Era Maggio quando parlammo con Amanda, mia figlia, di una vacanza insieme e lei, decisa, mi propose di andare in Costa Smeralda in moto.

Poco tempo dopo scegliamo periodo (3 – 7 settembre) e prenotiamo traghetto e alloggio base, lasciando all’improvvisazione le mete giornaliere. Questo era il mio regalo di compleanno per Lei.

Festeggiato il compleanno (1° settembre – foto), il pomeriggio del giorno seguente carichiamo la moto e alle ore 18 partiamo verso Livorno per l’imbarco; siamo molto in anticipo e quindi tour panoramico dei nostri lidi con molta calma e rilassatezza.

Arriviamo al porto in leggero anticipo e ci aggiungiamo al gruppone di moto già in attesa; c’è tutto il tempo di condividere passione ed esperienze sulle 2 ruote con un sardo che rientrava a casa e nella conversazione si aggiunge Amanda con le sue curiosità per un mondo che pare la affascini (il prossimo anno vorrà prendere la patente per il 125cc per guidare la motociclettina del fratello e fare qualche giro insieme a me 😉 … vedremo).

Arriva il momento dell’imbarco e, con la dovuta calma, ci troviamo in nave ad affrontare il nostro primo bivacco notturno insieme, improvvisato e fortunato visto la cortesia di una giovane famiglia che per la notte ci presta un materassino gonfiabile che rende più comodo il sonno. (fine giorno 0 – foto)

Ci svegliamo presto, non proprio riposati, ci risistemiamo alla meglio e attendiamo l’attracco e lo sbarco. Usciti dalla nave salutiamo il centauro sardo e poco fuori dal porto ci fermiamo per settare il percorso con g.m.

Ripartiamo, Amanda ha fame e vuole fare colazione e ci fermiamo per strada in un locale con ampio parcheggio per consumare qualcosa che ci porti energia fino all’ora di pranzo. Pausa lunga, ma il tempo c’è visto che la stanza non ci sarà consegnata fino alle 14.

Siamo di nuovo in sella e optiamo per il percorso più lungo ma più panoramico; passiamo da Cannigione, e ci godiamo la vista di spiagge bellissime, per poi salire attraverso terreni pieni di rocce levigate dal vento, che formano figure a volte stranissime a volte associabili a sagome conosciute, ed infine scendiamo di nuovo, scoprendo vedute mozzafiato di Palau e del suo golfo dove si elevano varie isole tra cui spiccano La Maddalena e Caprera, le più grandi, e via via tutte le altre più piccole.

Ci soffermiamo ad un punto panoramico dove nemmeno il fastidioso vento ci distoglie dall’incanto degli occhi; qui matura la prima improvvisazione e puntiamo decisi al porto di Palau dove immediatamente ci imbarchiamo su uno dei traghetti che fanno da spola con La Maddalena.

In circa 20 minuti di navigazione raggiungiamo la città dell’isola e da lì subito ci muoviamo con l’intento di circumnavigare “l’atollo”; indescrivibile a parole, ogni 500 metri dovremmo fermarci per fare foto o meglio ancora scendere dalla moto e perlustrare passo passo.

Nel viaggiare rilassato, soffermiamo l’attenzione su alcune calette; una in particolare ci colpisce per bellezza e facilità nel raggiungerla e, completata una parte del giro, vi torniamo per fare una pausa, ossia un bel bagno.

Il sole picchia sodo, l’acqua è limpida e con una temperatura perfetta, quindi stiamo lì fino a quando i raggi non si fanno sentire sul serio sulla nostra pelle scoperta (in quel momento la crema solare era sotterrata chissà dove in un bauletto della moto).

Dobbiamo ripartire perché a cena vogliamo essere al nostro “rifugio” ma prima completiamo il giro senza rinunciare ad una puntatina veloce all’Isola di Garibaldi; non visitiamo la sua dimora, siamo accaldati e anche un pochino stanchi, ma le mitiche calamitine vanno comprate per gli intimi di famiglia.

Completiamo il giro è arriviamo anche qui con il traghetto che quasi ci attende, e via di nuovo su per 20 minuti di navigazione mentre la giornata comincia a cambiare i colori.

Sbarcati puntiamo decisi verso la struttura che ci ospiterà nella penisoletta di Capo Testa, poco dopo Santa Teresa di Gallura.

Giunti, provvediamo alla registrazione e allo scarico dei bagagli e subito approfittiamo di una spiaggia poco distante attendendo il tramonto. Non riusciamo a fare il bagno, non tanto perché l’acqua sia fredda, anzi, ma per il vento che sarebbe troppo fastidioso uscendo dopo la balneazione.

