di tutto un po'

Mario Ferraro

Categoria: Moto e Viaggi Page 1 of 2

TUNISIA 2024

25.04.2024 — AVVISO IMPORTANTE —
Come promesso ho completato il resoconto nei tempi dichiarati, ossia entro la fine del mese di aprile; purtroppo dopo le difficoltà di connessione internet in Tunisia, che mi hanno impedito di fare un puntuale e preciso resoconto di questa esperienza in tempo reale, c’è stato l’infortunio che, a tutt’oggi, mi impedisce il libero uso del braccio sinistro almeno fino a metà maggio prossimo. Con un po’ di grinta e tenacia ho
pubblicato quanto segue che, anche se verificato più volte, potrebbe essere oggetto di future ulteriori modifiche, aggiunte e tagli. Anzi, siete autorizzati ad aiutarmi segnalando errori e/o anomalie, quindi vi auguro una piacevole lettura 😉.

Tunisia 23.03.2024 – 03.04.2024

Sono passati circa 18 mesi dall’ultimo viaggio a lungo raggio (vedi link) e finalmente torno ad una nuova esperienza; non è farina del mio sacco e nemmeno delle vere ferie, ma trattasi di un viaggio di gruppo organizzato da una “travel agency for bikers” con cui potrei in futuro …. collaborare?
Staremo a vedere, ma ora veniamo al resoconto sperando comunque di tenervi coinvolti.
Comincio con una minima presentazione del gruppo composto da 14 moto più il furgone di supporto:
– Valter e Gabriele, lo staff: il primo, mio coetaneo, è il Tour Leader ed è un biker di notevole esperienza e ottima conoscenza del Nord Africa, il secondo, decisamente più giovane ma proveniente dal mondo off road 4×4 e istruttore di guida sicura in auto, è addetto al furgone appoggio ed è un supporto fondamentale del tour (è davvero in gamba!);
– Monica e Andrea, le ragazze del gruppo, toste e tenaci 💪 soprattutto la prima che affronta l’esperienza in naked;
– Alessandro e Tommaso, padre e figlio, bello vederli condividere insieme la propria passione ovviamente con ritmi diversi;
– Carlo e Raffaele, amici e compagni di avventure anche se il primo in maxienduro ed il secondo in naked, sono due che “socializzano 😉” facilmente;
– Gianni e Patrizia, marito e moglie, si godono il viaggio di coppia in sella alla loro moto e mi ricordano piacevolmente un mio lontano passato;
– Nicola, “hot man”, sempre a mezze maniche anche nei momenti decisamente freschini della giornata, è amico di Tommaso con cui ha già condiviso un viaggio;
– Alberto e Roberto, i “single rider”, simpatici e alla mano fanno piacevolmente gruppo, soprattutto il secondo che sembra un timido tenerone ma…. 😉
– Francesco, neofita ma non troppo, è amico di Pietro che sicuramente lo aiuterà a bruciare le tappe 👍;
– Pietro e Mar(io), i due “osservatori osservati”, il primo è il più giovane del gruppo ed è ovviamente effervescenza pura, poi ci sono io, ormai mi conoscete, che però posso adesso affermare con totale consapevolezza che: odiavo, odio ed odierò qualsiasi quad, for ever!😅.
Siamo entrati tutti subito in sintonia e abbiamo davvero condiviso i vari momenti, soprattutto quelli disagevoli, con spirito di squadra e amicizia; sarà quasi impossibile viaggiare nuovamente tutti insieme come ci siamo detti in nave durante il rientro in Italia, semmai è probabile che alcuni di noi si incroceranno di nuovo negli anni a venire ma, in ogni caso, sono contento di aver legato con queste persone.

Ovviamente, come spesso capita viaggiando, anche durante questa esperienza ci sono state varie occasioni per conoscenze con altre persone, in moto o in fuoristrada, anche non italiane; con un gruppo di bikers di un’altra agenzia viaggi ci siamo incrociati spesso sin dalla partenza, a Genova, ed abbiamo socializzato, ma chiaramente senza condividere i percorsi che, per quanto potessero essere simili, non erano uguali. Chissà che anche con alcuni di loro non capiti di ritrovarsi girellando per il mondo.

Nonostante tutto, reputo questo un gran bel viaggio, ed ora è arrivato davvero il momento di raccontarlo cominciando con la mappa del tour (clicca qui).

23.03.2024 – Non mi sono smentito nemmeno stavolta partendo con 40 minuti di ritardo e devo pure fare una prima tappa a Pisa per ritirare la nuova fascia paraschiena; ciò nonostante riesco a fare tutto quanto programmato prima di arrivare puntuale al negozio e procedere al mio acquisto, salvo poi perdere un po’ troppo tempo per settare google map che, dopo gli aggiornamenti degli ultimi mesi, è decisamente peggiorato.

Tempo ce n’è prima del rendez vous, quindi mi permetto anche di seguire la strada statale fino a Viareggio e godermi il lungomare fino a Marina di Carrara; qui il panorama diventa meno accattivante per cui resetto e punto sull’autostrada.

Nei dintorni di La Spezia sento qualche gocciolina, come previsto dal meteo, ma non me ne curo e vado avanti; la giornata non è bella e, dopo un “pit sop” ad un area di servizio, tende a peggiorare.

Trovo pioggia a Levanto, non è eccessiva e quindi proseguo senza attrezzarmi; a 30 km circa da Genova finalmente cessa, non sono bagnato perché il completo waterprof ha fatto bene il suo dovere, ma i 14° segnati sul tachimetro non si percepiscono, anzi mi pare molto più freschino.

Arrivato all’uscita dell’autostrada tocco per sbaglio il navigatore e perdo il percorso in una situazione di traffico caotico; quindi seguo automaticamente il flusso del traffico e, ovviamente, finisco sulla soprelevata in direzione opposta a quella che dovevo seguire.

Spreco un po’ di tempo ma alla fine raggiungo la destinazione con ampio anticipo e resto in attesa del gruppo; man mano che arrivano i vari partecipanti ci presentiamo e quando siamo tutti lo staff ci conduce al porto.

Dopo l’espletamento delle varie pratiche, a cui contribuisco, saliamo a bordo e ci sistemiamo nelle rispettive cabine; la serata è libera ma è chiaro che finiamo per ritrovarci quasi tutti sul ponte bar dove abbiamo approfondito la conoscenza raccontandoci ed io sono rimasto con alcuni compagni di viaggio fino a mezzanotte ed oltre prima di tornare in cabina a dormire.
le foto

24.03.2024 – Alzatomi alle 7.00 circa, mi sono preparato ed ho fatto un giro della nave prima del briefing previsto per le ore 9.00; ho trovato alcuni ragazzi con cui ci siamo intrattenuti a chiacchiera prima della riunione e dopo, ovviamente, abbiamo condiviso, insieme o a piccoli gruppi, il resto della mattinata e tutto il pomeriggio.

Giunta l’ora di abbandonare le cabine, tutti siamo andati a prendere i bagagli in attesa dello sbarco; purtroppo, c’è stato un ampio ritardo di navigazione e siamo giunti in porto alle 21.00 invece che alle 18.00, com’era previsto.

Ovviamente le operazioni di sbarco e, soprattutto, le pratiche doganali per l’ingresso in Tunisia hanno dilatato enormemente i tempi e siamo giunti in albergo, distante solo 20 km dal porto, a mezzanotte; prendi le chiavi, sistemi i bagagli, fai una doccina e all’una sei pronto per la nanna, difatti son praticamente svenuto.
le mie foto/video

25.03.2024 – Mi sveglio alle 5.00, mi alzo quaranta minuti dopo; mi preparo, poi sistemo la moto e, a seguire, colazione.

Partenza alle 8.15 circa, destinazione finale Isola di Djerba, per dormire, tappa intermedia El Jem, per visita Anfiteatro Romano e pranzo; poco da dire sul viaggio, fatto per 2/3 in autostrada che aveva niente da documentare.

Gli ultimi 230 km, in statale, sono stati un pochino più vivaci e i 70 km finali, fatti al buio, hanno alzato il livello di adrenalina; giungiamo in albergo quasi alle 20.00, appena in tempo per la cena che abbiamo consumato in gruppo.

Da segnalare oggi, quindi, solo l’anfiteatro che sembra il nostro Colosseo, ma in dimensione small; d’altronde, i romani lo hanno costruito e, pertanto, non c’è da stupirsi della somiglianza.
Per alcuni di noi c’è scappato pure qualche passo in groppa ad un vecchio dromedario, a me ha fatto uno strano effetto soprattutto quando si alza e si abbassa; comunque due risate si son fatte anche se non è stato proprio piacevole per i miei “gioielli” 😁.

Concludendo, direi che in questa giornata abbiamo scaldato i motori con quasi 600 km di strada, così ci siamo ripresi dall’apatia delle 27 ore di nave fatte nei due giorni precedenti; da domani meno strada da fare ma panorami e visite sicuramente più belle e caratteristiche.
E adesso si va a vedere che ci riserva la serata, buonanotte a tutti.
le mie foto/videofoto dal gruppo

26.03.2024 – Oggi si comincia a far sul serio, iniziamo il passaggio a sud dove saremo a contatto con la vera Africa con un assaggio del deserto che la caratterizza; quindi il programma di 225 km circa prevede due tappe prima di giungere al nostro hotel poco fuori dalla cittadina di Tataouine.

Giornata non limpida con il cielo sempre con una velatura di sabbia desertica nebulizzata, meno densa nelle ore più calde, accompagnata da un vento continuo, più o meno forte, che comunque influisce sulla percezione dell’effettiva temperatura; così, mentre durante il giorno è più sopportabile l’abbigliamento tecnico da moto, la sera è più adeguato l’uso di un maglioncino o di un giacchetto (per molti ma non per tutti, vero Nicola?😜).
Questo clima è stata un po’ la costante di tutto il viaggio e, spesso, ha impedito di portarsi a casa foto di panorami dai colori vivi e nitidi, ma le sensazioni sono comunque positive e appaganti; ma torniamo al percorso odierno.

Come dicevo due tappe sulla nostra strada, Ksar Ouled Soultane, villaggio fortificato berbero (quello meglio conservato in Tunisia) composto da depositi di grano e piccole abitazioni, e a seguire la città di Chenini, vecchio paese berbero costruito sulle pareti di due picchi montuosi e ancora oggi abitato da qualche anima.
Partiamo alle 9.00 circa da Djerba, che non abbiamo, purtroppo, potuto godere nel suo aspetto tipicamente turistico (mare, spiagge e sole) e poco dopo ci fermiamo per qualche foto alle spiagge che fiancheggiano la strada che porta al ponte romano che ci ricollega al continente; personalmente non rimango particolarmente colpito, forse perché la velatura del cielo non dà risalto ai colori dell’ambiente circostante e del ponte non si percepisce la sua antichità anche perché in piena fase di lavori di ampliamento.
Puntualizzo subito che le strade non sono proprio ben curate e la pulizia sembra in totale “gestione” dei soli eventi atmosferici, con la plastica che rimane impigliata ovunque e quindi ben in mostra; ma noi motociclisti guidiamo con lo sguardo proiettato in avanti, in profondità, per essere vigili ai pericoli della strada, e questo ci permette di vedere oltre le nostre ruote, lasciandoci godere di ampi scorci panoramici che, nella loro ampiezza, impattano beneficamente su di noi.
Siamo sulla C115 che per un tratto costeggia il Golfo di Boughrara, il mare che separa Djerba dalla terra ferma, e approfittiamo per fare un paio di piccole soste per motivi fotografici, che meritano; raggiungiamo quindi la C118 e percorriamo questa lingua di asfalto chiaro in mezzo al nulla nel suo saliscendi rettilineo fino a Medenine.
Dopo un piccolo stop & go, per bere e smangiucchiare qualche prodotto locale, ripartiamo alla volta di Tataouine percorrendo una statale il cui paesaggio non è diverso dal precedente; giunti in città deviamo su una strada di minore importanza, ovviamente più brutta come manto stradale ma più bella come panorami, e giungiamo alla prima tappa, lo Ksar Ouled Soultane, dove ci viene concesso di entrare e parcheggiare all’interno del piccolo fortino.
Si tratta di una concessione di tutto rispetto, che permette a tutti di dare massimo sfogo alla passione fotografica e video, oltre ad una mezz’ora abbondante di riposo, anche all’ombra; arriva l’ora di riprendere la strada già percorsa per tornare in città prima e proseguire in direzione di Chenini poi, sempre attraversando una via secondaria simile al precedente percorso verso lo Ksar.
Arriviamo puntuali al ristorante sotto il vecchio villaggio, pranziamo e poi, per chi vuole, visita al villaggio incastonato nelle pareti rocciose; quasi tutti partecipiamo all’escursione e la guida locale ci istruisce sulla storia del luogo, ci fa vedere casa sua (dice ancora abitata da loro), poi ci fa salire in cima fino alla moschea, che non possiamo visitare perché siamo in pieno Ramadan.
Lassù ci tratteniamo un po’ per godere del panorama circostante, che sarebbe sconfinato ma la velatura nel cielo rende tutto nebuloso facendo scomparire i contorni; riprendiamo la camminata e giungiamo al vero vecchio paese dove abitazioni e granai erano stati costruiti scavando nella roccia.
Arrivati nella parte più alta, abbiamo una visione a 360° delle valli e delle montagne circostanti dove, in una giornata serena, lo sguardo si perderebbe all’infinito, ma a noi, purtroppo, non ci spetta; ovviamente foto ne facciamo in abbondanza prima di scendere di nuovo e passare dal canonico negozietto di souvenirs dove io procedo al mio solito acquisto di calamite da regalare a parenti ed amici a casa.
Vi ricordo che ovunque andiamo veniamo assaliti, in modo insistente, dagli indigeni che vogliono venderci di tutto di più, pronti a trattative estenuanti anche di pochi spiccioli; io, in questa occasione, non credo di aver fatto un buon affare ma non c’erano né tempo né voglia.
Da non dimenticare che in questo villaggio e in queste zone desertiche, ma non solo qui, sono state girate varie scene dei film della saga Star Wars ed è ovvio che questo sia un elemento che spinge l’economia locale; una particolarità è che la città di Tataouine ha dato spunto al regista Georges Lukas di chiamare il pianeta del protagonista, Luke Skywalker, con il nome Tatooine.

Finalmente siamo alle moto pronti per andare al nostro hotel, siamo “leggermente” in ritardo sulla tabella di marcia e, stavolta, non torniamo indietro sull’asfalto già percorso, ma proseguiamo sulla strada in direzione opposta da dove siamo arrivati; ed è una goduria, purtroppo solo per la guida.
Infatti, mentre ci divertiamo, a passo spedito, a consumare un po’ la spalla delle nostre gomme, perdiamo buone occasioni di immortalare paesaggi decisamente migliori di quanto già visto di buono in precedenza, ma non c’è tempo per fermarsi e la luce del sole, che comincia a calare sulle montagne, è sempre più offuscata dal velo di nebbia sabbiosa.
Non ci resta che essere in hotel il prima possibile, per ripulirsi e rilassarsi prima della cena; e così facciamo.
le mie foto/videofoto/video dal gruppo

27.03.2024 – Oggi giornata clou di tutto il viaggio per la destinazione finale, Ksar Ghilane, dove il contatto con il deserto si fa più vero; saremo a stretto contatto con le dune di sabbia sahariana a cui si antepone un oasi nella quale si trova anche il nostro camping.
No, non dormiremo sotto il cielo stellato ma in bungalows e tende attrezzate, ma non è questo il tema; per giungere a quella destinazione dovremo percorrere gli ultimi 80 km circa su una strada asfaltata che corre lungo un oleodotto la cui particolarità è quella di essere attraversata da lingue di sabbia più o meno lunghe e spesse che possono complicare il passaggio di veicoli e motocicli.
In considerazione dei venti che nei giorni precedenti hanno sempre soffiato, alcune volte anche intensamente, ci sono preoccupazioni che il passaggio, per le moto in particolare, sia difficoltoso se non impossibile; in ogni caso il problema verrà affrontato sul momento e quindi ci focalizziamo sui primi 210 km.
Ci muoviamo alle 8.30 circa e per 15 km di strada nulla di nuovo o di meglio di quanto già visto; poi cominciamo a salire e la situazione si fa più interessante.
Siamo immersi in un deserto montuoso, la guida è più divertente ed i panorami sono molto più impattanti, peccato per la continua foschia ed il vento; la strada corre sinuosa lungo le pareti montuose, ci troviamo in un paesaggio lunare e ci fermiamo per alcuni scatti.
Qui siamo in una zona dove sono stati trovati reperti fossili di dinosauri, ovviamente oggi tutti asportati, e in loro ricordo è stata eretta una statua a forma di dinosauro che svetta in cima ad un colle.
Proseguiamo sempre con lo stesso scenario che cambia leggermente quando sfioriamo Medenine, poi di nuovo immersi su per i monti in direzione Matmata; il vento rinforza sensibilmente diminuendo la foschia ma infastidendo la guida.
Arriviamo a destinazione con i tempi giusti per visita e poi pranzo; la guida locale ci accoglie e ci conduce prima a vedere le famose case troglodite, ossia scavate nel terreno, ci spiega la loro storia e come sono fatte poi ci mostra quella dove abita lui con la famiglia, che è chiaramente in buono stato di conservazione.
Anche in questo luogo sono state girate scene del film Star Wars e dal set cinematografico è stato ricavato un albergo di “lusso” riutilizzando le stanze delle scene del film; tutto molto commerciale e francamente non mi ha entusiasmato.
Finisce lì la visita e quindi andiamo al ristorante e pranziamo; il vento continua a rinforzare e la preoccupazione dello staff per gli ultimi 80 km aumenta un po’ ma ancora una volta rimandiamo le preoccupazioni al momento opportuno.
Dopo pranzo ripartiamo velocemente e 30 km più avanti siamo all’imbocco dell’unica strada asfaltata per la nostra oasi nel deserto; all’angolo della stessa c’è una specie di piccolissimo locale dove una gentile signora offre anche del tè locale ed è consuetudine dei viandanti fermarsi, lasciare una mancia e, volendo, firmare le pareti in ricordo del proprio passaggio.
Anche noi rispettiamo questo uso, ci sono dei bambini ed io lascio loro anche delle penne e delle magliette che accettano volentieri; poi salutiamo e ci rimettiamo in viaggio su questa lingua d’asfalto quasi bianco e mal tenuto che viene spazzata dal vento che sposta una sabbia finissima.
Per metà del tratto da percorrere viaggiamo spediti perché non ci sono ostacoli di nessun genere poi cominciano le prime avvisaglie con mucchi di sabbia finissima ai bordi della strada, continuamente spolverata dal vento che non vuole cessare; andando avanti le lingue compaiono e invadono quasi interamente le due carreggiate ed infine troviamo i primi tratti dove dobbiamo attraversare la finissima sabbia nei punti migliori e persino passare a turno aiutando chi ha maggiori difficoltà.
Siamo tutti bravi, nessuno cade, anzi aiutiamo persino un autista, insabbiato con la sua piccola auto, riuscendo tutti insieme a tirarlo fuori; perdiamo un bel po’ di tempo, ma la legge del deserto dice che dobbiamo aiutare chi è in difficoltà. Noi questa legge non scritta l’abbiamo rispettata, ma non tutti la conoscono visto che in quella strada un po’ di movimento c’era ma altri veicoli hanno guardato senza fermarsi.
Passato infine anche il nostro furgone d’appoggio (grande Gabriele!), siamo ripartiti abbastanza brillanti e comunque non abbiamo trovato altri ostacoli così complicati; arriviamo vicino all’oasi e c’è uno stop necessario per coloro che hanno i serbatoi meno capienti. Non ci sono distributori nell’arco di circa 180 km e qui c’è la possibilità di rifornirsi con benzina di contrabbando proveniente dalla non lontanissima Libia, chiaramente a prezzo doppio; a titolo di cronaca la benzina in Tunisia costa alle stazioni di servizio ufficiali Euro 0,80 circa, una pacchia.
Siamo pronti e tutti insieme affrontiamo gli ultimi chilometri che conducono al nostro camping; sono le 17.15 circa, prendiamo possesso dei nostri alloggi e, visto che nell’oasi c’è una sorgente con un laghetto con acqua a 30°, ci ritroviamo quasi tutti immersi in questa “pentola”, una goduria.
Mentre siamo a bagnomaria, riconosciamo l’autista che abbiamo aiutato e dopo un simpatico scambio di battute lo vediamo arrivare con una cassa di birre che ci regala per ringraziarci; la maggioranza approfitta subito pur rimanendo in ammollo.
Peccato che quando siamo usciti, con il sole calato e ancora una leggera brezza, siamo dovuti quasi correre subito ai rispettivi alloggi, ma anche lì, almeno nel mio bungalow, c’è stata una spiacevole sorpresa, ossia doccia fredda, e non è stata l’unica; non avevamo corrente e non c’era wifi, allora di necessità s’è fatta virtù.
Ci ritroviamo prima di cena, due parole e risate in compagnia, i ragazzi pianificano anche un’uscita in quad (cosa?🤮) nel deserto; mai piaciuto il quad e mai voluto guidare perché lo ritengo inaffidabile e pericoloso.
Prima di iniziare la cena viene l’addetto per prendere le prenotazioni per la mattina seguente ed io voglio vedere l’alba nel deserto, memore della bella ma incompleta esperienza in Marocco di 30 anni fa; rompo gli indugi e, a dispetto del mio odio per il quad, prenoto con il gruppo delle 6.00, pago e poi ceno sereno.
Dopo una piacevole serata insieme, a letto non tardissimo per essere pronti “all’alba”.
video cam le mie foto/videofoto/video dal gruppo

28.03.2024 – Il programma di oggi prevedeva mattina libera e pranzo qui a Ksar Ghilane, poi destinazione finale la città di Douz, per godere di un totale relax in un albergo ben attrezzato; insomma solo 180 km di strada, compresi gli stessi 80 km di ieri, resi avventurosi dalle ampie lingue di sabbia.
Quasi tutti noi per la mattina abbiamo previsto l’escursione in quad nel deserto, divisi in due gruppi; io, che faccio parte del primo, alle 5.45 sono pronto fuori dal mio Bungalow vestito con l’abbigliamento completo da moto, sia per la temperatura mattutina sia per ragioni di sicurezza, e vado a chiamare alcuni dei ragazzi che vengono con me per andare insieme al posto di raccolta.
Il raduno è previsto per le 6.00, il gruppetto dell’alba è composto da Gianni e Patrizia, Andrea, Tommaso, Roberto, Mar(io) e, in ritardo, Pietro e Francesco; con noi due giovani guide locali, di solito una in testa e l’altra in coda alla fila, ma partiamo separati perché stiamo rischiando di perderci l’alba, quindi una degli accompagnatori resta in attesa dei “ritardatari”.
Effettivamente non riusciamo a centrare il lento sorgere del sole dalle onde sabbiose, ma il momento sarebbe stato fortemente condizionato dalla densa foschia di polvere del deserto che anche oggi sciupa contorni e colori; rimane comunque la magia del momento e queste due foto riassumono il top della giornata, da solo e con i miei compagni di questa piccola avventura nel deserto.
Come ho già detto in precedenza odio il quad e non l’ho mai usato perché l’ho sempre ritenuto pericoloso e inaffidabile; appeno salito su questo piccolo 4 ruote arancione, poco prima della partenza, ho subito percepito la totale assenza di feeling con lo stesso che non è né pesce né carne, ma ovviamente si tratta di una mia personale percezione (anche se ad oggi ho trovato molte persone che la pensano come me).
Partiamo e, per me in particolare, cominciano i problemi; non riesco a portare questo mezzo dove voglio io, pare un cavallo pazzo pronto a disarcionarmi ad ogni occasione, mi ci vuole un po’ per gestirne la guida e con pazienza riesco a seguire il gruppo ma ne “sono il freno a mano tirato”🤦‍♂️.
Raggiunto persino dai due ritardatari e dalla seconda guida, quest’ultima, approfittando di un piccolo guasto meccanico al quad di Pietro, consegna il suo a lui e monta a cassetta con me, cosa decisamente utile perché con il suo aiuto riesco ad essere molto più veloce e stare al passo con tutti gli altri; possiamo quindi godere appieno della gita vedendo sia il sole, che sale sullo sfondo del deserto nebbioso, sia un rudere di un fortino romano, posizionato su una delle dune più alte e che domina lo spazio circostante con una vista ampia a 360°.
Siamo tutti felici, sorridenti e soddisfatti, ma è l’ora di rientrare e, non essendoci altre fermate, l’andatura diventa ancora più brillante; non me ne preoccupo perché ho il supporto della giovane ed esperta guida che è a bordo con me e che, all’occorrenza, mi aiuta, così mi sciolgo e viene meno la mia tensione nei confronti di quella specie di veicolo (comunque il bello della gita rimane ciò che ho visto e non il mezzo per raggiungerlo).
Arriviamo al quad guasto, il mio passeggero e aiutante scende al volo e mi dice di proseguire; io non eseguo, sia perché la mia tranquillità svanisce in un attimo sia perché, semmai il suo motore non funzionasse, lui avrebbe bisogno di un passaggio. Invece tutto ok, quindi vengo invitato a ripartire, tanto manca poco e non ci sono problemi perché, secondo lui, guido bene.
Sono l’ultimo dei miei compagni, ormai mi hanno sorpassato tutti, quindi vado; tutto sembra semplice e mancano circa 500 metri, mi sento più rilassato fino a quando trovo davanti a me una serie di dune che affronto… sicuro???
Lì davvero non comprendo, in pochissimi secondi accade ciò che non ricordo, il quad sembra impazzito, ma sicuramente sono io che ho perso totalmente il controllo; quello che è chiaro e ben impresso nella mia mente è l’ultimo attimo: sono in sbandata, in discesa, vedo una buca a destra con un duna con sopra un grosso ceppo d’erba e lì, immediatamente, il quad cessa la sua corsa. Sono talmente lucido che in quel momento cerco di saltare e fare una capriola, ma sono troppo in basso e riesco solo a spostare la testa ed atterrare sulla mia spalla sinistra; un attimo, il dolore è intenso e la mia mente pensa: “ho distrutto la mia clavicola!”
Sono schiena a terra, dolorante, ed ho una forte nausea, mi tocco la spalla e sento un osso decisamente fuori posto e riesco solo a pensare: “40 gg di gesso, una riabilitazione di un paio di mesi e torno in moto a luglio!” e me ne faccio una ragione; davvero strana la mente umana!!!!.
Vengo soccorso prima dalla guida che ora mi ha raggiunto, poi arrivano anche Tommaso e Pietro tornati indietro per cercarmi; tutti gentili, carini cercano di rincuorarmi volendo farmi credere che è solo una forte contusione ma quell’osso così esposto…..
Tocca a me, stavolta, andare a cassetta, arriviamo al villaggio davvero in pochissimo tempo, eravamo così vicini 🤷‍♂️; mentre ricevo le prime cure, cortesi ma approssimative, e ingoio un antidolorifico, Valter comunica l’anticipo della partenza appena rientra il secondo gruppo dalla gita nel deserto.
Sono dispiaciuto per aver scombussolato i piani della giornata ma ho il supporto morale di tutti e questo, semmai ce ne fosse stato bisogno, mi convince ancor di più che il viaggio non è finito; sarò nel furgone insieme a Gabriele e darò una mano (una ne ho operativa 😂😂) e così la mia moto viene caricata nel veicolo di supporto da Valter e Gabriele mentre vado a fare i miei bagagli con l’aiuto di Francesco.
A mezzogiorno siamo in movimento, c’è pochissimo vento e questo fa ben sperare per un passaggio veloce nei tratti di strada insabbiati; solo in un punto siamo costretti ad una brevissima deviazione off road di poche centinaia di metri per evitare l’asfalto completamente coperto da sabbia.
Presto siamo di nuovo all’incrocio dove c’è la signora del tè e facciamo una nuova sosta con un pranzo improvvisato; Valter e Gabriele tirano fuori dal furgone due colombe e due bottiglie di prosecco (quest’ultime, qui, sono “merce rara”) e festeggiamo anticipatamente la nostra Pasqua.
Io, goloso, degusto le colombe e le accompagno con un bel po’ di prosecco e vi garantisco che per tutto il pomeriggio non ho avuto bisogno di antidolorifici 😅; finito l’anomalo pranzo, riprendiamo la strada per giungere in città il prima possibile anche per cercare un aiuto medico più adeguato per il mio problema.
Il vento è di nuovo rinforzato e nel nostro percorso troviamo altri tratti di strada insabbiata ma facilmente percorribile; fotografo qualcosa ma i vetri poco puliti, i riflessi e il movimento non mi permettono di immortalare immagini di gran qualità.
Arrivati in città il gruppo si ferma per far benzina e lavare la sabbia dalle moto, io e Gabriele andiamo subito in albergo e con l’aiuto della receptionist fissiamo un immediato appuntamento con un dottore locale; ripartiamo verso l’ambulatorio medico, incrociamo il nostro gruppo che potrà godersi il relax in albergo, come da programma, mentre io vengo scorrazzato da Gabriele fra dottore, ospedale, farmacie e parafarmacia e, nonostante il Ramadan, in circa tre ore sono rattoppato adeguatamente per poter proseguire il viaggio fino in Italia, dove mi farò operare.
Già, gli accertamenti del pomeriggio, confermano lussazione acromion claveare di 3° stadio (vedi foto), non è la più grave ma nel mio caso è consigliabile l’intervento chirurgico; devo ammettere che tutto e andato per il meglio e ringrazio il medico, per visita e cure, l’ospedale, per velocità e disponibilità per le radiografie, e soprattutto il gentile ragazzo tunisino, che vive in Francia ma che si trovava in vacanza e aveva portato il babbo dal dottore per una visita. Grazie a quest’ultimo ho potuto acquistare il tutore indispensabile per tenere il braccio fermo; lui ci ha fatto strada, lui ci ha fatto aprire il negozio, chiuso per Ramadan, che vendeva questa prodotto e lui in nessun modo ha voluto una ricompensa…. davvero grazie infinite.
Tornati in hotel, due parole con gli amici, ancora in relax presso la piscina, che mi hanno chiesto dettagli sul mio stato, poi in camera per doccia e cambio abiti (non vi dico le peripezie per fare queste due banali funzioni giornaliere); a seguire cena e serata in compagnia prima di crollare a letto anche grazie ad una pasticca di antidolorifico piuttosto potente datami da Alessandro (lui mi aveva garantito che con quel farmaco avrei dormito di sicuro e così è stato 👍).
video cam le mie foto/videofoto dal gruppo

29.03.2024 – Sveglio di buon ora, faccio il bagaglio, con la dovuta calma e cercando di non disturbare il mio compagno di stanza; sono tra i primi a fare colazione (Tommaso mi batte sempre sul tempo😅), anche se poi mi trattengo con i ragazzi arrivati dopo.
Appena Gabriele è pronto carico le mie borse sul furgone e resto di guardia mentre lui va a prendersi qualcosa da mangiare; oggi sarà l’ultima giornata con varie visite, quindi, nei nostri 300 km totali, ci fermeremo in più luoghi. Tutto sommato mi sento bene e poter continuare il viaggio, anche se non in moto, mi appaga ugualmente.
Partiamo quasi puntuali alle 8.00 in direzione Kebili dove deviamo sulla P16 ed iniziamo un lungo rettilineo, circa 80 km, che attraversa il lago salato più esteso della Tunisia, lo Chott El Djerid; a destra e sinistra, a perdita d’occhio, una distesa quasi desertica di sale e sabbia, interrotta qua e là da ampie pozze di acqua salmastra.
Facciamo una prima sosta, più lunga, che ci consente anche di scendere dalla strada e calpestare il terreno piuttosto compatto che scricchiola sotto le nostre scarpe; anche qui non manca il venditore di souvenirs che ci tampina incessantemente per tutto il tempo che restiamo in zona. Ripartiamo ma ben presto ci fermiamo di nuovo nella zona resa famosa dal relitto di un bus che rimase impantanato nel lago a circa 1 km dalla via asfaltata, diventando, così, una sorta di attrazione turistica mentre la ruggine lo divora; quando il caldo rende il suolo decisamente più secco e duro, è possibile avvicinarsi a piedi o persino in moto, ma oggi non è la stagione giusta, quindi si riparte.
Il rettilineo non è ancora finito consentendo ancora qualche click & go anche se, come sempre, la foschia di sabbia nebulosa ci accompagna nel nostro viaggiare sminuendo le immagini che ci circondano; siamo in direzione Tozeur, che non raggiungiamo per ora, e a Degache deviamo verso nord per raggiungere l’oasi di montagna di Chebika.
Dopo un tratto pianeggiante immerso nel nulla, vediamo avvicinarsi i contorni montuosi che prima erano uno sfondo offuscato; cominciamo a salire e non ci vuole molto a giungere al villaggio.
Qui, dopo uno piccolo spuntino nella “zona bar” che sovrasta l’oasi, è previsto, con il supporto di una guida locale, un piccolo tour per salire prima in vetta e poi scendere alla sorgente d’acqua che, attraverso una stretta gola fra le pareti rocciose, giunge alla cascatella antistante il palmeto sotto il piccolo borgo; la descrizione della visita è una mia ipotesi fatta sulla base delle info e foto dei miei compagni che hanno potuto e voluto partecipare. Purtroppo io ho dovuto rinunciare perché, infortunato, non era il caso che affrontassi il percorso non agevole e quindi, insieme ad Alessandro, sono andato soltanto alla cascatella che era non molto distante dal bar e facilmente raggiungibile; è stata una veloce passeggiata andata e ritorno, sia per la vicinanza, sia perché c’era poco da vedere, sia per l’eccessivo pressing dei venditori di souvenirs. Insomma siamo ben presto fuggiti di nuovo al fresco del locale, raggiungendo Valter rimasto lì in attesa del gruppo.
Siamo di nuovo tutti presenti e, nuovamente rinfrescati, ripartiamo in direzione di Tamerza dove faremo pausa pranzo in una lussureggiante oasi; con noi del furgone, si aggiunge la stessa guida del tour che gentilmente mi lascia la seduta vicino al finestrino per fare eventuali fotografie.
Riprendiamo la strada da dove siamo arrivati, questa si insinua fra valli e vette di questa zona desertica offrendo ampie viste panoramiche che non posso godere appieno a bordo del furgone; inoltre, c’è sempre la costante foschia che ci accompagna a rendere tutto meno bello… 🙏, è una scusa banale questa, perché anche se sono sereno e soddisfatto di essere partecipe, devo ammettere che un po’ mi rode non poter guidare la mia moto in questo tortuoso percorso fermandomi ogni volta che lo sguardo focalizza qualcosa che merita di essere immortalata.
Puntuali arriviamo al ristorante dove ci godiamo sia il cibo che la frescura sotto le palme, sicuramente un bel momento molto rigenerante; a pausa finita, ripartiamo e attraversiamo il paese nuovo, ricostruito più in alto a seguito della sua totale distruzione nell’inondazione del 1969 che allagò la vallata sottostante, dove ancora si possono vedere i ruderi.
Pochi km dopo imbocchiamo una via secondaria che ci conduce alla nostra seconda tappa di oggi, il villaggio berbero abbandonato di Mides, anch’esso devastato nel 1969; poco fuori dal paese c’è un ampissimo spazio, dove parcheggiamo, che è giusto in mezzo ad un’altra verde e fitta oasi che ci separa dal vicinissimo confine algerino (siamo solo a 500 metri) ed un grandissimo e profondo canyon che è la vera attrazione del posto. Noi ce lo godiamo dall’alto della nostra posizione ma, volendo, c’è la possibilità anche di scendere e camminarci all’interno; non c’è tempo e quindi ritorniamo sui nostri passi per andare verso l’ultima meta turistica odierna.
Siamo in direzione di Redeyef, che raggiungiamo e attraversiamo, poi prendiamo una nuova via secondaria che ci porta ad un monumento con un fucile; qui facciamo la canonica foto ricordo dell’intero gruppo in bella mostra con le moto. Da qui parte una delle piste di Rommel, i dettagli storici li trovate in abbondanza in internet; mi soffermo invece nel dirvi questa via è ormai totalmente asfaltata, quindi più semplice da percorrere, ma comunque offre circa 10 km di curve spettacolari per paesaggi e guida (in moto), che ognuno può godere da solo e con i suoi tempi.
Siamo di nuovo in pianura, gli sfondi sono sempre più velati dalla foschia, il sole offuscato è calante, tutt’intorno un deserto “lunare”; ritornati sulla strada principale il gruppo si avvia verso l’albergo a Tozeur, noi del furgone portiamo la simpatica guida turistica a casa sua prima di rientrare alla destinazione finale.
le mie foto/videofoto/video dal gruppo

30.03.2024 – Possiamo dire che l’avventura tunisina è finita ieri, oggi molti km e tappa solo a Kairouan, per sosta pranzo e piccola visita; poi destinazione finale, Tunisi.
Quindi viaggio diviso in due tratti il primo di scarsi 300 km ed il secondo di circa 200 km ma con niente da documentare; giornata leggermente migliore dal punto di vista meteo, strada senza difficoltà, umore generale ottimo, anche se la vacanza sta finendo, quindi tutto sembra girare per il meglio, insomma sarà poco più che una passeggiata. E invece….
A parte il problema, sin dalla partenza, del povero Pietro alle prese con un forte mal di vita che, tamponato a suon di iniezioni a base cocktail di muscoril e voltaren, non ha bloccato la sua esuberanza, con il mio infortunio sembrava aver raggiunto un ottimo livello di sfiga per un solo viaggio; ma no, l’ultimo giorno in Tunisia ci ha riservato più di una sorpresa.
Cominciamo dopo solo 30 km di viaggio, quando Tommaso si accosta; dov’è la novità? Lui spessissimo si ferma per i suoi smoke & go (accende una sigaretta e riparte, poi ovviamente la fuma il vento 😄).
Con il furgone, come sempre, ci fermiamo in attesa che riparta ma lui ci segnala problemi; Gabriele e anch’io scendiamo e, purtroppo, sono vani i tentativi di Tommy di far partire la moto, c’è davvero un problema.
La faccio breve: dopo il distacco della batteria, nella vana speranza di un azzeramento dell’errore che blocca il mezzo, propongo di prestare la mia amata due ruote a Tommaso; lui all’inizio è contrario per la preoccupazione di guidare una veicolo non suo ma lo convinco perché io mi fido, abbiamo entrambi un Multistrada (non sono uguali ma molto simili) e comunque questo scambio è logisticamente più pratico.
Ovvio che Gabriele è d’accordo con me e quindi in mezz’ora siamo di nuovo in movimento; siamo rimasti molto indietro rispetto agli altri ma sono stati avvisati di non aspettarci e che ci troviamo a pranzo.
Invece dopo circa 70 km il gruppo è fermo ad un area di servizio ad aspettarci, quindi pit stop, due battutine, qualche risata e risiamo in viaggio; tutto scorre di nuovo in tranquillità e in pieno controllo, siamo solo circa un’ora in ritardo, mangeremo più in fretta 😅😅.
Arriviamo a Kairoun, il pranzo è previsto in qualità di ospiti, chiaramente a pagamento, nella casa di un commerciante locale; è palese che prima dobbiamo fare visita al negozio, poi saliamo nella sua bella dimora dove mangiamo nel suo soggiorno appositamente preparato per noi.
Abbiamo totale diponibilità dell’ambiente e approfittiamo di divani e tv per rilassarci; prima di ripartire, nuovo passaggio al negozio, dove qualcuno fa acquisti anche di bellissimi tappeti, e veloce visita, per chi vuole, nella parte storica della città.
Io evito entrambe le situazioni restando comodo sul divano a rilassarmi, Francesco intanto è già per strada verso Tunisi, dove lascerà la moto in albergo, che verrà rimpatriata sul furgone, mentre lui volerà a casa perché deve rientrare in anticipo, come da suo specifico programma, per inderogabili impegni di lavoro (è pasticcere e siamo a Pasqua…); chi non è andato in città viene a farmi compagnia in attesa che tornino gli altri dal “giro turistico”.
Di nuovo tutti presenti, ripartiamo per lo sprint finale che prevede 60 km di statale per arrivare all’autostrada che ci porterà a Tunisi in circa 140 km; sono le 16.00 e contiamo di arrivare a destinazione per le 18.30, anche perché non ci sono altre soste da fare, ma ancora una volta il fato si mette di traverso.
Avremo percorso forse una ventina di km e, noi che siamo la coda del gruppo, vediamo vari ragazzi fermi ad una rotonda; capiamo subito che c’è stato un incidente e mentre superiamo il punto dell’impatto scopriamo che è successo qualcosa a qualcuno di noi.
Ci fermiamo più avanti per non essere d’ingombro e andiamo a verificare; Gianni e Patrizia sono scivolati alla rotonda a causa dell’asfalto liscio e sporco per fortuna senza conseguenze fisiche (meno male 🙏). La moto ha avuto la peggio, i danni, anche se poco visibili, sono seri ma non compromettono totalmente l’utilizzo; cerchiamo di fare un minimo di interventi per rimettere i ragazzi in viaggio e, grazie al buon intuito di Alberto per sistemare un contatto distrutto sul cavalletto, la moto riparte.
Comunque dovremo fermarci al primo paese in un officina per vedere di sistemare un problema importante alla parte bassa del telaio che rischia di danneggiare la catena e Patrizia viene con noi sul furgone in modo che la moto sia più leggera; così risiamo in strada.
Non ci vuole molto a trovare un paesino che ha una piccola “officina” proprio sulla via principale, quindi di nuovo tutti fermi; anche qui non ve la racconto tutta, ma dopo vari tentativi di raddrizzare quel punto di telaio piegato optiamo per una soluzione drastica, tagliare con una mola lo sperone che tocca sulla catena (queste immagini parlano da sole).
Sono le 18.00 passate e finalmente siamo di nuovo in movimento con la speranza che per oggi non ci siano altre brutte sorprese; arrivati in autostrada il passo diventa decisamente grintoso, noi in furgone perdiamo contatto con quasi tutte le moto ma ognuno ha il navigatore.
Invece, dopo l’ultimo casello autostradale ci ricompattiamo e insieme facciamo gli ultimi 30 km che ci portano in albergo; ormai è buio quando arriviamo in hotel, verso le 20.00, ma ci siamo tutti e tutti sani, + o – 😅.
C’è giusto il tempo di scaricare i bagagli in stanza prima di correre a cena, almeno per me; poi dopo faccio la doccia, lentamente, e torno nella hall dove mi unisco con quasi tutti i compagni di viaggio.
Qualcuno va a far serata alla vicina discoteca, per me non è il caso e resto a concludere al bar con chi rimane.
le mie fotofoto/video dal gruppo

