Casualmente me ne parla circa un mese fa un amico che l’ha fatta e me la racconta così positivamente che mi crea una piacevolissima aspettativa.

Entra quindi nei miei progetti e decido di farla e mi organizzo per il 16 febbraio, ma un problemino mi costringe a rinunciare. Peccato perché quel w.e. il tempo era fantastico.

Nessun problema, rinvio di 2 settimane e nel frattempo crescono le aspettative.

Eccoci, oggi ci siamo, mi alzo di buon ora per prepararmi ma non è proprio una gran giornata: nebbia come in Val Padana; si comincia bene!!!

Qualche veloce commissione e via a prendere la moto, vestizione che, dato il meteo, mi impegna non poco e, di conseguenza, partenza in ritardo di 40 minuti. Evvai 😉

Sono le 8.40 ed inizia il viaggio in un nebbia a cui non siamo abituati e, così, parte dell’entusiasmo rimane sopito; ma sono ottimista perché arriverò a destinazione ad un orario che dovrebbe portare la luce.

Viaggio in questa cappa grigia che mi bagna il cupolino con microgoccioline di acqua, la temperatura non è gradevole e sembra più bassa rispetto ai 5° segnalati; la velocità di crociera è un pochino ridotta vista la scarsa visibilità e così è fino a Volterra dove, invece, il sole c’è ed emana un piacevole tepore.

Scendendo, fa uno strano effetto vedere la nebbia lievemente depositata nelle valli circostanti mentre la strada rimane soleggiata, rendendo un piacere la guida fino al bivio di San Gimignano; dopo, passati un serie di tornanti in discesa, riprecipito nel tetro grigiore e via così fino a Staggia, dove ricompare il sole che mi accompagnerà per tutta la mattina ed oltre.

Mi trovo così alla “mia” partenza che sono le 10.15: RADDA in CHIANTI.

Il giro che devo affrontare è quello della storica gara ciclistica che attraversa le zone del Chianti e del Brunello in un percorso misto fra asfalto e strade bianche, dove si mangerà un po’ di polvere. In realtà la vera partenza sarebbe da Ghiaiole in Chianti ma io ho adattato per comodità.

Mi fermo, cerco una mappa storica sul cellulare e la salvo, cercando di seguire poi le indicazione che dicono sia ben inserite nel percorso (non secondo me).

Quindi riparto alla volta di Ghiaiole e si comincia subito male: non centro l’obiettivo ma lo sfioro perché non trovo la segnaletica per il breve tratto sterrato che mi avrebbe condotto a quella che era la vera partenza del circuito.

Non me ne rendo conto subito perché sosto nei pressi di un secondo cartello che mi indica di andare avanti e quindi proseguo; vado molto piano, troppo, perché non voglio perdermi altre indicazioni e questo influirà sulla tabella di marcia.

Imbocco, secondo un altro segnale, la strada per il Castel di Brolio e giungo ad un borghetto dove c’è un bar e decido di fermarmi per fare mente locale (ossia chiedere informazioni).

Le due giovani bariste, molto carinamente, mi illuminano e vengo a conoscenza che ci sono ben 7 percorsi diversi, ciclisticamente parlando, della famosa “L’Eroica” le cui mappe sono gelosamente custodite (meno male internet a volte è molto utile).

Mi dicono anche che sono sulla strada giusta e che a 100 metri c’è il castello affiancato dalla strada bianca che fa parte di una delle tappe. Ringrazio e riparto da qui con l’intento di seguire il circuito che ho precedentemente salvato sul cellulare.

L’inizio è piacevole e torna il grande entusiasmo insieme alle troppe aspettative; bello questo tratto di sterro ma capisco subito che non sono proprio brillante nel fuoristrada (prima volta in assoluto con questa moto) perché il terrore di fare grossi danni mi rende veramente lento.

Il paesaggio mi piace molto ma i vitigni sono desolatamente spogli e quindi consiglio l’esperienza in primavera inoltrata per godere di una natura più rigogliosa.

Giungo di nuovo sul percorso asfaltato e proseguo verso Pianella, punto di incrocio della figura ad otto dell’intero percorso, e trovo un indicazione che mi porta su un’altra strada bianca più lunga della precedente.

Anche questa si snoda attraverso dei vitigni della zona del Chianti e, seppur più agevole, mi confermo che i tempi di percorrenza saranno più lunghi del previsto.

Ritrovata la via principale, il cartello indica direzione nord… e non mi torna; vedo una cosa particolare, la fotografo e poi faccio il punto della situazione.

Mi rendo conto che ho appena percorso un tratto che dovevo fare al ritorno per cui senza indugio correggo la rotta e punto verso Montechiaro e poi Siena.

Con un po’ di fatica ritrovo il giusto percorso e raggiungo lo sterrato per Montechiaro, decisamente meno bello paesaggisticamente e molto più ghiaioso; l’andatura precipita e solo a piccoli tratti riesco a mantenere una velocità di crociera appena decente.

Giungo sulla strada che mi porta a lambire Siena e con un giro di troppo in rotatoria riesco ad imboccare di nuovo L’Eroica alla volta di Radi.