Rientriamo in stanza, nulla di che ma tanto è solo base di appoggio, e ci facciamo una bella doccia per uscire poi per la cena, che consumeremo all’aperto in un bel localino della piazzetta principale di Santa Teresa di Gallura.

Segue piccola passeggiata e poi a nanna, domani si è deciso per una giornata tosta approfittando ancora della nostra freschezza. (fine giorno 1 – foto)

Amanda dorme beata ma non possiamo sforare in modo esagerato sugli orari, sia per la colazione che per il viaggio lungo che ci attende oggi; di fatto sarà la trasferta più impegnativa che comincerà con la spiaggia della Pelosa a Stintino.

Quindi, molto in ritardo sui tempi stabiliti, facciamo abbondante colazione e poi partiamo per affrontare i 140 km che ci attendono per giungere a destinazione. Arriviamo in poco meno di 2 ore e siamo stati veloci nonostante il traffico e le strade stupende dal punto di vista panoramico. Poi per parcheggiare perdiamo un mare di tempo (e siamo in moto!!!) e questo la dice lunga sul caos che troveremo.

Amanda ha fame io ho solo troppo caldo; lei mangia e dopo ci buttiamo in spiaggia… rettifico, in roccia. Troviamo a fatica posto su delle rocce da trattare con cura se non vuoi sfilettarti un piede o spezzarti un caviglia… forse esagero un pochino ma non è una passeggiata.

Stavolta crema a go-go e via di bagni di mare e di sole. Per la bellezza lascio parlare le foto però c’è altrove tanto di bello e meno affollato oltre che gratuito (dimenticavo, qui anche le moto pagano il parcheggio).

Anche da questo posto bellissimo ad un certo punto fuggiamo, il sole è veramente potente e la protezione 50 non basta; solo grazie al vento che sarà una costante di questa vacanza, riusciamo a resistere 3 ore poi fuggiamo non si sa per dove. Dopo le ultime foto andiamo prima a vedere velocemente Stintino e poi ritorniamo indietro con idee non chiare.

Ci fermiamo nella periferia di Porto Torres, e valutiamo che fare: Alghero, Porto Torres o Isola Rossa?

Vince l’ultima solo perché Amanda vuole essere più vicino a casa quando rientreremo definitivamente; d’altronde è il suo secondo viaggio in moto (3 anni fa facemmo l’Isola D’Elba) per cui non voglio forzarla e lascio a lei sempre la scelta finale.

Giungiamo alla tappa prefissata verso le 18, parcheggiamo proprio davanti la spiaggetta del paese e lì ci posizioniamo con gli asciugamani. Io faccio il bagno in questo mare stupendo, lei no (sempre il vento che condiziona) ci godiamo il tramonto che è particolare con il sole che sparisce dietro l’isola che si trova davanti al paese lasciando a lungo scie di colori stupende.

Ci tratteniamo a lungo, cenando con un gran buon gelato, e, ormai a buio pieno, decidiamo di rientrare anche se l’atmosfera del paese ci avrebbe trattenuto molto di più. Prima di ripartire… sorpresa: la moto è parcheggiata nella zona blu (ad una certa ora mettono le transenne e chiudono il centro turistico al traffico). Nessun problema, devo spingere solo 3 quintali di moto per 200 metri con una curva in leggera salita.

Fatto, si rientra nel buio totale; erano tre mesi che non mi capitava per cui i primi 20 km sono stati lenti e tesi, poi sempre meglio, anzi anche piacevole, e via fino a casa in tempi ottimi. (fine giorno 2 – foto)

Eccoci ancora in ritardo sui tempi ma stavolta è più vicina la meta; Porto Cervo. Il giro risulta molto veloce, il posto è veramente impostato come oasi vips quindi ci soffermiamo qua e là per poi puntare su Baia Sardinia prima e Capo D’Orso poi.

Ovviamente sul tratto Porto Cervo – Baia Sardinia e limitrofi ci sono vari ambienti esclusivi e di tutto rispetto ma non ci sono spazi per fare foto; saltiamo il pranzo per puntare su Capo D’Orso e ben presto ci ritroviamo davanti la spiaggia di Cannigione e ancora una volta la osserviamo bella e tranquilla ma non ci fermiamo (sarà un piccolo rimpianto, ma non l’unico).