31.03.2024 – Buona Pasqua a Tunisi; oggi sarebbe una giornata quasi free con ampio spazio al libero movimento, in realtà è comunque condizionata dal fatto che dovremo lasciare le stanze entro le ore 12.00 pur partendo in serata.
Mi sveglio e mi alzo alle 6.00 e preparo i bagagli, con tanta calma ovviamente; alle 7.00 sono a fare colazione, sempre tra i primi, e poi mi trattengo un po’ con chi arriva dopo di me.
Tornato in stanza, recupero il bagaglio e vado nella hall in attesa che Gabriele venga ad aprire il furgone per poter sistemare le mie cose; alle 9.00 ho tutto pronto ben diviso fra ciò che riporterò a casa e ciò che lascerò con la moto che andrò a recuperare da Valter appena sarò guarito (fra circa un paio di mesi?🤦‍♂️).
Finite le operazioni di carico e stivaggio, facciamo al volo un piccolo briefing e definiamo un programma di giornata non obbligatorio, che prevede gita mattutina a Sidi Bou Said, dove pranzeremo, e poi resto del pomeriggio a disposizione; unico obbligo, essere alle 18.00 in albergo in modo da prepararsi ed essere pronti per andare a cena vicino al porto, così saremo tra i primi per fare le procedure doganali e d’imbarco.
Mi aggrego al gruppo che segue il programma, siamo quasi tutti e ci muoviamo in taxi, più pratico che spostarsi in moto e furgone; arriviamo al primo sito, una località turistica di lusso, un posto per personaggi ricchi e/o importanti, però ricordiamoci che siamo in Tunisia e non in Francia.
Il mare ed i panorami sono molto belli, il paesino è molto caratteristico con questa lunga salita che corre fra le tipiche case locali, quasi tutte bianche e rifinite di blu alle porte e finestre; essendo ora di pranzo il gruppo va al ristorante, io non ho fame e proseguo la mia passeggiata che mi conduce ad una strada tortuosa e in discesa che, offrendomi ampi scorci di bel Mediterraneo, mi conduce fino al porticciolo e alla spiaggia.
Fa caldo e non ho voglia di risalire la strada percorsa, vedo una scalinata e tento la fortuna; effettivamente mi porta proprio vicino al ristorante dove mangiano i miei compagni, ma quante scale!!!!
Entro e mi siedo con loro, non ho fame ma ho un caldo bestiale e mi prendo una bevanda fresca; a fine pranzo alcuni ripartono liberamente per altri luoghi, io, Valter, Gabriele, Andrea, Monica, Tommaso, Nicola, Roberto, Alberto, Gianni e Patrizia andiamo alla sala da tè lì vicino, famosa perché qui il noto scrittore Ernest Hemingway soleva sorseggiare la bevanda calda tipica del posto per concentrarsi e rilassarsi sulla terrazza di fronte alla strada in salita.
Noi andiamo all’interno a bere questo particolare tè con le mandorle, davvero gradevole, ma non ci sono tavoli e sedie ma muri su cui sdraiarsi o sedersi in posizione stile japan; effettivamente una situazione molto caratteristica un po’ retrò e, tutto sommato, molto rilassante.
Usciti da lì, libertà per tutti ma io rientro in albergo con Valter, mentre Gabriele si ferma a trovare un amico italiano che lavora a Tunisi; mancano meno di due ore al ritrovo per la partenza e mi trattengo fra hall e bar mentre alla spicciolata rientrano tutti.
Alle 20.00 circa ci dirigiamo verso il porto ma facciamo subito tappa al primo distributore per l’ultimo pieno; Andrea qui comincia ad avere un problemino con la moto, probabilmente la batteria sta cedendo, e questo la mette in agitazione, visto che in dogana e durante l’imbarco accensione e spegnimento motore saranno molteplici.
Arrivati nella cittadina portuale, mentre Gabriele e Valter vanno al porto per fare i biglietti, io resto con Andrea, visto che non abbiamo fame, mentre gli altri vanno in cerca di un locale dove consumare un pasto; noi siamo vicini alle moto, parliamo un po’ per ammazzare il tempo e così mi sembra anche di riuscire a tranquillizzarla per la sua preoccupazione, d’altronde siamo in tanti e fra tutti gli daremo una mano all’occorrenza.
Tornano i due dello staff con i biglietti e raggiungono gli altri per mangiare qualcosa, poi di nuovo tutti insieme per iniziare il calvario doganale; superato lo step in tempi non brevissimi, restiamo un bel po’ in attesa prima di poter avvicinarsi alla nave per imbarcarsi, ma anche qui diventa una lungagnata che supera la mezzanotte.
le mie foto/videofoto/video dal gruppo

01.04.2024 – E vai di pesce d’aprile!
E’ passata da poco la mezzanotte tutte le pratiche doganali sono state espletate, ovviamente con i tempi tunisini, e siamo in attesa di essere imbarcati sulla nave.
Mancano circa due ore alla partenza e cominciamo a dubitare che saranno puntuali, poi vediamo addetti all’imbarco avvicinarsi a tutti con dei fogli ed ecco lo scherzetto; la nave ha un guasto tecnico e partiremo in ritardo e noi dobbiamo decidere se vogliamo il rimborso o accettiamo di restare a bordo in attesa di partire appena possibile.
Secondo voi cosa potevamo scegliere? Ci sarebbe stata una terza opzione che nemmeno ricordo tanto era ridicola; ormai eravamo di fatto fuori dai confini della Tunisia, quindi non ci restava che accettare il “forzato asilo” nelle patrie cabine della nave. Intanto la batteria della moto di Andrea è sempre più in crisi, ma ci penseremo allo sbarco, fra due giorni 🤦‍♂️🤦‍♂️.
La partenza prevista per le 2.30, sarà da definire in base alle riparazioni in corso e solo verso le 10.00 avremmo avuto notizie più precise; preso possesso delle nostre cabine, con alcuni ci siamo ritrovati al bar a chiacchiera in attesa del crollo adrenalinico per prendere subito sonno.
Lo scherzo si è perpetrato per l’intera giornata con una serie di notizie, via via smentite e modificate, sul reale orario di partenza; noi abbiamo in qualche modo ammazzato il tempo, anche in modo goliardico, i camionisti tunisini in serata hanno cominciato a dare in escandescenza creando momenti di tensione con il personale della nave.
In compenso per tutto il disagio subito e da subire ci hanno offerto colazione pranzo e cena gratis fino all’arrivo a Genova; si potrebbe dire che ci hanno tappato la bocca mettendoci all’ingrasso 😅.
foto/video

02/03.04.2024 – Per concludere, e ve la faccio brevissima, siamo partiti alle 3.45 del 2 aprile, con oltre 25 ore di ritardo, e siamo arrivati in porto a Genova alle ore 10.30 del 3 aprile, con oltre 29 ore di ritardo; ecco gli ultimi momenti in nave …. foto/video 😂
Sbarcati, non senza problemi, con Andrea che aveva la batteria della moto esausta, e in tempi non solleciti, con l’ultimo passaggio doganale, ci siamo riuniti ad un parcheggio subito fuori dalla zona di sbarco; da lì, dopo i saluti, ognuno ha preso la propria strada, qualcuno con delle varianti: Andrea, supportata da Monica, Roberto e Nicola, ha fatto tappa in un’officina a Genova e, con la batteria nuova, è rientrata serena, mentre Valter e Gabriele hanno dato prima un passaggio a Tommaso, che doveva ritirare l’auto a noleggio vicino all’aeroporto, e a me, alla stazione di Genova Nervi.
Esatto, sono rientrato in treno e, nonostante i 25 minuti di ritardo del primo convoglio, le ottimali coincidenze a La Spezia e Pisa mi hanno permesso comunque di arrivare a Cecina alle 17.00, come previsto; lì i miei figli, avvisati finalmente del mio stato, mi hanno recuperato e portato prima a casa poi al pronto soccorso dove, dalle 18.00 alle 23.00, hanno confermato la diagnosi tunisina e mandato a visita ortopedica per la mattina seguente.
Solo per onor di cronaca: giovedì mattina 4 aprile ricoverato, venerdì pomeriggio 5 aprile operato, sabato 6 aprile dimesso all’ora di pranzo con questi effetti collaterali (vedi foto): 40 giorni di prognosi + 3 cicli di fisioterapia e torno come nuovo 😅 pronto per nuove avventure 💪.
A presto 🏍✌😉

Ducati Diavel 1260s

Quest’anno è stato decisamente avido dal punto di vista dei viaggi, causa nuova situazione lavorativa praticamente niente ferie, ma si chiude comunque con il botto; già non ho girato molto ma d’ora in poi saranno due le “signore” da portare a spasso in contesti decisamente diversi.
Già a marzo la parola Diavel aveva suscitato in me qualcosa ma razionalmente ho abbondonato ogni idea; fra l’altro, come ho detto, la mancanza di tempo mi ha fatto godere poco la mia adorata e, quindi, non ci sarebbe stato nessun margine per gestire due moto.

Ma…..
Mia figlia, che sta per prendere la patente, mi palesa la sua voglia di due ruote; non è una novità, già a 16 anni ci aveva fatto il pensiero poi annullato da cause esterne.
Adesso però sembra decisamente più convinta e già un paio di mesi fa abbiamo visto qualcosa insieme per poi gettarsi nel caos di EICMA 2023; non che ce ne fosse bisogno, ma si è confermata la sua passione per moto basse stile custom cruiser e qualche modello classico retrò.
Mentre anche su siti specializzati si guarda qualcosa per lei salta fuori una Ducati Diavel 1260 pari a quella che avevo adocchiato, e non comprato, a marzo e di nuovo si insinua dentro di me uno “strano virus”; faccio l’indifferente per qualche giorno poi scrivo al proprietario che mi risponde celermente e scopro che è la stessa moto, ossia Ducati Diavel 1260s accessoriata di lusso.

Circa due settimane fa, faccio un lunga passeggiata nelle Marche e vado a vederla; parto col sole e arrivo a destinazione con un po’ di acqua e freddo con un intermezzo di nevischio sull’appennino, il tutto fuori previsioni meteo.
La permanenza è breve soprattutto per il meteo avverso, che non consente nemmeno un test su strada della moto; inoltre la trattativa, superfast e decisamente amichevole, sembra non dia risultati e quindi ci lasciamo con il proprietario che mi darà risposta nel giro di qualche giorno.
Nella settimana successiva, un paio di contatti telefonici portano alla conclusione dell’affare e quindi non rimane che organizzare il ritiro con un nuovo viaggio nelle Marche scegliendo la data odierna in quanto la più idonea a livello meteorologico; in realtà tanta nebbia e temperature bassine che non hanno condizionata l’andata, fatta in auto con il mio amico Maurizio, al ritorno, per me in moto, non è stato proprio una goduria.
Mi farò carico di darvi le mie impressioni e valutazioni sul mezzo non appena l’avrò utilizzato in condizioni di maggior “serenità”.

Dei due lunghi viaggi giornalieri ( il primo di quasi 700 perché al ritorno ho fatto un percorso più lungo, il secondo di circa 600 km), vi lascio qualche foto; sono davvero molto poche e me ne dispiaccio, ma così tanti chilometri fatti per la maggior parte in superstrada (panorami poco godibili), in tempi stretti (giornate brevi invernali) e con temperature non proprio primaverili, non mi hanno permesso molte fermate.
Cercherò di farmi perdonare nei futuri racconti di prossime esperienze 😉

08.10.2023 – MOTORADUNO DUCATI MULTISTRADA 20° ANNIVERSARIO

Mi sembra di aver già fatto presente in altre occasioni la mia scarsa passione per i motoraduni, ma di tanto in tanto perché no?

Invitato dalla concessionaria di Pisa la settimana passata ho detto subito sì e così mi son creato l’occasione per un’uscita semplice ma senza nessuna incombenza organizzativa; fra l’altro quest’anno ho serie difficoltà a programmare, causa problemi lavorativi, tant’è che a tutt’oggi non ho fatto ferie.

Quindi stamani sveglia di buon ora obbligata, ma senza sacrificio vito che è mia abitudine alzarmi presto e via verso Ducati Pisa per l’appuntamento con colazione; valutando che il meteo era molto buono anche oggi, non mi sono vestito proprio adeguatamente e la nebbia mattutina ha dato qualche fastidio (non per la guida) ma poi sole e caldo sono arrivati puntuali e c’è scappato pure bagnetto e abbronzatura al mare a fine raduno.

Buona giornata con giretto in moto di gruppo, con nuove conoscenze e, per di più, colazione e aperipranzo offerti; dopo, come già detto, mare in quel di Tirrenia e sereno rientro a casa.
E anche qui vi lascio le foto.

25/26.08.2023 – Con i miei Amici

Per mia brutta abitudine spesso tendo a mettere insieme più cose per ottimizzare e anche stavolta è andata così; i mie Amici Maurizio e Barbara, con i quali in passato ho condiviso vari viaggi in moto (ultimo nel 2020), sono già in ferie in Umbria e mi hanno invitato a raggiungerli.
A causa del lavoro (e non solo), ho dovuto rinunciare anche ai 5 giorni di ferie che mi ero ritagliato con tante difficoltà; quindi, decido di unire il controllo medico a Poggibonsi che ho venerdì 25 alla rimpatriata con i vacanzieri.

Ieri, uscito dall’ospedale, alle 13.30 sono in movimento verso Todi che sarà il nostro punto di raccordo; arrivo alle 15.15 all’agriturismo prenotato all’ultimo momento, chiamo i ragazzi, ci organizziamo e riparto per unirmi a loro nella visita alla Cascata delle Marmore.
Questa visita era entrata nei miei pensieri in occasione della GFP del mese scorso a Campo Imperatore e mi ha fatto veramente piacere condividerla con persone a cui sono affettivamente legato.
Ovviamente non è stata una passeggiata, anzi direi che poteva equivalere ad un allenamento, ma ne è valsa veramente la pena; il posto è bello e fresco grazie alle acque scroscianti della cascata che, da qualsiasi punto la si osservi sono sempre uno spettacolo (consigliatissimo anche se non è proprio a buon mercato).
Il tempo scorre veloce e con Mau & Barbi è spesso una risata; arriva la chiusura e scegliamo di uscire e non tornare alla riapertura serale per una cena in terrazza in un locale di Todi che loro già conoscono.

Rientriamo ai rispettivi alloggi, non siamo nella stessa struttura (anzi siamo a circa 20 minuti di distanza), per rinfrescarci e cambiarci per trascorrere insieme una piacevole serata; ci troviamo alle 21 circa al locale scelto e appena seduti, con calma ordiniamo ed io, con una scusa (forse un po’ ridicola) metto in atto il mio piano per festeggiare i “”novelli sposi”” (son ben 32 anni, i miei più amorevoli complimenti).
Non tutto va come programmato ma ne esce ugualmente un momento commovente che allieta ulteriormente la giornata.

Segue un giro a piedi (tanto non s’è camminato nulla 😀 ) per il centro storico della cittadina che, oltre al piacere di vedere, ci fornisce momenti di relax e anche una pausa per pianificare il giorno successivo che prevede la visita di Orvieto, e non solo, prima del rientro a casa; siamo più bolliti dal caldo dell’intera giornata che dalla stanchezza fisica, almeno io, quindi, poco dopo mezzanotte, decidiamo di raggiungere Morfeo.

Mi sveglio alle 6.00 circa, ma dobbiamo trovarci al luogo del rendez-vous alle 9.30 per cui resto nel dormiveglia; non resisto molto e approfitto della frescura mattutina per preparare bagaglio e moto.
Dopo una brevissima visita dell’agriturismo dove ho alloggiato, saluto le proprietarie, che mi offrono un loro dolce casalingo che gusto con piacere, e parto per un’altra visita di Todi, tanto sono fortemente in anticipo; infatti arrivo con ben 30 minuti di anticipo al punto di incontro e avviso i ragazzi che li aspetto godendomi il fresco del parcheggio in previsione del caldo che dovremo subire nella nostra giornata.

Arrivano i miei compagni di viaggio, non proprio al punto definito 😀 , e ci muoviamo verso la nostra prima destinazione; la strada che percorriamo costeggia il fiume Tevere, decisamente in secca, e nelle mie intenzioni volevo in qualche modo fotografare il Lago artificiale di Corvara (nel Parco Fluviale del Tevere).
L’operazione non riesce molto bene perché sulla strada non ci sono validi punti panoramici dove potersi fermare con un pizzico di calma; va bene lo stesso perché rimane prioritaria la visita di Orvieto, anche se io già conosco, che é una tappa programmata della vacanza dei miei Amici.
Arrivati, primo obiettivo è ovviamente il Pozzo di San Patrizio; vanno solo Mau & Barbi a godersi la frescura del luogo mentre io, che già l’ho visitato, resto fuori su una panchina al fresco degli alberi diventando, mio malgrado, il succoso pasto di alcune zanzare (purtroppo me ne rendo conto troppo tardi).

Tornano i ragazzi e ci portiamo all’interno delle mura cittadine per raggiungere il Duomo; il caldo ci fiacca non poco ma riusciamo, con tutta la calma del caso, a raggiungere l’obiettivo e, pagato un modico biglietto, visitiamo questa enorme chiesa.
Alla bellezza del luogo, sia per la sua dimensione che per la ricchezza di affreschi collocati quasi totalmente nella cappella centrale e nelle 2 nicchie laterali, si è aggiunto il piacere della frescura e di poter assistere anche ad un matrimonio (ovviamente concentrato nella zona, non piccola, dell’altare); successivamente abbiamo visitato i musei collegati, compresi nel prezzo del biglietto.
Posso riconfermare che è una cittadina da visitare, magari in un periodo meno bollente.

Ormai giunti all’ora di pranzo abbiamo deciso di goderci il pasto in uno dei locali situati nelle varie vie e viuzze del centro storico; è stata un ottima scelta che, se da un lato ci ha costretto ad escludere definitivamente l’ipotetica visita a Bolsena per godersi il Lago, per contro ci ha regalato un’adeguato relax prima di affrontare l’estenuante calura del viaggio di rientro.

Alle 15.30 siamo in moto verso casa, i paesaggi sarebbero anche belli ma il caldo è asfissiante e fa calare pericolosamente la palpebra tant’è che, giunti a Manciano, ci fermiamo per darci una rinfrescata e recuperare lucidità; a questo punto mancano solo 30 km per giungere vicino ad Albinia, dove prenderemo la superstrada che ci farà giungere a casa per l’ora programmata.
A degna conclusione di una GFP di 2 giorni molto piacevole e soddisfacente, vi lascio solo le foto; non essendo un mio progetto non ho fatto strade particolarmente panoramiche e/o interessanti da mappare.

Alla prossima gita.

30.07.2023 – Campo Cecina

E così anche questa è fatta; è stata una sorpresa perché stamani mi sono svegliato di buonora, ho deciso e son partito; sembrerebbe tutto molto semplice e ben pensato ma non è proprio così.
L’idea mi era venuta tre mesi fa, quale alternativa a Campo Imperatore che non riuscivo a fare a causa del continuo maltempo; lo stesso motivo mi ha, però, bloccato più volte anche questa iniziativa di Campo Cecina, d’altronde siamo in montagna anche quì (Alpi Apuane).

Così stamani, svegliato e alzato alle 6.15, ho deciso in modo risoluto, ma, come al solito, mi sono dilungato con i preparativi e son partito alle 7.45; ovviamente ho reso il percorso di andata leggermente più interessante, come potete vedere dalla mappa.
E’ chiaro che ho impiegato più tempo, ma a tutto vantaggio del divertimento alla guida e del piacere di godermi i panorami al fresco del mattino, come si vede dalle foto; il ritorno invece è stato tutto lungo costa, da Sarzana a Castiglioncello, e mi sono bollito.

Quasi tutte le strade erano già state battute, perfino lo stop al Lago di Gramolazzo non era nuovo (e pensare che l’avevo inserito come tappa aggiuntiva perché non ricordavo di averlo già visitato); comunque non mi è dispiaciuto e sono stato bene, almeno il viaggio di andata.
I posti sono gradevoli e, per coloro che amano scarpinare, da Campo Cecina iniziano vari percorsi di trekking; molto prima di arrivare ho immaginato che il posto potesse essere simile a Campo Imperatore ma, seppur piacevole, è decisamente inferiore.
Questo non solo per bellezza e dimensioni del complesso montuoso, ma anche per la scarsa qualità della strada per arrivarci che ha davvero uno scarso livello di manutenzione; peccato che asfalto e vegetazione siano poco curate perché, tutto sommato, come GPF di un giorno può andare benissimo (ed infatti non mancava movimento di auto, moto e bici).
Quindi consiglio caldamente una visita in questi luoghi anche solo per trovare un gradevole refrigerio estivo.

Alla prossima gitarella 😉

15-16.07.2023 – Campo Imperatore

15.06.2023 – Finalmente ci sto provando; è da marzo scorso che programmo quest’uscita prima come giornata unica, poi come w.e. con aggiunta della fioritura di Castelluccio Di Norcia.
Purtroppo il meteo è stato il primo ostacolo, ma non l’unico; così sono arrivato ad oggi, non senza dubbi e difficoltà.
Sarà un pieno godimento? Aspettiamo domani sera per dare un giudizio completo.

Come mi capita spesso ultimamente in questo pesante 2023, manca sempre il tempo per i preparativi e quindi mi trovo a correre all’ultimo momento; anche stamani sveglia biologica alle 6.00, sono piuttosto pimpante e preparo il bagaglio.
Sono anche piuttosto veloce, ma arrivano i primi intoppi inaspettati e alla fine per puntiglio ci metto qualche extra personale; risultato, sono in movimento alle 10.15, ma ho deciso di non arrivare Campo Imperatore ma di sostare per la notte nelle vicinanze in modo da lasciarmi il tempo per organizzarmi.
Quindi, il traguardo di oggi è un campeggio a circa 40 km dalla destinazione finale di questa G.F.P. (perché in fondo di Gita Fuori Porta si tratta e non di un Vero Viaggio); arrivo in anticipo rispetto a quanto mi aspettavo, ma le soste per le foto sono state molto limitate poiché molte strade sono già state battute e documentate, comunque non mi dispiace arrivare prima visto che buona parte del viaggio me la son fatta a 36° (temperatura dell’aria, immaginatevi l’asfalto).
Alla fine devo bruciare il tempo guadagnato per fare carburante e spesa, ma prima di tornare indietro per assolvere a queste necessità, qui non c’è niente, monto al volo la tenda e scaravento tutto il bagaglio dentro così al ritorno posso farmi subito la doccia.
Arrivato di nuovo in campeggio, sfrutto la gentilezza del vicino che con la pompa elettrica mi gonfia il materassino, quindi doccia calda, cena leggera ed eccomi al fresco a raccontarmi; per il momento non ci sono zanzare ma dubito che rinuncino alla loro cena.

Per quanto riguarda il viaggio eccovi la mappa e le poche foto fatte; aggiungo che durante il tragitto ho rivisto posti già visitati (o meglio la segnaletica) e che meriterebbero una nuova vista.
La cosa che più mi è dispiaciuta è stata passare vicino alle Cascate delle Marmore e non aver avuto il tempo di fermarmi; le ho visitate da bambino, con la mia famiglia, e francamente mi ricordo davvero poco.
Chissà che non sia un futuro obiettivo di una G.F.P. o di un viaggio più complesso da organizzare per visitare la zona che offre davvero molto, come tutta la nostra Bella Italia del resto.

Ora vi saluto e ci aggiorniamo domani; buona serata 😉

16.07.2023 – Ebbene è andata come previsto e poteva essere meglio se non fosse stato così caldo; infatti sono rientrato, lesso, anzitempo.

In piedi alle 6.15, sono uscito dal campeggio alle 7.45 in direzione Campo Imperatore; è stato davvero bello soprattutto una volta imboccata la strada che porta alla vetta.
La carreggiata è ampia strada, a quell’ora c’era poco traffico, l’aria era piacevolmente frizzante con 16° a salire; all’andata sono stato ovviamente più lento, d’altronde i panorami richiedevano decisamente un numero di fermate ampiamente superiori a quelle che ho effettuate per immortalare lo spettacolo che stavo attraversando.
Arrivato a destinazione, ho trovato un buon afflusso di persone, la maggior parte con lo scopo di camminare per i sentieri; ovviamente chi ha avuto la possibilità di dormire all’ostello sarà partito per il trekking anche prima.
Non mancano i motociclisti, che arrivano soli o in gruppi, è il motivo è chiaro; qui la strada è una sola, si sale e si scende con quella, attraversa stupende valli in mezzo alle montagne, che offrono paesaggi spettacolari, ed è semplice, comodo e divertente assecondare le sue numerose curve.
In cima trovi un ampio piazzale dove si può parcheggiare, gratis per le moto, per poi godersi panorami e street food; volendo si può anche dormire in uno dei due ostelli, quello accanto alla funivia, perché l’altro, il più grande, è inagibile e transennato, ma penso che lo ristruttureranno.
Per chi ama camminare, da qui partono vari percorsi di difficoltà diverse e con o senza guide, mentre poco più su c’è un osservatorio; ho fatto il mio giro di perlustrazione piuttosto velocemente, perché non avevo in programma di fare trekking; ho fatto invece delle foto e alle 9.30 sono sceso; una goduria perché oltre alla bellezza dei luoghi mi sono goduto una guida brillante che mi ha permesso di non sentire l’aumento della temperatura (24°).

Come da programma l’altra tappa era la fioritura di Castelluccio di Norcia che, seppur non lontanissima (130 km), ha richiesto del tempo; d’altronde sempre di strade di montagna si tratta e anche queste belle, non come le precedenti, e divertenti. Nel percorso mi sono imbattuto in due luoghi già passati nel viaggio dell’estate 2021 (clicca qui), ossia il Lago (artificiale) di Campotosto e Amatrice, che ancora porta chiaramente visibili i segni dei terremoti e molto poco è migliorato dal 2021; successivamente ho attraversato paesini minori dove i segni della devastazione sono ancora più forti e persistenti.

Ormai la temperatura non è più piacevole e nemmeno salendo di livello si trova refrigerio; ad un certo punto la strada inerpica e i panorami diventano interessanti.
Giungo al valico, c’è caos e rallento per capirne il motivo, ma è solo pieno di auto e moto di camminatori seriali pronti a calpestare i percorsi che partono da qui; subito dopo, appena comincio a scendere, appare il motivo della seconda tappa di oggi; la fioritura si intravede già da lontano, vari campi ben disegnati in una altipiano fra i monti.
Ad ogni occasione mi fermo, il traffico è intenso ma non caotico, per immortalare il paesaggio, ma non sono il solo; devo ammettere che è stato più bello di quello che immaginavo, ma rimango convinto che il momento più adatto per godere il meglio di questo spettacolo di colori sia la seconda metà di giugno.

Visto che non è tardissimo, in una fermata fotografica approfitto per scegliere un rientro che mi permette di vedere, anche solo fugacemente, qualcos’altro, quindi ancora inibisco su maps autostrade e superstrade; la proposta che ne viene fuori prevede di passare vicino a Lago Trasimeno e mi piace l’idea anche se non so se potrò fermarmi.

Riparto ed è un piacere per gli occhi e per la guida fino a Norcia; dopo il caldo non mi mi fa godere le strade che seguono e sparisce ogni piacere quando giungo ormai a 0 mt S.L.M. in luoghi spersi nel nulla.
Sono strabollito, per lo stesso motivo navigatore e cellulare si bloccano di tanto in tanto, cosa che non aiuta la mente; in una fermata al fresco di alcuni alberi, riconsidero le mie scelte perché sono le 14.30 circa è non credo di poter resistere altre quattro ore, tempo stimato dalla mappa impostata, in moto con temperature di 37°; decido che intanto arrivo al lago poi a quel momento valuto di optare per il piano B che ho già predisposto in questo momento e che mi farebbe risparmiare circa un’ora utilizzando una superstrada.

Ad un certo punto un problema di connessione con l’auricolare mi fa sbagliare tragitto; me n’accorgo subito, perché l’occhio cade sullo schermo del navigatore nel momento giusto, e correggo prontamente.
Per non fermarmi, sistemo il problema in movimento e torna la voce; purtroppo diversi km dopo mi accorgo che l’operazione “volante” ha innescato un corto che ha fottuto il fusibile dei servizi (non è la prima volta che mi succede quando voglio fare le cose senza fermarmi); la conseguenza e che non posso ricaricare i miei strumenti digitali e questo potrebbe essere un problema; alla fine, il caldo torrido, in particolare, e l’incertezza sulla durata delle batterie di cellulare e navigatore, in quelle lande desolate, mi fanno propendere per il piano B.

Giunto nei pressi del Lago Trasimeno, mi fermo giusto per qualche scatto, fra l’altro l’acqua non è limpida e quindi non vale la pena di una fermata sul posto; pertanto, mi dichiaro pronto per il rientro e, con una guida “vivace”, recupero altri 30 minuti e così mi dedico a voi con questo reportage.

Chiudo con mappa, foto e l’augurio di una buona serata.

30.04.2023 – Test Drive DesertX

Multistrada V4 Rally & DesertX Experience

Ebbene, Ducati ha creato l’evento ed io ne ho approfittato; ancora mi mancava una prova della DesertX che avevo visto l’anno scorso in anteprima (ma senza la possibilità di provarla); negli ultimi mesi, più volte ho pensato di fare il test e più volte Simone e Giorgio della concessionaria di Pisa me lo hanno proposto, ma per vari motivi non è mai accaduto, forse anche perché non sono mai stato convinto che fosse una moto adatta a me.

Ma questa occasione non me la sono fatta sfuggire anche perché il test, in gruppo e scortati dai tester Ducati, prevedeva un tratto off-road; prenotatomi circa 2 settimane fa, volutamente per la tarda mattinata, oggi mi sono recato, ovviamente in moto e ben attrezzato, alla location dell’evento (veramente notevole come dimostrano anche le mie foto).

Arrivato in anticipo, mi sono registrato e mi sono soffermato a chiacchera con alcuni motociclisti e con il giovane venditore della concessionaria di Pisa (Simoncino); il test è cominciato in ritardo ma il giro è stato effettuato per intero, secondo il programma, e questo video riassume il percorso.

Al rientro qualche scambio di opinioni con i ragazzi dello staff organizzativo e con Simoncino; come immaginavo la moto non è per me, anzi, direi l’esatto contrario, ossia io non sono adatto a questa moto.
Questa Ducati è nata principalmente per godersi strade non asfaltate ed io sono un viaggiatore da lunghe percorrenze che solo in caso di necessità si adatta a mettere le ruote su percorsi off-road; comunque non è una moto estremamente specifica per cui è godibilissima anche su asfalto, sia su strade collinari e di montagna, ricche di curve, che per affrontare i viaggi, magari mirati a raggiungere le destinazioni che richiedano le mappature Enduro o Rally.

Per tutti i dettagli tecnici e tutte le funzionalità vi lascio alla stampa specializzata; molto sinteticamente vi dico che ha un ampissima gamma di regolazioni elettroniche e manuali atte a soddisfare tutte le esigenze (provare per credere).

Concludo soddisfatto, anche oggi è stata una bella giornata in una bella location e con una bella esperienza di guida; alla prossima 😉

18.03.2023 – Ducati Multistrada V4 Rally

TEST DRIVE

Ed eccomi qui per una prova che volevo fare da molto tempo e che speravo fosse possibile un mese fa quando sono stato invitato a Borgo Panigale ed ho avuto occasione di ammirare e (solo) toccare l’ultima creazione Ducati: Multistrada V4 Rally.
Sempre con Giorgio e Simone, titolari della concessionaria di zona (Desmodue Srl), avevamo concordato di fare il test drive appena possibile; la settimana scorsa, quando sono andato da loro a provare la nuova Diavel V4, si è manifestata la possibilità di testare l’ultima creazione della famiglia Multistrada in occasione del Ducati 2023 Season Opening (evento di presentazione ufficiale dei nuovi modelli).
Io ho avuto l’onore di essere fra gli invitati alla serata speciale pre-evento con buffet e presentazione in anteprima e nell’occasione ho concordato con Giorgio che oggi avrei fatto il giro di prova durante la pausa pranzo e così è andata; arrivo in concessionaria alle 12.oo nella convinzione di partire un po’ prima, come avvenuto nel test di sabato scorso con la Diavel V4, ma oggi, essendo giornata di Season Opening, era stracolmo di gente, clienti e non, per cui partenza ore 13.10, prima tappa al distributore e poi via per conoscere la moto.

Mi piacerebbe scrivere un poema su questa nuova Multistrada V4 Rally, ma non ce n’è bisogno, è una globetrotter praticamente perfetta; è semplice, intuitiva, docile ma pronta a scattare, genuina e fedele accarezza le curve con precisione, non ti fa sentire mai a disagio e quando scendi sei totalmente appagato e per niente affaticato.
Ed è pure bella, anche quando sei in sella e percepisci la sua possanza senza vederla; mentre ti muovi sai di essere osservato, ma ciò che più ti gratifica è sentire la totale condivisione con il mezzo, quasi avesse un’anima.
Essendo in pieno rodaggio (solo 80 km alla partenza), ho cercato di non superare i 6000 giri e vi garantisco che non è stato facile perché non ti rendi conto della velocità che raggiungi per la silenziosità e fluidità dei 4 cilindri; il piacere di guida è intenso e ti permette di godere appieno del panorama che ti circonda.
Di più non ho da aggiungere se non le foto che ho fatto.
Vogliamo per forza trovarle un difetto? Eccolo, il prezzo, ma d’altronde è l’ammiraglia di gamma dove già il modello base (si fa per dire 😀 ) ha già una serie di accessori importanti; primo fra tutti il radar, forse più utile in America che in Italia, ma questa è una moto che vuole girare il mondo.

Alle 15.20 sono di nuovo alla concessionaria dove è già pieno di gente ed il mio arrivo non passa inosservato, ovviamente merito della protagonista di oggi a cui nessuno può rubar la scena; Simone mi chiede le mie impressione ed è fin troppo facile parlarne bene con il pubblico circostante che ascolta curioso e sempre più invogliato a provarla.
Poco dopo mi ripeto ai vari componenti dello staff Desmodue Srl, che mi chiedono del mio giro, ed infine anche a Giorgio che è l’ultimo che vedo; dopo mi trattengo a chiacchiera con alcuni clienti parlando della moto e delle esperienze di viaggio.

Se è vero che ho affermato che la Multistrada V4 Rally è, ai fini dell’utilizzo, la naturale evoluzione della mia adorata Multistrada 1260 Enduro red, devo ammettere che la nuova arrivata non ha cancellato colei con cui ho condiviso ben 60.000 km in tre anni; è bene precisare che le due moto hanno in comune solo il brend del modello e che sono due ammiraglie della loro categoria, per tutto il resto parliamo di due oggetti completamente diversi.

Come sempre, per tutti gli approfondimenti tecnici vi lascio alla stampa specializzata di settore mentre vi consiglio di provare la nuova moto per comprendere la compatibilità con voi stessi.

Ringrazio Desmodue Srl, nelle persone di Giorgio e Simone, per avermi dato la possibilità di provare con calma la moto, quindi saluto tutti coloro che mi leggono, mostrandovi il video della strada percorsa oggi.

Ci vedremo al prossimo test drive, intanto buona strada a tutti noi.

11.03.2023 – Ducati Diavel V4

TEST DRIVE

Sarà colpa del covid, che mi ha colpito circa 2 settimane fa per la terza volta in 3 anni, ma il mio cervello ha cominciato a guardare con occhio interessato alla Ducati Diavel; in particolare ho visto, su siti specializzati, dei 1260S usati, ma molto ben tenuti, di colore rosso che mi hanno davvero preso.
Ho approfondito le ricerche, ho preso contatti e informazioni anche per oggetti di altri colori, ma nessuna possibilità di provare una di queste moto, giusto per capire se facessero per me (che sono un Globetrotter); ho avuto occasione persino di sostituire il mio amato Multistrada 1260 Enduro red, con cui ho condiviso ben 60.000 km in tre anni, con una Diavel 1260S Black & Steel km 0, proposta molto interessante fattami dai titolari (Simone e Giorgio) della concessionaria di zona (Desmodue Srl).
Non vi nascondo che ho vacillato un bel po’ ma alla fine ho desistito perché non potevo spendere una cifra importante al buio; ed è qui che è scattato il test drive.
In concessionaria hanno appena immatricolata una Diavel V4 nera e con Giorgio fissiamo l’appuntamento per oggi con possibilità di tenere la moto per tutta la pausa pranzo, ossia circa tre ore; alle 12.30 ritiro la belva nera e parto.
All’inizio faccio strada semplice per prendere confidenza, ma la moto è talmente intuitiva e pare così leggera che modifico in fretta i miei piani di viaggio; per cui, man mano che scorrono i chilometri, scelgo percorsi sempre più impegnativi e ricchi di curve.
Alle 15.20 sono di nuovo davanti alla concessionaria dove mi raggiunge poco dopo Giorgio; alle sue domande rispondo con un volto molto sorridente.

Ebbene ecco le mie sensazioni: un solo grande difetto, almeno per me che ho una discreta ernia cervicale, è la totale assenza di un riparo anteriore; superando i 110 km/h la spinta del vento dal basso impatta in modo sensibile sul casco, affaticando il collo, e per me non è un toccasana.
Per questo motivo, ma anche, e forse soprattutto, perché la moto è in rodaggio (89 km quando sono partito) non ho mai superato i 5500 giri che portavano il tachimetro ai 140 km/h; quindi non l’ho provata al pieno della sua potenza, ma vi garantisco che è veramente godibile trotterellando per colline e montagne con tratti sinuosi.

Escludendo questo inconveniente, forse risolvibile con il cupolino previsto come accessorio, tutto il resto è davvero notevole; è una moto leggera, perché con il baricentro basso ed un bilanciamento eccezionale, da fermo hai i piedi sempre ben piantati a terra e non percepisci assolutamente il suo peso.
A maggior ragione, in movimento, risulta agile anche nelle curve più strette dove pieghi con naturalezza, non ginocchio a terra, o almeno io no di sicuro, però riesci a sfruttare tutti i 240 mm del possente battistrada posteriore; l’ho fatto io, in scioltezza, e ribadisco che non sono un biker da pista.
Il primo contatto alla partenza mi ha dato la sensazione di essere un sedicenne con la sua nuova motociclettina 125cc; ti gasi subito, ma il motore immediatamente ti ricorda che hai una cubatura 10 volte maggiore.
Il cambio è perfetto, preciso, mai una sbavatura; meglio l’utilizzo senza uso della frizione nelle cambiate in accelerazione così eviti inutili strattoni. Stupenda nelle strade sinuose, è piacevole anche in quelle tortuose, la frenata possente è capace di domare i cavalli al galoppo, grazie anche ad un freno-motore efficacissimo.
Se proprio vogliamo cercare a tutti i costi un altro difetto, direi che le sospensioni sono un po’ rigidine e/o con poca escursione; sono eccezionali su asfalti perfettamente lisci mentre soffrono un po’ negli sconnessi di ogni tipo, quindi in città occhio ai tombini e fuori città, nelle piacevoli curve toscane, e non solo, attenzione ai dislivelli del manto stradale, di qualunque natura.

Peccato che in sella, comodissima, non percepisci la bellezza estetica di questa moto che, a parer mio, ha un posteriore da urlo; la schiena non soffre e le braccia, seppur in posizione allungata, non si stancano e comandano agevolmente il manubrio.

Ragazzi è davvero una gran moto anche se devo ammettere che non è adatta a me; d’altronde se ho sempre viaggiato con enduro stradali un motivo ci sarà 😀

A questo punto vi dico di provarla perché il mio contributo, che spero vi sia comunque utile, è una valutazione basata su mie sensazioni vissute da utente; se avete bisogno di maggiori dettagli e/o considerazioni di natura più tecnica, ci sono i siti della stampa specializzata di settore con le prove dei loro esperti (io preferisco provare da solo 😉 ).

Qui concludo, prima ringraziando Desmodue Srl, nelle persone di Giorgio e Simone, per la cortesia e competenza, poi salutando tutti voi, che mi avete letto, mostrandovi in questo video la strada percorsa.

Ci vedremo presto con il test drive della Multistrada V4Rally.

09.03.2023 – Ogni occasione è buona…

… per inventarsi una gita fuori porta.