Buona parte del percorso, prima e dopo, è strada bianca anzi strada molto polverosa e smossa; anche se abbastanza rettilinea, mi fa faticare per paura di un improvvisa perdita di aderenza nel posteriore.

Il paesaggio è decisamente meno accattivante ma la temperatura è piacevolmente calda; Radi è poco più di niente, praticamente un ristorante e poco più, e tiro di lungo anche perché i tempi per fermate ormai non ci sono più, se voglio essere a casa per le 18.00.

Decido di correre d’un fiato a Montalcino, pur mantenendo la rotta classica, e lì mi fermerò per un veloce snack.

Ripreso l’asfalto nella zona di Lupompesi, sfioro Vescovado e Murlo velocemente, manco clamorosamente lo sterro di Pieve di Piana rimanendo sulla strada principale fino a Bibbiano.

Poco dopo, trovo un breve tratto di strada bianca, che mi fa capire che per Montalcino non sarà un a passeggiata; incomincio ad essere privo di energie, ci sono 17° e dopo un breve intermezzo di strada normale, arriva il tratto per la città del Brunello, tutta sterro.

All’inizio è piacevole, immersa fra due filari di cipressi ed un campo di golf, poi si passa a saliscendi e curve che fanno tracollare la media mentre il paesaggio non compensa assolutamente (boscaglia).

Veramente poco da dire e da fotografare, insomma, grande delusione.

Finalmente trovo di nuovo la via principale ed arrivo vicino alla cittadina ma data l’ora decido di non entrare e quindi sfioro e proseguo alla ricerca dei vigneti del nobile vino; ricerca miseramente fallita perché non vedo indicazioni e mi ritrovo in un attimo a Buonconvento.

Mi fermo ad un distributore (ovviamente chiuso – sono le 14.00), fa caldo, sono con la testa vuota, direi deluso per quello che credevo di vedere e non c’era o non ho visto.

Mi alleggerisco dell’abbigliamento e divoro uno snack che mi sono portato per emergenza, e meno male, seccando subito dopo una bottiglietta d’acqua.

Riguardo la mappa, poi l’orologio e, vestendomi per ripartire, decido che non c’è tempo per tornare indietro, anzi devo correre, e veloce, avanti se voglio completare il giro restante.

Riparto seguendo il percorso alla volta di una vicina strada bianca che attraversa i campi in pianura per rientrare in asfalto vicino a Serravalle dopo di che via verso Asciano da raggiungere tagliando da una strada polverosa, sempre in pianura fra i campi, che riesco a trovare ma anche a perdere.

Infatti mi trovo su asfalto prima del tempo, non ci sono indicazioni e sono poco convinto, ma vado avanti, non c’è tempo per correggere errori.

Giungo vicinissimo ad Asciano, ma dalla parte opposta, a conferma del mio ennesimo errore nel seguire il percorso; non entro in città perché stavolta, vicino al cimitero esterno al paese, vedo bene il cartello “L’Eroica” e quindi vi entro ed affronto un altro sentiero, polveroso, lungo e con saliscendi che mi mettono in difficoltà, non per le salite ma per le ripide discese.

Il paesaggio ormai è identico ai precedenti (campi nudi e crudi), il cielo si è leggermente velato e sale la voglia di fuggire in fretta; arrivo a Torre a Castello e riprendo il manto bitumoso che porta a Castelnuovo Berardenga prima e Panella dopo.

Dentro di me è salita una grinta che mi seguirà fino alla fine della giornata e divoro l’asfalto, le curve mi esaltano, il tratto è un misto veloce che mi appaga e mi incoraggia a cercare sempre più tutta la spalla dello pneumatico.

Comprendo che non è solo la strada ma sono io che sono cambiato, non ho più voglia di polvere ma invece sento il bisogno di strada pulita da inghiottire voracemente.

A Pianella mi ritrovo a percorrere la stessa strada sterrata della mattina; che supero più agilmente e giunto all’asfalto corro deciso verso gli ultimi traguardi intermedi: Vagliagli e Radda in Chianti dove mi attende un grande rientro.

In questo tratto ci sono 3 sterrati brutti, con saliscendi, in alcuni punti stretti e molto scivolosi, il tutto accerchiato da boscaglia o comunque da paesaggi di poco conto…. o forse sono io che non ho più voglia.

Finito lo sterrato a 2 km da Radda, mi fermo, mi rilasso un attimo e poi via con piccolo stop di fronte allo stesso segnale della mattina da dove tutto è cominciato: sono le 16.30, ora si torna a casa.

Sono subito carico, l’adrenalina scorre e la guida è brillante e sicura così in mezz’ora sono oltre Colle Val D’Elsa e mi fermo ad un incrocio per consumare un altro “frugale pasto”.

Il sole cala dritto sulla strada che devo percorrere, accecandomi; ne sono consapevole, quindi rimonto in sella e via senza incertezze verso la fine della giornata.

Fino a Volterra è un viaggiare piacevole, attento e controllato, il sole è bello ma dà fastidio; scendendo verso Saline la visibilità migliora, la luce non è più così intensa anzi fa godere di una spettacolare paesaggio circostante.

Giunto a Saline penso solo a casa che raggiungo in qualche battito di ali.

Segue Mappa

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