Arriviamo a destino, inventiamo un comodo parcheggio gratuito ma non scansiamo il biglietto per la visita alla nominata roccia. Il tutto si esaurisce in circa 1 ora compreso una riposino su una panchina ombreggiata; non mi soffermo nella descrizione, bel posto ma francamente abbiamo visto, di passaggio, altri posti di almeno egual bellezza e senza obbligo di pagare ogni cosa.

Prima di decidere dove chiudere la giornata, pranzetto/merenda per Amanda e merendina fresca per me, il tutto consumato con moltissima calma in un piccolo bar vicino al luogo visitato.

Prima di ripartire decidiamo di fare almeno una delle rinomate spiagge vicino a Porto Cervo (ma come non vuoi fare un bagno nella Costa Smeralda? Non sia mai!) e quindi riprendiamo la strada fatta, o almeno così volevamo fare, salvo invece trovarsi prima a Palau per poi rifare buona strada del percorso mattutino; ovviamente abbiamo speso molto tempo in più e siamo arrivati alla spiaggia del Piccolo Pevere tardino, ossia alle 18 circa.

Paghiamo il parcheggio (riborda) ovviamente solo per 1 ora e attraverso una strada privata che passa in mezzo a varie discrete residenze turistiche, raggiungiamo il lido che solo in minima parte è libero e gratuito (potete immaginare quale fosse la zona); anche qui bagnetto e sole più che accettabile vista l’ora e l’ombra.

Molta gente abbandona il luogo per prepararsi alla cena o alla serata e noi stiamo più larghi fino a che il vento ci rinfresca troppo; decidiamo di ritornare a casa e ripartiamo con il sole che ci tramonta negli occhi rendendo per buona parte del viaggio la guida un pochino faticosa però, in compenso, la parte finale è un piacere perché godiamo di panorami al tramonto veramente da incorniciare.

Arrivati facciamo la spesa e decidiamo di mangiare “malamente” a casa, c’è molto vento e non si sta proprio bene; infatti avevamo prenotato la gita in barca nelle isole minori ma ci hanno avvisato che la spostavano di un giorno causa mare grosso. Domani, quindi, ci godremo la nostra penisoletta. (fine giorno 3 – foto)

Sveglia ormai all’ultimo tuffo, colazione senza ritegno, e via pronti per il tour a piedi a tutto tondo di Capo Testa. Amanda intelligentemente ha messo le scarpe io, bischero, in ciabatte.

Cominciamo passo passo dalla spiaggia vicina dove ci dovrebbero essere poco distante delle colonne romane; non so se quelle che ho fotografate fossero colonne romane, considerato che tutto e levigato dai venti, ma dai grandi massi a picco sul mare ho potuto fare una ripresa del circostante panorama tenendomi a fatica in piedi per il vento molto forte.

Là abbiamo conosciuto un turista con cui abbiamo parlato a lungo del posto, che lui ben conosceva, e ci ha dato qualche dritta; ripreso il cammino sulla strada principale che porta al faro, prima di visitarlo ci siamo avvicinati ad una scogliera dove frangevano delle enormi onde che creavano spruzzi fantastici.

Lì ci siamo soffermati per un bel po’ per poi addentrarsi fra la scogliera complicandoci la vita in passaggi anomali che ci hanno offerto vedute straordinarie di un mare spettacolarmente violento; abbiamo camminato fra le rocce fino a raggiungere un fortino in cima al nulla con il vento che davvero toglieva il fiato.

Il problema non è stato salire ma scendere perché le scale scavate nella roccia comunque non avevano nessuna protezione e quindi il vuoto faceva un certo effetto.

Dopo vari tentativi di passaggi strani per giungere al faro, con panorami mozzafiato, abbiamo ripreso il sentiero iniziale e siamo giunti sul posto, non accessibile al pubblico, ma, da altri edifici limitrofi, ci siamo godute altre viste spettacolari in apnea, causa il vento che tagliava il fiato.

Non contenti, mea culpa, ci siamo addentrati poi nelle vegetazione per trovare il sentiero che conduceva alle tre spiagge di cui ci hanno parlato il titolare della struttura e il turista che avevamo incontrato all’inizio della passeggiata; tanto mi sono piccato che alla fine abbiamo trovato la Valle della Luna.

Ringrazio Amanda di aver sopportato la mia insistenza che è stata enormemente ripagata da un bagno nel mare mosso, anche se solo poco più avanti della battigia (il risucchio trascinava via); le altre due spiagge che ci avevano segnalate non le abbiamo trovate, ma non importa.