Oggi impegni personali mi portavano nel Nord Italia e, per rendere la giornata un po’ meglio, sono andato in moto.

Vi dico subito che, su circa 680 km totali, solo 90 km hanno avuto il sapore di un piacevole giro in moto; ad essere sinceri il meteo ha sciupato un po’ anche quelli.
Ma eccovi il breve sunto della giornata.

Avendo tempo sufficiente, avevo deciso di fare strada normale all’andata e autostrada al rientro; per cui ore 8.10 partenza verso nord facendo il Romito fino a Livorno godendomi il mare agitato insieme ad un caldo solicchio.
Ho proseguito poi, via SS1, fino a Lido Di Camaiore e da lì lungomare fino a Sarzana; non male fino a Marina di Massa, nonostante un cielo grigio e la strada ancora bagnata dalla pioggia appena passata, niente di che fino alla SS62.
Beh a dirla tutta, anche la strada che porta al Passo della Cisa non ha offerto molto fino dopo Pontremoli; traffico, cielo plumbeo e asfalto bagnato hanno continuato a condizionare il piacere di guida.

La conseguenza è stata la scelta di cambiare il tragitto optando per l’autostrada da Fidenza a seguire; in questo modo avrei recuperato tempo e avrei evitato la noiosa e lenta strada in pianura in mezzo a paesi e città che non avrebbero dato nessun piacere motociclistico.

Confidavo molto sul tratto della Cisa per godermi uno sprazzo di euforia in capo ad una lunga giornata, ma non tutto è andato per il verso giusto; uscito da Pontremoli sembrava migliorare la situazione e quindi di potersi divertire fino a Parma.
Purtroppo, non è durato molto perché nebbia e vento mi hanno accompagnato fin dopo il superamento del passo e solo verso Berceto ho potuto godermi, grazie anche al gradevolissimo sole, un po’ di buona strada e qualche bel panorama; così in un batter d’ali sono arrivato nella pianura parmense e, come da nuovo programma, ho imboccato l’autostrada a Fidenza.
Per il resto tutta autostrada ma vi lascio comunque qualcosa da cede: ecco qui per voi.
Alla prox.

15.02. 2023 – Invitato a Borgo Panigale

Attenzione non vi fate fuorviare dal titolo 😉 e leggete bene sotto.
Qui a lato
– la mappa, solo andata perché il ritorno non ha nulla da offrire se non il minor tempo di percorrenza;
– a seguire una sintesi delle immagini, tutte le foto le trovate nel resoconto sottostante.

Dopo un periodo di “brevi gitarelle sotto casa” (clicca qui per una panoramica), è capitata l’occasione per un tour più articolato, seppur non lungo; in seguito ad un invito ad un evento organizzato da moto.it in collaborazione con Ducati, sono andato allo Store di Borgo Panigale dove, insieme ad un ridotto gruppo di partecipanti (sempre su invito), ho avuto il piacere di visionare e toccare (ma non provare… sigh!) la nuova Multistrada V4Rally.
Ma andiamo per ordine .

In piedi già alle 7.30 del mattino, ho avuto subito il dispiacere di vedere una giornata peggiore delle previsioni, almeno in partenza; il sole, di fatto, era completamente nascosto da un fitto nebbione e la temperatura qualche grado sopra lo zero.
Nonostante sia partito alle 9.30, la situazione non è mutata fino a Pontedera rendendomi il viaggio, volutamente fatto su strada statale, poco gradevole; successivamente, fino a Montecatini terme, c’è stato un lento graduale dissolvimento della foschia, ma solo a Pistoia ho trovato la luce solare che mi ha fatto piacevolmente capire che la Porrettana, appositamente scelta per il viaggio di andata, avrebbe offerto ciò che i siti meteo prevedevano.
Così è stato, anzi anche meglio.
Prima della vetta, cielo azzurro e temperatura in rialzo fino a 11° hanno permesso di sentirmi totalmente a mio agio; dopo la galleria si cambia versante e durante la discesa, pur rimanendo il sole, la temperatura si è abbassata, e per evidenti ragioni.
Infatti, per un lungo tratto, erano ben presenti residui delle nevicate delle settimane precedenti e ciò ha offerto un paesaggio gradevole all’occhio che, purtroppo, non era facile da fotografare; solo in punto, dove una rientranza ha permesso una sosta agile, ho potuto immortalare una scenica parete con stalattiti di ghiaccio.

Tuttavia, posso affermare che la SS64 è davvero un bella strada da fare in moto, sia per il divertimento nel percorrerla che per le vedute che offre, anche se, come già detto, solo alla vista e non alla macchina fotografica; le cause principali sono gli alberi a bordo strada, che coprono quasi sempre la visuale, e, nei pochi punti aperti, quasi mai c’è la possibilità di sostare.
Anche il tratto dopo Porretta Terme è davvero piacevole; veloce e leggermente sinuoso, attraversa una lunga vallata che si adagia fino alla periferia di Bologna dove, causa il traffico, finisce la poesia (godetevi le foto).

Per fortuna è quasi ora di pranzo e la viabilità è più agevole poiché molti viaggiatori sono già fermi con le gambe sotto al tavolino; giunto a destinazione, in anticipo rispetto all’orario stabilito per l’incontro, approfitto dello Store, ancora aperto per pochi minuti, per godermi in solitaria la nuova V4Rally che, come già anticipato, posso solo guardare e toccare senza avere, però, la soddisfazione di sentire il motore rombare o, meglio ancora, la possibilità di provarla su strada.
Me ne faccio una ragione e, in attesa della riapertura del negozio prevista per le 14.30, vado a fare un giretto nei paraggi ed anche per alleggerire l’abbigliamento visto che la temperatura è ben oltre i 15°; alle 14.10 circa sono di nuovo allo Store, ci sono già diversi motociclisti, arrivati da varie zone d’Italia, e lo staff di moto.it.
Lì provvedo ad un ulteriore cambio di abbigliamento, per essere più comodo per la visita, e nel frattempo faccio conoscenza con alcuni dei presenti.

Il pomeriggio si svilupperà con la presentazione della nuova moto a cura del vice-presidente di Ducati, molto cortese, preciso e puntuale nelle informazione e nelle risposte alle domande degli ospiti, cui fa seguito l’ingegnere di produzione che entra più nel dettaglio e nelle specifiche del prodotto (eccoci qua tutti attenti); a fine conferenza andiamo tutti a visitare il museo, dove l’addetto responsabile, un simpatico omone con ben 36 anni della sua vita dedicati all’azienda, ci delizia, con simpatia e accuratezza di dati, raccontandoci l’intera storia di una delle aziende italiane più blasonate.
Ovviamente nella sua esposizione trasuda orgoglio, amore e senso di appartenenza; tutto ciò ci coinvolge moltissimo e, l’aggiunta di qualche chicca (aneddoti e/o leggende) ci fa divertire cosicché, alla fine, usciamo tutti veramente soddisfatti (eccovi un assaggio di quello che potete vedere al museo).

Ormai comincia a far tardi, in particolare per chi, come me, deve fare qualche km prima di arrivare alla propria dimora; tornati allo Store ci salutiamo mentre uno dopo l’altro prendiamo la via di casa.

Sono le 18.30 quando affronto la strada del rientro, è buio ma non fa freddo (ci sono ben 11°) ed inoltre son molto ben vestito; ovviamente opto per le strade veloci, ossia autostrada fino a Firenze e poi FIPILI fino quasi a casa.
La temperatura comincia a scendere uscito dalla Direttissima (variante di valico), ma il peggio arriva nei pressi di Pontedera dove ritorna, prepotente, la nebbia; ormai rassegnato a giungere a destino affogato in una coltre densa e carica di umidità, arriva lo spiraglio in zona Scapigliato dove svanisce di colpo la bruma, anche se c’è un prezzo da pagare.
Infatti, la temperatura scende velocemente, ma ormai sono vicino e affretto il passo, le dita congelate possono resistere; ed eccomi davanti casa, alle 20.30 circa con il cruscotto che segna appena 2°.

Oggi, partenza e arrivo sono stati probanti, ma non importa perché, per questa giornata, ne è valsa la pena.

Buona strada a tutti.

Brevissime

giretto del 08.10.2023
MOTORADUNO DUCATI MULTISTRADA 20° ANNIVERSARIO
fotoappunti

giretto del 04.02.2023
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Video sintesi di altre G.P.F.: 27.11.202224.12.202228.12.202201.01.202314.01.202328.01.2023

giretto del 20.11.2022 – video sintesi
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giretto del 13.11.2022 (di scorta a Lorenzo 😀 )
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giretto del 01.11.2022
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giretto del 31.10.2022
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giretto del 29.10.2022
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giretto del 16.10.2022
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giretto del 23.04.2022
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giretto del 12.02.2022
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giretto del 05.02.2022
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giretto del 29.01.2022
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giretto del 22.01.2022
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giretto del 02.01.2022
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giretto del 29.12.2021
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giretto in 2 tempi del 18.12.2021
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poche foto

giro pausa pranzo del 18.11.2021
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2 ore per approfittare della stupenda giornata per ricaricare le batterie della moto e mia 😉

giro breve del 13.11.2021
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giro breve del 02.10.2021 (1^ volta insieme a Mau, France e consorti – dopo tanto ci siamo riusciti 😉 )
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SCOZIA, ISOLA DI MAN, NORMANDIA 2022

by www.iviaggidimario.it

04.09.2022 – vado qui
Buongiorno, se così si può dire (in questo momento c’è un bel temporale con notevoli effetti scenici, ma reali); mancano ormai solo 6 giorni alla partenza e non vi nascondo che qualche preoccupazione aleggia su di me.

Sono convinto che un po’ di sana paura è giusto che ci sia; non sono uno sprovveduto, sono consapevole che in ogni viaggio ci sono sempre molte incognite, come nella vita del resto, per cui ben venga questa apprensione.

La giornata odierna offre uno scenario che probabilmente sarà quasi una costante nel fulcro del mio tour però, come per l’Islanda, mi auguro che non comprometta il progetto.

Quindi seguitemi e vediamo se saremo tutti coinvolti come nella suddetta esperienza; commentate i mei resoconti giornalieri, se volete, non so se riuscirò sempre a replicare, ma cercherò di sicuro di leggervi tempestivamente.

Ora attendiamo i pochi giorni che rimangono al via 😉

10.09.2022

Giornata che offre poco come potete vedere da foto e mappa; d’altronde, tolti i primi 45 km per passare dal Romito per vedere il nostro mare, il resto è tutta autostrada, da Livorno in poi.

La giornata è stata lunga e pesante con i suoi 1.450 km circa, mio nuovo record giornaliero (per la cronaca, il precedente era 1.330 km, fatti l’ultimo giorno di rientro dal viaggio in Islanda); solo due momenti hanno dato una scossa alla giornata:
– il primo, positivo, è stato la casuale conoscenza di un responsabile della Ducati ad un anonimo distributore autostradale; mi accingevo a ripartire dopo una breve sosta, e quest’uomo, insieme al figlio, guarda la mia moto è mi dice qualcosa inerente il mio logo (www.iviaggidimario.it) scritto sul bauletto. Ne è scaturita una bella e durevole conversazione con scambio di biglietti da visita e la cosa mi ha messo di ottimo umore.
– il secondo, negativo, è stato un banale errore che per poco non mi lascia bloccato nel piazzale di un hotel, operante senza personale; beata ignoranza o scarsa memoria, ho commesso la sciocchezza di imbucarmi nel parcheggio interno quando sono entrati altri clienti che per aprire il cancello hanno inserito un codice nel tastierino esterno.
La cosa mi ha lasciato perplesso ma, la necessità di un letto su cui riposare, non mi ha reso abbastanza lucido; quando mi sono reso conto dello stupido errore commesso, mi è preso il panico ed immediatamente ho reagito con incazzatura (con me stesso) ma, subito dopo, ho cercato di trovare una soluzione.
Alla fine ho beccato una cliente uscita per fumare che, non senza difficoltà, mi ha fatto aprire dal compagno che mi ha fatto un bel cazziatone; me lo son preso zitto zitto, ho ringraziato e sono andato al mio hotel, poco distante, per andare a dormire… al tempo, non così veloce.
Infatti, anche la mia struttura, in notturna, non ha personale per cui, per capire come entrare, ho perso almeno un’altra mezz’ora e devo ringraziare altri due ospiti stranieri dell’aiuto ricevuto, visto che anche loro avevano avuto gli stessi problemi per ottenere i codici di accesso.
Così, finalmente, alle 23 passate ero in camera mia.

In realtà ci sarebbe anche un’altra cosetta, negativa, ossia nel pomeriggio ho beccato la pioggia, ma sono immediatamente intervenuto fermandomi sotto un ponte per indossare attrezzatura specifica, quindi sono rimasto asciutto; tutto sommato la giornata dal punto di vista meteo non è andata male, la temperatura più bassa è stata 17°, però ho dovuto gradualmente aumentare l’abbigliamento e credo sia dovuto a vento e maggiore umidità che ho trovato man mano che salivo in Francia.

Dimenticavo, alla partenza mi sono reso conto che non ho una presa inglese e quindi dovrò trovare qualcosa in viaggio altrimenti niente resoconti; per concludere, consiglio di evitare di passare dal traforo del Monte Bianco, costa uno sbotto e perdi molto tempo in coda al casello.

11.09.2022

Sveglio in anticipo, mi preparo e prima di partire vedo alcune possibilità di alloggio nella mia destinazione odierna; non riesco a trovare subito qualcosa per cui decido di cercare durante il viaggio nell’Eurotunnel e prendo la strada per arrivare al terminal.

Poco traffico e quindi sono leggermente in anticipo e scopro che posso partire anche mezz’ora prima senza supplemento; ovviamente accetto e quindi vado al punto di imbarco.
Non vi sto a dire le dimensioni enormi dell’area terminal e che labirinto bisogna fare prima di giungere all’imbarco, oltre ai doppi controlli di dogana con passaporto alla mano; tutto abbastanza veloce, ma probabilmente perché c’era davvero poca gente, come confermato all’ingresso del treno dove mi fanno entrare per ultimo e mi danno uno scomparto tutto per me (Mau ora mi farai la battutaccia che “d’altronde la mia moto è grossa come un camion” 😀 😀 😀 !)

Durante il viaggio riesco a mala pena a fare una piccola manutenzione, incompleta fra l’altro, alla moto perché la traversata, non offre niente, ma è velocissima; in trentacinque minuti siamo al terminal inglese e lo sbarco è velocissimo, ma ribadisco che siamo veramente in pochi.

Appena uscito mi fermo al primo distributore, non faccio benzina perché ho ancora oltre 200 km di autonomia, ma perdo un sacco di tempo per prenotare, ma qui siamo un’ora indietro; prima di ripartire rifletto di nuovo se fare il pieno, ma desisto e non è una buona scelta, visto lo stress per trovare distributori di carburanti.
Già qui sono distribuiti davvero in modo strano, niente nell’autostrade adiacenti alle città, rari nelle altre, più costanti sui tratti simili a superstrade, di nuovo rari nei tratti simili a statali; insomma, sconsiglio di cercarne uno quando siete giunti in riserva.

Partito che sono circa le 9.00 ora locale, imbocco l’autostrada che è subito davanti a me con ingresso diretto; vi segnalo che qui, come in Germania, non ci sono pedaggi, salvo rare eccezioni, che però non ho riscontrato perché le moto sono free, almeno così dicevano i pochi cartelli segnalatori visti nel tratto che girava intorno a Londra, e comunque non ho visto caselli.
Non vi dico l’enorme quantità di autovelox, anche nelle zone con lavori in corso, con limiti leggermente inferiori ai nostri che influiscono sui tempi di viaggio; ovviamente tutti gli autisti li rispettano scrupolosamente, probabilmente ci saranno multe salatissime, quindi mi adeguo a questo ma prima ancora alla guida a sinistra, mi ci sono adattato subito, e alla misurazione in miglia, qui ho fatto un po’ di fatica.

Seppur oggi i km percorsi sono solo 820 circa, devo ammettere che sono stati decisamente più pesanti di ieri; meteo sempre più o meno velato, temperatura quasi sempre intorno ai 19° ma con una umidità notevole, velocità condizionata, traffico sempre piuttosto sostenuto, le diversità di guida sopra dette, saranno stati tutti fattori di maggior fatica, magari aggiunti anche agli altri 1.450 km di ieri.

Così, come per l’Islanda, i primi due giorni di viaggio servono solo per iniziare la vacanza, con anche un chilometraggio analogo; infatti con Edimburgo, capitale della Scozia, comincerò a vedere con occhi da turista/viaggiatore.

Faccio una precisazione sulle autostrade, sono gratuite anche perché spesso sono simili alle nostre superstrade, senza contare che, almeno nel mio percorso, negli ultimi 100 km circa molti tratti erano come le nostre statali; in queste ultime mi ha fatto decisamente strano sorpassare da destra e non vi nascondo che in alcuni casi ho esitato.

Arrivo a destinazione sotto la lieve tipica pioggerella scozzese, iniziata a circa 25 km prima, trovo l’alloggio, sono le 17.15, mi riceve il titolare del dormitorio dove soggiornerò, veramente gentile e disponibilissimo come tutto lo staff; mi trova una sistemazione sicura per la moto e cerca di aiutarmi in tutto, sia per sistemazione bagaglio che per trovarmi l’adattatore giusto per ricaricare il mio computer (già questo sarà un problema di comunicazione).
Tutto questo compensa la sistemazione piuttosto ristretta, ma d’altronde è un dormitorio, tra l’altro ben tenuto e pulito, magari eccessivamente affollato, ma per 18 sterline penso sia il massimo in questa grande città.

Sistematomi, corro in centro, sotto la pioggia costante, alla ricerca di un dispositivo che mi consenta di usare regolarmente il mio portatile, ma mi bagno è basta; almeno posso scattare delle foto della città, cosa che dà sensazione di vacanza.

Sarei volentieri restato fuori in giro tutta la sera ma, vestito ancora con stivali e giacca da moto che erano inzuppati come la mia testa, avevo bisogno di una doccia rigenerante; quindi rientro veloce, serata in alloggio e a letto presto.

Eccovi foto e mappa

12.09.2022

Cominciamo subito con una bella notizia, posso scrivere e pubblicare; purtroppo per voi dovrete sopportarmi. 😀

Ho passato l’intera mattinata per riscrivere i resoconti dei giorni scorsi e alla ricerca di una nuova sistemazione per oggi; già, nel dubbio di restare due notti ad Edimburgo, ne avevo prenotata solo una e nella struttura non potevo rimanere perché erano già pieni.
Ho comunque risolto e alle 13.00 avevo preso possesso del nuovo letto; sì, di nuovo un ostello, meno bello ma più spazioso.
Anche qui mi hanno trovato una sistemazione per la moto e, finalmente, venduto un adattatore che riesce a risolvere decentemente i miei problemi di ricarica del portatile e anche dei cellulari (uno alla volta ma va bene così).

Alle 13.30 muovo, rigorosamente a piedi, verso il centro con la buona intenzione di vedere più cose possibili; l’aria è fresca, forse a causa del vento, ed io mi sono messo il maglione di pile a collo alto e mi son portato dietro la mia felpa rossa invernale con cappuccio (quella logata 😉 ).

Decido di fare come prima tappa il cosiddetto “miglio reale”, strada di collegamento fra la Cattedrale di Sant’Egidio e il Castello della Città; mentre mi avvicino noto un traffico anomalo, un abbondante movimento di polizia principalmente in moto, qualche auto scura.
Comincio a immaginare qualcosa e la conferma ai miei pensieri viene al momento di immettermi nella strada che conduce al mio obiettivo, che è tutta transennata ai lati e bloccata al traffico; faccio un video, da pubblicare sui social, dove esprimo le mie sensazione confermate da un’articolo trovato e screenshottato in quel momento su internet.
La Regina Elisabetta come ben sapete è deceduta nei giorni scorsi a Balmoral (Scozia) e la prima tappa della sua salma nel Regno era proprio qui nella capitale scozzese; a volte il caso, potevo intravedere “Sua Maestà” o, per essere corretti, le onoranze funebri particolari a lei riservate.
Non faccio in tempo nemmeno a cominciare l’inserimento online, che arrivano ed imboccano la strada chiusa delle moto della polizia a sirene spiegate che scortano dei grossi suv con vetri oscurati; riprendo il passaggio e immediatamente pubblico.
Non credo fossero i familiari stretti della defunta Monarca, anche perché molto più tardi vedrò un paio di limousine che ritengo più probabili come loro mezzo di locomozione; sta di fatto che per questo evento c’era, ovviamente, un dispiegamento di forze ingente e un apparato di sicurezza non indifferente.

Man mano che affronto la salita che porta sia al Castello che alla Cattedrale, aumentano non solo i poliziotti, ma trovo un pubblico, sempre più numeroso, in attesa di offrire l’ultimo saluto alla loro Regina; purtroppo, gli accessi ai due miei obiettivi sono bloccati e le cose vanno per le lunghe, anche perché ho aspettato per oltre mezz’ora il probabile passaggio di un corteo ma niente da fare.

Quindi mi sono diretto altrove, più o meno a caso, e sono finito nella zona universitaria, non molto distante, dove c’era in pieno svolgimento una giornata di orientamento per gli studenti; una bolgia di giovani facce in tranquilla attesa davanti ai vari atenei.

Dopo un po’ ho deciso di ritornare in zona Cattedrale e, mentre mi avvicinavo, sentivo, non bene dagli altoparlanti posizionati in strada, recitare una messa; quando sono arrivato nella zona del Miglio Reale ormai era tutto finito ma anche tutto ancora bloccato.

Siccome non si poteva nemmeno attraversare, mi sono accollato un percorso molto più lungo per arrivare sempre alla grande chiesa ma, giunto nelle vicinanze, ho comunque dovuto aspettare un bel po’ prima che consentissero il passaggio; tuttavia, la strada era ancora transennata, la gente stava allontanandosi lentamente, le varie televisioni smontavano le attrezzature utilizzate per riprendere l’evento e alcuni giornalisti facevano l’ultimo reportage della giornata.

Alla fine mi sono dovuto accontentare di fare foto a distanza della Cattedrale di Sant’Egidio, dove hanno celebrato la messa funebre della Regina Elisabetta, quindi ho proseguito a caso mentre valutavo il da farsi; non era tardi, ma il vento cominciava a far sentire qualche piccolo brivido ed ho fatto una breve tappa ad un centro commerciale enorme che già avevo visto ieri sera.

Ne sono uscito deciso a far visita al Nelson Monument, che non era molto distante, e ne è valsa la pena sia per i monumenti che, soprattutto, per il magnifico panorama che offriva; per contro i miei polpacci hanno ricevuto il colpo di grazia, con continui piccoli crampi che mi hanno fatto decidere di tornare all’ostello, comprensibile dopo oltre 7 miglia di cammino.

Prima però mi sono fermato al centro commerciale dove son andato ieri sera, che era di strada, per una piccola spesa ed anche per cercare delle “calamite ricordo”; purtroppo niente souvenir e, nel rientro, ho fatto un’altra strada che mi ha permesso gli ultimi scatti.

Ed eccovi le foto che raccontano quello che ho visto e vissuto oggi.

13.09.2022

Stamani partenza ore 7.20 per un doppio obiettivo, Dundee ed Aberdeen; complessivamente si parla di circa 200 km, quindi tragitto brevissimo, ma ero in modalità turistica e quindi molti stop & go per sigillare le prime immagini della Scozia nature.
Di strada a doppia corsia ce n’è stata un po’ e pure lì qualche scatto ho voluto farlo; molto più piacevoli le strade che definisco “statali” che permettono una maggiore e migliore scelta di immagini, salvo poi trovare un posto per fermarsi.
Quindi piacevole viaggiare, molto meno visitare le grandi città perché, di fatto, offrono ben poco; tant’è che ne ho fatte due in un giorno.

Oggi ho provato temperature mattutine di 10°, ma ero ben attrezzato e quindi nessun patimento; in compenso ho avuto sole e cielo praticamente sereno, situazione ottimale per foto con colori più vivaci.
Solo in tarda serata si sono riveste le nubi ma almeno non è piovuto.

Arrivato a Dundee circa alle 9 .00, ho trovato del traffico e, prima di macinare chilometri a vuoto, mi sono fermato in un parcheggio per scegliere cosa vedere; ho organizzato il mio tour seguendo un ordine comodo e funzionale, quindi ho realizzato tutto nel giro di 3 ore.

La prima cosa che mi ha colpito è senza dubbio il Dundee Law, un’area collinare al centro della città che offre un panorama a 360° davvero notevole; la seconda cosa il traffico svanito dopo il mio arrivo, che mi ha sicuramente agevolato moltissimo a ridurre i tempi degli spostamenti.

Per quanto riguarda il resto, carino ma nulla di particolarmente coinvolgente; è vero che tendo a visitare tutto in modo fugace, ma qui il tempo impiegato era quello giusto.

La cosa invece più deludente, la spiaggia fuori città vicino al Castello Broughty, con tutte quelle alghe giganti in putrefazione; peccato perché avrebbe meritato una passeggiata.

In anticipo sui tempi programmati, ho deciso di visitare subito Aberdeen, anche perché il mio alloggio era disponibile dopo le 15.00; quindi mi sono diretto là godendomi la strada e fermandomi all’occorrenza per fotografare i bei paesaggi ed alcune particolarità (pozzi petroliferi e pale eoliche in mare).

Arrivato a destinazione, ho adottato lo stesso criterio di visita della città precedente e tutto è calzato millimetricamente; qui, francamente, c’erano meno cosa da vedere e più traffico.

Miglior cosa vista qui è stata la spiaggia, molto lunga e decisamente più pulita di quella vista 100 km prima; ci sono pure una bella passeggiata e una strada che la costeggiano per intero.
Inoltre sono presenti street food caratteristici, locali e un parco giochi; insomma davvero ben attrezzato e comunque tranquillo.

Come ho detto, tutto si è svolto in tempi misurati perfettamente e alle 15.10 ero alla mia struttura ospitante, situata a 9 km circa fuori citta (15/20 minuti dal centro); ovviamente subito doccia, poi ho perso un po’ di tempo per caricare il mio telefono, mentre l’altro (che uso come navigatore) mi è servito per trovare e prenotare intanto la sistemazione per domani.

Dopo le 18 sono tornato in città e l’ho girata totalmente a caso; sono ripassato dal lungo mare, ma era tutto calmo come quando l’ho lasciato, e poi ho trovato il centro, ma alcune vie erano chiuse al traffico, quasi fossero lasciate solo alla circolazione pedonale.
Chissà se c’era qualche evento, sta di fatto che mi sono incasinato nelle vie traverse e alla fine ho deciso di rientrare, ovviamente col navigatore; la mia scelta è stata condizionata anche da altri fattori quali aumento della nuvolosità, temperatura fresca, nonostante fossi piuttosto attrezzato, e, tra l’altro, dovevo pure scrivere due righe sulla giornata odierna, oltre ad avere un mal di vita che mi ha assillato fin da inizio giornata.

Concludo con un ulteriore appunto negativo alle strade britanniche, quei maledetti catadiottri messi fra le linee tratteggiate; sono veramente fastidiosi e pericolosi per noi motociclisti, come se non bastassero le strisce stesse che non sono semplice vernice, ma sono tipo a bolla gommosa.

Ecco foto, mappa e buonanotte.

14.09.2022

Stamani ho aumentato l’abbigliamento indossando anche l’intimo tecnico perché il meteo prevedeva cielo coperto, qualche pioggerella e ovviamente vento, il tutto con temperature fra i 10 e i 15 gradi; la partenza è stata alle 7.50 perché ho perso quasi mezz’ora a montare un portatelefono antipioggia, che però è piccolo per i miei smartphone. Meno male ha piovuto poco.

Considerato che erano in programma solo 280 km circa, ho viaggiato con molta calma per godermi meglio il paesaggio; a proposito di questo, la partenza non era di buon auspicio e fino a Fraserburgh gli scatti me li sono dovuti inventare e rubare.

Giunto nella suddetta cittadina ho trovato pioggia, ma anche una bella spiaggia ed è lì che mi sono vestito antipioggia, sotto la tettoia di un locale; ripartito ho cercato il più possibile di seguire la costa e devo dire che non è andata malaccio, peccato il cielo plumbeo.

La strada migliore senza dubbio la 9031 che da Fraserburg fino a Rosehearty fiancheggia il mare, poi rientra leggermente per diventare la tipica strada scozzese che attraversa le campagne ma con la particolarità, in più occasioni, di vedere l’oceano; i terreni circostanti sono tutti saliscendi, come la strada del resto (ho trovato per la prima volta in vita mia una pendenza del 20%), e vi sono grandi coltivazioni oppure pascoli con pecore o mucche tranquille a brucare o ruminare.

Traffico assente, almeno fino al ricongiungimento con la A98 vicino alla cittadina di Macduff e, da qui in poi, il movimento è abbondante; però continuano gli stessi paesaggi e, in alcune cittadine, si va in spiaggia.

Quella che più mi è piaciuta e a cui ho dedicato più attenzione, facendo anche dei video, era a Nairn, cittadina sul lato est del profondo fiordo che giunge fino ad Inverness; ovviamente sono passato anche da qui perché è l’anticamera del famoso Loch Ness, che ho raggiunto e dove ho trovato da dormire.

Ora sono nella sala comune di un ostello che non è il massimo, ma è accogliente e, soprattutto, ha un vista lago notevole, oltre ad essere vicino alla strada che costeggia il grande specchio d’acqua; a proposito della strada, è molto bella sia paesaggisticamente che per il piacere di guida che offre, ma non puoi goderne a pieno a causa dei numerosi avvisi di autovelox.

Per chiudere, oggi posso fare la valutazione sui colleghi bikers inglesi; nei primi giorni li avevo presi in antipatia perché non salutavano e invece lo fanno, ma non è facile vederli.
Se è vero che le auto hanno i comandi rovesciati per via della guida a sinistra, le moto sono come le nostre, quindi, a destra c’è il gas; ovvio che saluti sempre con la sinistra ma qui, incrociandosi sul lato destro non è facile vedere il simpatico gesto dell’arto opposto, quindi non ci fai caso.

Poi devo dire che il traffico di due ruote non è così abbondante, anzi; comunque ieri, mentre facevo delle foto, mi hanno sorpassato 4 moto italiane che ovviamente non ho più incrociato.

Le foto, la mappa e la buonanotte.

15.09.2022

Anche stamani partenza ore 7.45 con tempo decisamente umido e strada ovviamente bagnata; previsioni meteo buone e temperature leggermente sopra la norma, quasi sempre.

Dopo una ventina di km comincio a sentire fresco alle mani, guardo il cruscotto e vedo 5°; sarà la minima di oggi poi la media si attesta sui 15° e francamente è perfetta.
Obiettivo odierno è Glasgow, ma per arrivarci cerco di sfruttare le strade che mi offrono qualcosa di buono da vedere; quindi, laghi, oceano e il verde di campi e foreste.

Per ben 250 dei 280 km totali mi sono goduto paesaggi molto piacevoli, anche se alla lunga sempre il solito film “stanca”; per fortuna il tratto di strada dopo Lochawe e fino vicino a Tyndrum mi ha ravvivato.
Circa 25 km di strada davvero divertente, un continuo sinuoso saliscendi, bello e veloce, situato in un’ampia valle nel mezzo alle montagne; inoltre, poco traffico e tempo ottimo hanno aiutato a rendere quel momento una vera goduria, anche se troppo breve.

Riepilogando, la A82 mi accompagna fino a North Ballachulish facendomi completare il lago Ness e poi seguire, lungo costa, prima il lago Oich e successivamente un lungo fiordo dove il vento ti fa sentire bene l’odore dell’oceano.

Per non perdere il contatto con il mare, proseguo sulla A828 fino a Connell e qui passo sulla A85 verso il Loch Awe, prima del sopracitato tratto di strada che mi ha rivitalizzato; qui riprendo la A82 che, anche se più trafficata, rimane piacevole fino alla fine del lago Lomond, che costeggia per tutta la sua notevole lunghezza.

Lì finisce il piacere perché il traffico ormai è caotico e poco dopo imbocco la M8 che mi porterà fino a Gasglow; arrivo nel mio ostello alle 14.30 circa, ma fino alle 15.00 niente Check-in.
Dopo la consegna del posto letto, perdo circa un’ora per sistemazioni varie, poi una bella doccia e alle 17.00 sono pronto per la visita della città; ho documentato con molte foto (anche troppe) ma il video fatto mentre rientravo alla mia struttura ospitante riassume bene le mie sensazioni.
Ovviamente ho deciso di non uscire, anche perché domani voglio partire presto per arrivare con ampio anticipo all’imbarco per l’Isola di Man; comunque la vita notturna non è che offra molto, se non un paio di birre ad un pub e, quindi, ho evitato per essere reattivo l’indomani.

Vi lascio foto e mappa della giornata e mi preparo per la nanna sperando di essere subito avvolto dalle braccia di Morfeo 😉 .

16.09.2022

Ebbene oggi poco da offrire, 270 km circa di sola autostrada; il meteo continua ad essere clemente anche se le temperature si sono sensibilmente ridotte, oggi minima 4°, e il vento mi ha accompagnato fino al porto d’imbarco, pale Eoliche per strada non mancano.

Già, oggi si passa alla fase due del mio viaggio; il pizzico di Scozia che vi ho offerto è iniziato con Edimburgo e si è chiuso con Glasgow, ora starò tre giorni sull’Isola di Man famosissima per il Tourist Trophy (clicca per dettagli).
Si tratta di un serie di gare motociclistiche su un percorso creato sulle strade dell’isola; ovviamente non è come correre in pista e non è per principianti,
anzi qui ci sono ormai espertissimi piloti di questa tipologia di gara che dal 1907 ha avuto ben 101 edizioni.
Anticipando la scontata domanda che vorreste pormi, vi rispondo subito dicendovi che ho preferito godermi le strade delle gare in serenità invece che durante il caos degli eventi sportivi, inoltre a giugno avevo altri progetti (Islanda).

Arrivato, come volevo, in ampio anticipo, son partito alle 7.30 ed ero al porto alle 10.45, ho cominciato a preparare i programmi giornalieri per l’isola e non solo; alle 11.30 ho ritirato il ticket d’ingresso al check ino e subito ci hanno fatto entrare e parcheggiare in zona imbarco.
Quindi sono tornato nel terminal e, in attesa dell’arrivo della nave, ho proseguito ciò che avevo iniziato; il tempo è volato, mi sono dovuto di nuovo interrompere per imbarcarmi.
La partenza è stata puntuale, ore 14.15, così come l’arrivo alle 18.00; durante il viaggio sono andato avanti con l’organizzazione delle giornate successive.

Nella navigazione sono rimasto particolarmente colpito da un parco eolico immenso proprio in mezzo all’oceano; una enorme quantità di pali eolici tutti in fila perfettamente allineati.

All’arrivo nella capitale, Douglas, la giornata era perfetta, cielo sereno, temperatura gradevole e niente vento; trovato il mio hotel, o non so cosa, ho scaricato il bagaglio che finalmente resterà fermo fino a lunedì mattina, ho fatto manutenzione alla moto e sono uscito, a piedi.

L’intento era di fare qualche altra buona foto prima e durante il tramonto, ma le procedure suddette mi hanno fatto tardare ed ero sulla passeggiata, di fronte alla spiaggia, alle 19.45; quindi ho valutato di fare serata, ma alla fine ho fatto oltre quattro chilometri a piedi, fino al porto e ritorno.

Così, ho avuto la possibilità di vedere cosa poteva esserci, ma niente di nuovo sul fronte divertimenti serali; semmai domani mi farò dire da qualche indigeno dove si fanno “venire la febbre del sabato sera” 😉 .
Ora vi lascio le poche foto e la mappa e vado a prepararmi, non so per cosa.

17.09.2022

Prima intera giornata dedicata alla seconda parte del mio viaggio e, per me, sarebbe già esaurita qui mentre, domani, dovrò inventarmi qualcos’altro dopo che avrò completato quel poco che mi ero creato ieri in nave; effettivamente questo fazzoletto di terra in mezzo al mare è poco più grande della nostra Isola D’Elba, per cui, senza grandi difficoltà, lo giri in un giorno.

Alla fine sono 200 km circa e, quando ho progettato l’intero tour, non avevo preparato percorsi dell’isola, per cui non mi ero reso conto delle dimensioni, anzi immaginavo un maggiore impegno per poterla visitare tutta; quindi, mi sono inventato un giro a spirale e il TT (Tourist Trophy), con i suo 60 km circa, ha rappresentato il cerchio piccolo cui è seguito, a scopo di conoscenza generale, un giro più ampio verso tutte le coste, ove possibile.
Con questo strano percorso, ho capito che quando la strada ti porta più in alto, vedi davvero tutto, addirittura se guardi verso Est scorgi le coste britanniche e verso ovest quelle irlandesi.

Foto ne ho fatte veramente tante, nonostante le strade strette e senza possibilità di fermarsi, spesso ho azzardato, dove potevo o valeva la pena; complessivamente ritengo di aver fatto un bel lavoro e mi sono permesso anche qualche bizzarria fra cui beccare il trenino elettrico dell’isola e, fra gli ultimi scatti prima di entrare in hotel, il tram a cavallo di Douglas.

Spiagge ne ho viste diverse e le più belle sono al sud nelle cittadine di Castleltown e Port Saint Mary; la prima delle due è quella che offre anche qualcosa in più, non a caso era un tempo la capitale.

Un punto panoramico degno di nota è stato The Sound che offre una bella vista dell’isoletta satellite Calf of Man; Peel invece mi ha un po’ deluso, ma avevo ampie aspettative perché ne parlavano molto bene in una recensione letta qualche mese fa.

Deludente la spiaggia di Blue Point che non so quanto valga la pena di raggiungere; strada stretta con argini di sterpaglia che bloccano totalmente la visuale ai lati privandoti la vista di panorami o paesaggi che potrebbero essere belli, il tutto per arrivare in una spiaggia di sabbia e ghiaia che non è granché.
Almeno si può intravedere, in lontananza, l’Irlanda, ma non è l’unico posto che te lo permette; inoltre, prima dell’accesso, è pieno di rovi stracolmi di more, con cui ho fatto merenda 😀 😀 😀 .
Anche la spiaggia di Ramsey, già vista anche in mattinata, non ha nulla di particolare, molto meglio quella di Laxey.

Ultima tappa al TT Campsite che, a dispetto del nome, è l’impianto sportivo dove ha sede la società di rugby della capitale; chiuso al pubblico, mi sono appena infiltrato giusto per fare due foto al verdissimo campo che ospitava delle lepri che certo non erano lì a far meta.

Non voglio dimenticare di farvi un accenno sui panorami, sono tutti molto apprezzabili, soprattutto quando si sale, però alla lunga sono ripetitivi e, a volte, gli stessi visti da altre angolazioni; sono comunque Scottish Style per forma, colori e famosi muretti in pietra.

Invece ci tengo a dirvi che le strade che più mi hanno preso sono; la A18 da Ramsey a Douglas, principalmente per la guida, davvero veniva voglia di correre, e le A36 e A27 da Port Erin a Dalby, per i panorami più belli.

Al rientro in hotel, doccia ed immediata uscita alla ricerca di potenziale vita notturna; la titolare mi ha consigliato un locale, il 1886, l’ho visto ma non credo che ci si balli.

Se oggi il meteo è stato ottimale, almeno durante il tour in moto, in serata nuvole e, soprattutto, temperatura mi hanno sciupato la passeggiata, costringendomi a rientrare anzitempo; quindi vi aggiorno.

Godetevi le mie foto, mappa 1 e mappa 2 mentre io decido che voglio fare; stasera è davvero fresco e quindi non so se esco di nuovo anche perché vorrei vestirmi in modo adatto ma, ovviamente, non con l’abbigliamento da moto.
Comunque buon sabato sera.

18.09.2022

Inizio di giornata meno brillante, meteorologicamente parlando, ma non per questo rinuncio al programma già fatto; non può certamente fermarmi un po’ di variabilità e, comunque, sono attrezzato e il tour sarà decisamente più breve, anche perché non ha senso e non ho voglia di girovagare totalmente senza meta.

Il percorso che mi sono creato prevede di percorrere vie più interne, meno battute, che attraversano l’isola; l’idea all’inizio offre buoni risultati e mi ritrovo nel nulla, in compagnia di pecore che mi bloccano la strada (mamma mia che fatica che fanno a spostarsi 😀 😀 ).

I panorami sono molto belli e offrono qualcosa di diverso, la guida, seppur lenta perché la strada è molto stretta, rimane comunque divertente; non dura molto perché, dopo un tratto di strada principale, rientro in percorsi secondari che, con fatica, offrono immagini “già viste ieri”.

Successivamente c’è il tratto su strada veloce, la A3 parte sud, carina ma senza novità paesaggistiche, e la A7, proprio nulla di che; entrambe, non fatte nel giorno precedente, oggi le ho utilizzate per raggiungere la bella A27 passando, causa lavori in corso, da una via secondaria, poco interessante.

Quindi, la A27 offre scorci panoramici molto belli, niente che non abbia già visto 24 ore prima, è la possibilità di guidare un po’ più brioso; nel frattempo comincia una lievissima pioggia, non me ne preoccupo e vado avanti senza attrezzarmi.

Il resto del percorso odierno ha poco da raccontare, ma qualche scatto interessante sono riuscito a farlo; da ultimo ho puntato il mare ed è stata davvero una buonissima scelta perché Port Soderick Beach, anche se è roccia con ghiaia e sassi, è molto bella e intorno ci sono scogliere davvero notevoli.

