; è stato il momento migliore del rientro perché ho potuto guidare libero mentre per quasi tutto il viaggio di ritorno sono stato condizionato dall’andatura di chi mi precedeva.

Siamo rientrati tutti felici e soddisfatti e lasciate le moto a noleggio al capannone, stavolta definitivamente, siamo tornati all’agricampeggio, in ritardo mostruoso, per il pranzo; il ristorante era pieno e noi abbiamo cominciato a mangiare verso le 15.30.

Parlando di moto e viaggi oltre che dell’esperienza appena terminata, il tempo è volato via e a fine pranzo, alle 17.30 circa, lo staff ha fatto una sorta di cerimonia di premiazione di fine corso con foto di rito; alla fine ci siamo salutati ed ognuno ha preso la via di casa.

Per quanto mi riguarda non è stata così immediata la partenza; erano le 18.00 quando ho messo mano allo smontaggio della tenda e a tutte le operazioni di carico che mi hanno impegnato per circa 40 minuti.

Alle 18.45 ero in sella deciso, mio malgrado, a rinunciare ad un percorso piacevole di strade statali; non c’era tempo, per cui godimento limitato al tragitto fino all’autostrada.

Visto che sono stato abbastanza veloce, sono uscito in Versilia ed ho fatto la SS1 fino a casa dove sono arrivato, stanco ma soddisfatto, alle 21.15.