Abbiamo poi ripreso il cammino per casa, volendo poi andare a fare la spesa per il giorno dopo; arrivati non prestissimo a Santa Teresa di Gallura, abbiamo visitato altri posti e siamo rimasti a mangiare una pizza, anche per passare dall’agenzia per avere conferma della gita in barca. (fine giorno 4 – foto)

L’ultimo giorno di vacanza prevede la gita in barca alle isole minori; stavolta sveglia seria, alle 6.30, per preparativi, colazione veloce e arrivo puntuale alle 8.15 al check in d’imbarco.

Tutto regolare siamo in barca con altre 200 persone circa; il piano sopra all’aperto è colmo e quindi ci mettiamo sotto, tanto le finestre sono ampie e spazio ce n’è per fare foto.

La giornata è bella, il mare non proprio olio, ma all’andata va tutto bene; la gita non mi ha proprio entusiasmato, ma ne vale comunque la pena.

Prima ci hanno portato alla spiaggia rosa, vista a distanza perché ormai chiusa al pubblico per salvaguardarla dal vandalismo della gente; poi ci hanno portato in una spiaggia meno famosa e lì abbiamo attraccato per 1 ora potendo fare il bagno e prendere il sole. Un carnaio quando dopo sono arrivate altre due imbarcazioni.

Ripartiti, dopo mezz’ora, abbiamo gettato l’ancora vicino ad un altra isola dove abbiamo mangiato a bordo un piatto abbondante di pasta al pesce, fra l’altro ottima; ripartiti siamo andati a La Maddalena, dove siamo rimasti 1 ora e mezza, lasciando movimento libero a tutti cosicché alcuni hanno girato l’isola ed altri, come noi, hanno visitato il centro storico.

Visto il caldo notevole, Amanda ed io abbiamo optato per una piccola pausa caffè in un bel bar prima di ritornare in barca; ripartiti, siamo andati all’isola di Spargi, dove abbiamo attraccato e siamo andati in spiaggia (anche qui in un carnaio) concedendoci un bagno in un mare magnifico. Ci siamo asciugati e abbronzati al sole cocente e, in un batter d’occhio, è già l’ora di tornare all’imbarcazione.

Rientro fastidioso, con il mare ingrossato, ed Amanda, ma non è stata l’unica, ha accusato per fortuna senza conseguenze; sbarcati, abbiamo salutato dei signori modenesi con cui abbiamo parlato molto durante la navigazione e, ripresa la nostra moto, abbiamo deciso di fare un pochino di spesa per il giorno seguente.

Visto che era ancora giorno, siamo usciti per visitare un luogo turistico vicino nella speranza di poter mangiare godendoci il tramonto; abbiamo trovato una festa locale che ci ha coinvolti, una sorta di processione a cavallo, ed Amanda, spinta dalla sua passione per tali animali, ha subito familiarizzato con i fantini.

Da lì abbiamo fatto un giro del posto che, almeno a me, ha lasciato un pò di tristezza; si capisce che il luogo ha goduto di un effimero boom turistico negli anni ’60 cessato di colpo lasciando una triste desolazione, nonostante i luoghi siano davvero belli. Ma la Sardegna offre innumerevoli paesaggi da sogno.

Il vento, che ci ha accompagnato per tutta la giornata, ha reso la serata più fresca per cui, per la cena, ci siamo spostati di nuovo a Santa Teresa; rientrati presto, abbiamo preparato quasi totalmente i bagagli per essere velocemente pronti il giorno seguente, la nave non aspetta. (fine giorno 5 – foto)

Sveglia ore 6.15, completamento bagagli e carico moto, veloce caffellatte al bar, la cucina è ancora chiusa, e ore 7.15 siamo già in strada; viaggio più lento del previsto nella fase finale, traffico e strade strette ne sono la causa, ma tempo c’è.

Giunti al porto ci accodiamo ai primi motociclisti e poi parte lo spirito amichevole del biker; cominciamo a socializzare con una coppia poi con un’altra e poi con altri ancora ognuno raccontando passioni ed esperienze. E’ bello per me ma è molto più bello per Amanda.

Ci imbarchiamo e ci perdiamo di vista con i motociclisti appena conosciuti; ma nel corso della lunga e noiosa navigazione si fanno nuove conoscenze, nuove chiacchiere e il tempo scorre più piacevole.

Arrivo a Livorno in ritardo, sbarco complicato; ovviamente il nervosismo da rientro la fa da padrona per molti ma non per noi. Una volta a terra in 35 minuti siamo a casa; un bacio ad Amanda e torno a casa mia …. (fine vacanza) …. ed oggi questo lo regalo a lei.