Ormai esaurito il programma ed essendo ora di pranzo, ho deciso di rientrare e poi valutare nel pomeriggio il da farsi; entrato in Douglas ho dovuto fermarmi forzatamente per fare una foto davvero particolare, un arcobaleno.
Va vista perché non è spiegabile a parole; volevo fare un altro scatto, con calma, appena arrivavo davanti l’hotel e invece, in soli 2 km, sono passato dal solicchio alla pioviggine e addio all’arco colorato.

Quindi, sono rientrato in tempo, ma in realtà in questo momento, mentre scrivo c’è di nuovo il sole, velato ma si vede.
Dichiaro chiuso qui il capitolo Isola di Man lasciandovi le foto e la mappa di oggi, semmai, nel pomeriggio, vedrò o farò qualcosa che vale la pena di aggiungere, ne dubito, aggiornerò questo resoconto in tarda serata o domani; una segnalazione è doverosa, qui ho trovato una concentrazione di motociclisti decisamente maggiore rispetto al viaggio in Scozia, però non so se sia passione dei locali o meta dei motociclisti inglesi.
Buona Domenica e di nuovo….

BUON COMPLEANNO SILIVIAAAAAAAAAAAAA
Boia deh! me lo so riordato deh! 😀 😀 😀

19.09.2022

Giornata iniziata sotto i migliori auspici con il meteo previsto in miglioramento e temperature leggermente in salita; mi sveglio leggermente prima di sempre (ore 5.00), completo i preparativi e vado al porto per le formalità e l’imbarco.

Arrivo ad Heysham puntuale (12.30), sono fra i primi a sbarcare, e velocemente raggiungo l’autostrada per Liverpool; tuttavia, per rendere meno noioso il viaggio, a metà strada, devio verso il mare così spero di vedere qualcosa di più gradevole.

In realtà non ci sono paesaggi che colpiscono l’attenzione, però alla prima tappa, Southport, posso “godermi” tantissima sabbia; effettivamente c’è bassa marea ed il mare è davvero lontano, tanto che devo zoommare a 10 x per riuscire a vederlo.

Riparto verso la seconda tappa ma ad una rotonda voglio di nuovo deviare verso l’oceano; buona idea, ci sarebbe anche la possibilità di accedere direttamente in moto in spiaggia, ovviamente ingresso a pagamento, ma non vale la pena perché dopo 50 metri puoi solo parcheggiare.
L’acqua qui è più vicina e si potrebbe raggiungere con una bella passeggiatina; purtroppo l’orologio corre e quindi riparto verso Crosby Beach.

In meno di mezz’ora ci sono e qui la situazione è anche migliore; davvero varrebbe la pena di fermarsi a lungo, ma voglio vedere più cose possibile della città dei Beatles.

Come prima cosa faccio un giro in moto dei punti di interesse che mi ero programmato in precedenza; il traffico è accettabile e riesco a muovermi abbastanza bene.

Una delle tappe a cui tengo in modo particolare è il Cavern Club, tipico pub inglese con musica al vivo posto in un seminterrato, famoso perché qui è nata musicalmente la band che ha fatto epoca; è la mia penultima tappa giornaliera ed ho qualche difficoltà a trovarlo, ma purtroppo è chiuso.
Scoprirò in seguito il motivo, quindi mi accontento di vedere solo un piccolo portone con una scritta che fa da insegna e che sparisce in un palazzo d’angolo che, oggi, è praticamente un museo dedicato ai Beatles; sono deluso, perché pensavo di farci serata, me ne faccio una ragione e proseguo il mio tour.

Alle 17.00 circa sono al mio ostello, non esprimo commenti sulla struttura ma sono tutti molto disponibili; mentre vi racconto, conosco un francese che vive qui da sette anni e parla abbastanza bene anche l’italiano.
Finalmente è possibile fare un po’ di piacevole conversazione e, purtroppo, scopro che oggi è tutto chiuso per lutto in onore della Regina defunta; con questo finisce, tristemente, la visita di Liverpool, perché non c’è praticamente niente da fare.

Prima di congedarmi da voi, come sempre, vi lascio foto e mappa; buona serata a voi.

20.09.2022

Anche questa giornata non ha girato come da aspettative e, di conseguenza, maggiore delusione rispetto ad ieri; sembra quasi che si sia innescata, fra me ed il Regno Unito, una sorta d’incompatibilità e mi spiace chiudere così il tour inglese.

Oggi c’è veramente poco da documentare, le foto e la mappa sono un fedele specchio di quello che è stato; tanti km, circa 560, tanta autostrada, l’obbiettivo, fra l’altro aggiunto in corso d’opera, per dare un pizzico di vita al tragitto odierno si è rivelato una tristezza, almeno per me.
Vi spiego: 16 anni fa venni a Stonehenge, con un amico, e fu molto bello dal punto di vista turistico; all’epoca si parcheggiava vicinissimo al sito, comunque c’era poca gente, non si pagava biglietto d’ingresso, potevi perfino riposarti sull’erba vicino alle rocce, cosa che facemmo visto il bel tempo.
Oggi hanno chiuso un ampia zona, ci sono due enormi parcheggi e c’è un discreto caos, hanno fatto un mega edificio, con biglietteria, bar e altro, paghi 30 sterline per essere accompagnato in bus sul posto; potete capirmi, credo, e per rubare 3 foto a distanza mi sono fermato, veramente a rischio di essere travolto dai camion, in un paio di posti assurdi sulla statale che passa li vicino ed è trafficatissima.

In compenso, in precedenza, mi ero fermato a Woodhenge, che all’epoca non visitammo; qui il tempo si è fermato, pochissime persone, libero accesso e un particolare senso di rilassamento che ti pervade, puoi perfino meditare e qualcuno lo faceva.

Effettivamente non è molto, però me lo farò bastare; purtroppo, dovrete accontentarvi anche voi perché di più non c’è.
Vi saluto anche perché stanno per iniziare i controlli per l’imbarco.

21.09.2022

Giornata iniziata prestissimo e in serata ne ho pagato il prezzo sbagliando per ben due volte strada per raggiungere il mio albergo; la traversata è stata puntualissima e alle 4.30 ora locale eravamo a Dieppe.

Fra sbarco e ricerca di un distributore aperto h24, ho perso quasi un’ora e quindi il viaggio è iniziato verso le 5.30; considerato che era buio, ho fatto una prima modifica al percorso rinunciando alle prime coste a scogliera.

Comunque ho fatto tutte statali, anche per riabituarmi alla guida a destra, che sono state molto utili per tenere alta la concentrazione durante la guida notturna; ha cominciato ad albeggiare a Le Havre, la porta d’ingresso dell’Europa (così la definiscono i francesi), che è un enorme città portuale.

Il traffico era esagerato, come in tutte le metropoli, ma ho girato largo passando vicino alla spiaggia; poi ho raggiunto e attraversato il Ponte di Normandia, imponente struttura viaria che scavalca l’estuario della Senna, praticamente alla cieca, visto la nebbia che lo avvolgeva.
Peccato, perché nel culmine si può godere di una vista panoramica stupenda, ma non si può fotografare perché se ti fermi ti spazzano via i camion; il movimento di veicoli è immenso perché si riducono notevolmente i tempi di attraversamento del più grande fiume di questa nazione, ovviamente è a pagamento ma non per le moto (i francesi ce l’hanno queste piccole accortezze per noi bikers).

Raggiungo così Honfleur che è molto carina e meriterebbe maggior tempo rispetto a quello della mia fermata; da qui cerco di mantener fede al mio programma che prevede lungo costa per l’intera giornata.

A proposito, ho fatto un altro taglio, Caen, ed ho privilegiato la visita alle coste del famoso D-Day, lo sbarco degli alleati in Normandia che ha cambiato l’esito della 2^ Guerra mondiale (così dicono); quindi il mio scopo sarà quello di vedere più spiagge possibili e troverete ampia documentazione fotografica, in una sono presente anch’io (novità assoluta in questo tour) grazie alla cortesia di un turista tedesco che si è offerto di immortalarmi insieme alla mia rossa (ringrazio ancora di cuore).
La cosa meravigliosa è che ovunque il mare era calmissimo e in bassa marea; di arenili chilometrici e profondi ne ho visti molti, anche se non tutti piacevoli.

Il viaggio fino ad Ouistreham è scorso veloce, nonostante le strade strette, i numerosi paesini e qualche viandante un po’ troppo tranquillo alla guida; dopo le cose sono cambiate, sicuramente per i ricordi legati al conflitto bellico.

Le prime due spiagge (Sword e Juno) sono state deludenti perché non si percepiva che fossero stati luoghi di conflitto bellico, ma poi le cose son cambiate già con la Gold, dove si vedevano chiari segni del passato che hanno cominciato a far sentire qualcosa dentro; giunto ad Omaha, prima ho visitato il cimitero americano che, vi garantisco, colpirebbe anche i più insensibili.
Le poche foto fatte, credo vi trasmetteranno le stesse coinvolgenti sensazioni che ho avuto io stesso; dopo mi sono recato in spiaggia, enorme, lunghissima, priva di ripari dal fuoco alto dei nemici.

Oggi il terreno è tutto ripulito, c’è perfino una scuola di Landsailing (carri a tre ruote a vela); la strada che gli corre vicina concede più accessi a questo deserto bagnato dall’oceano e non mancano i segni, voluti, per non dimenticare.

Qui c’è stata una piacevole distrazione; in una fermata fotografica mi sento salutare in italiano, sono Gabriele e Letizia, coppia in viaggio in moto nelle terre di Bretagna e Normandia, ma in senso opposto alla mia.
Incuriositi dal mio tour, siamo rimasti a lungo a parlare scambiandoci anche informazioni, purtroppo turisticamente non piacevoli, e consigli; così io gli ho smontato un luogo dove volevano andare, loro mi hanno parlato bene di Saint-Malo, gradevolissima per passeggiarci a lungo, meno di Le Mont Saint Michelle, praticamente in secca e con escavatori e camion che ripuliscono i sedimenti delle maree.
Prima di salutarci gli ho lasciato il mio biglietto da visita per poter leggere le mie avventure, magari possono prendere degli spunti o chissà cos’altro; quindi ripartiamo per luoghi opposti.

Nonostante la stanchezza si faccia sentire, voglio chiudere questa “giornata dei ricordi” e quindi allungo su Utah Beach; molto simile per dimensione e fattezza alla precedente, ma non ci sono alture ed è subito collegata con le pianure circostanti.
Inoltre è decisamente meno attrezzata per i curiosi viaggiatori, ma non è un difetto, almeno per me; tutti i luoghi sono di libero accesso e questo è molto positivo, d’altronde si vuole mantenere vivo un ricordo doloroso.

Finita l’ultima visita, ovviamente punto verso il mio alberghetto sperso nel nulla e, nonostante abbia il navigatore attivo, sono talmente lesso che per ben due volte sbaglio strada; nulla di che, allungo di pochi km e di qualche minuto ma sempre in tempo per aggiornarvi.

Per finire le foto alcune da guardare con particolare attenzione, e la mappa che documenta in modo errato i chilometri fatti (in realtà sono oltre 350) e i tempi di viaggio (ed è ovvio, non considera le mie soste per qualsiasi motivo); quindi buonanotte.

22.09.2022

Comincio con una conferma, rientro sabato e non domenica; questo in buona parte è merito della giornata di ieri che, con le due modifiche segnalate, ho fatto in un sol giorno ciò che avevo previsto in due; la cosa non mi spiace perché è da inizio settimana che seguo il meteo, non solo dei luoghi che visito ma anche di domenica 25 sulle strade di ritorno a casa.
Per questa data venivano segnalati nubifragi e fare 1.450 km in quelle condizione non era certo il massimo; quindi, grazie a quanto inizialmente detto, vi dico che rientro sabato 24; evvai!!!!, sì ma nel diluvio.
Ho visto adesso le previsioni ed ora risulta questo il “giorno di Noè”; purtroppo non vale la pena di modificare niente, perché anche qui, che finora mi andata di lusso (oggi perfino 22°), da domani rovesci a non finire.
Anche per questo motivo mi sono fatto il mazzo per poter visitare Le Mont Saint Michelle in questa giornata.

Ecco che siamo arrivati al resoconto odierno, che vede come obiettivo primario la destinazione suddetta; non è che prima non ci abbia messo dell’altro, infatti anche oggi tranquilli tranquilli sono circa 350 i km percorsi.

Per non perdere l’abitudine di vedere spiagge e coste, mi son fatto tutta la penisola del Cotentin passando di nuovo da Utah Beach, dove non è mancata l’occasione per ulteriori foto, e salendo fino a Barfleur; da qui sono andato sul vertice opposto a vedere due punti panoramici, Pointe des Groins e Phare de Goury, il secondo decisamente più bello del primo.

In precedenza ho fatto tappa alla Plage de la Saline, non male ma la strada per arrivarci è davvero stretta, oltre a scatti al volo di altri panorami prima e dopo Cherbourg; questa città portuale non mi è parsa granché, ma a seguire, per vie minori, qualcosa di veramente buono da immortalare c’era.

Finito il lato nord peninsulare, ho ripreso a scendere con obiettivo Grenville, che offre, come immaginavo, una vista dall’alto veramente di tutto rispetto; prima però c’è stata una tappa fuori programma alla Grande Plage de Barneville, decisamente un bel posto per una villeggiatura tranquilla.
L’arenile è veramente smisurato, il mare è lontanissimo e qui ho capito, che le maree in queste zone sono stagionali e non giornaliere come da noi, oltre a muoversi per almeno un centinaio di metri; d’altronde anche Gabriele e Letizia non mi avevano dato un bel quadro del mio obiettivo finale di oggi visto che era decisamente in secca e c’erano un sacco di lavori per rimuovere i sedimenti lasciati dalla precedente marea.

Quindi, sono entrato e rimasto sulla D911, che nel primo tratto è stretta, con traffico e lenta per i numerosi paesini da attraversare; poi si apre è offre buonissimi panorami fino a concederti la vista della baia in secca con Le Mont Saint Michelle che spicca.
Peccato che le foto da lunga distanza sembrano sfocate a causa della leggerissima foschia, comunque rimangono immagini d’impatto; ovvia che quando sono arrivato in zona, nella lunga camminata, il colpo d’occhio è veramente coinvolgente.
Se non l’avete capito, il parcheggio non è lì sotto, anzi ho provato a forzare e mi sono infilato sulla stradina più ovvia e veloce ma era transennata e, gioco forza, mi sono fermato nel parcheggio di un commerciante di prodotti tipici che era proprio lì; evito strani commenti 😀 😀 😀 , ma è stato gentilissimo perché oltre al parcheggio mi ha fatto mettere nel garage il casco e tutto l’abbigliamento pesante, per cui ho camminato in pantaloni e maglietta (vi ricordo gli oltre 20°).

La passeggiata per arrivarci è di oltre 3,5 km (40 minuti a passo svelto), per cui almeno 10 km li ho fatti pure oggi, e comunque dopo ho scoperto dov’era il parcheggio, a pagamento, da cui partivano le navette, non gratis; però, la maggior parte della gente ha fatto attività fisica come me.

La visita è stata molto più breve di quello che pensavo, ma è tutto molto concentrato; secondo me te lo godi appieno se ci stai un giorno e una notte, magari quando c’è l’alta marea, e ozii un bel po’ in alcuni locali del posto, ovviamente aprite il portafogli che qui non scherzano.

Una delle cose che mi ha colpito è che, quando sono andato sul lato ovest nella parte bassa, l’acqua era vicino alla base del villaggio e non mi sembrava così appena sono arrivato; poi ho fatto un’attenta osservazione di pochi minuti e son bastati per capire che l’acqua avanza velocemente (vedi le ultime foto in sequenza).
Sì, la marea sta arrivando, l’ho mancata di pochissimo perché ho visto su internet che il culmine sarà dal 24 al 30 settembre; domani avevo già in programma un ritorno, convinto che poche ore non bastassero per vedere tutto, invece potrei farlo solo per vedere quanto si è alzato il livello del mare in 24 ore, ovviamente stavolta parcheggio e navetta 😉 .

Resta inteso che prima andrò a Saint-Malo, ultima tappa di tutto il mio tour, e dopo semmai faccio il sopralluogo; certo è che il meteo influirà sulle mie scelte perché non promette niente bene.

Ma facciamo un giorno alla volta ed eccovi foto e mappa.
Buonanotte

23.09.2022

Ebbene oggi comincia l’autunno formalmente e di fatto; ieri fino a 22° e con il sole, a volte leggermente velato, stamani nuvole e temperature ribassate.

Essendo l’ultimo giorno effettivo del mio tour, come dice il mio amico Maurizio, godersi un po’ di ozio non guasta; io, che non sono proprio abituato al dolce far niente, non mi sono fermato, però me la son presa molto comoda.

Dopo essere andato a letto alle 1.30, mi sono alzato alle 8.30 e con calma mi sono preparato per la gita a Saint-Malo; niente moto ma comodo treno, ho la stazione a 100 metri e c’è un treno ogni ora che in 15 minuti mi porta a destinazione.
Perfetto, così niente parcheggi né scomoda attrezzatura da moto da dover sistemare o, peggio, da portarsi appresso; due piccoli zainetti con vitto, maglioncino e giacca leggera antipioggia (viste le previsioni).

Alle 10.00 acquisto i biglietti, alle 10.13 prendo il treno, alle 10.30 sono già in cammino verso i vari obiettivi prefissatimi ieri sera; ovviamente il mare è il motivo più frequente, ma non mancano palazzi fortificati, bastioni, chiese, vie interne e un fuori zona nella vicinissima Alet.

Complessivamente sono ben 5 ore continuative di cammino per un totale di circa 10 km da dove sono scaturite la maggior parte delle foto odierne, che non sono poche; di tanto in tanto si sentiva qualche gocciolina, ma nulla di serio.
Solo verso le 14.00 la pioggerillina è arrivata costringendomi a mettere l’incerato che avevo portato con me per una quarantina di minuti, poi di uovo maglioncino leggero e via.

Avendo esaurito il programma, sono rientrato con il treno delle 16.00 e alle 16.20 ero al mio ostello; ormai avevo già rinunciato ad un secondo round in quel di Le Mont Saint Michelle, non solo per il meteo, ma, semmai avessi avuto un qualsiasi ripensamento, eventi fastidiosi hanno cancellato definitivamente ogni pensiero in merito.

Per mia abitudine prima di entrare in struttura vado sempre a vedere la moto, come stamani del resto; la percezione della ruota posteriore sgonfia, già avuta nel controllo mattutino ma senza esito, purtroppo ora era decisamente una conferma di una bucatura, quindi ecco la priorità impellente.

Con l’aiuto della receptionist, trovo su internet un gommista, carico indirizzo su maps e via di corsa, si fa per dire; sono 5 km davvero ballerini, come guida intendo, perché la moto sembra molto più pesante, non segue le traiettorie, pare ubriaca.
D’altronde la ruota è molto sgonfia e meno male ne ha abbastanza per arrivare all’officina; qui spiego, in un francese stranamente buono, le mie difficoltà e l’urgenza della soluzione al giovane meccanico.
Lui comprende benissimo, si mette subito all’opera e in 40 minuti (+ o -) sono pronto a ripartire con 35 euro meno; caruccio ma, vista la necessità, va benissimo così.

Quindi ritorno al mio alloggio dove comincio a sistemare i bagagli lasciandomi a disposizione “le necessaire”; fatta la doccia, scrivo qualcosina per voi, poi il programma serale prevede uno spuntino, finire di preparare i bagagli e nanna prestino per poter partire domani mattina entro le 6.00, ce la farò? 😀

Lascio alla vostra immaginazione, anche perché domani dubito ci sarà un resoconto di 1.480 km praticamente tutti autostradali, tantomeno delle foto; il mio scopo è quello di essere a casa prima possibile ma senza prendere rischi inutili, visto che il meteo mi assicura una discreta quantità di acqua.
E’ sicuro che partirò totalmente attrezzato sin dall’inizio per evitare soste che non siano solo per carburante e fisiologiche; quindi ci risentiamo fra qualche giorno per le mie conclusione di questa notevole esperienza.

Per il momento vi abbraccio e vi ringrazio di avermi seguito 😉

24.09.2022

(25.09.2022) Buongiorno, pensavo di non scrivere niente di ieri visto che era tutta autostrada da fare di corsa, ma giusto un piccolo aggiornamento mi sembrava doveroso; sveglio alle 5.30, l’inizio di giornata non prometteva niente di buono, però mi è andata molto bene.

Su oltre 1.500 km di strada, ne avrò fatti meno di 500 con acqua e umidità, soprattutto pioviggine e solo in alcuni tratti la pioggia è stata più intensa; il tragitto Livorno-Cecina è stato il momento decisamente peggiore ma, per mia fortuna, le bombe d’acqua erano appena passate.
Quindi ho trovato molte pozze pericolose, specialmente al buio (ore 21.30), e anche un po’ di vento fastidioso; alle 22.00 circa ero davanti casa, ormai consuetudine (casuale) degli ultimi tre viaggi.

In sintesi, i primi 100 km in Francia e gli ultimi 400 in Italia sono la parte meteo negativa; il resto del percorso ha offerto un ampia variabilità, le temperature sono oscillate fra i 13° ed i 20°, si è visto pure un po’ di pallido sole nel pomeriggio.

La partenza, ovviamente in ritardo, è stata alle 6.45 e, per circa 25 minuti, ho viaggiato su una statale avvolta nel buio totale e sotto l’acqua, non intensa ma costante; non è stato semplice, ma, arrivato all’entrata in autostrada, le cose sono gradualmente migliorate.
La pioggia sempre più in calo e la luce del giorno che cominciava a comparire; tutto sommato situazione accettabile.

Il tratto migliore di autostrada è stato da Clermont-Ferrand fino a Liòn e, successivamente alla caotica città, fino alla salita al Frejius; la strada corre fra mezzo i boschi prima e poi in saliscendi sale sulle alpi fino al Tunnel.

Qui ticket di euro 31,70 e via dentro i suoi circa 13 km; all’uscita siamo già in Italia e mi accoglie una fitta nebbia che azzera quasi la visibilità.
Non me ne curo e proseguo deciso; d’ora in poi niente più sole ma solo nuvole e spruzzi di acqua.

Dentro di me esiste solo il pensiero di arrivare a casa e farmi una doccia calda, anche perché, ho la tuta antipioggia danneggiata, con uno strappo su un gamba ed uno su una manica, e quindi prevedo di bagnarmi un po’; verso Genova il grigiore del cielo è oscurato dal buio della notte e, successivamente, faccio l’ultima sosta per il pieno di carburante che mi porterà fino alla destinazione finale. Il resto lo potete immaginare.

Vi lascio 4 foto e una lunga mappa, fra qualche giorno, a freddo, vi darò le mie conclusioni su questa esperienza.
A presto.

conclusioni

Sono passati alcuni giorni dalla fine del mio viaggio e, a freddo, mi sento di esporre le mie valutazioni sull’intero progetto appena concluso; nei primi giorni, più volte avrete notato il riferimento o il paragone con il mio viaggio in Islanda, quindi mi permetto di fare una semplice considerazione:

– la Scozia è bella, con la sua verde natura, i suoi castelli, i suoi muretti di pietra a secco, ma davvero vale la pena di fare 4.440 km di viaggio per arrivarci e tornare?
Bene, vi rispondo anche: per me no.
Per l’Islanda li ho fatti e ne è davvero valsa la pena, per la Scozia ritengo che un Fly & Drive sia più idoneo; per la prima delle due esperienze ho fatto ben 5.200 km in 2 settimane, mentre per la seconda non ho raggiunto nemmeno i 1.000 km in 4 gg.
Poi, per chi vuole viaggiare nel nord del Regno Unito, ho le tracce gpx che si possono anche modificare come si desidera;

– altra cosa, sicuramente questo mio progetto va splittato; detto così pare una brutta cosa ma in realtà, per godersi meglio ogni luogo, conviene che i tre obiettivi siano separati in modo che ognuno possa essere vissuto, anche in tempi ridotti, al meglio e, magari, senza correre.
Di seguito le mie idee:
– Scozia: ritengo che un Fly & Drive di una settimana sia adeguato, però senza impegnare troppo tempo nella visita delle città maggiori; queste, con voli low-cost, sono fattibili con gite di 3/4 giorni, sufficienti, a mio parere, per vederle e viverle completamente.
– Isola di Man: andateci per il TT, così vi potete godere il periodo più intenso di questo piccolo ovale di terra dalle dimensioni simili alla nostra Isola D’Elba; quest’ultima sarà cara uguale, ma offre la possibilità di godersi totalmente il mare (non c’è paragone, a mio avviso).
– Normandia: ci aggiungerei anche la Bretagna e, in 7/10gg, trai massima soddisfazione dal viaggio in moto e, insieme, vedi (sul serio) i luoghi tristemente famosi (che hanno cambiato l’Europa, nel bene o nel male, chissà) e quelli conosciuti per motivi particolari (Le Mont Saint Michel).

Ovviamente, sono mie personalissime considerazioni che coloro che fanno da soli valuteranno come meglio credono, mentre chi volesse aiuto organizzativo per un viaggio in questi luoghi potrà chiedermi (www.iviaggidimario.it) un progetto calibrato suoi propri desideri.

Arrivederci alle prossime avventure 😉 .

TRANSALPINA 2022

by www.iviaggidimario.it

20.08.2022

Ad una partenza non proprio puntuale, alla fine si è contrapposto un’arrivo a fine giornata ben oltre la previsione iniziale; praticamente, anche in questo viaggio si preannuncia un’andamento altalenante di eventi o situazioni positive e negative.

Devo premettere che, il mese scorso, una serie di circostanze non piacevoli, mi hanno fatto arrivare non solo spompato a questo progetto ma anche impreparato; è vero che anche stavolta sono in solitaria per cui ho veramente lasciato correre le cose, tanto posso gestire tutto in totale libertà finanche ridurre il tragitto e/o rientrare a casa anticipatamente.

Per la stanchezza, che è più di testa che fisica, spero di rilassarmi, tanto di riposare il corpo qui non se ne parla 😉 ; per l’altra questione, so di essere partito con la gomma anteriore nonché con il kit trasmissione (catena, corona e pignone) al limite della possibilità di superare i 3.500 km circa che mi attendono, ma farò molte curve, quindi la gomma lavorerà meno al centro, e guiderò senza strappi e senza eccessi, in modo di salvaguardare soprattutto la catena che dovrò anche ingrassare/lubrificare spessissimo.

Ovviamente ci sono anche i primi problemi con la tecnologia, l’interfono non vuol saperne e quindi seguo il navigatore soltanto a vista; non è proprio comodo ma, in emergenza, si può fare.

Ma cominciamo con il breve resoconto.

Stamani volevo partire alle 7.30 ed invece mi sono trovato in movimento alle 9.15; in realtà il ritardo si riduce di mezz’ora poiché la partenza sarebbe dovuta essere alle 8.00, come previsto nel progetto originale del viaggio.

Tuttavia, non ho capito bene dove e quando, non solo ho recuperato il gap ma sono riuscito a fare dei km in più, riducendo così l’impegno di domani (o forse mi porterò ancora avanti nel programma); ad un inizio di viaggio noioso, che si è protratto oltre l’autostrada fino a Borgo San Dalmazzo, di contro il tratto successivo è stato fin troppo impegnativo, con il passaggio dei colli Valcavera, Fauniera e D’Esischie.

Questi luoghi hanno offerto panorami spettacolari insieme a difficoltà di guida non indifferenti; niente sterrati, ma strada stretta e sconnessa aggiunta ad un po’ di traffico automobilistico (e non solo).
Ho scoperto che questi monti sono legati a vicende sportive di nostri famosi ciclisti, Pantani sul Fauniera e Coppi sul D’Esischie, e questo probabilmente è il motivo del gran movimento di pedalatori amatoriali.

Visto che i tre colli li ho completati anzitempo, ho deciso di proseguire ed ho raggiunto anche il Sampeyre; in vetta, la ricerca di una sistemazione notturna mi ha fatto perdere molto tempo e quindi alla fine mi sono trovato un campeggio proprio nella cittadina che dà il nome al passo suddetto.

Oggi meteo magnifico, anzi, fin troppo caldo, che mi ha permesso ottimi scatti, praticamente fatti quasi tutti sui monti attraversati; beh, come ho detto la prima parte del viaggio aveva ben poco da offrire.
Vi lascio quindi le foto e la mappa prima di chiudere la serata partecipando alla festa paesana locale; cercherò di godermela senza fare troppo tardi.

Buonanotte.

21.08.2022

In sella alle 8.30, ovviamente non puntuale, ho seguito il programma quasi alla lettera; alla fine il tempo guadagnato ieri, l’ho impiegato in lunghe chiacchierate con un paio di motociclisti conosciuti per strada.

Il primo, tedesco ma parlava un buonissimo italiano, si è offerto di farmi un paio di foto, il secondo milanese, gli ho lasciato un biglietto da visita per organizzargli un breve tour in Toscana.

Quindi, sull’orologio, non ho guadagnato nulla, anzi, è già buono che sono arrivato quasi alla destinazione programmata, Courmayer; beh, per ragioni di controllo delle spese, sono andato leggermente fuori (11 km) ossia a Morgex e va benone così.

Come vedrete dal gran numero di foto, nel pomeriggio, ho dovuto tirare un freno agli scatti per riuscire a stare nei tempi; in compenso i luoghi e le strade odierne sono state tutte decisamente migliori rispetto a ieri, non solo per la vista ma anche per la guida.

Eccomi quindi a voi.

Se ieri è stata una giornata buona al 50% oggi è andata decisamente bene; bel tempo, panorami meravigliosi e strade impegnative ma divertenti, tant’è che se avevo la moto al 100% probabilmente avrei fatto molte meno foto.

Inoltre, qualche problema con la rete mobile, nei passaggi di confine, ha fatto perdere momentaneamente la mappa creando qualche disagio; questo problema all’estero sta diventando fastidioso.

I primi 45 minuti ho avuto serie difficoltà nel gestire guida e foto, poi gli scatti hanno preso il sopravvento; infatti, addio vantaggio accumulato ieri anche grazie ad incontri casuali con bikers con cui mi sono intrattenuto.

La prima tappa odierna era Bardonecchia e ci sono arrivato seguendo la strada che accarezza il lato sud del Monviso (SP251) fino a giungere al Colle dell’Agnello, già in Francia; proseguendo in territorio straniero, ho attraversato Briancon e dopo ho raggiunto la destinazione.
Per chi non lo sapesse, vi confermo che in questi posti si respira aria di ciclismo in ogni dove.

Dopo fugace sosta approfitto che siamo in Italia per fare carburante, visto che costa molto meno, e poi punto in direzione del Colle Moncenisio; per arrivarci prima devo scendere a Susa per poi risalire e fare la statale del valico.

Quasi in cima vedo il segnale Moncenisio e quindi mi sono fatto un po’ di km extra nel bosco per giungere al paese; qui ho trovato un laghetto, una festa paesana ed ho conosciuto Roberto di Milano.

Tornato indietro sulla strada principale, ho ripreso a salire, ho raggiunto di nuovo la Francia e sono arrivato al Valico, che costeggia un lago artificiale; ovviamente c’era moltissima gente anche a prendere il sole, cosa non strana visto il caldo odierno.

Finora le strade che ho fatto sono fantastiche, larghe, abbastanza veloci (dove non ci sono i tornanti), spettacolari dal punto di vista paesaggistico; ma dopo non sarà da meno, c’è da fare Le Col De L’Iseran.

E’ un noto passaggio ciclistico, ma questo sarà motivo presente in quasi tutti i percorsi alpini che attraverserò, che è stato per me leggermente sotto le aspettative; ne ho sempre sentito parlare molto bene per cui chissà che immaginavo, comunque è bello, molto impegnativo, con strade leggermente più strette e grandi salite sui tornanti per giungere in vetta.

Fortemente in ritardo, ho cercato comunque di raggiungere Courmayer, la destinazione finale di oggi come da programma originale, ma ho dovuto ripiegare su Morgex perché lì ho trovato alloggio ad un prezzo accettabile; per arrivare qui mi sono goduto anche la Val D’Isère, il Colle Rosa ed il Piccolo San Bernardo e devo dire che sono stati belli anche loro.

Scusate ma dimenticavo di segnalare, che dopo ogni salita c’è una discesa, e che discese ragazzi; un divertimento notevole anche perché ho potuto far correre la moto senza problemi.
Non che sia stata una passeggiata ma i piccoli problemini tecnici erano meno evidenti e più facilmente gestibili.

Vi lascio le foto e la mappa e …. buonanotte.

22.08.2022

Giornataccia oggi perché non ho potuto rispettare il programma fino alla fine, anzi sono andato molto sotto; i motivi negativi sono principalmente tre:
– un problema sulla mappa originale che ho dovuto correggere dal computer per poi utilizzarla sul cellulare – mezz’ora bruciata,
– un problema tecnico al traforo del Monte Bianco – uno stop di ben oltre un’ora,
– problemi di rete mobile in Svizzera, non ti tipo tecnico ma di entità economica, che mi hanno fatto guidare, per un po’, senza riferimenti e decisamente più lento (mi è costato circa un’ora).

Anche oggi quasi tutte ottime strade ma niente recuperi, in termini di tempo, perché panorami e paesaggi erano davvero notevoli, almeno fino a Varzo; poi la strada è diventata un pochino noiosa ed un errore di tragitto ha aggiunto altro ritardo.
Quindi riepilogo.

Puntatina a Courmayer, brevissima sosta, e via al traforo; appena arrivato c’era pochissima fila, ma il casello era chiuso e non vi dico, con oltre un’ora di blocco, cosa c’era dietro di me.

Arrivato in Francia, di nuovo piccolo blocco della rete mobile ed ho sbagliato una rotonda; nessun problema, se non qualche piccola ulteriore perdita di tempo.
L’obiettivo era giungere a Martigny, in Svizzera, e vi garantisco che la strada, in mezzo alle montagne, è stata piacevole e veloce fino a quando, con una serie di tornanti, è salita molto offrendo un panorama stratosferico della piana dopo la città; un’altra serie di tornanti apre la discesa verso la destinazione che culmina con vitigni a terrazza perfettamente geometrici, che sarà il motivo dominante di tutta la lunghissima e ampia vallata.
Qui, non a caso, un lungo tratto di strada si chiama “le chemin du vignoble”.

Giunto in città, aggiorno il navigatore con il successivo obiettivo di giornata, ma scopro, tristemente, che il roaming costa, e molto caro; d’altronde non siamo nella Comunità Europea e quindi ti devi arrangiare.

E infatti riparto ad azimut, ma a velocità moderata per carpire qualche utile info dalla segnaletica; vado avanti così per 40/45 minuti poi intravedo un Burger King e scatta il lampo di genio; mi fermo vicino, ricerco la sua wifi e ….. Bingo!!!!

Sono di nuovo mappato e riprendo il percorso finché giungo alla fine della vallata che mi introduce alla strada che valica il Sempione; fantastica anche questa, almeno fino a Varzo, e mi fermo più volte per fotografare.

In considerazione dell’orario decido di fare tappa ad Arona, sul Lago Maggiore, dove arrivo con altro ritardo per un uscita, infelice, dalla veloce statale principale; seguo, c0sì, un percorso alternativo su strade locali che attraversano vari paesini che, seppur mi rallentano, mi danno la soddisfazione di ammirare anche il Lago di Mergozzo, decisamente carino e più a dimensione umana.

Finalmente giungo sul lato sud del Lago Maggiore che seguo sulla strada lungo costa; ovviamente altre foto e tempo che scorre e semmai avessi voluto fare un bagnetto, di sicuro devo rinunciare.

Ma va bene così perché ancora non ho un giaciglio notturno; arrivato nel centro di Arona, mi siedo su una panchina di fronte alle ferme acque lacuali mentre cerco, trovo e confermo la mia prenotazione.

Sono stanco e un pochino deluso perché sono rimasto indietro rispetto al programma quindi raggiungo una località vicina dove troverò la mia cameretta ad attendermi.

Eccovi le foto e la mappa di oggi, prima di augurarvi la buonanotte.

23.08.2022

Se ieri ho esordito con “Giornataccia oggi perché non ho potuto rispettare il programma fino alla….” oggi che dovrei dire?
Non anticipo nulla, solo che sarà un giorno in 2 fasi.

Comincio soddisfatto perché finalmente parto di buonora (7.40), però mi sono dimenticato di verificare il kit trasmissione che ieri mi risultava “fastidioso”; decido di fare il percorso più lungo in termini di tempo nella speranza di fare strade più godibili come paesaggio, ma non si rivela una grande scelta.

Beh, almeno trovo un distributore di carburanti a buon prezzo e veloce nel servizio e, successivamente, anche un supermarket dove acquisto acqua e cibo d’emergenza; sicuramente facendo i percorsi veloci (superstrade e tangenziali) non mi sarebbe capitato.

Quindi le prime due ore e mezzo girovago nel traffico di paesi e cittadine delle zone di Varese, Como e Lecco; proprio in quest’ultima città trovo una bella vista del braccio est del Lago de “I Promessi Sposi” (by Alessandro Manzoni, n.d.r. ;D ).

Qualche fotina e poi via a salire verso il Passo Tre Croci; ad un certo punto non mi raccapezzo con le indicazioni del navigatore e faccio tre volte, su e giù, gli stessi 500 metri di strada, finché mi sale al cervello un antipatico dubbio.

Effettivamente intravedo sulla destra, a salire, uno stradello, mi ci infilo e dopo soli venti metri mi stoppo perché il mio dubbio si sta materializzando; arriva su un ciclista in mountain bike, lo fermo e gli domando informazioni sul percorso ed ecco che mi conferma tutto quanto immaginavo.

Mi sconsiglia vivamente di farlo in moto, soprattutto con la mia che è pesantissima e comunque bisogna essere davvero esperti di off-road estremo; francamente tutti i dettagli che mi ha dato, compresi quelli inerenti i bikers trovati con il culo per terra, me li poteva risparmiare, ma, per dovere di cortesia, l’ho ascoltato fino alla fine, anche se già alla semplice parola sterrato ero già pronto per fare inversione ad U.

Quindi riprendo la strada principale a salire in direzione della seconda tappa, Passo San Marco; il tragitto si sviluppa in una prima parte nel mezzo ad un bel bosco, simile a quello di Monviso, fatto due giorni fa, ma decisamente più lungo, poi si comincia ad andare in quota, e sul serio, come sul Col De L’Iseran, anche questo fatto 48 ore prima.

La discesa a valle è divertente ma la sento meno fluida, mi sono reso conto che sto guidando sempre più lento per non stressare il kit trasmissione e questo allunga i tempi; decido di affrontare il problema quando mi fermerò per dormire.

Giunto a Morbegno, mi si presenta un lunghissimo rettilineo nella vallata fino a Sondrio; fa un caldo bestiale (33°) e viaggio con la visiera alzata, mi sembra di ripercorrere la strada di ieri fatta in Svizzera, ma la dimensione è decisamente inferiore.

La guida a viso scoperto acuisce l’udito e comincio a capire che sotto c’è qualcosa che non va, con strani strappi e uno sferraglio che mi sembra già di conoscere (esperienza nel viaggio a Capo Nord); decido di giungere a Sondrio e così faccio.

Il rettilineo corre lungo la zona industriale della città, sono le 14.30 ed ho una sete bestiale; vedo un supermarket a bordo strada e mi ci fiondo, mi fermo, entro e mi godo il fresco dell’aria condizionata.

Acquistata una bevanda energetica (si fa per dire), esco e me la scolo tutta d’un fiato, poi mi siedo vicino alla moto e faccio quello che è giusto fare, ossia questo (clicca qui); qui finisce la fase 1 odierna ed ecco le foto e la mappa.

Della fase 2 c’è veramente poco da raccontare, praticamente è quasi tutta superstrada e autostrada; vi anticipo foto e mappa e di seguito sintetizzo gli unici punti degni di nota.

Deciso che rientro a casa, riprendo il lungo rettilineo che prosegue fino a Tresenda dove imbocco la via per il passo di Aprica; ecco, questo merita perché è divertente, panoramico e abbastanza veloce, almeno in discesa e fino ad Edolo.

Qui si prende la statale che porta a Brescia e l’unica nota positiva è il passaggio radente il Lago d’Iseo; il resto è noia.

Si conclude qui, anzitempo, questo progetto che probabilmente completerò in futuro, da solo o in compagnia; quindi, per ora vi saluto ma vi aspetto per la mia prossima avventura.
A presto 😉

ISLANDA 2022

by www.iviaggidimario.it

Salve a tutti,
il resoconto di questo viaggio in solitaria è solo una mia traccia, basata sulla mia esperienza e le mie sensazioni; se volete uno spunto o, semplicemente, siete curiosi, scorrete giorno dopo giorno e vivrete tutta la mia avventura.
Se invece siete pigri, saltate alle conclusioni, ma solo per una pillola di conoscenza; comunque fate voi.
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12.06.2022

Finalmente siamo arrivati al primo giorno di viaggio, anche se con ben 24 ore di ritardo; in verità è la partenza che volutamente (+ o -) è avvenuta oggi e non ieri.

D’altronde in questa occasione, essendo in solitaria e con 3 giorni prima dell’imbarco, ho preferito dedicare il sabato ad una più accurata sistemazione dei bagagli e, perché no, della casa; inoltre avevo messo in programma per venerdì scorso una serata decisamente mondana e, purtroppo, ieri mi sono svegliato molto presto (troppo).
Ho approfittato, facendo una marea di cose; mi sono sfinito, per cui ieri sera a nanna presto per essere pronto di buon’ora.

E così è stato, alle 7.00 ho votato e poi ho caricato la moto e via in direzione Germania; l’inizio è stato blando perché dovevo prendere confidenza con la moto in versione “viaggio carico come un mulo”, quindi SS206, Pian di Laura, Lavoria.

Qui, entrato in FIPILI, è iniziato lo spiattellamento delle gomme visto che a seguire è tutta autostrada; per mia preferenza, faccio FI-BO poi Brennero, proseguendo in Austria e Germania.

Sarebbe da chiudere qui, perché poco spazio lascia, ad un coinvolgente racconto, un viaggio autostradale, ma alcuni inconvenienti hanno reso la giornata molto viva; nella prima sosta, per rifornimento, approfitto per un pochino di pubbliche relazioni e fra i contatti ricevuti spicca quello di mio figlio che mi segnala problemi della mia auto.

Gliel’ho lasciata, su sua esplicita richiesta, anche se eravamo a conoscenza del problema, quindi vedremo come risolvere; incassato agile l’inconveniente, riparto deciso alla tappa successiva in Austria, dove al primo distributore di carburante acquisto la “vignette”, noto adesivo necessario per viaggiare nelle loro autostrade.

Soddisfatto perché sono dentro i limiti del mio obiettivo chilometrico odierno, assolvo all’onere (euro 5,60) e riparto immediatamente; stop, n’è vero, anzi perderò un sacco di tempo perché non ho connessione internet sui miei cellulari e quindi sono senza navigatore e soprattutto non posso prenotare l’alloggio notturno.

Scopro, con notevole disappunto, che il mio operatore (e faccio nomi: KENA) all’estero naviga solo in 3G, già questo potrebbe essere un problema, e pare che Austria e Germania hanno spento definitivamente i ripetitori 3G, quindi sono alla cieca; niente di più falso, rientro nel bazar dell’area di servizio, ricerco e trovo un Wi-Fi, c’è ed è gratis, sfrutto e posso ripartire, anche se con 40 minuti di ritardo.

Di nuovo in sella verso il successivo pit stop nel quale approfitterò, come in Austria, per trovare il giaciglio notturno, tempo poco scopro che il Brennero non è gratuito, anzi costa ben euro 10,50 e la vignette non conta niente; incasso il colpo, mentre pago, e mi concentro sul mio prossimo obiettivo.

Qui ammetto di essere andato un attimino in crisi; wifi gratis per un’ora, peccato sembra di essere tornati ai modem 56k di 20 anni fa, per cui praticamente inesistente e quindi ora risono decisamente al buio.

Solo per un attimo, c’è una mappa stradale al vetro del locale, memorizzo i numeri delle 2 autostrade che mi interessano e via come ai vecchi tempi (vero Mau? – messaggio subliminale per il mio amico di viaggi del passato); purtroppo anche qui si perde un sacco di tempo che si aggiunge a traffico, file, rallentamenti, una strada sbagliata, così son 2 ore perse e forse non è finita.

Decido di andare avanti almeno fino a metà strada rispetto all’imbarco, poi mi fermo al primo distributore e riprovo con il loro wifi; uno dei due telefoni riesce a collegarsi, cerco un alloggio nei paraggi e memorizzo il percorso e via di nuovo in corsa.

Alle 21.00 sono davanti alla Gastof che mi ospiterà con quasi 1.100 km percorsi, domani farò il resto (meno di 1.000 km); dopo aver scaricato il bagaglio, fatto attività social ed una bella doccia, sono qui a raccontare la giornata.

Raga son lesso se trovate errori segnalateli e domani si correggono e proverò a mettere anche due foto.
Notte.

Eccovi le foto promesse, poca roba, e ci metto pure la mappa.

P.S.: cari lettori italiani, non sputiamo sul nostro paese, perché fuori alla fine non è così meglio; benzina in questi due grandi paesi 30 centesimi in + a litro, traffico bestia e file ad elastico nonostante non ci siano caselli, una marea di cantieri come da noi, con ovvi rallentamenti alcuni veramente disarmanti.

13.06.2022

Oggi sarà di sicuro più semplice; tutta autostrada e poche foto, anche perché i problemi di connessione alla rete persistono e mi hanno fatto perdere non poco tempo.

Ma passiamo al leggero resoconto che, in modo schematico, riporta:
– nella mattina tre scrosci di pioggia ghiacciata misto grandine; il primo mi ha colto impreparato, poi è andata leggermente meglio, anche se i tempi di percorrenza hanno un pochino accusato
– ad Amburgo ho perso la traccia e la strada, ho impiegato quasi un’ora prima di buttarmi ad azimut e riprendere la corsa; beh, avevo memorizzato qualche dato della mappa
– arrivato in Danimarca, primo distributore ho fatto un bagno di benzina (ho ancora gli occhi che mi bruciano) ed ho cercato di far funzionare internet, ma invano; grazie a Nicolai, il giovane commesso, wifi hotspot con il suo cellulare e mi sono creato il percorso fino a destino

Tutti i fattori di cui sopra mi sono costati, in termini di tempo, ben 2 ore e mezza; per cui in sella alle 7.30 arrivato al porto alle 19.05 così ho visto il luogo d’imbarco e domani mattina non ho bisogno del navigatore.

Fatto qualche scatto, mi sono dedicato alla ricerca di un alloggio per riposare decentemente; nonostante tutte le difficoltà del caso, anche stanotte si dorme al chiuso.

Da segnalare che tra ieri ed oggi le temperature sono dimezzate, senza dimenticare il vento, che odio in generale e, a maggior ragione, viaggiando in moto; buttava fuori strada soprattutto negli ultimi 150 km e non che i precedenti 850 km siano stati una passeggiata di piacere.
Tutto questo mi lascia meno sereno sulla mia destinazione, che è la patria di Eolo.

Ultimo scatto del tramonto che non vuol finire (sono le 23.30) e, dopo alcuni “preparativi tecnici”, vo a nanna.

Ecco a voi qualche immagine e la mappa.

P.S.: ci rivedremo fra quasi tre giorni visto che nell’oceano è complicata la comunicazione.

14 giugno

Ieri, o meglio stamani, sono andato a nanna alle ore 00.45 con ancora luce nel cielo e alle 4.00 la stessa luce mi ha illuminato la strada verso il …..; temperatura freschissima, faccio foto, torno a dormire.

Ore 6.00 di nuovo sveglio, stavolta mi attivo per sfruttare al meglio i 180 minuti prima del trasferimento all’imbarco; sembra tanto tempo ma vola via e a fatica riesco a sistemare qualche problemino.

Arrivo puntuale in zona check in, dove trovo già una discreta fila che ovviamente supero, fermandomi, dove mi dice l’addetto; sono vicino ad altri motociclisti, non targa italiana, e mentre girello a brevissimo raggio, un indigeno, anche lui in coda poco dietro me, inizia una chiacchierata (beh, ci intendiamo alla meglio) parlando di viaggi mentre non esita nell’esternare complimenti alla mie esperienze e anche alla mia moto.

Dopo un cordiale saluto mi avvicino al mezzo e mi sento chiamare in modo chiaro e confidenziale; o chi ho trovato qui in Danimarca? Eppure non ho visto targhe italiane, nemmeno nelle auto o in altri mezzi.

Vedo un motociclista che si avvicina e mi fa: “te sei Mario, vero?”; in un misto di piacere e stupore iniziamo una conversazione, in italiano per fortuna, e scopro che Roberto (il nome gliel’ho chiesto quando ci siamo ritrovati dopo in nave) mi ha riconosciuto dalla scritta pubblicitaria del mio sito (www.iviaggidimario.it) che gli è capitato di leggere.

E’ stata una piacevole soddisfazione accentuata dal fatto che il biker, con cui abbiamo parlato fino all’inizio dell’imbarco, è un bolognese che vive in Germania; pensate, mi hanno visto in Germania 🙂 .

Gli argomenti li potete immaginare ed anche lui, con il collega/amico Cornelius (tedesco Doc), va in Islanda nello stesso mio periodo, tant’è che ci ritroveremo all’imbarco di rientro; rispondo prima della classica domanda: non abbiamo viaggiato insieme.
Loro hanno un programma diverso, facciamo il giro in senso opposto, e alberghi già prenotati che useranno come teste di ponte per le escursioni limitrofe, io viaggio totalmente all’avventura e ogni giorno sarò in un posto diverso.

Ovviamente in nave ci siamo ritrovati e abbiamo parlato ancora, bevendo tutti insieme birra gentilmente offerta dal suo compagno di viaggio; non vi nascondo che ho percepito una bella sensazione di gioia, piacere e benessere, quello che io definisco il legame fra motociclisti, ossia condivisione delle proprie passioni nonché amicizia e disponibilità spontanee.

A pranzo ci siamo separati, io sono andato al self-service per il vitto prenotato insieme al biglietto della nave; praticamente ho mangiato la sbobba 🙁 .

Dimenticavo, ho un alloggio condiviso con altre tre persone che non ho la più pallida idea di chi siano, ma stasera lo scoprirò; d’istinto mi viene da pensare che siano motociclisti non italiani, anche loro in solitaria. Vedremo.

Mentre prendevo confidenza con la nave, la visita l’ho completata dopo il pasto, ho provveduto all’acquisto di una cartina stradale in scala 1:400.000, molto ben dettagliata, ma francamente spero di riportarla a casa integra.

Siamo partiti con il sole ma nel pomeriggio il cielo si è annuvolato con qualche leggera pioggerella, per il momento il problema più grande è che il tempo non scorre, ma arriveremo a destinazione.

In serata sono andato nella cabina per riposare una mezz’oretta, così speravo, ed ho conosciuto, molto fugacemente, il primo coinquilino che è un giovane francese; visto che non riuscivo a dormire ho deciso di farmi una doccia rilassante, e mentre mi preparavo ad uscire (per andare alla discoteca “In Mare” 😀 😀 😀 ) è passato molto velocemente un altro compagno di cabina, anche questo francese e ancor più giovane del precedente, manca solo l’ultimo 😉

Ho deciso, quindi, di concludere la giornata sul ponte panoramico godendomi un tramonto in mare fra le nuvole; qui si sono uniti a me due motociclisti belgi, conosciuti poco prima per un simpatico commento sulla mia felpa Ducati da parte di uno di loro.

Questo biker è figlio di italiani e ben conosceva la mia lingua, rendendo il dialogo decisamente più semplice; nella lunga conversazione, ho appreso che ha avuto diverse moto sportive fra cui 6 del prestigioso marchio italiano da lui preferito, ma oggi, passato alla guida turistica, per viaggiare ha preferito acquistare una maxi-enduro optando per una moto con trasmissione a cardano onde evitare manutenzioni (quali ingrassaggio continuo catena) pur rimanendo decisamente innamorato della sua 748 con motore della 916 e carene della 996 che custodisce gelosamente nel box insieme ad altre 5 moto…. complimenti per la passione.

Dopo averli salutati, sono rimasto solo a fissare il mare, le nuvole e il sole che continuava a fare capolino; ho resistito fino alle 23.45, poi morfeo mi assalito e quindi sono andato a dormire, senza vedere l’immersione della nostra stella vitale.

I miei sconosciuti compagni di “cella” erano già tutti a nanna e quindi, con la dovuta attenzione e nel buio totale mi sono messo nel mio letto, ovviamente superiore ( 😀 😀 😀 ), mi sono spogliato e coricato.

Eccovi alcune foto fatte per passare il tempo; notate quella della bottiglia d’acqua, il nome è tutto un programma 😜​ .

15 giugno

Dopo una buona dormita, 6 ore e mezza tutte filate, alle 6.50 mi alzo, sempre nel buio totale e con la massima attenzione per non disturbare il sonno dei miei coinquilini; vado su un ponte superiore e faccio un paio di foto, ma piove e sono in ciabatte quindi devo rientrare prima di inzupparmi i piedi.

Visto che è ora di colazione, fra l’altro prenotata non a buon mercato sin dall’inizio, mi reco nel ristorante addetto e ritrovo Roberto e Cornelius con i quali ci intratteniamo fino a chiusura del buffet.

Mi trasferisco nel bar accanto per trovare un tavolo libero per poter lavorare un po’, incontro i due belgi e mi siedo con loro, così facciamo due parole insieme; rimasto solo comincio a scrivere qualcosa, mentre tre anziani turisti mi chiedono di sedere al tavolo per vedere una presentazione dove parlano della nave e, successivamente, delle maggiori attrazioni dell’Islanda.

Nel frattempo arriva Roberto che mi offre da bere, ringrazio e proseguo, salvo poi raggiungere lui e l’amico al loro tavolo quando, a fine video, la sala si svuota e si libera posto; ancora una volta ci dilunghiamo parlando non solo del viaggio mentre la sala si riempe di nuovo per il mitico “BINGOOO”.

Arriviamo così, col tempo che scorre velocemente e piacevolmente, a metà pomeriggio, ci separiamo di nuovo ed io vado sul ponte panoramico in attesa di giungere alle Isole Faroe, tappa intermedia dove attraccheremo per sbarco e imbarco di turisti; particolarità all’arrivo, la fitta nebbia, che ci ha avvolto nel pomeriggio, si dissolve appena ci avviciniamo alla terra ferma, salvo poi ingoiarci di nuovo subito dopo la ripartenza.

Ripensandoci, probabilmente, non si tratta di nebbia ma viaggiamo dentro una coltre di nuvole molto basse, ma almeno non è particolarmente freddo e c’è pochissimo vento; dimenticavo, abbiamo viaggiato fino ad ora in un mare molto calmo, comunque le onde tra ieri ed oggi hanno oscillato fra i 110 e i 210 cm e tutti noi, quando camminiamo, sembriamo leggermente ubriachi.

Il resto della serata una noia per cui metto le foto e ci rivediamo domani con l’inizio del viaggio vero.

16.06.2022

Dopo una notte movimentata, non dalle onde, ma da una fastidiosa cistite, alle 6.45 mi sono alzato, comunque riposato, e…. indovinate un po’?
Ho conosciuto il 3° coinquilino, un simpatico signore inglese.

Uscito di stanza sono corso sul ponte panoramico ed ho fatto alcune foto in lontananza all’Isola; è stata una cosa veloce anche perchè dovevo liberare la cabina e dopo prepararmi allo sbarco.

In teoria c’era un sacco di tempo che invece è scorso velocemente anche grazie alle chiacchiere con Roberto che, con Cornelius, hanno fatto una maglietta commemorativa del viaggio; prima di scendere in garage, c’è stato anche il tempo per un paio di foto di noi tre, quindi appuntamento al giorno 30 ognuno con le proprie impressioni.

L’Islanda ci ha accolto con un magnifico sole, un cielo azzurrissimo e una temperatura gradevole, ma si sa che questa è la terra delle quattro stagioni in un giorno per cui va goduto il momento; prima operazione dopo lo sbarco il rifornimento (come in Danimarca qui siamo sui 2,5 euro/litro), poi, agguantata la linea internet, ho risolto (spero) il problema della mia auto e ho letto e risposto a tutti i messaggi arrivati ed infine…. di nuovo senza linea, ho preso la cartina cartacea e son partito.

Ovvio che per tutte le operazioni sopra menzionate, mi sono bruciato un bel po’ di tempo ed altro tempo svanirà per fermarmi a guardare la mappa di carta; la cosa non mi entusiasma ma almeno ricorda bei tempi passati aumentando l’avventura.

A proposito di avventura, dopo soli 35 km di asfalto devio, per la mia prima destinazione in programma, sulla 953 e, non lo sapevo o non lo ricordavo, mi sparo fra andata e ritorno oltre 90 km di sterrato; gli scenari sono d’effetto, anche perché sono appena arrivato, però pago un prezzo elevato sull’orologio.

Non me ne curo e, ripresa la 1, punto verso il prossimo obiettivo; il meteo finora decisamente clemente con temperature fra 10 e, spesso, 17°, comincia a cambiare e se le temperature resistono cambia qualcosa con vento, che sopraggiunge a tratti fastidioso, e un graduale annuvolamento.

Nel frattempo per un paio di errori manco la 955 che mi avrebbe fatto fare un lungo mare fra 2 fiordi; resto quindi sulla 1 tanto a breve comincerà a costeggiare il mare nella zona sud-est.

Devo ammettere che la strada è molto piacevole, anche per la guida, a stento rispetto i limiti di velocità (qui le multe sono salatissime… e invece il resto 😀 😀 ); mi fermo decisamente più del previsto per fare delle foto e salto Stokksnes puntando deciso su Hofn per fare benzina e cercare da dormire.

Trovo il distributore e finalmente una wifi free che consente di fare le mie ricerche e non solo; è nei miei programmi di fare campeggio più possibile, anche per contenere i costi, ma visti i prezzi degli alloggi nei paraggi, non c’è dubbio che monterò la tenda, anche se il meteo non promette bene.

Con una ricerca velocissima trovo il campeggio che si trova a 500 metri dalla stazione di servizio; la cifra è ragionevole, se così vogliamo dire, e c’è anche wifi free quindi posso comunicare e pubblicare.

Arrivo in una batter d’occhio, monto il mio “appartamento” ( 😀 ), faccio manutenzione alla catena della moto, era anche l’ora dopo 2.500 km di stress continuo, e mi metto qui a scrivere, dopo un piccolo pasto consumato al riparo dalla pioggia che comincia a scendere fine; la scelta di saltare volutamente qualcosa è stata azzeccata perché, a parte il carburante che eroga sempre al self, il giaciglio lo avrei trovato mentre pioveva con tutte le rotture del caso compresa una temperatura ora decisamente più invernale.

Per cui domani mattina comincerò da ciò che ho tralasciato per poi cercare di concludere tutto il programma come previsto; purtroppo sarà tutto sotto la pioggia, o almeno così dicono le previsioni; non mi preoccupo perché probabilmente tutto l’itinerario potrebbe essere sconvolto in quanto ad oggi, alcuni percorsi interni sono chiusi poiché inagibili e non si sa quando li apriranno.

Ci penserò a tempo debito quindi buona notte, anche se è sempre giorno (alle 23.45); prima, ecco uno sbotto di foto (dubito in futuro di essere così abbondante) e la mappa.

17.06.2022

Ancora una notte a sonno spezzato per il problemino fisico e comunque anche vento e pioggia, mai domi un momento, non è che siano stati una ninna nanna; fra l’altro non era nemmeno caldo ed è comprensibile visto che avevo solo due teli a proteggermi.

Essendomi alzato spesso, ho avuto conferma che qui non è mai buio; ma quello, ribadisco, non è un problema.

Alle 5.30 decido di non tornare a nanna, magari mi anticipo, cominciando col farmi una mappa offline per la giornata odierna sfruttando la wifi del campeggio; ormai sono rassegnato ad usare la carta e qualche connessione di straforo (magari, se ci riesco, potrei prendere un sim islandese, ma non è che le trovi a tutti gli angoli, anzi).

A causa del meteo decisamente avverso, impiego ben 5 ore prima di partire; non solo per organizzare al meglio il bagaglio, ma soprattutto per vestirmi, comunque fatica ricompensata.

Sono talmente carino 😀 che il biker tedesco, conosciuto ieri sera, ha voluto una foto di me in mezzo alle 2 moto (lui ha un Gs, ovviamente); mi sono prestato simpaticamente, almeno ci siamo fatti un paio di risate che non guastano mai.

Dopo un fugace passaggio al punto panoramico di Hofn, bello ma non sotto l’acqua, torno leggermente indietro per recuperare Stokksnes; così mi faccio pure circa 25 km di strada ghiaiosa e bagnata per vedere qualcosa che non mi colpisce in modo particolare; forse avevo maggiori aspettative oppure il cielo plumbeo non rende oppure entrambe le cose.

Volentieri riprendo la Ring Road per cominciare ufficialmente il programma odierno, che comunque è soft; prima tappa Jokulsàrion, ma prima di arrivarci non rinuncio a qualche scatto durante il tragitto.

L’arrivo è decisamente impattante, penso che sarà improbabile trovare qualcosa di meglio della laguna glaciale e del paesaggio surreale che c’è d’intorno; il mare da una parte con la spiaggia di sabbia vulcanica e pezzi di ghiaccio adagiati alla foce e lungo una riva del fiume creato dallo scioglimento del ghiacciaio.

Eppoi c’è la laguna, piena di iceberg di varie dimensioni immersi nelle acque limpide e in fase di scioglimento; uno spettacolo della natura.

Non so descriverlo meglio, ma le foto spero rendano molto di più; sicuramente il momento top della giornata.

Ho rinunciato al giro in battello nelle acque ghiacciate perché ero molto disagiato con l’abbigliamento e aggiungere pure un giubbotto di salvataggio mi sembrava eccessivo; comunque, visto cosa facevano, non credo di aver perso molto.

Ripreso la strada, continuo le mie fermate fotografiche mentre mi dirigo verso Skaftafell, dove c’è il parco nazionale di Kverkfjoll; in sintesi ancora ghiacciai e una cascata.

Purtroppo la vera attrazione, la passeggiata nelle “Grotte di Cristallo”, che sono sotto il ghiacciaio, non è più fattibile; arrivato lì c’è molto da camminare ed io non sono nelle condizioni adatte, quindi, dopo un breve sosta decido di proseguire e anticipare la tabella di domani, potrebbe essere utile.

Ricomincio con le solite fermatine, dove si può, prima di raggiungere Kirkjubæjarklaustur, il villaggio meno popolato dell’Islanda (120 anime); pensate, il campeggio dove sono stanotte è proprio qui.

Francamente la frazione non è niente di che, a parte la solita bella natura, ed infatti poco distante trovo la cascata Stjórnarfoss che è veramente bella; visto questa, ritengo che si possa archiviare e passare, domani, alle tappe successive.

Da segnalare che il meteo nel corso della giornata è migliorato; non manca il vento, ma almeno non piove e pare, almeno in partenza, che anche il 18 giugno sia così…. ed io ci voglio credere 😉

Ed ora eccovi le foto, su alcune non ridete troppo, e la mappa.

18.06.2022

Eccomi qua, in una più comoda sistemazione, una graziosa guesthouse dove ho trovato una ragazza italiana che mi ha semplificato non poco le cose; ehi, non vi credete che sia un comodo albergo, con 46,oo euro mi tocca il letto basso di un castello in un dormitorio misto di 12 posti, slmeno con colazione inclusa (domani mattina ci s’abbuffa 😀 😀 😀 ). Qui mi sono limitato a scaricare solo il bagaglio del vestiario.

Poi capirete la mia scelta, ma cominciamo questa lunga giornata; oggi ho scoperto cosa significa il vento in Islanda, vi garantisco non è uno scherzo.

Alle 2.00 mi sveglio, non per i soliti problemi, ma per il vento piuttosto impetuoso, ma è solo l’inizio; durante il sonno, mi sveglierò altre 3 volte perché le stecche della tenda mi sfiorano da tanto che vengono piegate, pur rimanendo tutto bloccato al terreno.

Alla 6.30 mi alzo e comincio a prepararmi, le operazioni sono rallentate dalla condizione climatica avversa, rimpiango la pioggia di ieri; vorrei partire presto ma finalmente risolvo il problema di connessione del mio cellulare personale (no comment), sono di nuovo online e in modo abbastanza veloce, vedremo se va bene ovunque.

Gasato tento di sistemare anche l’altro telefono che dovrebbe farmi da navigatore ma c’è un grosso aggiornamento che mi impalla; blocco tutto e ci penserò più tardi.

Ecco che anche oggi parto tardi, 9.30, ma voglio riuscire a fare tutto il programma per cui, ottimisticamente vado deciso; magari, non piove ma il vento mi spinge più volte nell’altra corsia, guido obliquo, il collo è sotto sforzo perché il casco vorrebbe volar via, insomma faccio davvero una fatica bestiale.

Oggi presumo farò molte meno foto, non è facile fermarsi per fare un click; la prima tappa, Fjaðrárgljúfur Canyon, è molto vicina, circa 12 km, e riserva una poco simpatica sorpresina; gli ultimi 3 km circa sono un bel ghiaione smosso che ovviamente viene decisamente complicato dal vento che spinge con veemenza fuori, è una nuova esperienza per me e non vi nascondo che in un paio di situazioni ho avuto paura di cadere, ma ci saranno altre occasioni in tutto il giorno.

Lo spettacolo sarebbe notevole ma sono riuscito ad arrivare solo al 2° punto panoramico, come vedrete nel video, andare oltre non era alla mia portata, sia per il tempo a disposizione che per lo scomodo bagaglio che mi portavo appresso; tornato alla moto, potete immaginare con quale entusiasmo affronto il pezzo di strada non asfaltato, me ne faccio una ragione, riparto e, non senza rischi, passo.

Riprendo la Road 1, asfaltata, anche veloce, ma il vento mi perseguita per tutti i 45 km circa che mi separano da Kötlutangi e, se non bastasse, negli ultimi 15 km trovo anche tre tempeste di sabbia, se non fosse per la vegetazione e per le temperature, penserei di essere stato teletrasportato nel Sahara; ho gli occhi pieni di sabbia finissima, sento fastidio però non posso fermarmi, ma lo spettacolo all’arrivo ripaga la grande fatica.

La collina verdeggiante che mi corre a fianco mentre raggiungo la spiaggia, che è l’estremo sud dell’isola, mi da riparo e mi godo l’enorme strada sterrata, con la dovuta attenzione ovviamente; alla fine della collina una spiaggia enorme battuta dal vento a raffiche che alza polveroni di sabbia stranamente marrone, qui dove tutto è nero.

Avrei voluto giungere sul mare, che era a soli 3/400 metri da dove mi sono fermato, ma è veramente improponibile; sono fermo alla fine della collina davanti ad una grotta, non so se sia Gígjagjá (The Yoda Cave) e scatto qualche foto, poi ritorno indietro perché a mal fatica sto in piedi e ho gli occhi che mi raspano.

Archiviato anche il punto estremo sud, restano ovest e nord, ma ci penseremo a tempo debito; per oggi ci sono ancora 6 tappe da fare e il tempo non è così abbondante.

Arrivo, quindi, a Vik, trovo un supermercato e compro qualcosina per emergenza, praticamente sono sempre in emergenza, poi vado a cercare la spiaggia nera davanti ai Faraglioni; qui si vedono a distanza e non si raggiungono, allora vado alla destinazione successiva, la spiaggia nera di Reynisfjara.

Non è molto distante e la strada per raggiungerla è panoramicamente bella, è un piacere guidare fra questo saliscendi con varie sfumature di verde, inoltre i ghiacciai fanno sempre capolino ed è chiaro, seppur con fatica, che gli scatti arrivano.

Alla spiaggia c’è un bel po’ di gente, è facile raggiungerla, mi trattengo una mezz’oretta e mi godo sabbia, faraglioni, ovviamente a distanza perché sono in mezzo al mare, ed infine mi tolgo la soddisfazione di toccare l’acqua dell’oceano, che non sembrerebbe freddissima; proseguo per il terzo punto di zona, Dyrhólaey Viewpoint che si trova sul lato opposto della spiaggia e da lì mi godo un vista dall’alto della zona faro.

Molto bello il panorama ma il vento qui è davvero faticoso per cui, fatto un giro, riscendo sulla Ring Road e corro obliquo verso il ghiacciaio Mýrdalsjökull; arrivo all’inizio della strada sterrata, e francamente prima di tuffarmici dentro, come stamani al canyon, mi fermo lì vicino dove c’è un gruppo che organizza tour in quad e motoslitta, giusto per chiede info.

Parcheggio la moto davanti ad un edificio, convinto di essere al riparo, ma arrivano raffiche laterali che mi fanno vacillare; scendo e vado al riparo per capire dove sono e cosa posso fare, un palizzata in legno mi separa dalla moto che ritengo al sicuro ed invece sento un fragoroso schianto.

Mi è subito chiaro l’accaduto, mi affaccio e vedo la moto a ruote all’aria; vado in un edificio vicino per chiedere soccorso, c’è una giovane ragazza che si presta e chiama un collega; prima smonto il bauletto sx e il borsone posteriore, poi, insieme e controvento, alziamo il mezzo.
Vedo subito i primi danni e, chiaramente, sposto il motoveicolo dietro al capannone-officina onde evitare “ricadute”; intervengo con nastro isolante sul paramani spezzato e per la leva mi arrangerò, è ancora manovrabile.

Dopo vado a parlare con la ragazza per sapere come raggiungere il ghiacciaio; lei mi dice che il vento calerà dopo le 16.00 comunque è molto rischioso in moto andare alle pendici; mi offre un tour con loro, sarebbe interessante, ma devo aspettare che cali il vento prima che facciano l’uscita in motoslitta sul ghiacciaio, il che significa perdere troppo ed inoltre sono molto demotivato.

Allora riprendo il percorso e mi fermo subito dopo al vicinissimo Path to Wredeck DC-3 plane, per vedere il conosciutissimo aereo schiantatosi in spiaggia nel 1941; nel parcheggio vedo una moto che tristemente ha fatto la stessa fine della mia e penso alla delusione che avranno il padrone ed il passeggero, ma non la tiro su perché non ce la farei da solo.

Intanto sosto con una complicata manovra in modo da lasciare in sicurezza il mio Ducatone; quindi scendo e vedo una brutta sorpresa, ossia il bauletto dx, che ha preso la botta, è ciondolone e non aggancia più.

Capisco subito il problema, una rientranza della parete di aggancio che così ha distanziato gli agganci rispetto al telaietto; ci vuole un martello e inizio la ricerca, prima chiedo ad un signore con un furgone, ma non ce l’ha, poi all’autista del camion trasporto persone che fa la spola dal parcheggio all’aereo.

E’ un portoghese che lavora qui ed entriamo subito in sintonia, mi fornisce dalla cassetta attrezzi del suo bestione un bel martellone pesante ed io gli chiedo il costo del trasporto, perché a piedi ci vuole almeno un ora e mezza; quindi prima riparo il mio bauletto e dopo vado a far visita all’oggetto precipitato.

Qualche sonora mazzata e sembra che abbia risolto; intanto faccio il turista, rendo l’utile strumento all’autista, lo ringrazio e salgo, anzi mi fa anche un bello sconto del 30% quasi e non solo.
Arrivati sul luogo , mi tiene il casco che mi ridarà quando tornerà a prendere me e gli altri turisti.

Per la carcassa d’aereo non so quanto valga la pena, ma di sicuro lì, seppur non solo, mi sono rilassato totalmente, anche perché qui c’era poco più di una brezza e non la Bora; al rientro recupero casco e zaino, scendo e saluto amichevolmente il guidatore che ormai mi chiama col mio nome, letto dal casco, come fossimo vecchi amici.
Addirittura, all’andata, ha fatto il filo a due turiste olandesi e mi ha detto che erano una per me ed una per lui, anzi mi faceva pure scegliere 😀 😀 😀

Comunque torno verso la moto, vedo i due dell’altra motoveicolo rovesciato e gli propongo un aiuto; mi ringraziano e fanno da soli, ma attendo la fine delle operazioni semmai cambiassero idea.

Alle 17.05 vado per l’ultima tappa odierna, Skogafoss, dove speravo di vedere alcune delle sue famose cascate; la prima è bella e la immortalo più volte, poi salgo sopra al primo punto panoramico che è di effetto, ma per arrivarci ci sono gradini assurdi e tanti che in cima sono totalmente sfiancato.

Faccio foto ma decido di non proseguire il cammino lungo il corso d’acqua sia perché non ce la faccio né fisicamente né coi tempi, sia perché nel frattempo ho deciso di passare oltre.
Quindi, riprendo la via verso ovest con stop alla cascata di Seljalandsfoss, ed è stata la migliore cosa della giornata, una conclusione perfetta; anche il meteo di oggi è andato migliorando, offrendo sempre più sole, cielo azzurro, e temperature anche di 18°, il tutto utilissimo a rendere le foto più belle, spero.

Purtroppo il vento non è mai svanito, è calato a tratti ma quasi sempre mi ha massacrato; ho sentito per un campeggio, ma vicino ce n’era solo uno, libero, na io non sono pronto, almeno oggi.

Inoltre c’è ancora un discreto movimento d’aria e sono quasi le 19.00, quindi sapete già come è finita.

Ora mappa, foto e buonanotte.

19.06.2022

Dopo una bella dormita ed una valida colazione, inizio a verificare il meteo e la situazione di un percorso offroad che devo fare domani; purtroppo, prevista pioggia oggi e la strada 35 è aperta solo a jeep maxi, così mi conferma Lucia, la ragazza italiana addetta alla reception, che mi ha fatto la cortesia di telefonare al servizio info strade locale.

Ecco, da oggi via tutto il programmato e s’improvvisa, ovviamente cercando di mantenere gli obiettivi; alla fine sono poco meno di 300 km ma tutti sotto la pioggia, compreso il montaggio della tenda in campeggio.

Comincio con una cascatella non distante da Selfoss, Urriðafoss, oggi particolarmente vivace ma certo non bella ed esaltante come quelle di ieri; proseguo per la 305 che è come una via sterrata di campagna, per poi proseguire in sequenza sulla 33, la 34, la 427 tutte vicino al mare.
Purtroppo, il brutto tempo non permette grandi foto, per cui le fermate sono limitate.

A questo punto imbocco la 426, che dovrebbe portarmi a rilassarmi con un bel bagno caldo sotto la pioggia; eeesatto, è proprio il Blue Lagoon ma, purtroppo, senza prenotazione non si entra e fra l’altro oggi è domenica e sono strapieni.

Non rimane che consolarmi con qualche foto anche perché non è previsto, né prevedibile un ritorno qui in questo viaggio; all’esterno dello stabilimento, ci sono delle polle naturali ma dubito che siano sicure viste le rocce d’intorno.

Prendo la via per la capitale, con deviazione lungo la 420 in zona Vogar; fatto per vedere il mare, è stato solo tempo perso, quindi punto definitivamente su Reykjavik, con primo arrivo in cima al promontorio sul mare. La realtà ha deluso le aspettative.

A questo punto, girello a caso per la città ma francamente non vedo niente di interessante, allora comincio a dirigermi verso l’ultima destinazione odierna; imbocco una specie di tangenziale quando intravedo alla mia sinistra un campanile.

Non immediatamente, esco dalla grande via e a vista riesco a trovare la chiesa, il retro ovviamente 😀 ; fotografo e a piedi raggiungo la parte anteriore, dove effettuo altri scatti.

Vedo un motociclista fermo davanti a me che mi fa cenno ed io saluto e mi avvicino scoprendo, con piacere, che è una giovane biker svizzera che viaggia in solitaria; parliamo a lungo anche perché comprende l’italiano anche se non lo parla, oltre a conoscere inglese e tedesco.

Facciamo percorsi diversi, per cui ci salutiamo e chissà che non ci incrociamo di nuovo girando per l’Islanda; comunque Tiziana, così si chiama, rientrerà il 30 giugno, come me, e là ci vedremo.

Recuperata la moto, riparto deciso verso Reykjadalur Hot Spring Thermal River, qui il bagno caldo lo potrò fare visto che un fiume libero; purtroppo, per trovare il punto giusto per la temperatura dell’acqua, ci sono 3,5 km di trekking, ma dice ne vale la pena.

Arrivo sotto l’incessante pioggia, chiedo informazioni al bar/ristorante del parcheggio turisti, quindi decido di trovare da dormire prima di tornare qui e andare anche se piove; l’unica soluzione che trovo è il campeggio nella cittadina vicina e vado subito.

Dopo essermi piazzato, ovviamente ho fatto tutto rimanendo vestito con antipioggia e casco, almeno non mi sono bagnato, sono andato dal gestore, ho pagato ed ho chiesto info.

Lui mi ha detto che stasera non era possibile tornare là per via della temperatura eccessiva dell’acqua, non ho capito bene però ricordo vagamente di aver letto qualcosa in merito quando a febbraio ho preparato il viaggio; su consiglio del gestore del camping, decido di andare domani mattina alle 8.00, alle 9.00 arrivano i turisti dalla capitale e finisce la pace, poi torno in campeggio a riprendere i miei bagagli, che ovviamente non mi porterò dietro, e parto per nuove mete.

A domani ed eccovi mappa e foto di oggi

20.06.2022

Inizio di giornata come da programma, con visita a Reykjadalur Hot Spring Thermal River, e sono al parcheggio del sito alle 7.30; il bar/ristorante è chiuso ma non mi interessa, per cui zaino in spalla e inizio la mia camminata con le nuove scarpe da trekking che uso per la prima volta.

Sono 3,5 km di scarpinata che cominciano con una salita che ti guarda subito negli occhi; il panorama è bello e silenzioso, il cielo è nuvolo e c’è un umido che ti bagna proprio.

Il percorso viene dato in 55 minuti, io, compreso il tempo impiegato per le foto, arrivo in 50 (non in 40 come dichiarato nel video) ed è stata una bella prova con ricompensa finale; il bagno rigenerante nel fiume caldo, sotto una finissima pioggerella, è decisamente piacevole e gratificante.

Purtroppo dura solo 15 minuti, ma credo bastino perché è pur sempre acqua sulfurea; a rientrare impiego quasi lo stesso tempo ma faccio molta meno fatica, d’altronde scendo a valle.

Tornato al campeggio, faccio una bella doccia e poi sbaracco ogni cosa mentre sono sotto attacco pressante di zanzare e moschine; da ieri sera che ha smesso di piovere sono comparse in modo decisamente aggressivo e, comunque sarà prerogativa di oggi in ogni posto dove sono andato.

La partenza, purtroppo, è a mezzogiorno come avevo immaginato, ma speravo di far meglio; visto che la strada 35 pare non sia aperta a tutti, ma solo a mega fuoristrada (qui ne ho visti moltissimi), decido comunque di imboccarla, per la parte asfaltata, per giungere a tre tappe fondamentali di questo viaggio, non posso rischiare di perderle.
Quindi in sequenza, Kerið (Kerid cratere di un vulcano), Geyser (sito di soffioni boraciferi), Gullfoss (cascata); tutti e tre sono molto vicino alla strada principale, per cui le visite sono piuttosto veloci ma senza togliere niente al godersi questi eventi della natura.

Non saprei davvero che aggiungere a ciò che le foto mostrano, quindi esaminatele con attenzione; dico che sono proprio contento della giornata, fino a quel momento.

L’ultima tappa è vicinissima all’inizio della 35 sterrata che attraversa il centro dell’isola e prevede ben 170 km di offroad non impegnativo ma intenso anche nella bella stagione; ci vogliono almeno 5 ore per percorrerla tutta, quindi orologio, benzina e dubbi sulla possibilità di passare in moto mi fanno decidere di tornare indietro, ma anche a Geyser non c’è carburante per cui devo indietreggiare ancora.

Scatta il mio piano “B” che prevede la momentanea rinuncia alla strada 35 con inserimento del parco naturale Þingvellir, con la Öxarárfoss, una cascata sicuramente meno imponente di Gullfoss ma decisamente carina così come il luogo d’intorno, e con il suo lago Þingvallavatn, il più grande dell’isola.

Qui incrocio ancora Frank, il biker tedesco conosciuto a Hofn, che, quando ormai ho rinunciato alla 35, mi dice che ha incrociato 5 motociclisti che l’hanno passata senza particolari problemi; ci salutiamo che sono le 17.4o ed io perdo ben mezz’ora per valutare se andare sulla costa (piano B) o tornare verso Gulfoss (per riprendere il programma originale).

Scelta definitiva abbastanza facile, si cambia il piano, prima farò costa e fiordi orientali e nord-orientali; i motivi sono semplici, nessuna alloggio o campeggio abbastanza vicino tornando indietro e domani pioverà di nuovo per cui la strada sterrata potrebbe peggiorare sensibilmente.

Tramite internet, pare che ora è con me su entrambi i cellulari, cerco qualcosa andando verso costa; ostelli niente, alberghi a prezzi proibitivi, allora trovo un campeggio a 25 minuti e con 15 euro mi levo la paura, fra l’altro sono anche al coperto 😉 .

Per oggi vi saluto ed eccovi mappa e foto

21.06.2022

Ad oggi una giornata intera nata e finita bene non c’è stata; oggi non è da meno, pessimo meteo, vento e pioggia, 65 km di strada sterrata, che non sapevo, arrivo al posto programmato, ovviamente in ritardo su quanto previsto e con sorpresa, niente internet.

Il campeggio comunale, a pagamento, è ben dotato, c’è tutto tranne la wifi che in questo paesino si trova solo in ristoranti e alloggi; qui è freddino, nuvoloso e tira un forte vento, mi sa che dormo nella stanza adibita a cucina/pranzo, che ha un bel termosifoncino elettrico, e la tenda fa da riparo al bagaglio 😀 😀 😀 .

Ma cominciamo dall’inizio; la sistemazione di ieri non è stata male ma, anche se al riparo, il fresco mattutino si sente, eccome.

Stamani riesco ad essere in movimento alle 9.00, vestito antipioggia anche se non piove e c’è solo un venticello fastidioso a tratti; il programma riadattato prevede di risalire lungo la costa ovest per arrivare vicino ai fiordi del nord-ovest.
Prima tappa, non sulle mappe turistiche, la punta di Akranas; all’arrivo, vento forte, vedo i due fari oltre a un bel panorama, ma tutto qui.
Puntualizzo, oggi fare foto è stato complicato e comunque il meteo non sempre ha permesso di valorizzare i luoghi che ho visto.

La seconda tappa è abbondante perché ho circumnavigato l’intera Penisola Snæfellsnes, un nome per me impronunciabile come vedrete nei video; se leggete qualcosa su questo territorio ci sarebbe molto da vedere, ma io ho fatto qualcosa sulla costa del parco, perché vento e pioggia mi seguivano da tempo non permettendo di muovermi liberamente.

La strada per il suo ghiacciaio, mai visto causa le nuvole molte basse che ingoiavano le vette, era chiusa, comunque non era il mio obiettivo; come ho detto, son voluto passare sempre lungo costa, attraversando il parco naturale, e sono riuscito a vedere due punte estreme della penisola, la prima decisamente il punto migliore di oggi con le rocce in mare che venivano colpite dalle grandi onde oceaniche, la seconda mi è parsa poca roba, rocce laviche sul mare, forse perché vista dopo il sito precedente.

Proseguendo nella penisola sono andato al punto estremo di Stykkishólmur, una cittadina su una micropenisola; all’arrivo salgo al faro e mi godo il panorama a 360°, bello ma non bellissimo, probabilmente con il cielo sereno avrebbe fatto tutt’altro effetto.

Ritorno indietro di circa 10Km per riprendere la strada che costeggia il lato nord della penisola, il navigatore mi segnala 1 ora e mezza per fare circa 80 km, rimango colpito ma non valuto attentamente; la spiegazione è chiara, perché, dopo un paio di km, inizia uno sterrato, complicato da pioggia e vento, che alla fine risulterà di circa 65 km.
Oltre ad una fatica non indifferente per stare in strada, vedrete in foto in che condizione sarà la moto, mentre io me la son cavata molto meglio.

Sono decisamente in ritardo e non nascondo che stamani avevo un riferimento equo, ma volevo superarlo abbondantemente; vista la situazione abbandono ogni idea di allungo, e mi concentro sull’ultima destinazione prima della sistemazione notturna; sono, così, al paesino Eiríksstaðir dove l’attrattiva in più rispetto al verde, all’acqua, alle montagne, è la storica casa del vichingo Eirik il Rosso.

Una capanna tutta ricoperta di erba di prato, anche alcuni tetti di case moderne fanno lo stesso probabilmente per coibentare meglio, credo; per visitarla si paga un biglietto, ma son già chiusi da un po’ (alle 16,oo); ovviamente faccio foto dell’esterno e vedo una porta aperta, mi infilo e scatto, ma probabilmente è la stanza da lavoro.

Prima di ripartire controllo sul cellulare dove poter dormire, male che vada c’è sempre un campeggio ed il primo so dov’è; purtroppo sia la linea telefonica che internet non vanno per cui niente azzardi, mi fermo quindi a Buðardalur, entro in supermercato sperando di trovare una wifi libera e qui scopro che c’è solo negli esercizi che offrono vitto e/o alloggio.

Il campeggio è di fronte, vado subito a vedere, lì chiedo aiuto e info a dei camperisti austriaci; anche loro hanno problemi di linea, allora vado ad un ristorante e lì trovo una cameriera italiana molto gentile, che mi consente di utilizzare la loro wifi anche se non mangio e non dormo da loro.
Effettivamente loro hanno camere, ma l’unica libera è una (non esemplare) tripla dal modico costo di 153 euro; va bene, campeggio sia.

Tornato indietro posso scegliere e decido non sull’erba bagnata ma sul pavimento di una zona relax, vicino ad un tavolo con panche; comincio a sistemare tutto e ovviamente sono obbligato a dare una lavata sia al borsone, per portarlo in tenda e prendere le cose che mi servono, sia ai bauletti laterali che sono talmente luridi che non puoi aprirli senza imbrattarti di fango almeno le mani.

Alla fine doccia caldissima, che bellezza, scrittura di questo resoconto e dopo devo lavare i panni e poi asciugarli…. quindi, buonanotte a voi.

Prima però eccovi la mappa e le foto, queste fatte con tutta la fatica del caso

22.06.2022

Oggi è la giornata dedicata ai fiordi nord occidentali che completerò domani perché sono oltre 700 km non proprio autostradali 😉 ; in teoria saranno solo due tappe ma ovviamente è previsto un percorso specifico che, anticipo subito, e stato leggermente modificato dal progetto originale.

La prima tappa è Làtrabjarg, e ci sono ben oltre 200 km dalla mia posizione per raggiungerla; seguendo le info meteo di 4 ragazzi inglesi con cui ieri sera abbiamo parlato del mio viaggio (su loro richiesta ovviamente), parto in versione da viaggio standard, ma ben presto cominciano le prime gocce.

Eppure avevo visto le nubi, ma con internet che stamani funzionava (mi fa impazzire sta cosa), le segnalazioni erano di qualche goccia ma molto avanti nel tragitto odierno; invece arriva prima del previsto, aumenta in fretta e comincia pure un po’ di vento quindi, alla prima occasione, sosta per attrezzarmi di tutto punto.

Trovo un punto ristoro per strada, mi fermo ma è chiuso, per cui vestizione complicata mentre piove; perdo una buona mezz’ora ma al momento non crea preoccupazione.

In realtà cominciano i problemi perché il percorso non è tutto in asfalto “drenante”, anzi ben presto compaiono gli sterrati mentre piove con forte vento, che goduria, e nemmeno si parla di strada lineare; man mano che mi avvicino, mi pento di non aver fatto il pieno prima di partire e così si aggiunge un’altra preoccupazione.

Pochi chilometri prima del bivio per la prima destinazione, comincia un fondo di ghiaia smossa che, seppur meno lurida, è sicuramente più pericolosa e fra l’altro gli ultimi 2 km sono pure in discesa; al bivio mi fermo vicino ad un camion di operai, meno male c’erano, e chiedo dove fare benzina.

La conclusione sono 39 chilometri in più per fare rifornimento, 13 andare, 13 a tornare, e poi da rifare per proseguire dopo la visita a Làtrabjarg; intanto diciamo che il posto merita per 3 ragioni: è la punta estrema ovest dell’isola (ora sono a 3 su 4, manca il nord), ci sono sorpresine durante il tragitto, c’è un panorama spettacolare.

Ma tutto ha un prezzo e per raggiungere questo luogo fra i più interessanti, secondo me e non solo, ci sono ben 46 km di cui 37 son sterrati; ovvio che la strada è tutta un saliscendi, con panorami di impatto, da fare concentrati sulla guida, ma tanto io mi fermo per scattare foto, e l’ho fatto.

La prima sorpresa arriva dopo pochi km, siamo ancora su asfalto, e la vedi là in spiaggia nella sua desolata tristezza dovuta al definitivo abbandono, la baleniera incagliata Gardar BA64tris, poi 10 km circa prima della fine della strada si intravedono stupende spiagge di sabbia chiara che sembra di essere ai Caraibi, se non fosse per la temperatura di 10 gradi circa; di queste spiagge se ne vedono altre, l’ultima si trova a nemmeno 3 km da Làtrabjarg, e qui finisce la strada su un grande promontorio battuto da un vento potente.

Mi fermo una mezz’oretta e cerco scatti di effetto vicino ai burroni, ma non c’è da scherzare perchè qui soffia davvero forte e puoi volar giù che è un attimo; nel frattempo il tempo era migliorato e qui c’è un cielo sereno ed è un vero toccasana, oltre ad avere colori più belli alla vista e alla pellicola digitale.

L’orologio mi segnala già un paio d’ore di ritardo per cui di nuovo in sella in direzione Isafjordur e presumo ci vorrà lo stesso tempo visto che siamo a circa 200 km; è pomeriggio inoltrato, a causa di valutazioni errate sugli sterrati che trovo.
Di strade senza asfalto ce ne sono, soprattutto quando si sale di quota, alcune decisamente lunghe che arrivano in cima ai passi.

Se è vero che il sole regge, il vento non demorde, anzi, se è forte a valle e decisamente ostile a monte e quindi complicazioni a non finire; ad un certo punto, arrivato ad un incrocio, da metà montagna ovviamente, si gira a sinistra per salire ancora ma cambia il tipo di fondo che ora è a pietre libere.

La cosa mi disturba per paura di veder volar via uno dei bauletti, visto il problema generato dalla caduta della moto dell’altro giorno; paura giustificata perché non è la prima volta che succede e meno male che uso un elastico a ganci per coadiuvare la tenuta sugli innesti.

Ma in cima ad un passo accade, non riesco a scansare una grossa buca e salta via il bauletto che viene strascicato dal gancio elastico; ovviamente andavo piano e mi fermo in fretta, il bauletto si riaggancia, meno male, ma è graffiato ben bene, l’elastico ha ceduto e si è maciullato.

Riparto sempre in lotta contro il vento, ma di lì a poco si comincia a scendere, sarà lunga e faticosa ma aggiungo altri scatti di tutto rispetto; quando finalmente ritrovo l’asfalto comincio a recuperare perché è tardi e comincio a nutrire dubbi di arrivare alla destinazione ad un orario decente che mi consenta anche di fare un minimo di ricerca per dormire al caldo visto che anche a valle non si superano i 5 gradi.

A proposito di temperature, ieri minima 6 gradi ma oggi in vetta solo 3 gradi; la media è decisamente scesa e le mie mani, già sofferenti ieri, oggi sono devastate.

Comunque, lanciato su questa magnifica lingua di asfalto nuova nuova, manco il percorso che mi portava alla 626, e imbocco un tunnel; premesso che la strada mancata era tutta sterrata e di montagna, la strada nuova mi ha fatto risparmiare almeno 40 km ma soprattutto un mare di tempo.

Sarà una bellezza fino a Isafjordur, correre in mezzo alla natura selvaggia su questa sinuosa e velocissima linea nera; ad un certo punto trovo il tunnel che precede la cittadina, ma a differenza del primo che era modernissimo, questo è a unica corsia alternata con numerosi rientri per consentire il cortese incrocio tra veicoli.

Arrivato nella cittadina foto di rito, e merita farle, poi ricerca del campeggio; prima di entrare riprovo una ricerca su internet, visto che qui funziona, e trovo qualcosa di comodo e soprattutto caldo ma devo tornare indietro di 15 km.

Non ci penso due volte e gli ultimi 4 km in fuoristrada li volo, tanto oggi ne ho sul groppone almeno 150, e in buona parte tosti davvero; la casetta è nel mezzo alla natura, ci sono più stanze con più letti, ma per fortuna insieme a me non ci sono ospiti, quindi buonanotte.

mappa e foto

23.06.2022

Bravissimo, stamani ore 8.30 sono in strada per completare i fiordi nord occidentali; in realtà devo fare carburante e nell’occasione mi metto tutto l’antipioggia perché il meteo non è favorevole da metà mattinata in poi, mi permetto pure il lusso di fare manutenzione alla catena della moto e quindi, pronto, inizio l’avventura odierna.

La prima tappa di oggi è Holmavik, ma si tratta solo di un riferimento per individuare la fine dei fiordi; oltre 200 km tutti asfaltati di strada che corre su e giù lungo le pareti delle montagne che fanno da contorno a questi canaloni di mare.

Lo spettacolo è continuo e dovresti essere sempre fermo con la macchina fotografica in mano, ma è un piacere guidare su questa strada che ti permette di essere anche veloce; per metà percorso il meteo è decente ed è tutto più bello e facile, poi il vento, che c’era già al risveglio, comincia a rinforzare sempre più e comunque le temperature non hanno mai superato i sette gradi, ma solo per pochissimo tempo, poi 4° di media.

Arriva qualche goccia, ma sono attrezzato, continuo a guidare e a godermi il paesaggio; ad un certo punto la strada abbandona il mare e comincia a salire, capisco che cambiamo zona, ma mai avrei immaginato di trovarmi in questa situazione negli ultimi 30 km circa che mi separano da Holmavik.

Di fatto attraverso un passo, non è la prima volta, ma qui c’è neve, il vento e la pioggia aumentano e sono veramente freddi; le dita della mani soffrono ma vado avanti e arrivo in vetta dove fare foto è praticamente impossibile.

Le condizioni ambientali sono proibitive anche per un semplice un click & go, la temperatura è precipitata e vedo anche un -1° sul display; faccio fatica a controllare la moto, il casco è pieno di nevischio ma procedo nell’attesa dell’agognata discesa dal monte.

Alla fine ci sono ed è anche veloce; ora c’è molto vento ma la pioggia è finissima e arrivare alla prima destinazione di oggi è un attimo.

Mi fermo per capire di cosa si tratta e riparto subito, il prossimo obiettivo è lontano per cui alla prossima cittadina devo fare carburante; mi trovo sulla strada 68 che viaggia molto vicino al mare ma, purtroppo è sterrata in vari tratti, in particolare quando si sale in altezza.

Ormai sono allenato ma è bene sempre prestare attenzione, soprattutto quando mi fermo per fare foto; finalmente giungo alla Road 1 e vicino c’è un area di servizio, così non solo trovo da dissetare per la mia fidata compagna in rosso, ma c’è un autogrill molto attrezzato.

Mi fermo, faccio il pieno, parcheggio ed entro nel locale per scaldarmi con cibo caldo e restando seduto in modo da recuperare i sensi alle dita delle mani, che sono praticamente in coma; brucio 40 minuti di tempo ma ne vale la pena, salvo poi operare un altra modifica di percorso.

Dovevo arrivare a Hvitsercur, per vedere la roccia in mare a forma di rinoceronte, facendo la strada che gira intorno ad un promontorio ma non c’è tempo e prendo la strada più diretta anche perché devo perdere un po’ di tempo per giungere sul posto suddetto facendo 30 km di sterrato leggermente motoso.

Il posto è molto bello e vale la pena insudiciarsi, come maiali nel castro, per scattare foto finché il cellulare non si blocca causa eccessiva acqua.

Quindi destinazione finale per dormire sarà, come previsto, Blonduos; so dove si trova il campeggio, è già inserito in mappa, e corro; arrivato in zona, siccome sono 2 ore che viaggio a 2/4 gradi, faccio un ultimo tentativo di trovare qualcosa al chiuso, ma niente da fare.

Sarà camping, ma non monto la tenda; dormirò nell’ampio locale bagno/doccia uomini che ha un gran bel termosifone acceso; non starò comodo ma non patirò freddo.

Sono le 2 ora locale e vi auguro buonanotte.

Prima però eccovi la mappa e le foto, queste fatte con tutta la fatica del caso.

24.06.2022

Sarà che mi sono messo a dormire tardissimo, ma tutto sommato non è andata malaccio, non ho dolori e questo è positivo; semmai il problema ce l’ho alle mani, il freddo degli ultimi giorni le ha comunque sciupate e soprattutto la destra che è tutto un leva e metti il guanto perché devo scattare le foto.
Non sono impreparato, ho previsto di portare apposita crema per mani, quindi abbondare.

Stamani ho sfruttato al massimo la normale levataccia, ma è stato facile visto che non avevo da smontare la tenda e il bagaglio era quasi pronto; vado subito a fare benzina e alle 7.45 sono in movimento.

Arrivo alle 8.30 davanti alla Glaumbær Farm & Museum, ma apre alle 10.00 e quindi faccio le foto alle casette museo, ovviamente solo l’esterno; riparto e vado oltre perché nel pomeriggio ho unprogetto troppo importante 😉 .

Il riferimento della prossima tappa è Siglufjörður, ma in realtà volevo passare dalla strada lungomare del promontorio dove si trova questa cittadella; la scelta è ben azzeccata, la bellezza dei panorami è notevole, ed io, che preferisco il mare ai monti, mi soffermo a scattare principalmente dal lato del burrone.

A seguire, di strada c’è Aukureyri, famosa soprattutto per essere la città del fiordo islandese più profondo; mi fermo per uno spuntino caldo ma hotdog con patatine fritte e formaggio fuso non è l’idea giusta, classico cibo spazzatura ma almeno è caldo (anche oggi si viaggia alla media di 3° con vento e pioggia sempre, più o meno intensi).

Rimonto in sella con destinazione l’ostello prenotato per essere al caldo e abbastanza vicino all’ultima destinazione, Husavik; prima però evito il tunnel del Road 1, unico tratto a pagamento per quanto ne so, per godermi una parte del fiordo gigante e, a seguire, un passo che mi riporterà in rotta.

Scelta, anche questa, decisamente azzeccata, faccio così una strada molto bella che è velocissima e passa in mezzo ad altri bei panorami; riagganciata la strada nazionale principale, via deciso a scaricare il bagaglio in modo da essere leggero per andare dove andare….
mappa e foto

ma dove devo andare?

Dalle BALENEEEEEEE…… eccole qui

25.06.2022

Ieri di nuovo a letto alle 2.00, d’altronde l’ostello era pieno e mi è toccata la doccia alle 1.00; una bella dormita tutta una tirata fino alle 6.30 e via in piedi per i preparativi partenza.

Per una manutenzione ai faretti supplementari sono partito alle 9.30, ma va bene perché oggi c’è tanta roba in programma, ma concentrata in un raggio corto; quindi come prima tappa c’è il lago Myvatn, che giro per tre lati e fotografo con varie fermate.

Dopo il vulcano Krafla, il parcheggio è vicinissimo, anche qui, ma non faccio il giro della bocca perché molto fangosa e ci son 0°, che con il vento e la pioggerellina sembrano molti meno; fra l’altro nel giro di 10 minuti è arrivato anche un nebbione che sopporto per un buon tratto scendendo a valle.

Sulla strada del ritorno riesco a intravedere la famosa doccia all’aperto, a fianco della strada, collegata al circuito dell’acqua termale e perfettamente funzionante tutto l’anno; ovviamente non torno indietro per provarla, quindi proseguo verso Heverir.

Qui possiamo assistere allo sgorgare di acque e fanghiglia sulfurea in un terreno sabbioso; è di effetto ma il puzzo non è facilmente sopportabile, almeno per me.

Poco più avanti c’è l’area geotermale con un bacino di acqua calda e tanto fumo; qualche foto e via al vero obiettivo di questa zona, ossia i bagni termali di Myvatn.

Ingresso senza prenotazione, costoso (45,00 euro circa) ma puoi starci tutto il giorno (vorrei vedere quanti lo fanno); ovviamente entro, anche se per il tempo che resto è antieconomico, perché era nei miei progetti originali e poi una bella riscaldata in una giornata brutta come questa, ci sta proprio bene.

Resto solo nella vasca naturale più piccola per un’ora abbondante e ci pianto pure una mezza pennica, che non guasta; alle 13.30 esco bollito (rilassato e assonnato), faccio doccia, mi rivesto e rimonto in moto, alle 14,30, per la successiva visita in agenda.

Mezz’ora dopo sono alla cascata Godafoss, bella ma meno imponente di altre viste in precedenza; ci passo, fra tutto, oltre mezz’ora, poi decido di ripartire alla volta dell’ultima destinazione odierna, anche se poi non lo sarà.

Per giungervi faccio la strada che passerà vicino al mare, quindi attraverso di nuovo Usavik e proseguo per la strada 85 che gira questo largo promontorio offrendo bei panorami di mare, ma non solo; arrivo ad Asbyrgi e intravedo il campeggio, che non è altro che un’area sosta per camper, ma prima voglio visitare il sito visto che sono appena le 17.40.

Percorro la strada fino alla fine, c’è il parcheggio e lascio la moto per andare a piedi in una specie di foresta, giungo ad un laghetto proprio sotto a dei muri di pietra lavica; di fatto questo è un enorme canyon tant’è che ci passiamo nel mezzo, l’ho capito meglio al ritorno indietro.
E’ molto bello e probabilmente le foto non gli rendono il giusto merito.

A fine visita, non convinto di dormire in tenda e non avendo le idee chiare sui progetti di domani, ho fatto qualche ricerca online ed ho trovato da dormire più comodo a circa 30 km di distanza; quindi chiusura di giornata a kòpasker, che non ha niente da offrire se non un caldo giaciglio e la scelta “obbligata” del programma di domani, che ora devo solo affinare.

Anche oggi temperature basse (media 3°), vento e pioggia a tratti, nuvoloso sempre; in questa giornata sono stato veramente solitario, nessun motociclista per lo scambio di saluto, almeno nei giorni indietro qualche anima a due ruote l’avevo incrociata.

A voi auguro buonanotte lasciandovi, come al solito, mappa e foto

26.06.2022

Oggi era una giornata ambiziosa per chilometraggio (previsti 480 effettuati 320) ed anche per obiettivi da visitare (almeno fino a Dettafoss); comunque i punti focali erano le tre punte estreme nord, poi il resto era fin dove si poteva.

Ed è proprio lì che il tempo è scorso a fiumi con una fatica fisica fuori da ogni programmazione; sette ore impiegate in questi tre punti che vi dettaglierò a breve e circa 18 km a piedi in situazione non comoda.
Bene cominciamo.

Prima tappa Raudinupur Cape, un tempo considerata la punta estrema a Nord dell’isola, poi nuove misurazioni hanno passato lo scettro alla tappa successiva; ho scelto quella che sembrava la strada più diretta ma alla fine sono arrivato in un campo d’erba di una fattoria, poi massi e nessun percorso carrabile, e mancavano ancora 4,5 km.

Ogni biker appassionato di offroad vi dirà che l’insidia peggiore è l’erba e peggio ancora se bagnata; bene, io servizio completo con aggiunta di vento e pioggerella.
Per fare inversione ad U mi c’è voluto almeno un quarto d’ora e probabilmente ero anche imbarazzante da vedere; comunque non sono caduto e sono riuscito a venirne fuori e quel cancello, che ho chiuso, l’ho ben segnalato (vedi foto).
Quindi, questa non è la strada giusta; lo dico a chi mi leggesse e volesse prendere spunto dalla mia esperienza.

Mi ero ormai rassegnato a rinunciare, anche se ricordavo più avanti un’altra strada che portava vicino, si fa per dire; sconsolato, in movimento di nuovo verso la 870, faccio uno stradellino che scorcia, così mi dice con ragione maps ma non mi dice che passo vicino ad un laghetto la cui spiaggetta è sabbia lavica morbidissima; rimasto in moto non so come… macché, grande esperienza da fuoristradista (a voi la scelta della versione che più vi aggrada).

Premetto, per chi non l’avesse capito, che l’asfalto l’ho abbandonato, non per scelta, subito all’uscita del paese dove ho dormito; comunque, pochi chilometri dopo trovo la famosa stradina, segnala Nùpskalla, la imbocco deciso di non lasciare un incompiuto.

Arrivo ad un parcheggio, ci sono vicine delle case, e scopro che è un’area protetta a salvaguardia di varie specie di uccelli che si radunano proprio su due rocce in mare vicine a questo punta di terra; di fatto sono vicinissimo all’oceano, che bellezza se non fosse per vento, pioggia e temperature “bassine” (2°).

Vedo il promontorio e la via da percorrere non è semplice ma fattibile, semmai la difficoltà e calcolare la distanza; avanzo per capire finché mi trovo a voler arrivare a tutti costi.

Scelta che costa una bella faticata; 4,5 km (A/R) di trekking serio fatto vestito come sceso dalla moto, con tutto addosso.
D’altronde pioveva e tirava vento, dovevo pur ripararmi no?

Stanco ma soddisfatto, riparto garoso per la seconda tappa, la vera ed ufficiale punta estrema Nord, Rifstangi; mentre avanzo cala pure la nebbia, giusto per non farsi mancar nulla, e quando il navigatore mi dice che sono arrivato, muore, batteria completamente scarica (purtroppo, o per fortuna, sul telefono c’è una protezione che isola la presa seriale quando c’è eccessiva umidità, si salva il telefono ma alla fine si spegne e buona notte).

Intravedo uno spiazzo mi ci infilo e parcheggio la moto; con l’atro telefono cerco di capire la posizione precisa del luogo, ma c’è solo una linea tratteggiata e non si capisce come andarci, nemmeno a piedi.

Qui commetto ben 4 errori enormi: non inserisco nel telefono la posizione della moto, cerco di trovare il posto ad azimut camminando a piedi in una “tundra” di erba morbida che sembra sabbia, non verifico la potenza del segnale della rete mobile e nemmeno la carica residua della batteria.

La faccio breve, ho camminato per 3 ore circa facendo 10 km nel nulla, in un posto deserto, in un ambiente ostile; di tanto in tanto invio, via whatsapp ad un gruppo di amici, la mia posizione, ma potete immaginare cosa potessero fare loro dall’Italia.
In realtà serviva a me per convincermi che ce l’avrei fatta a ritrovare la strada, poi con calma la moto; sfinito, ma mai affranto, scatta il lampo di genio.
Accendo il telefono, sto centellinando la carica perché il segnale è debolissimo, ricerco il prossimo obiettivo su maps e chiedo indicazioni a piedi così capisco dov’è la strada e il resto del percorso; quando vedo apparire una sagoma conosciuta di colore rosso urlo di gioia, non potete immaginare il mio stato psicologico in quel momento.
Rifstangi, obiettivo fallito, ma fatica premiata; me la son cavata con tanta fatica, il casco con la visiera allentata (forse ciondolandolo al braccio), i copristivali antipioggia distrutti… ci sto, va bene così.

Riprendo la strada, ma la mia tenacia mi impone di mantenere fede agli impegni successivi anche perché tutti decisamente più semplici; ovviamente è tardi e ci sarà un taglio importante sul percorso, ossia vediamo dove arrivo.

Anche la terza punta del Nord, il faro di Hraunhafnartangi, non è una passeggiata, anzi lo è di circa 3 km; sommato a tutto il precedente ne esco provatissimo, ora vado avanti per inerzia.

Quindi, dalle 8.15 alle 15.30, avevo fatto 80/90 km; alle 21.00 circa mi fermo per dormire con oltre 320km percorsi facendo tappa al The Arctic Henge, sembra Stonehenge a triangoli, vicino alla cittadina di Raufarhöfn, tutta la costa nord orientale compresa la stupenda 917, strada sterrata notevolmente panoramica, per recuperare la Road 1 e chiudere alla cascata Rjúkandafoss, bella ma ora ovviamente piccolina.

Bene ora merito il giusto riposo perché domani ci sarà un probabilissimo recupero.
Buonanotte.

Ecco mappa e foto di oggi.

27.06.2022

Eccoci a quello che potrebbe essere effettivamente l’ultimo giorno di vacanza; detto così pare brutto ma non preoccupatevi leggendo capirete la mia affermazione.

Dopo un bel riposo di ben 6 ore e mezza filate, prima cosa urgente, sostituzione del fusibile servizi della moto (altrimenti le prese per ricaricare i cellulari non vanno); poi veloce preparazione, oggi sono brillante, e “falsa partenza” per immediato stop rifornimento.

Alle 8.15 sono in movimento per la prima destinazione, ossia Dettifoss, un’altra bellissima cascata le cui acque proseguono in un canyon scavato dal fiume stesso, e le bellezze limitrofi quali Hafragilsfoss, una cascata minore più a valle formata dalle stesse acque, Hljóðaklettar Viewpoint, un notevole punto di vista panoramico; per giungere alla cascata prendo la sterrata strada 864, che sale sul versante est del fiume, si giunge ad un parcheggio e da lì, scalini naturali, si giunge vicinissimo alle acque scroscianti e fragorose che precipitano nel vuoto.

E’ di grande effetto, è di notevole dimensione, ma Gulfoss rimane la più imponente; proseguo sulla 864 a salire fino alla 85, passo l’imbocco di Asbyrgi, vista due giorni fa, e prendo la 862 per fare il versante ovest.

Questa strada è tutta asfaltata (recentemente, sembra), conduce a vari punti fra cui il parcheggio lato ovest; non avrei bisogno di fermarmi ma lo faccio, ho visto dal punto opposto che c’è la vista panoramica.
Sarà più alta, sicuramente bella, ma presumo che essere vicino alla cascata sia di maggiore effetto.

Rimane la presunzione suddetta, perché giunto al parcheggio, vedo che c’è da camminare un pochino e, francamente, per me non vale la pena per vedere qualcosa già visto, da vicino; conclusione, meglio la 864 (sempre secondo me).

Ieri ho parlato di un recupero, che da probabilissimo diventa certo, ma in fondo erano 3 giorni che ci studiavo sopra; mi costerà un extra di circa 600 km e spero ne valga davvero la pena.

Ebbene farò almeno la (F)35, che attraversa gli altipiani centrali dell’isola collegando nord e sud; sono oltre 170 km di sterrato (da aggiungere all’extra) di cui più di un terzo abbastanza impegnativo.

L’obiettivo era quello di raggiungere il Lago Blöndulón e dormire in un campeggio che mi sembrava lì vicino; purtroppo mi si complica la vita perché ho di nuovo problemi con il mio operatore e quindi niente internet.

Non sono nel panico, anche perché ho memorizzata in offline la mappa fino a Gulfoss (esatto si trova sulla parte asfaltata della 35), ma parecchio innervosito (maledetta Kena Mobile) e, purtroppo, ancora una volta non vedo questa famosa ospitalità islandese (li trovo tutti io gli scorbutici e gli incapaci di questa nazione?); perdo 45 minuti, ma riparto nella speranza che il cellulare tenga fino all’arrivo.

Ad un certo punto arriva il momento di abbandonare la Road 1 e, stupidamente, ho qualche dubbio sul percorso proposto dal navigatore; mi fermo ad un’area di sosta, vedo delle persone che parlano fra loro ed io, in modo cortese, chiedo aiuto e attendo risposta.

Uno dei due comincia a darmi spiegazioni, con tutte le difficoltà della lingua, e allora l’altro saluta e se ne va; il mio indigeno si rileva molto cortese e alla fine mi fa capire che devo arrivare a Hveravellir dove c’è possibilità di dormire in tenda o in un dormitorio.

Sono altri 40 km dopo il lago, ma si può fare; ringrazio, parto e ben presto trovo la famosa strada che inizia subito con sterrato bagnato e con terra/ghiaia fresca.

Andrò più piano, qui il giorno è lungo e posso arrivare ben dopo le 19.00 come previsto; in realtà dopo una decina di chilometri le cose migliorano e il tempo lo perdo per fare foto.

Ovvio che l’attenzione c’è e ci deve essere, una distrazione o leggerezza possono costare una rovinosa caduta; alla fine nonostante i vari stop & click sarei in orario ma il brutto comincia gli ultimi 10 km prima del dormitorio.

La media, già poco brillante, frana, ma è risaputo che l’intero percorso richiede minimo 5 ore; non mi preoccupo perché so che troverò un giaciglio caldo, ovvio che non monterò la tenda.

Fra l’altro il tempo regge bene e per assurdo ci sono 7° di media, a quest’ora; tutto sommato dopo una partenza umida con addirittura 0°, il meteo è stato più clemente e mi auguro domani mattina sia lo stesso.

Arrivo, poco dopo le 19.00, a questo micro-villaggio, intravedo delle tende vicino al locale ristorante/bar/bazar, ma entro, chiedo info e pago per un letto nel dormitorio che si trova a 50 metri; 60 euro circa per una spartanissima sistemazione con circa 30 posti letto, con un bagno condiviso e senza doccia, però ha l’apertura col codice cifrato, fuori c’è una polla uso piscina termale e, cosa fondamentale, lì dentro c’è caldo e questo è quanto basta.

Fuori c’è il vento che azzera i 6° segnalati dal termometro, ma approfitto ugualmente per visitare il sito geotermale; pensate si trova acqua bollente a 650 mt di altezza sugli Altopiani d’Islanda, tra i ghiacciai Langjökull e Hofsjökullgeotermico… misteri naturali.

Ora sono stanco, oggi ho fatto il percorso giornaliero più lungo dallo sbarco nell’isola (circa 540 km) e domani prevedo altrettanto; dimenticavo, qui c’è pure la wifi che va alla grande, quindi eccovi pure mappa e foto.
Notte

28.06.2022

Alle 4.15 mi alzo momentaneamente, per altro motivo, ma vedo e fotografo l’orizzonte, mi sembra ne valga la pena; torno a letto e mi faccio altre due ore di sonno, quindi , come al solito, alle 6.30 sono in piedi e comincio a prepararmi.

Quando sono quasi pronto, scendono dalla soffitta degli italiani, si fanno due chiacchiere e, provenendo da sud, mi confermano ciò che sapevo, la strada non è affatto semplice ed è meglio procedere molto piano; ci salutiamo e, finito di caricare la moto, inserisco la mappa di oggi e vedo che la prima tappa fuori sterrato è Gulfoss, 91 km in quasi 3 ore.

Ma non ho fretta perché, come dicevo ieri ad inizio articolo, sento che la fine di questo viaggio è con l’uscita dallo sterrato della (F)35, il resto è strada già fatta nei primi giorni; è meglio così se voglio arrivare a Hofn dove prevedo dovrò dormire allo stesso campeggio del 1° giorno in Islanda (e così sono circa 550 km anche oggi).

Il meteo non promette bene soprattutto nel pomeriggio, per cui parto attrezzato, ormai è consuetudine, e farò in modo di essere sull’asfalto entro le 13.00; però la temperatura è buona, il tempo regge, il vento è leggero… vai di drone.
Con kit di 3 batterie avrei potuto volare almeno 60 minuti, ma si sono in parte scaricate, probabilmente causa delle basse temperature dei giorni scorsi, per cui alla fine ci scappa solo mezz’ora di volo, tutti sul posto perché lì c’è la certezza di un tempo valido e non ci sono segnali di divieto 😀 😀 😀 ; inoltre la strada che segue sarà troppo pericolosa per gestire anche il drone.

Finito di “giocare”, alle 9.30 circa riparto concentrato per chiudere positivamente questa esperienza; non è una passeggiata ma alla fine sono circa 50 i km faticosi che insieme ai dieci di ieri mi portano a dire che 1/3 dell’intero sterrato è particolarmente insidioso.
Con oggi presumo di aver fatto ben oltre un migliaio di chilometri fuori dall’asfalto e questo mi rende orgoglioso e soddisfatto.

A proposito di asfalto, lo sono gli ultimi 17 km prima di Gullfoss, come tutti gli altri 440 per giungere ad Hofn; essendo, questi, quasi tutti già fatti, ci sono poche foto anche perché pioggia e vento forte sono arrivati, in particolare negli ultimi 130 km, annullando la percezione delle buone temperature (8/9°).

Per la bellezza del luogo lascio parlare foto e video ed ecco anche la mappa come sempre.

Vi auguro la buonanotte mentre io resto ancora un po’ sveglio e cerco di capire come rendere più appetibile la giornata di domani; in ogni caso voglio arrivare non troppo tardi al mio alloggio, unico prenotato in anticipo per essere pronto e vicino all’imbarco del giorno 30.

29.06.2022

Ultimo giorno di questa esperienza bella e decisamente tosta; oggi, per chiudere in modo diverso dal 1° giorno, passerò dalla 95 che porta al lago Logurinn, sotto Egillsstadìr, che girerò, in buona parte, lungo le sue coste prima di dirigermi al mio ostello di Seydysfjordur.

Inizio con la Road 1, ovviamente sotto pioggia e vento, ma posso godermi di nuovo i panorami sul mare agitato sottostante; purtroppo, un antipatico inconveniente mi impone un numero esagerato di fermate, ossia il bauletto a destra si sgancia con una frequenza snervante e l’aggiunta di un altro gancio elastico non risolve anche se ridimensiona il problema.

La cosa mi preoccupa un po’ per il lungo rientro del week end, ma ci penserò al momento; intanto arrivo alla deviazione sulla 939, obbligatoria per giungere alla 95, che oltre ad essere sterrata prevede l’attraversamento di un passo che, a panorami stupendi, contrappone una salita di notevole pendenza con vari tornanti e curve che offrono vedute mozzafiato, ma …

Già, ci sono un paio di ma; la strada è “in manutenzione”, la stanno cospargendo di terra e ghiaia fresca nel tratto che sale alla vetta; per vari chilometri potete immaginare il problema di equilibrio, addirittura un camion che mi precede scarica direttamente davanti a me materiale in grande quantità mettendomi notevolmente in difficoltà.

Non mi arrendo, proseguo con la massima attenzione alla ricerca dei piccoli spazi di terreno battuto, lasciandomi anche sorpassare dai veicoli che sopraggiungono affinché mi lascino una traccia compatta; finalmente finisce il tratto in lavorazione ma arriva una nuova insidia, già conosciuta in altre occasione, la nebbia, o meglio, le nuvole.

Il passo è completamente immerso in questa coltre bianco-grigia e più si sale e meno si vede; cominciano anche a comparire residui di neve e finalmente arrivo in zona pianeggiante, ma non è meglio.

La strada adesso è piena di buche e i problemi col bauletto non tardano a ricomparire; non si vede niente, piove, c’è vento, viaggio con visiera aperta per vedere meglio e mi prendo in faccia di tutto un po’.

Fare foto è praticamente impossibile, la visibilità sarà 10 metri, comunque provo con la cam a bordo casco, vedremo con calma i risultati; qui più che una vetta pare un altipiano, non finisce mai, menomale non è freddissimo, ci sono 4° anche se non si percepiscono.

Arriva l’incrocio con la 95, che imbocco, e dopo circa 300 metri ritorno su asfalto mentre, nel frattempo, sono uscito pure dal nebbione; a questo punto volo verso il lago che raggiungo in breve tempo imboccando la 931, asfaltata e molto bella fra la costa e il verde della zona.

Salto il primo ponte e proseguo sulla 933, via minore che arriva ancora più in fondo dove il fiume si unisce al lago; è in parte sterrata, fino al ponticello che riporta sulla 931 lato ovest, e di nuovo asfalto fino a Egilsstadir.

In realtà trovo alcuni chilometri di sterrato per lavori in corso e francamente anche questi sono molto insidiosi; giunto davanti al ponte che introduce in città entro e, privo ormai da tempo di internet, manco la deviazione per Seydysfjordur, che mi costa 22 km extra.

A dimostrazione che non ci sono mai giornate semplici in questo lungo viaggio, semmai non bastasse quanto già trovato e accaduto, eccoci ad affrontare, nel mezzo di una densa nuvola con visibilità zero, la lunga salita che porta in cima al passo che introduce al fiordo della nostra cittadina portuale.

Solo quando comincia la veloce discesa verso l’ultima destinazione odierna, si torna a vedere la bellezza del luogo, quindi rubo qualche istante per alcuni scatti prima di concludere davanti al mio ostello; son quasi le 16.00 ed ora mi godrò un pochino di tempo libero, prima di mettere la parola “Fine” a questo avventuroso tour di oltre 5.200 km, solo in Islanda.

All’arrivo trovo una moto con targa italiana e subito dopo il suo giovane padrone, Matteo da Trieste, e facciamo una lunga chiacchierata; fra l’altro condividiamo la stessa stanza, con altri due ragazzi stranieri.

Impiego circa un paio d’ore per sistemare tutto e prepararmi, nel frattempo Roberto mi contatta e ci troviamo alle 19.00 per mangiare qualcosa insieme mentre ci racconteremo le nostre esperienze.

Alle 21.30 circa ci salutiamo per andare a dormire, d’altronde qui non è che ci sia tanto da fare la notte; mentre rientro, al pub locale trovo Matteo e ci intratteniamo a lungo a parlare di tutto un po’ sorseggiando un paio di boccali di birra locale.

C’è occasione di conoscere, casualmente, anche un ragazzo romano che si è trasferito qui da fine febbraio scorso e quindi si allunga la serata; alla fine andremo a dormire praticamente a mezzanotte, ma domani c’è tempo, prima dell’imbarco, anche di comprare qualche souvenirs.

A voi mappa e foto, a prestissimo.

30.06.2022

Nottata disastrosa, probabilmente ieri caffeina, alcool e fresco serale hanno riattivato la mia cistite che, per fortuna, mi aveva lasciato libero per tutto il giro islandese; comunque la mattina sono attivissimo e pronto in anticipo; dedico una mezz’oretta ai social e non solo, sveglio alle 8.00 Matteo, come d’accordo, mi vesto e vado al centro commerciale per gli acquisti programmati.

Il market apre alle 9.00 quindi devo attendere un quarto d’ora e, intanto, scambio due parole con altri turisti stranieri; provveduto all’acquisto di gadgets ricordo, mi reco all’imbarco e sono l’ultimo della fila di motociclisti; davanti a me Matteo, la coppia milanese conosciuta ieri sera quando ero con Roberto e Cornelius, che sono più avanti e vado a salutarli.

In nave ci ritroveremo, passeremo il tempo a raccontarci, il che, oltre ad essere piacevole, aiuta a passare meglio questa lunga e noiosa traversata di 48 ore.

Sono le 2.00 ora Isole Faroe (le 3.00 in Italia) e vi auguro buonanotte con alcune foto.

01.07.2022

Stanotte è andata bene, solo due alzate, e mi sono svegliato alle 8.05; alle 8.30 abbondante colazione a buffett, già prenotata con il biglietto, e poi giro sul ponte panoramico; qui trovo per la prima volta una shese long libera, proprio davanti al vetro centrale, quindi siedo comodo e mi “godo” il paesaggio nebbioso per pochi minuti….

Quando riapro gli occhi sono le 13.00, mi alzo e scendo al 5° ponte dove ritrovo Roberto e Cornelius con i quali restiamo il pomeriggio insieme; dopo un po’ passa Matteo, tutti insieme facciamo una foto ricordo e due parole.

Rimaniamo soli io e Roberto ma non a lungo perché arriva una sua conoscenza, Paolo, siciliano trapiantato in Emilia, con il quale parliamo dei suoi 3.100 km offroad in una settimana e concordiamo di fare parte del rientro insieme.

A noi si aggiunge anche il biker austriaco Gioacchino, nome tradotto in italiano da Paolo che lo ha conosciuto il primo giorno del suo viaggio in campeggio; gli argomenti sono ovviamente legati alle nostra passione e al triste rientro a casa per tutti condizionato dallo stato d’usura dei nostri pneumatici.

Verso l’ora di cena ci smembriamo consapevoli che domani mattina ci ritroveremo qui, vestiti e carichi, nell’attesa dello sbarco e del viaggio che ci condurrà alle nostre dimore e alle nostre vite quotidiane; ma siamo tutti felici e soddisfatti della nostra esperienza, chissà se e quando ci ritroveremo, ma quelle, semmai, saranno altre fantastiche storie.

Ecco poche foto di oggi.

02.07.2022

Passate le ultime noiose ore in nave insieme ai nuovi amici conosciuti in questo viaggio, prima e dopo, arriviamo puntuali ad Hirtshals (ore 12.30) ma perdo 1 ora per uscire dalla nave; Paolo, con il quale eravamo d’accordo di rientrare insieme, mi ha aspettato e mi ha dato delle cinghie per tenere fermo il bauletto “dispettoso” che si sgancia sempre.

Insieme a lui il giovane Matteo, che però rientrerà, nella sua Trieste, da solo con calma in 4 giorni; fatti i preparativi ci salutiamo e partiamo alle 13.45.

Il mio compagno di viaggio, che può gestire la navigazione, farà da apripista ed io sarò il gregario; peccato per l’ora bruciata ma di comune accordo vogliamo superare Hannover e poi vedremo dove dormire.

Siamo concentrati sul percorso e su l’obiettivo quindi niente distrazioni, foto o altro, salvo le fermate tecniche per rifornimento; al primo distributore ritroviamo Roberto e Cornelius che rientrano con maggior calma, un fugace saluto e via andiamo avanti.

Poco da aggiungere, sbarcati con 17° ed il sole, il tempo migliora man mano si scende verso Sud e le temperature aumentano fino a 26°, alle 19.00; Hannover è passata alle 19.45 circa, nonostante qualche problemino di traffico, ma proseguiamo e, alle 20.15, ci fermiamo ad un distributore per trovare da dormire.

Breve ricerca online, troviamo e prenotiamo una stanza in un albergo di Seesen, quindi altri 35 minuti e 50 km per raggiungere l’alloggio; in breve tempo siamo docciati e cambiati ed andiamo in centro a mangiare, il gestore dell’albergo ci dice che c’è uno street food, circa 1 km o poco più a piedi.

Situazione simpatica e divertente, ma cibo inadatto al nostro appetito, per cui andiamo a mangiare in un kebab non troppo lontano, d’altronde non c’è molto da scegliere; io prendo una pizza ripiena della loro carne, scelta forzata dalla non comprensione del menu esclusivamente in tedesco, Paolo prende un piatto di carne con relativo condimento il tutto accompagnato da un boccale di birra ciascuno.

Tutto sommato mangiamo bene, spendiamo il giusto ma alle 22.00, o poco più, veniamo sbattuti fuori, in modo molto cordiale; ritorniamo dove c’è la musica vicino alle bancarelle dello street food, e restiamo là una mezz’ora ad ascoltar musica disco commentando divertiti.

Gente c’è ma ormai le bancarelle sono chiuse, quindi decidiamo di rientrare perché domani ci sono ben oltre 1000 km da fare (1270 circa per me) e forse è meglio riposare bene; comunque, almeno io, supero abbondantemente la mezzanotte per queste poche righe, la mappa e le foto.

03.07.2022

Poco da raccontare in questo giorno, poche foto per poco tempo; lo scopo era arrivare a casa il prima possibile e, anche se qualche paesaggio avrebbe meritato, specie in Svizzera, la lunga corsa del rientro permetteva solo fermate tecniche.

Paolo davanti a trainare col suo navigatore funzionante, io a traino modello elastico, per centellinare le gomme ormai arrivate, come si dice da noi, alla frutta; non vi faccio un noioso resoconto di questa giornata, vi dico solo che in un’area sosta, dopo Fidenza, ci siamo salutati con il mio compagno di ritorno, ora anche amico, ed ognuno verso casa propria.

Per ragioni di salvaguardia delle gomme, gli ultimi 70 km li ho fatti in statale allungando di pochi chilometri e sprecando un po’ di tempo, ma almeno mi sono fatto anche qualche curva; avevo programmato di arrivare fra le 22.00 e le 24.00, obiettivo centrato.

Quindi piccolo riepilogo odierno: partenza ora 8.15, arrivo ore 22.20, 1.312 km percorsi, temperature da 20° a 36° per tornare a 25° quando ormai il sole era calato; eccovi la mappa, solo per onor di cronaca, e qualche foto, giusto per non perdere l’abitudine.

Conclusioni

Qui si chiude questo lungo viaggio di circa 3 settimane e 9.400 km totali, 5.200 solo in Islanda, di cui circa 1.500 in off-road reso più o meno duro da inconvenienti vari e, soprattutto, dal meteo spesso avverso; rimane comunque una grande esperienza che sono soddisfatto ed orgoglioso di aver compiuto riuscendo a superare anche situazioni non proprio semplici, a volte anche banalmente create da me.

La bellezza di questa terra non si discute e vale sicuramente la pena di metterci piede almeno una volta, poi il modo è e rimane una vostra scelta; per cui non vi sto ad aggiungere altro, chi mi ha letto giorno dopo giorno già sa di cosa parlo, per coloro che pigramente sono venuti diretti a queste poche righe conclusive, consiglio di cliccare qui e ripartire da capo, magari potete trovare spunto per una vostro viaggio.

The Day After

Ho appena concluso il resoconto del mio tour ed ora c’è purtroppo anche una conta dei danni e delle manutenzioni (foto) ed un extra (le pulizie, che non vi mostrerò 😀 ) rispetto al ritorno alla routine quotidiana; con calma aggiungerò i filmati mentre rileggerò i testi e rivedrò foto e video in modo da correggere, aggiungere o tagliare, voi, se volete, segnalatemi errori di ogni tipo. Grazie.

Infine non mi resta che ringraziare i miei sponsors (www.lubestorececina.it – www.lubestoregrosseto.it); Alberto e Cristina, animati più dalle passioni motociclistica e per i viaggi (più comodi ovviamente 😉 ) che da interessi imprenditoriali, hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto che è una mia creazione per la nuova attività a marchio www.iviaggidimario.it.
Quindi vi aspetto per le prossime avventure (clicca qui)

16.04.2022 – Grotta di Lourdes Toscana.

Eccomi qui, dopo un po’ di assenza, con una g.p.f. nel prefestivo Pasquale; non che fino ad oggi abbia rinunciato alla moto, ma, negli ultimi due mesi circa, la mancanza di tempo e, forse, il meteo non ottimale mi hanno consentito solo passeggiatine per ” ricaricare la batteria”, alcune segnalate nella sezione brevissime.

Il progetto odierno era decisamente più ambizioso, però la scelta di percorsi eccessivamente tortuosi per raggiungere la prima (e unica) tappa della giornata è stata tutta a vantaggio dell’occhio e, ovviamente, non dell’orologio.
Alla fine, giro ridotto ma ugualmente impegnativo e, comunque, decisamente soddisfacente.

L’obiettivo raggiunto è la Grotta di Lourdes, chiaramente non l’originale in Francia, ma una copia esistente qui in Toscana, nel comune di ZERI (MS) a circa 25 km da Pontremoli; il tragitto, modificato in itinere, è la prima parte di un pacchetto del mio sito professionale (www.iviaggidimario.it) dove potete trovare il giro integrale.

Lascio che siano le foto a raccontare il tour ma alcune interessanti segnalazioni ve le riporto di seguito.

Nel tragitto ci siamo ritrovati al Lago di Vagli, particolare per il fatto che ciclicamente viene svuotato per manutenzione della diga consentendo il riaffiorare del vecchio paese di Fabbriche di Vagli sommerso nel bacino artificiale; segnalo che, dopo quasi trent’anni, lo svuotamento è previsto nel 2023 (il prossimo anno 😉 ).

Il rientro, totalmente improvvisato sul momento, ci ha costretto anche ad un breve tratto di off-road, semplice da solo, un pochino più complicato in due sulla moto; qui è doveroso il ringraziamento al “mio anonimo passeggero” che ha filmato a sorpresa la situazione e in più mi ha fornito le sue foto che, con le mie, documentano ampiamente la giornata.

Infine ecco a voi come doveva essere, ma un giorno non basta.

ECCOMI PRONTO

La mia passione per i lunghi viaggi in moto non è un segreto, ma la voglia di di farne una possibile professione risale a tempi decisamente più recenti; il ritorno in moto, dopo quasi vent’anni di stop, e il viaggio tanto desiderato, Capo Nord, hanno acceso qualcosa dentro di me.
Poi arrivò Covid-19 ed ecco la svolta.
Fine Marzo 2021, rimango vittima della variante Delta, per fortuna in modo lieve, e sono costretto agli “arresti domiciliari” 😛 per quasi 50 giorni; scatta lo “strano pensiero”, faccio ricerche su internet e contatto varie agenzie specializzate in viaggi in moto per propormi come collaboratore.
Visto il particolare periodo, che di fatto ha quasi bloccato tutte le attività turistiche, l’esito è negativo; tuttavia, con una delle imprese, fra l’altro molto specializzata nel settore turismo-avventura, si prospetta una futuribile cooperazione.
Dopo vari contatti telefonici, a luglio inizio, a scappa tempo, lo sviluppo di un progetto da sottoporre al mio partner; sintetizzando, purtroppo devo fare tutto da solo, perché effettivamente a settembre mi ritrovo davvero solo e desolatamente arenato.
Nel frattempo, il 14 agosto per la precisione, ero partito per testare un mio “prodotto” (TRANSAPPENNINICA); il viaggio risulterà, per me, veramente bello, decisamente gratificante, oltre ad essermi molto utile per capire i miei errori di progettazione, soprattutto se il viaggio è da sviluppare per una clientela pagante.
Probabilmente, quanto sopra, sarà lo stimolo per ripartire, per non arrendermi; mentre apporto al mio sito alcune modifiche e adattamenti (che vorrei definire migliorie), decido di spostare la ricerca di collaborazione verso agenzie di viaggio tradizionali per instaurare un rapporto di interscambio di servizi turistici non in concorrenza.
Trovo l’interesse da parte di un soggetto di Pisa, ma prima di Natale tutto svanisce e da gennaio 2021 nessuna risposta alle mie mail; mazzata n°2.

Mi faccio forza, ho i miei viaggi importanti già pronti per me come idea di base; quindi, trasformo in modo sostanziale il mio progetto decidendo di improntarmi come figura del tutto nuova e totalmente svincolata da altri, ossia “creatore/progettista/disegnatore di viaggi” – se preferite “Travel Designer” 😉 – da rivendere con o senza Accompagnatore.
Ovviamente ok a partnership nel rispetto delle proprie competenze; e così sarà.

Non è stato semplice, soprattutto adattare i miei programmi di viaggio in solitaria ad una clientela di gruppo; poi ci sono anche prodotti per motociclisti viaggiatori autonomi, senza dimenticare, grazie al supporto di partners, il turismo per tutti i gusti.

Puntualizzo, non sono né un’agenzia di viaggio, né un tour operator; non vi anticipo nulla di più, anche perché sono pronto per tutti voi con:

www.iviaggidimario.it

Buon viaggio a tutti noi

28.02.2022 – Ducati Desert X.

Guardare ma non toccare

Non è stato proprio così ma poco ci manca; ringrazio innanzi tutto Giorgio e Simone (Ducati Pisa) che mi hanno invitato in anteprima a vedere la novità 2022 più attesa di casa Ducati.

Ebbene la presentazione ufficiale dal vivo in concessionaria era fissata per martedì 1° marzo ma io, e non solo, ho avuto il privilegio di vederla appena montata nello stand appositamente installato; beh, ecco cosa ho visto:

In realtà l’ho potuta toccare e montarci su, ma niente rumore e, soprattutto, niente prova.

La moto è bella e di sicuro fantastica in offroad; dalle forme si denota un capacità di affrontare qualsiasi strada non asfaltata in modo semplice e senza fatica, mentre la vedo poco adatta come moto da lunghi viaggi anche se non ho dubbi che abbia buone doti anche per quello (e non mancheranno gli accessori per tale scopo).

Vorrei raccontarvi molto di più, ma così, almeno per me, non si generano neanche sensazioni; credo che non sia una moto per me, ma è certo che trova e troverà moltissimi estimatori, fuoristradisti e non.
Quindi, per il momento, si compra a scatola chiusa oppure, aspettando un bel po’ dopo il lancio commerciale, sulla base di un vostro personale test ride.
A voi la scelta.

DUCATI DESERT X

18.02.2022 – Curiosità per la nuova Aprilia Tuareg 660.

Premesso che, passare da 160 a 80 cv può condizionare nel giudizio, vi racconto in modo sintetico la mia brevissima prova personale della nuova Aprilia Tuareg 660.

Non era nelle mie intenzioni, ma il mio amico Maurizio (amante di tutte le moto in generale e Piaggio dipendente – nel vero senso della parola 😉 ) mi ha istigato a fare il test drive.

Per cui telefono al concessionario di Livorno (FERRANDO MOTOR che ringrazio per la cortesia) fisso l’appuntamento e vado; purtroppo, il tempo a disposizione è limitato e alla fine la prova si riduce a soli 30 minuti.
Tuttavia risultano più che sufficienti per apprezzare qualità ciclistiche e di motore; la moto risulta leggera e maneggevole, la strada corre veloce sotto le ruote e la ridotta cavalleria è adeguatissima per il mezzo. Piacevolissima in guida da crociera, all’occorrenza si può anche correre; magari manca un po’ di grinta sui sorpassi “urgenti” (ma come ho detto all’inizio, io vengo da 160 cv).

Si comprende benissimo che il meglio lo può dare in off-road, ma ovviamente, anche per ragioni di tempo, non era nelle mie intenzione tale tipo di test e di sicuro mai senza uno specifico permesso del concessionario; insomma, almeno secondo me, moto specialistica ma completa e, senza voler strafare sin da subito, adatta anche per i neofiti delle due ruote.

Infine, per me che l’estetica va avanti a tutto, anche al valore tecnico, direi molto apprezzabile nel complesso; sicuramente bello l’anteriore, meno il posteriore.
Comunque gli accessori da viaggio (un po’ troppo carucci gli originali) possono migliorarla ulteriormente.

Chicca assoluta è il cambio, fantastico.

Concludo qui questa esposizione di personali pensieri e sensazioni, mentre per contributi e dettagli specializzati avete la stampa del settore con le prove di esperti tester; comunque un giretto fatelo anche voi, non ve ne pentirete.

APRILIA TUAREG 660

30.12.2021 – Anghiari.

Alla fine ci sono andato.

Località scoperta casualmente online circa un’anno fa per una foto i una specifica veduta panoramica, più volte ho pensato di andarci senza trovare mai la giusta occasione; oggi è accaduto, non per caso ma nemmeno per reale convinzione.

Per un problema di “navigatore” (vi racconterò in seguito) all’andata ho fatto un percorso “imposto” che più volte mi ha lasciato insoddisfatto e che mal mi faceva predisporre nei confronti della destinazione finale; ma, trovato il luogo tutto si è azzerato e, per compensare un’andata deludente, mi sono fatto il ritorno sulla strada che avevo preventivato per il mattino.

Risultato: maggiore difficoltà di guida e rientro al buio ma alcuni scatti notevoli; lascio parlare le immagini: vedi le foto

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Pronto con notevole ritardo per impegni di famiglia, alle 12.00 parto per Anghiari ma con molti dubbi legati ai tempi che potrebbero farmi rientrare abbondantemente dopo il tramonto, cosa che volevo evitare; decido di fare il percorso più lungo ma panoramicamente più bello all’andata così al rientro, se fosse tardi, sfrutto le strade veloci.

Da un paio di mesi sto cercando di trovatore un software/app che mi consenta di pianificare i miei viaggi e di navigare secondo le mie scelte; nel viaggio estivo, google maps più volte mi ha creato problemi quindi necessito di un prodotto più adatto alle mie personali specifiche esigenze.

Oggi ho riprovato Waze, ma come g.m. (che fra l’altro è il nuovo proprietario da qualche anno), è un buon navigatore per coloro che vogliono giungere a destinazione secondo parametri semplici e veloci; ottimo per viaggi in auto o per ricercare luoghi d’interesse ma non adatto a motociclisti che prediligono le strade da guidare.

Detto fatto, Waze alla fine modifica il percorso, forse complice anche una mia disattenzione, e mi ritrovo a fare all’andata l’itinerario con strade veloci; quando l’ho compreso era troppo tardi per cui, per mancanza di tempo per correggere, ho dovuto subire e quindi non mi sono divertito e mi è salito un forte pentimento per la destinazione scelta.

Mi sono infatti posto più volte la domanda se valeva davvero la pena fare tanti km per vedere una semplice strada in discesa, ma ormai ero sempre più vicino e mi sono imposto di raggiungere Anghiari e vedere, anzi percorrere, la sua Via del Sole; è così è stato.

Trovata, non senza difficoltà, l’impatto è stato notevole, il malessere è passato e fregandomene dei tempi di viaggio me la sono presa comoda, l’ho percorsa ed ho pianificato il rientro con il tragitto che volevo fare all’andata; stavolta ho usato l’app Osmand, non semplice da comprendere ma più idonea ad un biker con le mie esigenze. Mi ha fatto un po’ tribolare e, per questo, ho perso del tempo prezioso, ma sono arrivato a casa per la strada da me scelta e pianificata.

Insomma, alla fine è stata comunque una giornata soddisfacente, buon tempo, giusta temperatura, molte curve, stupende di giorno e faticose col buio, e panorami bellissimi, coronati da un tramonto stupendo; inoltre, nei tempi di viaggio originali ci sono state dentro tutte le fermate per le foto e quelle fuori da ogni programmazione.

Anno motociclistico 2021 chiuso così.

Mappa

14-28.08.2021 – TRANSAPPENNICA

Detto, fatto; clicca qui per capire.

Esperienza appena conclusa che posso sintetizzare, per i più pigri 😉 , in oltre 5.2oo km di percorrenza, di cui circa 3.000 di montagna e collina; di questi, circa un centinaio di off road in altura per la maggior parte veramente duro, fra sassi e pietre anche smosse, con oltre 400 kg di peso, spesso scelta non proprio volontaria (vi garantisco è stata una vera impresa).
In tutto questo mi sono tolto la soddisfazione di consumare un pneumatico fino alla fine della spalla, ho guidato in mezzo a scenari favolosi, ho vagato nel nulla e mi sono perfino ritrovato impantanato nella ghia/sabbia di un letto di un fiume in secca (l’incubo più grosso di questo viaggio); ovviamente, ci sono stati altri inconvenienti, quali la catena usurata e tre cadute (quasi ridicole), ma, alla fine, fanno parte del divertimento.

Puntualizzo che buona parte del percorso è stato impostato con “no pedaggi” e “no autostrade” su maps, scelta che credo abbia fortemente condizionato, in modo decisamente anomalo, i vari percorsi.

Alla fine sono arrivato a casa 12 ora prima del previsto, ma forse è stato meglio così, visto il meteo di stamani che avrebbe sciupato il rientro dopo 14 giorni di bel tempo.

Quindi passo subito a raccontarvi giorno dopo giorno, riservandomi, in futuro, la possibilità di rivisitare il tutto, aggiungendo o togliendo e soprattutto correggendo la miriade di errori che ho fatto (se volete aiutatemi 😉 ).

dai miei amici
Francesco e Maria
a Cirò Marina

14.08.2021

Non è una novità che parta in ritardo ma stamani ho davvero esagerato; nonostante che alle 5.45 fossi già in piedi, la preparazione finale del bagaglio mi ha rubato un sacco di tempo. Poi, visto il ritardo, ho approfittato per un paio di commissioni d’ufficio e per un saluto ad amici; risultato, partito alle 9.05.

Avrei voluto evitare l’autostrada anche nella tappa “zero”, quella per raggiungere Bocchetta di Altare (il luogo dove iniziano gli Appennini), ma ho glissato immediatamente; poco da raccontare sui 285 km per giungere al punto di partenza della vacanza, salvo un pizzico di emozione nel passaggio del ricostruito viadotto di Genova proprio nel giorno del 3° anniversario del crollo.

Arrivato ad Altare mi sono fermato per calmare il bollore mio e del cellulare che utilizzo come navigatore, che si è piantato ben 2 volte per surriscaldamento.

Alle 13.00 circa riparto seguendo il percorso programmato; per una mia incomprensione faccio un doppio giro nella zona di Alpicella prima di imboccare la strada per Monte Beigua, la destinazione più bella della giornata.
Qui c’è un parco regionale notevole e molto frequentato, ma in vetta contrastano gli innumerevoli tralicci pieni di parabole; il paesaggio merita e la strada ti permette di salire da una parte e scendere dall’altra e, volendo, si può fare camping libero e pic nic al fresco.
I tempi di percorrenza si dilatano sensibilmente, pur evitando di fermarsi per ogni occasione che richiama uno scatto (e vi garantisco che ce ne sono un’infinità); da non dimenticare che sono strade di montagna.

Proseguendo, punto in direzione Monte Delle Figne e, dopo panorami di tutto rispetto, è una sorpresa per me sentire il navigatore che mi indica di svoltare in una stradetta sterrata; tergiverso un po’ e mi documento sulla mappa, vedo che la montagna è raggiungibile solo a piedi mentre lì vicino c’è un lago raggiungibile con questa via non asfaltata e decido di andare, magari mi rinfresco con un tuffo veloce.

Niente di più sbagliato, il percorso è meno facile di quello che sembrava, oltre ad essere decisamente più lungo dei 1400 metri dichiarati da maps; incrocio prima un ragazzo, che mi avvisa che il lago si raggiunge solo a piedi, perché c’è una sbarra che blocca il passaggio, e poi un signore col suo cane che mi conferma quanto già so.
Ormai sono arrivato, il blocco è a soli 200 metri e poco prima c’è spazio per parcheggiare e manovrare; decido di fermarmi e vado a piedi per un breve tratto cercando di intravedere qualcosa.
Ci riesco, ma non sono soddisfatto e mentre torno verso la moto vedo che là vicino c’è un terrapieno e quindi lo affronto, sempre a piedi; tanta soddisfazione, il panorama è stupendo e qui le foto sono d’obbligo.
Ormai i tempi sono tutti saltati ma decido ugualmente di raggiungere l’obiettivo finale di giornata lasciando anche la tappa intermedia della Diga del Brugneto, che ovviamente attraverso; la strada seguente è molto impegnativa ed io comincio veramente ad essere stanco.
Ci provo davvero a raggiungere Monte Lesima, ma è troppo tardi, sono già le 20.00 e la luce cala velocemente; trovo un paesello a soli 15 km e decido di fermarmi.
Il caldo, il percorso off-road fuori programma e la levataccia mattutina, mi hanno fatto decidere di non rischiare di arrivare al buio e di dormire allo stato brado già la prima notte.
Rimando a domani; intanto mappa e foto di oggi.

15.08.2021

Mattina che comincia dove ho messo il punto ieri sera, quindi riprendo la strada verso Monte Lesima che raggiungo in circa mezz’ora; in realtà non arrivo in vetta perché una sbarra impedisce l’acceso agli ultimi km.

La strada a salire è stretta con un fastidiosissimo scavo centrale (per i cavi in fibra ottica, chissà dove vanno); convinto di trovare più avanti un punto panoramico, quindi proseguo.
Capisco che sono sul Passo del Brallo ed è un piacere percorrerlo, soprattutto a scendere; lunghi tratti nel bosco quasi privi di traffico, il che non guasta vista la misera carreggiata del tratto a salire, agevolano la guida e i tempi di viaggio.

Proseguo per Monte Oramara, non in vetta ma passandoci sotto, raggiungo la stazione sciistica di Santo Stefano D’Aveto per dirigermi verso il Monte Maggiorasca, che salto involontariamente perché distratto dalla segnaletica per il Passo di Centocroci che è davvero notevole, bello e piacevolissimo da guidare; più complicata la strada per Monte Gottero, e parlo di quella asfaltata.
Scopro, a mie faticose spese, che la strada sterrata per giungere, non in vetta ma nel bosco sottostante, è un offroad decisamente impegnativo, con ghiaia per cominciare, e sono finito subito nel fosso adiacente ma con conseguenze lievissime, per chiudere con rami, fosse di scolo dell’acqua e pietroni sempre problematici… una sudata ed una fatica immensa con una moto con un peso abbondantemente superiore ai 400 kg (pilota incluso, ovviamente); mi ci vogliono complessivamente un paio d’ore per recuperare la strada asfaltata, che non mi rilassa, sono talmente stanco che faccio una fatica immane e quindi, appena trovo, a sorpresa, la Madonna di Louders, perché no, approfitto 😉 .

Recuperate un po’ di energie, monto in sella e affronto la strada con rinnovato spirito e la guida migliora sempre più anche grazie al percorso sempre più guidabile e divertente; il top è la S.S.62 del Passo della Cisa, veramente fantastica, ampia e veloce anche nei curvoni.
In cima, foto di rito e bevanda energizzante e dissetante (una lattina di Coca) bevuta di fronte al bar dove ci sono numerose moto con i rispettivi proprietari, ma oggi é Ferragosto e tutto è molto più sobrio, anche nelle presenze.

La sosta non è lunga, vorrei recuperare un pochino del tempo perso al Gottero, per cui di nuovo in sella e via; anche a scendere è un divertimento e quando cambio percorso per dirigermi alla successiva destinazione intermedia, la situazione varia ma non di molto, almeno per un po’.

Arriva il momento di affrontare il tratto che conduce ad Alpe di Succiso, e appena il navigatore mi segnala che sono arrivato non è granché ma proseguendo le cose migliorano sempre più offrendo notevoli scenari sull’altro versante.

Mi rendo conto che ho recuperato davvero molto tempo e quindi stringo i denti e corro verso il Monte Cusna ultima tappa del giorno e, nonostante la strada non sia sempre favorevole, alle 20.10 circa mi godo il tramonto dalla vetta, più o meno; l’ultimo tratto di 3 km circa è sterrato, ma, per oggi, ho già dato abbastanza in fuoristrada.

Scendo velocemente per trovare da dormire, avrei bisogno di un’adeguata branda per una giornata tanto impegnativa fatta di circa 330 km di curve e circa 20 km di sterro estenuante; purtroppo la scelta di cercare posto anticipando il percorso del giorno dopo si rivela totalmente infausta, guadagno 20 km ma dormo…. non so dove, ma ve lo racconto domani e intanto eccovi mappa e foto.

16.08.2021

Ebbene sono stato “ospite” di un poltroncina in plastica all’esterno del bar dove mi sono fermato per bere, smangiucchiare qualcosa e tentare di recuperare all’ultimo tuffo un sicuro giaciglio per la notte, ovviamente invano.

Potete immaginare come posso aver dormito e comunque alle 4.45 mi sveglio e, capendo l’impossibilità di riaddormentarmi, comincio a prepararmi per la ripartenza sperando di fare prima una buona colazione; sorpresa… lunedì è il giorno di riposo del locale.

Bene, parto subito e così mi avvantaggio; tra il sonno non completo, la mancanza di cibo e il buio, la guida è lenta e faticosa e il vestiario, che utilizzo di giorno, è inadeguato alle temperature mattutine, problema risolto appena comincia ad albeggiare quando mi fermo e provvedo.

Riparto e decido di saltare la tappa a Monte Giovo, il monte sopra il Lago Santo, luogo bellissimo ma già visitato.

Nel frattempo mi sono ripreso, le strade sono già fatte e quindi la guida è brillante; ben presto raggiungo il Monte Cimone, ma rinuncio alla vetta quando vedo che il percorso è una pista non asfaltata, l’esperienza di ieri mi ha lasciato il segno.
Facendo una stradina secondaria arrivo all’Abetone e mi fermo a fare colazione.

Scendendo verso valle, le strade che seguono non sono poi eccezionali fino all’approssimarsi della nuova destinazione, Monte La Croce, e di nuovo mi diverto; giunto sotto la montagna, la salita comincia a complicarsi, di sicuro bei panorami, ma questa è ormai una componente comune al viaggio fatto e da fare, e poi di nuovo sterrato.
Che faccio? Siccome il navigatore mi dice che si può salire da un versante e scendere dall’altro per poi proseguire il mio cammino, vado avanti; l’avessi mai fatto!!!
Altri 15 km di sassi, ciottoli, buche, lastroni; arrivo di nuovo sull’asfalto senza danni ma distrutto fisicamente e stavolta davvero decido che per il resto del viaggio sarà NO OFFROAD.

Per fortuna il dopo mi porta su strade note e guidabili, ossia i Passi della Futa e Raticosa, prima del Monte Oggioli dove la strada asfaltata termina in casa di una famiglia (boh!?!); eccitato dai passi precedenti, mi faccio prendere la mano e quindi, prima del Monte Falco, mi faccio anche il Passo del Muraglione, anche se non è proprio di strada.
Qui d’obbligo una sosta con bevuta, avevo proprio bisogno di ricaricare le batterie cerebrali.

Non è tardissimo e quindi decido di proseguire per avvicinarmi al primo obiettivo del giorno seguente, ma non voglio esagerare perché stanotte e necessario che possa dormire comodo; mi fermo a Stia e chiedo aiuto ad un barista, gentile ma non risolve, ed allora decido di fare alla mia maniera ossia cercare su internet e telefonare a tappeto.
Mi va bene al 4° tentativo, ma devo raggiungere Poppi; 10 km in più non mi spaventano e ne vengo ricompensato.

Per il momento il mio problema maggiore e riuscire a scegliere dove dormire, la mancanza di tempo per fare un minimo di ricerca mi costringe ad accettare ciò che trovo; si direbbe che in questa settimana post ferragosto c’è ancora il pieno ma in realtà io penso che le norme covid, che limitano la presenza di persone, fa sì che le strutture si riempano più velocemente.
In giro non mi sembra ci sia poi quel gran caos, anche per le strade il traffico è quasi nullo, o forse sono io che faccio strade assurde e impensabili?

A me il dubbio e a voi, invece, mappa (non proprio attendibile perché non tiene conto del tratto off-road sul Monte la Croce) e foto

17.08.2021

Ieri sera per precauzione ho messo la sveglia ed ho fatto bene; prima cosa comincio a mettere in ordine il caos lasciato la sera precedente (ho lavato i panni di viaggio), poi colazione, saldo conto e carico bagagli.
Comunque parto con 45 minuti di ritardo, ma non sono preoccupato.

Oggi magnifica giornata di guida; tolti alcuni tratti di statali di alta percorrenza, il resto sono stati percorsi anche molto veloci e spettacolari.

La prima vera tappa di oggi, Riserva Naturale Alpe della Luna, non è male ma viene sminuita dalla bellezza dei luoghi successivi; anche qui mi tocca un pizzico di sterrato, fastidioso più a scendere, per la discreta pendenza, che a salire.

Escludendo pochi tratti di strada ad alta percorrenza, raggiungere e passare attraverso il Parco Nazionale Monti Sibillini, prima, e il Gran Sasso e Monti della Laga, dopo, è stato davvero fantastico; strade quasi tutte veloci e tratti montani comunque apprezzabili hanno dato godimento agli occhi, alla guida e anche all’orologio.
Di contrasto, questo stesso tragitto, mi ha fatto attraversare i luoghi colpiti dai terremoti 2016 e 2017, in sequenza ho trovato Visso, Norcia, Amatrice; fa un certo effetto vedere ancora oggi i segni evidenti di quei tragici eventi, quali macerie, edifici pericolanti e villaggi di “case provvisorie” ancora operativi, ma ci sono anche cantieri che lavorano per ripristinare, anche se è palese che ci vorranno ancora molti anni.

Nel proseguire, ottima scelta si è rilevata pure il tragitto sulla SP2 per Lago di Campotosto passando per Mascioni; vicino al ponte che lo attraversa ho fatto sosta ristorandomi presso un ambulante, ma ho solo bevuto perché non avevo fame e non mi sarei gustato i loro famosi arrosticini.
Dopo circa mezz’ora riparto alla volta del Parco Naturale Sirente-Velino che si trova poco sopra il piccolo comune di Aielli; vedute bellissime ma lassù il segnale GPS si è perso e quindi a scendere ho fatto una strada leggermente diversa mentre mi avviavo verso la prima tappa di domani.

Stavolta ho cercato di gestire meglio i tempi per trovare da dormire; purtroppo poco da scegliere ma anche oggi si dormirà comodi.
Eccovi mappa (anche questa non esatta a causa della perdita di segnale GPS) e foto

18.08.2021

La giornata di oggi è stata decisamente contrastata dal punto di vista della bellezza dei luoghi e delle strade.

Il buongiorno non si è visto dal mattino; inizio alla grande con il Parco Nazionale Abruzzo Lazio Molise, il migliore della giornata e forse anche di quanto già visto fino ad ieri.
E’ stato fantastico sia per i luoghi che per la strada che lo attraversa, ma attenzione…. dobbiamo avere occhi e piedi vigili per gli orsi; io non ne ho visti (per fortuna) ma ci sono una miriade di cartelli che istigano ad andare a velocità moderata onde evitare scontri con questi grossi animali del bosco.

Unica pecca di questa prima tratta, la minaccia di pioggia (prevista anche dal servizio meteo) che mi ha fatto decidere di utilizzare il materiale antipioggia; nulla di fatto, meglio così, ma l’abbigliamento in più ha fatto comodo perché le temperature in quota sono decisamente più basse rispetto ai primi giorni di viaggio.
Già ieri avevo notato un leggero cambiamento della gradazione a certe altezze, ma stamani era più accentuato.

Scendendo comincio a trovare strade strane e non piacevoli, nulla a che fare con la solitudine delle strade di montagna, sono in Campania, praticamente sono in pianura e attraverso le tipiche strade che collegano, in sequenza, i vari paesini e cittadine; di tanto in tanto mi ritrovo in qualche tangenziale o strada statale veloce ma non ne ricevo godimento.

Ora comincia a far caldo quindi al più presto devo alleggerirmi; sono le 12.30 circa e mi fermo in un area di servizio, approfitto per fare rifornimento e per riporre il materiale antipioggia.
Qui godo della simpatia del popolo campano, il giovane benzinaio mi rivolge varie domande che portano ad una piacevole conversazione; la cosa che mi fa più ridere, ancora oggi, e il senso del rispetto e la notevole educazione che hanno queste persone, seppur giovani, tant’è che per tutto il tempo mi ha dato del “voi” e non per l’età.

Riparto ormai quasi alle 13.00 e, tralasciando commenti sulle strade, alcune veramente assurde e nel niente (sarà ancora il settaggio del navigatore?) insomma mi dirigo verso la tappa 2; lo si percepisce subito che mi sto avvicinando, cambia il tipo di strada, la pendenza, la vegetazione e i paesaggi che mutano continuamente a seconda del posizionamento rispetto al sole. Arrivo, così, anche al Parco Regionale del Matese che comprende anche un lago più o meno artificiale, bella la discesa per arrivarci ma non so se ne sia valsa la pena di fare tanti km in più per passarci; mi fermo giusto per qualche foto e forse era meglio se evitavo, qui non c’è segnale Gps e quindi mi trovo cieco alla guida.

Prossima volta anche cartina stradale cartacea, non si sa mai; in verità ci avevo pensato alla partenza ma poi è rimasta a casa.

Il viaggio Campania/Molise conferma quanto già visto nella mattina da Abruzzo/Campania; sembrerebbe che qui le strade siano più ampie e veloci e sfrutto, non per mia scelta, anche vari tratti di superstrada, come i 40 km di 4 corsie da Potenza a Campomaggiore dove esco per affrontare l’ultimo tratto di salita in montagna prima di giungere al Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane.
Il tragitto non è lungo, il posto è ben curato ed in cima c’è (solo) un parco avventura; non ho tempo per questo, quindi mi preparo per portarmi avanti, però prima ricerco online un hotel, accettando il primo che trovo (c’è posto, perché rischiare?).
Mi ritrovo qui ad Accettura, paesino poco distante, ma nulla di che; in compenso la strada per arrivarci era davvero piacevole e divertente e quindi la volo.

Domani programma rivoluzionato ma non vi anticipo niente; eccovi invece mappa (anche questa non esatta a causa della perdita di segnale GPS) e foto

19.08.2021

Oggi buona giornata per viaggiare dal punto di vista meteo; rispetto ai primi giorni ora le temperature sono più consone alle alture e finalmente è gradevole guidare, anche patendo un pizzico di fresco mattutino su alcune quote. Inoltre alcune leggere nuvolette non guastano, soprattutto nel pomeriggio quando la calura aumenta ovunque; ovviamente come si scende di livello si ritrovano anche 33/34 gradi.

Ormai è appurato, le strade che mi vengono proposte da maps sono fortemente condizionate dal settaggio “evita pedaggi e autostrade”, ma a volte sembra quasi improvvisi cambiamenti di rotta all’ultimo tuffo o non appena buco uno svincolo; osservando i tempi non mi sembra ci siano cambiamenti per cui mi fido.

La mattina ha l’ora in bocca, così si dice, invece per me la prima ora di viaggio è faticosa, trovo difficoltà a prendere il ritmo con il percorso e questo mi rallenta; poi sono più attivo dal punto di vista fotografico e questo decisamente allunga i tempi.

Comunque sono diretto e raggiungo il Parco Nazionale del Pollino, di fatto ci giro intorno senza raggiungerne la vetta, ma lo spettacolo rimane comunque più che soddisfacente; le strade sono di varie difficolta, più impegnative le provinciali che in teoria dovrebbero scorciare (io non lo noto), più scorrevoli e guidabili le statali.

Al termine del fiancheggiamento alla mia sinistra, punto verso sud in direzione Parco Nazionale della Sila e per fare rotte di montagna dirigo su Castrovillari, prima, e su Acri, dopo; il luogo è decisamente incantevole e le strade sono assai divertenti.
Arrivato in cima potrei tranquillamente proseguire e giungere sul mar Ionio, il che non guasterebbe perché giungerei più velocemente dal mio amico ed è qui la sorpresa, ma ve lo racconto dopo; quindi, per mantenere l’orgoglioso passo del “motociclista di montagna” (terminologia di mia fresca coniazione 😀 ), continuo per strade interne e sempre più impervie passando da Verzino e Umbriatico, e qui il nome la dice lunga, prima di giungere a Cirò Marina (fuori programma) dove raggiungo Francesco che mi attende.

E’ stato un vero piacere rivedersi e senza perdere troppo tempo mi ha fatto da cicerone portandomi subito a visitare il Mercato dei Saraceni; è un posto fantastico dove un tempo i Saraceni, appunto, sbarcavano per mercanteggiare, oggi, ben ristrutturato, viene utilizzato come teatro e persino cantanti illustri si sono lì esibiti (ovviamente in tempi no-covid). Inoltre, intorno alla struttura c’è la possibilità di godere di vedute panoramiche sul mare di tutto rispetto (e Punta Alice, dopo vi spiego).
Visto che qui fa buio circa un’ora prima che da noi, siamo andati a fare un tuffo rigenerante in mare, bello e profondo, per poi asciugarsi aspettando un tramonto diverso e suggestivo con il sole che è calato dietro ai monti che scivolano gradatamente in acqua; nemmeno alcune nuvole dispettose hanno sciupato lo spettacolo, anzi lo hanno esaltato.
Al lido, così si chiamano i bagni privati della zona, c’era anche Maria che è stata molto gentile ed accogliente; lei è rientrata prima a casa noi ci siamo trattenuti con uno dei fratelli del mio amico.
Deciso di rientrare a casa, abbiamo prima fatto un salto veloce alla spiaggia di Punta Alice; oltre ad un vecchio faro ancora operativo, la vera peculiarità del posto sta nel fatto che la sua particolare conformazione geografica genera strane e forti correnti molto pericolose per i nuotatori, insomma bello e insidioso.
La serata si è conclusa con ottima cena in un locale di conoscenza dei miei compagni e per di più me l’hanno pure offerta; dopo, una bella e piacevole passeggiata sul lungomare che devo ammettere non è affatto male, anzi, mi sembrava una Rimini più in piccolo per la vita che c’era in giro (e siamo in tempi ancora non totalmente liberi).
Rientrati, siamo andati a nanna ma non prima di un’altra chiacchierata al fresco della terrazza.

Eccovi mappa (anche questa non esatta a causa della perdita di segnale GPS in alcune zone) e foto

20.08.2021

La tappa fuori programma di ieri è stata utile per quanto piacevole; una mezza giornata in compagnia che è andata ben oltre le più rosee aspettative. Francesco e Maria sono stati due padroni di casa ineccepibili e mi hanno messo totalmente a mio agio; il dazio di questa bella serata è stato l’orario cui ci siamo coricati che, ovviamente, si ripercuote su di me adesso, mentre scrivo.

Volevo uscire e tornare a Taormina, visto che sono vicino (in teoria 35 minuti a tratta, causa traffico intenso), ma non ho voglia di farmi da 60 a 90 minuti di viaggio per stare mezz’ora nella piazzetta di questa famosa destinazione turistica; fra l’altro una piccola fermata di rito l’ho già fatta prima di cercare l’albergo per la notte.

Ma veniamo al programma di giornata, che di fatto proponeva solo una tappa appenninica, ossia il Parco Nazionale dell’Aspromonte; per giungervi ho modificato buona parte del tragitto, anche su consiglio di Francesco, calabrese di origine, per cui riduzione sostanziale del passaggio lungo costa, previsto fino a Bovalino, e ingresso al centro della regione in zona Soverato.
In quella zona la Calabria si stringe al suo minimo spessore tant’è che da costa a costa ci sono solo 35 km.
Dopo un inizio arrampicante mi sono ritrovato su una strada molto bella e veloce che collega Soriano Calabro a Taurianuova, salvo poi tornare a statali più impegnative che mi hanno fatto passare da Oppido Mamertina per giungere sulla provinciale che mi ha portato all’obiettivo primario di oggi.
Tutto decisamente bello.

Arrivato a destinazione, sono ritornato indietro sulla provinciale per giungere all’imbarco per la Sicilia; sbarcato, uscire da Messina è stato un incubo e comunque ho preso la statale, non proprio volontariamente.

Oddio, ho fatto tratti di strada veramente eccezionali a velocità estremamente ridotta; poi viste le difficoltà generate dal traffico, soprattutto nei centri abitati che si susseguivano a breve distanza, è giunta l’esasperazione ed ho preso l’autostrada per andare a Taormina (solo 12 km).
La rinomata cittadina siciliana si trova in cima ad un monte ed offre panorami mozzafiato e gli accessi stradali sono due: dal lato nord se la sono inventata con alcuni passaggi nel vuoto mentre dal lato sud hanno assecondato la parete rocciosa.
Per i parcheggi hanno traforato mezza montagna, ma non bastano mai (ovviamente); il traffico è assurdo ed anche in moto non si arriva facilmente in cima e parcheggiare è ugualmente un problema.
Comunque ci sono riuscito ed ho approfittato per qualche foto da una grande terrazza e, da lì, ho anche prenotato online un albergo che, però, ho trovato poco fuori Giardini Naxos; quindi sono sceso dal lato opposto all’arrivo e mi sono recato in Hotel, non senza fatica sempre dovuta ad orario e traffico.
Stasera volevo uscire per visitare entrambe le cittadine o almeno la più vicina, ma la stanchezza l’ha fatta da padrona e quindi rimandato al mattino seguente.

Eccovi mappa e foto

21.08.2021

Prima di partire per il primo obiettivo odierno, ho voluto dare uno sguardo a Giardini Naxos e quindi mi sono fatto tutto il lungomare ed è stato davvero un bel vedere in totale tranquillità, per ovvie ragioni di orario; poi, via per il Parco dell’Etna.
Bene l’anno scorso ho intravisto il Vesuvio e quest’anno l’Etna (questo un pochino più a fondo); devo ammettere che ho avuto due percezioni totalmente diverse dei nostri maggiori vulcani: il primo sembra più un monte, visivamente, come paesaggio e anche come strada che conduce all’ingresso del parco (per la salita, a piedi, in vetta); il secondo offre uno scenario davvero vulcanico, con colate ormai solidificate su entrambi i lati della strada che lo circumnaviga, anche nelle dimensioni e nella conformazione. Insomma un vero vulcano confermato anche dalla sabbia di lava (smeriglio per le gomme della mia moto) di cui sono composte le stradine (contrade) che dovrebbero portare in vetta; dico dovrebbero perché ad un certo punto ho trovato un cancello incatenato ed è finita la mia ascesa. Volendo, c’era un piccolo passaggio per proseguire a piedi, ma non avevo tempo; comunque, destinazione ampiamente spuntata.

Riserva Naturale Orientata Bosco di Santo Pietro, carino ma non vale la pena di fare appositamente tutta quella strada; è una riserva che finisce con un bosco, non siamo nemmeno troppo in alto e di appenninico non si percepisce niente.
Nemmeno le strade interne, alcune strane davvero, hanno dato qualche impressione in tal senso; tanto caldo e bei panorami, ma non connessi con il tema principale del viaggio.

Parco dei Monti Sicani, molto meglio come paesaggio di montagna ma si è trasformato in un mezzo incubo (dopo spiegherò perché mezzo); il navigatore dice che si arriva in cima e si scollina ma non è certo un passo stradale.
Gli ultimi sette km sono sterrato serio e con alcuni tratti a strapiombo sulla montagna, bello ma preoccupante; vado avanti per inerzia perché, visto cosa ho passato a salire, non voglio tornare indietro per la strada fatta, il solo pensiero fa paura…. e poi allungherei una cifra.
Confido nello scollinamento ed aveva ragione maps, ma (vaff….), se mi preoccupavo di tornare indietro, andare avanti non è stato assolutamente meglio; alla fine saranno complessivamente circa 20 km di offroad estremo , come sul Monte Croce.

Ci sarebbe spazio per recuperare l’intera giornata e giungere all’ultimo obiettivo originale della giornata, ma arriverei impiccato e col rischio di non saper dove dormire; ormai l’esperienza dei giorni scorsi insegna, per cui decido di portarmi avanti fino ad un certo punto, poi faccio i dovuti calcoli e cerco alloggio.
Il risultato sembrerebbe eccezionale, ho trovato un buon posto non troppo distante a prezzo buono e con orario d’arrivo decente ma teorico… qui arriva il vero incubo!!!!!
Se davvero siete interessati o curiosi cliccate qui, non è storia breve e merita uno spazio a parte 😉

In breve ho passato 40 minuti sconvolto da un turbinio di stati d’animo contrastanti ma alla fine…..
Esausto ma felice, riprendo e rimonto i bagagli e mentre recupero un minimo di energie, rispondo al telefono al b&b che mi domanda quando arrivo; sono troppo affannato per essere scortese, gli spiego l’accaduto e gli dico che arriverò in un ora, ma in realtà maps mi dava venti minuti in più. Mi vesto e parto, ovviamente da lì in poi, non esistono paesaggi o foto.

La maggior parte del resto del percorso è di scarsa qualità, strade padronali, ma ormai non sento più niente, nemmeno i cani di un contadino che al mio passaggio mi rincorrono abbaiando rumorosamente.

Comunque, in 55 minuti netti arrivo al paese prefissato, poi ho qualche difficoltà a trovare la struttura ma telefonicamente con il gentilissimo gestore riusciamo a trovarci; fra l’altro ottima sistemazione.

Buonanotte, non senza lasciarvi mappa e foto

22.08.2021

Dopo le avventure vere di ieri, sono stordito ma la prima tappa è vicina e per di più la strada e davvero bella, come panorama ovviamente; devo purtroppo confermare che il degrado del manto stradale siciliano non risparmia nemmeno le vie migliori.

La salita per il Parco delle Madonie merita davvero, il posto è incantevole e, arrivato in cima, c’è un percorso circolare che offre vedute di tutto rispetto prima di ritornare sulla strada già battuta; a scendere è più divertente, meno fermate per foto e, conoscendola, guido molto più brioso e mi diverto molto di più, almeno fino al nuovo tragitto.

Per la nuova destinazione faccio due strade statali, la prima con le problematiche note, la seconda in fase di ammodernamento ma con tratti veramente ottimi; in verità maps mi faceva fare un percorso strano ma, quando ho trovato lo sterrato, non mi son fidato e sono tornato sui miei passi. Se è certo che ho fatto strada in più, ho la forte sensazione di aver evitato ben 17 km di sterrato.
Nel tracciato aggiornato della statale in ammodernamento, hanno creato uno stradello circolare che gira intorno alla Riserva Naturale Orientata Sambuchetti; non mi aspettavo granché, in considerazione dell’altra Riserva passata ieri e così è stato. Bella ma niente a che fare col tema del viaggio.

Torno indietro per il percorso appena fatto a salire, ovviamente in modo molto brillante, prima di trovare la nuova strada verso il Parco delle Nebrodi; devo ammettere che qui sono stato ampiamente ricompensato.
Il tratto a salire bellissimo, immerso nel bosco e comunque guidabile (qui ho trovato la più ampia concentrazione di motociclisti smanettoni); ad un certo punto c’è la deviazione per la vetta che ovviamente è più “scomoda” ma ne vale comunque la pena.
La seguo fino ad una biforcazione dove ci sono due strade sterrate… che faccio? Mentre rifletto, vedo andare avanti alcune auto e quindi vorrei seguirle, poi passano due moto e allora vado; sterrato sì, ma solo tanta polvere e… tante auto e non solo.
La strada arriva ad un laghetto molto carino ma strapieno di gente, ci sono perfino moto H.D., per cui potete immaginare il livello offroad; foto di rito e scappo via anche perché non c’è assolutamente posto nemmeno per un asciugamano da stendere in terra.
Ritorno indietro fino alla strada principale e la riprendo continuando da dove ero rimasto per scendere a valle; è una vera goduria, sono molto soddisfatto e mi fermo più volte anche solo per il gusto di farlo.
Sono in anticipo sui tempi, il prossimo obiettivo, solo di passaggio, è Capo D’Orlando per poi far tappa a Messina per dormire; in realtà potrei anche traghettare e spingermi avanti rispetto alla prima tappa di domani.

Finita la fantastica discesa a valle, complice anche il caldo, medito su cosa fare per tutto il tratto fino al rinomato luogo turistico; arrivo e mi butto sul lungomare, sto bollendo, il mare è stupendo, le spiagge stranamente disponibili, i parcheggi no.
Mi fermo ben 2 volte ma alla fine prevale la traversata anticipata; mi godo per un buon tratto la statale con i suoi scorci panoramici, per un paio di volte ancora tentenno, poi senza indugio imbocco l’autostrada per migliorare ulteriormente i tempi.
Purtroppo, un ingorgo mi fa propendere per un ritorno in statale e poi taglio il dito dell’Isola per una provinciale sali e scendi di notevole impatto panoramico soprattutto a scendere verso Messina; sono al semaforo davanti l’imbocco del porto e grazie all’aiuto dei vigili locali taglio dritto e risparmio tutto il giro lungo di accesso all’area marittima, così in 15 minuti sono a bordo.
Si vede che ferragosto è passato, pur essendo domenica, la nave non è piena.

Nella breve traversata non solo ho fatto il punto della situazione, ma ho prenotato anche l’alloggio per la notte e quindi sbarco e riparto, ma via autostrada (bella la Salerno-Reggio Calabria); l’obiettivo è Mileto (ma solo per dormire) a meno di 30 km da Tropea che domani sarà il mio primo obiettivo.

Eccovi mappa (anche questa non esatta a causa dei miei cambiamenti estemporanei di percorso) e foto

23.08.2021

Come ieri a Capo D’Orlando, oggi a Tropea, un passaggio lungo mare fantastico, poche foto e poi litoranea, con scorci panoramici bellissimi, fino a Pizzo, dove per mie ragioni organizzative, ho puntato sull’autostrada; confermo che è fantastica oltre che gratis.

Quindi, per raggiungere il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri – Lagonegrese, obiettivo aggiunto all’ultimo tuffo, mi sono sparato 252 km di autostrada bellissima; pensate che passa nel mezzo al Parco Nazionale del Pollino e quasi quasi è più panoramico delle strade statali fatte solo pochi giorni fa 😉 .
Ora, non esageriamo, ma devo confermare che la Salerno-Reggio Calabria è bellissima anche come fondo stradale, oltre che per panorami; è la prima volta che la faccio in vita mia e, francamente, non comprendo tutte le lamentele che la riguardano, magari vent’anni fa era diversa.
Arrivo all’uscita (che bellezza entrare ed uscire senza i rallentamenti dei caselli) ed imbocco la strada che sale al parco; è ampia, ben fatta, con belle vedute, ma le mie aspettative erano maggiori, si guida che è una meraviglia e in un batter d’occhi sono in cima, mi trastullo un po’ ma c’è poco da fare e nulla di più di ciò che ha offerto la salita.
Allora riscendo veloce, ormai so già, e ritorno vicino all’autostrada, non per riprenderla ma perché sempre lì è la via statale per il Parco Nazionale del Cilento; ben presto imbocco le provinciali che circumnavigo il Parco, e qui è tutta un’altra storia.
La guida è decisamente più impegnativa e la qualità del fondo non eccelle; in compenso i panorami sono tutti di grande effetto e molto selvaggi.
Onde evitare di ripetermi, dico che è la degna conclusione di un viaggio impostato su tutta la nostra catena appenninica, insomma da fare.

Si conclude qui la “mia transappenninica” ed è giunto il momento del relax per rigenerarmi prima di chiudere questa lunga volata di circa 4.500 km; ormai ho idea di dove alloggiare e giunto a valle procedo con la prenotazione, non è il massimo come struttura ma almeno sono in una buona posizione per girare la Costiera Amalfitana.
Ma questo si comincia domani, ed eccovi mappa e foto di oggi.

24-26.08.2021

24 agosto: oggi il programma è chiaro, intera giornata dedicata alla circumnavigazione dell’intera costiera con intermezzo ad Amalfi per un bagno di mare e di sole (+ o -); parto dopo colazione, sono quasi le 9.00 ma non ho limiti di tempo.
In sequenza trovo prima Sorrento dove, su consiglio di un amico, vorrei dare uno sguardo al Vallone dei Mulini; purtroppo, la strada diretta è interdetta al traffico e un divieto di accesso mi fa tornare indietro.
Insomma buco il primo obiettivo, ma non è un problema, è solo a 3 km dal mio alloggio, ci tornerò a piedi domani.

Proseguo nel mio programma e seguo passo passo il tragitto prefissato; non c’è curva che non sia d’impatto ma non è facile trovare posti per fermarsi a fotografare.
Piano piano giungo a Termini dove c’è una piazzetta con parcheggio e punto di vista panoramico sull’Isola di Capri, che sfrutto; da qui comincia il lato sud che mi condurrà fino ad Amalfi ma non senza una piccola tappa a Positano, anche se non prevista.
La costa sud è decisamente più bella, anche come strada che corre lungo le pareti della penisola; che dire, se non fosse per il traffico, ovviamente assurdo vicino e dentro i paesi, sarebbe entusiasmante anche per il piacere di guida.
L’impossibilità di correre permette di godersi di più i paesaggi, ma ci vorrebbe una cam con scatti continui, perché dove ti puoi fermare non sempre sono le vedute migliori; ci sarebbe talmente tanto da dire che è impossibile sintetizzare, per cui lascio parlare le foto, anzi se potete venite a vedere.
Mia personalissima segnalazione, ho preferito Positano ad Amalfi; la prima, che ho attraversato in moto (moooolto lentamente) è un concentrato di bellezza, attaccata alla montagna, con un mare e panorama stupendi, si gestisce a piedi perfettamente ed è ricca di locali e negozi tipici tutti pieni di vita, la seconda è più ampia, più caotica e dispersiva, probabilmente perché c’è il piccolo porto per i giri turistici.
Ad Amalfi mi sono fermato un po’, ho visitato il centro, ed ho fatto il bagno tuffo e fuga per non rischiare la multa per divieto di sosta; si paga tutto, persino il parcheggio per le moto (2 euro l’ora e non ho trovato posto).
Beh, se vedete le barche in mare potete ben comprendere i costi della zona; tuttavia al supermercato e ai tipici negozietti di frutta si può acquistare a prezzi accettabilissimi, quindi si può ottimizzare la spesa.

Fuggito anzitempo per via della carenza di parcheggio, sono rientrato all’alloggio tagliando per la strada di montagna (SS366) che passa anche dal Parco Regionale dei Monti Lattari; percorso sempre d’effetto per le vedute panoramiche dall’alto ma ovviamente più difficile da guidare.

Rientrato in anticipo, ho preferito dedicare un po’ di tempo alla piccola manutenzione del mezzo che, per i prossimi 2 giorni, non voglio più usare; mi son preparato per la cena, ma prima mi son rimesso in pari (quasi) con questo reportage approfittando della connessione internet molto buona, poi cena alle 22.30 al Ruttino e cosa potevo mangiare? Pizza!!!!
Sorpresa, ho conosciuto la titolare con cui ho parlato simpaticamente e mi ha detto che ha diversi parenti nelle nostre zone e addirittura uno zio con la sua famiglia che vive a Cecina; un’altra gentilissima cameriera alla fine mi ha offerto due shortini, uno di liquore al pistacchio e l’altro al melone.

Prima di chiudere, un consiglio spassionato: non venite nei mesi più caldi, tantomeno ad agosto, il caos è eccessivo, il traffico cuoce (ho le gambe bollite dal surriscaldamento del motore); penso che fine maggio o primi giugno sia il periodo migliore per godersi il tutto con la giusta serenità, senza sovraffollamento e con la possibilità di andare anche il mare.
Chiudo con mappa e foto

25 agosto: oggi tutto a piedi, come deciso ieri, e al momento penso di aver fatto circa 10 km; partito dal flop di ieri, non senza qualche piccola difficoltà, ho potuto immortalare il Vallone dei Mulini.
A seguire ho utilizzato buona parte della mattina gironzolando per la zona centrale di Sorrento e nelle caratteristiche stradine ricche di attività commerciali dove il cibo non manca e neanche qualche leccornia (cioccolata e gelato); avendo esaurito le cose da vedere e deciso di tornare per fare serata, ho scelto di andare al mare.
Ovviamente, mi sono avvicinato al mio alloggio, tanto i lidi sono quasi tutti a pagamento, anche quelli fuori città; sono andato all’area attrezzata della spiaggia “La Marinella” dove c’è anche un lembo di cemento libero.
Puntualizzo che qui di sabbia quasi non se ne parla, al limite è lavica e si mescola allo scoglio della zona; d’altronde qui è tutto roccia vulcanica da sempre, quindi scordate spiagge dai toni candidi e tantomeno estese all’infinito.
Prima di recarmi sul mare mi sono rinfrescato al bar panoramico della piazzetta che sovrasta il posto, già ieri avevo fatto le prime foto dei panorami e francamente merita; posto molto bello e anche non sovraffollato quindi decisamente rilassante.
Dopo circa un’oretta mi sono avviato alla “spiaggia” libera, ci vai a piedi perché l’ascensore, che c’è, è solo per gli ospiti che vanno al lido a pagamento (costi assurdi); due passi in più che vuoi che siano, fra l’altro ne è valsa la pena perché il passaggio è un tunnel scavato nel crostone di roccia, molto gradevole e fresco.
Refrigerio che è durato niente perché potete immaginare cosa significa stendere l’asciugamano sul cemento nel momento del sol leone giornaliero (erano le 13.30 circa); subito tuffo in acqua, bella ma non pulitissima, per rinfrescare la pelle prima di arrostirla.
Ho resistito, non so come, un paio d’ore tuffandomi più volte; poi quando ho cominciato a cercare il fresco sotto qualche punto della parete di roccia ho capito che dovevo abbandonare.

E’ ancora presto e forse più tardi posso riprovare con la tintarella, magari ad un orario più vicino al calar del sole; cerco dove si trova l’altra spiaggia locale, Santa Caterina, e vado verso questa destinazione, ovviamente sempre a piedi.

Dopo 15 minuti circa sono al punto panoramico che lo sovrasta, ma rinuncio a scendere una serie di tornanti tremendi perché i lidi sembravano tutti privati e quindi a pagamento; mi trattengo lì dove mi siedo su una panchina al fresco e ricapitolo che fare stasera e domani, poi con calma rientro non prima di qualche acquisto ad un vicino (si fa per dire) supermercato.
Di stasera vi racconterò domani, intanto eccovi solo le foto di oggi.

26 agosto: Sono rientrato stamani all’una circa dopo essere andato a Sorrento che mi sono girato in lungo e largo dalle 21.00 alle 23.30; ovviamente ho camminato molto, i locali erano pieni, come del resto tutte le vie, ed è stato impossibile sedersi a bere qualcosa godendosi il passaggio della folla.
Avendo esaurito le cose da vedere, ho mangiato un buon gelato artigianale al volo (cioccolato fondente e mentaciok) e, non avendo sonno, mi sono avvicinato all’alloggio andando al locale sulla terrazza panoramica del lido di ieri; lì ho chiuso la serata bevendo qualcosa e cercando alloggio per la prossima tappa, ma pare sia impossibile.
Le foto della serata le ho aggiunte a quelle di ieri.

Sono circa le 21 ed eccomi qui per un riassunto veloce del 3° ed ultimo giorno in Costiera Amalfitana; avevo detto che ieri ed oggi non avrei toccato la moto e così è stato, ma con una differenza, fra le due giornate, sostanziale: ieri 23 km circa a piedi, oggi lido dalla mattina alla sera.
Quindi questa giornata si è concentrata sulla frazione di Sorrento dove alloggio e sul suo lido (gratuito) più vicino; che il posto meritava si era capito anche nei giorni indietro, oggi ho voluto fare un bagno di sole, quasi sempre, con conseguente fiammata.
A conclusione, ovviamente, non poteva mancarmi il tramonto; pensate, ho goduto del sole che è scomparso dietro l’Isola di Capri… s p e t t a c o l a r e.
Lascio parlare le foto.

Ovviamente stasera esco, ma non credo di relazionarvi anche questo 😉 .

27.08.2021

In realtà, oggi, il punto di riferimento era Terracina, luogo che mi incantò 40 anni fa quando ci passai in vespa, senza potermi fermare, mentre accompagnavo mia cugina in Campania; la SS7, che attraversa la città ed arriva dritta sul mare, all’epoca sfociava davanti ad una spiaggia immensa, sabbiosa, quasi deserta, davanti ad un mare infinito (questa è la mia foto mentale).
Oggi tutt’altro, l’erosione ha ridimensionato gli arenili, seppur ancora buoni, ed i lidi sono quasi tutti a pagamento; comunque un piccolo tratto libero l’ho trovato ed ho fatto il mio bagno di mare e di sole.

Ma prima, un piccolo riassunto del percorso precedente: la mattina è cominciata con una caduta della moto da fermo mentre cominciavo i preparativi di carico; nessun danno per lei mentre io, per tenerla, gli sono di nuovo volato appresso procurandomi alcune piccole escoriazioni allo stinco (evvai!!!!).
Nessun cruccio, nessuna problema, monto le borse laterali e poi faccio colazione; finisco di caricare e parto.

Appena imboccata la strada principale, sento qualche gocciolina, mi fermo per qualche foto finale della costa e vedo nuvole minacciose e piovose che sto lasciando; il meteo dava parzialmente nuvoloso, non pioggia, e vado avanti.

Il traffico è meno caotico del previsto (sarà ancora presto?) e arrivo sul lungo mare di Torre del Greco, non ricordavo nemmeno di averlo inserito; non male, sabbia nera vulcanica, ma costa ad uso degli indigeni, non si vedono investimenti turistici.

Onde evitare il caos di Napoli seguo il percorso dietro il Vesuvio e mi ricongiungo con la costa a Ischitella; ovviamente vado sul lido e vedo che in passato (molto passato) dev’essere stato un bel centro turistico.
Ora è in decadimento e, come per Torre del Greco, si conferma lo scarso interesse ad uno sfruttamento turistico del luogo e di tutta la costa fino a Baia Domizia.
Peccato perché quelle zone avrebbero del potenziale enorme.

Nel tragitto faccio tappa a Mondragone, siamo nel regno della mozzarella di bufala, ma il motivo è familiare; i miei primi mesi di vita li ho vissuti un questa cittadina, ovviamente non ricordo niente se non per i racconti di mia madre.
Quindi giro veloce per le vie del centro e poi sul lungomare, oggetto di una vecchia storia narrata e rinarrata; come detto per i luoghi precedenti, gran potenziale ma nulla vien fatto.

Successivamente, tappa a Baia Domizia e qui si percepisce bene che è stata creata un’oasi turistica non proprio di massa; il posto è carino ma non so se ci verrei appositamente in vacanza, ritengo che i costi siano superiori a ciò che potrebbe offrire.

A seguire si entra in Lazio ed ho fatto passaggio a Scauri, bel lungomare tutto stabilimenti balneari, Formia, non mi è piaciuta, Gaeta, notevole la veduta panoramica dalla Chiesa Santuario della Ss. Trinità alla Montagna Spaccata; proseguendo si trova, e merita uno stop da approfondire bene, Sperlonga, decisamente il posto più bello di tutto il viaggio mattutino, per giungere alla meta finale del giorno, Terracina.
Di quest’ultima vi ho già anticipato qualcosina all’inizio di questo resoconto giornaliero e posso solo aggiungere che non è valsa il tempo che mi ci sono trattenuto per aspettare stoicamente il tramonto; alla fine nemmeno quello mi son goduto perché una nuvola dispettosa ha fatto fuggire tutti proprio quando sarebbe cominciato lo spettacolo.
Che poi di spettacolare non c’è granché, il sole tramonta non dietro il Circeo come immaginavo (chissà perché mi ero fatto questa convinzione), ma oltre la montagna, anzi dietro le case del lungomare che ne coprono la discesa.
Allora, è cara, non si trova posto per dormire, non offre particolare vita mondana serale, spiaggia e mare sono del tutto normali, alle 19.00 ha fatto una passatella di acqua e l’indomani il meteo è anche peggio; alle 19.15, fatte alcune foto di rito, prendo e a dispetto della strada bagnata, torno a casa.

Arrivo poco prima di mezzanotte, ma prima ho fatto uno stop & go per una colazione, ad orario insolito, presso il nostro locale notturno di riferimento; cornetto alla crema di pistacchio e cappuccino concilieranno il sonno.

Eccovi le ultime mappa (non esatta perché ho fatto variazioni nella fase finale) e foto

La forza della disperazione.

Come si esce dal letto di ghiaino e sabbia di un fiumiciattolo in secca con la propria moto di 3 quintali

Il navigatore mi fa fare tutta una serie di stradine interne alcune addirittura padronali direi, ma “se lo dice lui?”; infilo una di queste e vedo uno strano segnale che avvisa un interruzione totale…. ecco che comincia un po’ di preoccupazione, ma arriva un auto e chiedo info sulla mia destinazione.
Purtroppo il simpatico indigeno non sa nemmeno di che paese parlo, comunque mi dice che andando piano e con la dovuta attenzione potrei passare; proseguo e arrivo ad un incrocio… ora? Seguo maps e vado dritto e arrivo in un parco eolico.
La strada gli passa nel mezzo ma ad un certo punto sembra peggiorare sensibilmente; dubbioso torno indietro (avrò fatto male? Non lo saprò mai) e ritorno all’intersezione precedente per scegliere, con l’ausilio del segnale Gps, un percorso alternativo.

Il problema è che tutte le vie segnalano dei punti di chiusura per strada danneggiata, quindi presumo che i tempi si allunghino; qui mi dico che ho fatto bene a darmi un termine prefissato per prenotare l’alloggio, così ho del margine.
Ma il peggio ha da arrivare; maps mi dice di girare a destra e così faccio, sembra la via più breve ma in realtà rispetto a quella abbandonata in precedenza richiederebbe 11 minuti in più e, data l’ora, non è un piacere.
Vado avanti, cazzeggio pure con qualche foto extra; me ne pentirò amaramente perché il tempo scorre e i km no.
La strada diventa stretta, passa tra i campi di contadini, ma proseguo fino ad un punto che non comprendo (dopo capirò che era lì l’interruzione); credendo di seguire g.m. prendo una strettissima strada che all’improvviso mi butta nel letto di un piccolo fiume in secca con un fondo decisamente morbidissimo di ghiaino e sabbia.
Ormai son nel mezzo al “guado” quando capisco che svoltando a sinistra sotto il ponte delle vicinissima ferrovia, c’era poca sabbia e la “salitina della salvezza” che riportava al percorso originale, sempre di strade padronali; provo ad azzardare una curva stretta per dirigermi là ma rischio di rimanere impantanato, allora decido di guadare sulla vicina sponda opposta per poi fare inversione e con la giusta verve puntare il ghiaino/sabbioso verso il sottopasso per tornare sulla giusta via; riesco nell’intento solo al 50%, ossia bene inversione ad U pessimo il guado.
Da quel momento saranno ben 40 minuti di incubo totale; dopo vari tentativi a vuoto, moto che sprofonda sempre più, quasi panico per non riuscire a venire fuori da quel posto assurdo (solo Dio sa dove sono), scatta una reazione immediata, adrenalina a palla e via comincio a scavare con le mani per creare un invito ad avanzare, ma niente da fare.
Trovo un mezzo ramo d’albero e lo uso come pala e come materiale di attrito, ma poca roba, quasi niente; rimezzo panico e di nuovo reazione con adrenalina a palla, mi spoglio di tutto, sudo come in una sauna, via il bagaglio, tutto, compreso le borse laterale (idea giusta alleggerire la moto) e scavo col mezzo legno per fargli posto ma niente da fare, faccio 10/15 cm e la ruota posteriore sprofonda come nelle sabbie mobili.
Allora cerco di spostare il retro della moto di peso, manco fossi Ursus, ed il risultato, scontato, è che il mezzo comincia a cadere su un lato, cerco di tenerlo ma è tardi va giù ed io volo appresso sbattendo pure la gamba sul telaio delle borse laterali; sono in crisi profonda, comincio a sconsolarmi e vado a vedere la strada lì vicino come a cercare coraggio per convincermi che ce la posso fare o sperando che passi qualcuno per darmi una mano, ipotesi quest’ultima impossibile perché la strada è interrotta… io sono nel nulla assoluto.
Torno indietro e decido di tirare su la moto, con adeguata tecnica e tanta fatica e forza, qui l’adrenalina davvero fa gli straordinari, comincio a tirarla su e nonostante il fondo non aiuti riesco non so come a metterla dritta; azzardo alcuni tentativi, scavando e riscavando, usando il legno sotto la ruota e avanzo sì e no mezzo metro; il legno fa il suo lavoro sia come pala che come materiale di attrito ma non basta ed allora cerco altro e recupero dei sassi un mattone e del cartone per creare materiale solido semmai con il legno riesco a venirne fuori giusto un metro per prendere velocità.
La ruota posteriore è talmente sprofondata nella ghiaia/sabbia di fiume che sta in piedi da sola; scatta il lampo di genio, il gesto della disperazione, prendo il borsone posteriore, che è morbido, lo metto a fianco della moto e ce l’adagio sopra delicatamente all’altezza del serbatoio, in questo moto evito danni e comunque dovrei fare meno fatica a tirarla su essendoci meno escursione.
A seguire scavo deciso sotto la ruota posteriore, inserisco il legno e subito dopo metto il cartone e sotto il pneumatico una bottiglia di plastica spessa trovata al volo in modo di aver una linea di materiale “solido” che possa evitare il contatto diretto con sabbia e ghiaia, giusto per prendere un minimo di velocità; davanti a mani nude scavo un minimo di corridoio per agevolare la ruota anteriore nello scorrimento e, perché no, anche la posteriore una volta presa velocità…. in fondo il punto critico è solo 2 metri.
Tiro di nuovo la moto su, stavolta come se fosse un fuscello (si fa per dire), monto in sella e qui arriva il momento della verità; avvio il motore, ingrano la marcia e via gas costante ma non eccessivo, la moto si muove e con scodamenti controllati, quasi da pilota esperto, riesco a raggiungere la salitina e la sabbia non c’è più: sono sulla strada.
Esausto ma felice….. cliccate qui per tornare al punto di partenza

16.06.2021 – I 6 dell’offroad (occasionale).

Circa un mese fa l’amico Lorenzo, passionista di offroad che, in tempi non sospetti, mi consigliò di fare un corso di fuoristrada, ci propone una uscita “senza asfalto” a Maurizio, Francesco e me; il primo degli invitati è il più convinto di tutti, il secondo è sempre pronto a sperimentare la moto ed io sono il più restio a tali esperienze, salvo se necessario.

La data proposta fin da subito era quella odierna ma all’inizio ero rinunciatario, considerato anche gli aumentati impegni di lavoro per il previsto viaggio in Islanda, stoppato la settimana scorsa principalmente per seri problemi in famiglia;

vista questa forzata rinuncia, ho deciso che potevo dedicare qualche ora ai miei amici e, perché no, mettere a frutto l’esperienza del corso di fuoristrada del 22/23 maggio scorso.

Quindi, mi aggrego per questa esperienza nuova per almeno la metà del gruppetto; i partecipanti sono: Lorenzo, il suo compagno di passione Sandro, Maurizio, che ha preso un giorno di ferie appositamente per vivere questa giornata che lo intriga moltissimo, Francesco, neofita motociclista ma con tanta voglia di imparare e capire i segreti di guida in moto, ed il giovanissimo Tommaso, nipote di Lorenzo e Maurizio, che con il suo 125 enduro è appassionato di macchia, quindi molto competitivo.

Fa da capogruppo principalmente Sandro che ha la mappa del tour, organizzato appositamente per oggi, sul suo cellulare.

Francamente non ho la più pallida idea del giro che abbiamo fatto perché, fra boschi, campagne e asfalti di collegamento, abbiamo girato per circa 3 ore percorrendo circa 90 km; sì, sono pochi, ma vi garantisco che, almeno personalmente, ho fatto meno fatica a percorrere i 1250 km del 1° giorno di viaggio verso Capo Nord.
Comunque Francesco, esperto digitale, ha trovato il modo di ricordare: clicca qui.

Purtroppo ancora una volta ho avuto problemi con la mia cam che fa i capricci e quindi niente filmati ma solo poche foto, da fermo, con il cellulare; peccato, perché almeno di 3 o 4 ostacoli avrei voluto avere memoria video per compiacermi un po’.

Per mia decisione ho fatto praticamente sempre il fanalino di coda, ho mangiato un sacco di polvere ma ero libero dallo stress di avere qualcuno dietro; i più bravi ovviamente si fermavano e aspettavano all’occorrenza.

Dichiaro senza alcuna mortificazione, che della carovana ero quello meno brillante, forse a causa della moto pesa e costosa; comunque sono arrivato in fondo, contento, soddisfatto e senza danni, affrontando alcune prove, anche fuori programma, e superandole.
Posso affermare che l’investimento nel corso di tre settimane fa è stato utile, soldi ben spesi.

Per quanto riguarda gli altri, beh, poco da dire per Lorenzo e Sandro, ovviamente i più esperti che fra l’altro in questa settimana si sono fatti da Udine all’Isola D’Elba e ritorno in fuoristrada, per cui oggi per loro poco più che una formalità.

Dietro loro ci metto Tommaso, adolescente garoso e sfrontato che non si tira mai indietro, pronto a seguire lo zio Lorenzo ovunque; viene poi Maurizio che avrebbe passione per questo tipo di utilizzo della sua moto, ma non ha forse il tempo. Oddio, quando va e torna da lavoro usa percorsi alternativi ogni volta che gli si presenta l’occasione, quindi proprio digiuno non era.

Eccolo, Francesco, che stupisce tutti; con solo 5.000 km di esperienza motociclistica totale, si è gettato nella mischia con la sua leggera bicilindrica 500cc dimostrando buona confidenza con i percorsi accidentati.
Infatti, ha affrontato tutti gli ostacoli superandoli egregiamente e devo dire che l’ho visto decisamente più sciolto di me.

Da ultimo ci sono io, ma molto galantemente Maurizio ha detto che avevo la moto più impegnativa; ammetto che a parte peso e dimensioni, l’ostacolo, psicologico, più duro da superare è stato quello di non pensare al costo di eventuali danni per una caduta rovinosa, che fuoristrada non è improbabile.

Alla fine me la sono cavata e, nonostante la stanchezza, sono molto soddisfatto per aver affrontato la sfida e per aver avuto un’ottima compagnia; peccato che capiti raramente ma forse, anche per questo, quando accade è ancora più bello e coinvolgente.

08.06.2021 – Per ora niente scouting estero.

Mancano circa 10 giorni alla partenza del progettato viaggio in Islanda ma tutti i buoni propositi dei vari governi di rendere più agevole la possibilità di viaggiare, s’infrangono tristemente ed inesorabilmente sulla scogliera della burocrazia.
Ormai siamo abituati ai falsi proclami, agli annunci ad effetto poi sistematicamente ridotti a bugie; non che sia totalmente impossibile muoversi, ma di snello e semplice, ad oggi, non c’è proprio niente.
Capisco la sicurezza, ma allora evitiamo “pubblicità ingannevoli”.

Quindi, ancora una volta, Covid condiziona la nostra vita; con me ha cominciato l’anno scorso a marzo costringendomi a rinunciare al viaggio in Scozia e Isola di Man e poi niente Pasqua in famiglia nel 2020.
Sembrava finito lì, visto che nell’estate dello scorso anno siamo tornati piuttosto liberi e questo mi ha permesso di mantenere, con gli amici Maurizio e Barbara, la promessa fattaci ben 24 anni prima; anche il Natale con i parenti più stretti si era salvato in extremis, ma è stato il canto del cigno.
L’inverno 2021 ha riproposto problemi già noti, e fin lì nulla di personale, ma è tornato marzo e me la sono gufata: di nuovo addio alla “Pasqua in famiglia 2“.
Ed eccoci a giugno, in una situazione molto simile all’anno passato, ma con le autorità che hanno promesso molto di più e mantenuto molto di meno; così dovrò rinunciare, per adesso, al mio progetto scouting in Islanda.

29/05/2021 – Uscita con nuovi amici.

In questo w.e. non c’era un programma certo, anzi ho osservato le poche proposte dei vari gruppi motociclistici di cui faccio parte per aggregarmi; probabilmente il senso di fiacchezza post-covid mi ha reso pigro, quindi stavolta a rimorchio.

A sorpresa vengo contattato da Pierluigi, conoscenza di lunga data e amicizia conseguente agli anni di basket dei nostri figli; sapevamo della nostra comune passione per le due ruote ma, non so perché, non abbiamo mai fatto un giro insieme.

Nella settimana prende lui l’iniziativa invitandomi a fare una gita con altri suoi amici per questo sabato; accetto ben volentieri, mi fa piacere che ci sia questa prima occasione e lascio a lui l’intera gestione del tour.

L’obiettivo è un giro sugli appennini sopra Prato Pistoia, ma questa mappa (teorica) spiega meglio; il tour sarà condizionato da situazioni piacevoli e non, per cui non risulterà come programmato.
Ma anche la libertà di poter improvvisare e stare in buona compagnia rende la giornata decisamente piacevole.

Partiamo da Cecina io e Pierluigi alle 9.00 circa, non puntuali, e raggiungiamo sulla FI-PI-LI Antonello, che viene da Massa-Carrara; presentazioni di rito, veloce scambio di battute e via verso Pistoia da Giancarlo, ultimo compagno di gita.

In questa prima fase mattutina, godiamo del piacere di guida solo nel tratto che va da Lamporecchio (non ci siamo fermati per i mangiare i famosi “brigidini”) fino quasi al suo capoluogo di provincia; strada bella, immersa nel verde, piena di curve e panorami.

Arrivati dal compagno pistoiese, anche qui qualche minuto dedicato a presentazioni e proposte di percorsi alternativi; alla fine rimane quasi confermato il programma iniziale e partiamo.

Ci vuole un po’ di tempo per sfuggire al caotico traffico di Pistoia e Prato, prima di giungere alla SS325, ma da lì comincia a cambiar musica; dopo Vaiano, arriva il totale godimento, una curva dopo l’altra.

Giungiamo quasi a mezzogiorno, alla prima tappa, il Santuario Boccadirio, ed è una piacevole sorpresa; ci fermiamo, facciamo alcune foto e decidiamo di sostare nell’unico locale per un caffè, con l’intenzione di pranzare più avanti.

Mentre siamo lì, sereni, un signore chiede chi è il proprietario della Ducati Multistrada rossa; in un batter d’occhio si scopre che anche lui aveva una moto uguale ed è pentitissimo di averla venduta.
Lo conforto e gli consiglio di tornare a cavalcare questa meravigliosa moto, ma forse è già pronto…
Poco dopo torna e mi omaggia del libro del 90° anniversario della Ducati (che bella e inaspettata sorpresa), ci racconta qualcosa di se e della passione per le due ruote, facendo più che trasparire che ha voglia di tornare sulla rossa italiana; il sig. Giancarlo (omonimo del nostro compagno di gita) è uno dei titolari del bar ristorante (unico del posto) e quindi si congeda per andare a lavoro.

Noi proseguiamo nei nostri discorsi, alcuni anche troppo seri, ma si sta troppo bene, le parole scorrono a fiumi e il tempo corre veloce; alla fine è troppo tardi per andare a mangiare altrove e, visto che il luogo ed il momento ci sono molto graditi, optiamo per restare.

Stiamo benissimo, antipastino a base di polentina fritta e varie salsine calde, una formaggio e tartufi grattugiati è favolosa, poi primo con pasta fatta in casa, il tutto accompagnato da… solo acqua (dobbiamo guidare); chiudiamo con un caffè e, d’altronde, il conto (onestissimo).

Il tempo, come da previsioni, comincia ad essere minaccioso, quindi dobbiamo ripartire ma non prima di salutare il “ducatista pentito” che, a conferma di ciò che sospettavo sulla sua voglia di tornare biker attivo, mi chiede di contattarlo semmai decido di vendere la mia moto; rispondo che al momento non è nei miei piani ma prendo il biglietto da visita del locale, in futuro chissà…

Mentre ripartiamo comincia a piovere e commettiamo la più grande banalità che possa fare un motociclista un po’ navigato: vogliamo credere che saranno due schizzi passeggeri; ci becchiamo una bella sciacquata, tanto che decidiamo di tornare a valle ripercorrendo la strada già fatta.
Solo verso Vernio la pioggia cessa è pian piano possiamo essere asciugati dalla buona temperatura e dal vento di movimento; ormai i programmi sono saltati e, dopo dura ricerca, ci fermeremo ad un bar della zona pratese per rilassarci, ancora.

Siamo ancora umidi soprattutto nella zona intima, ma non ce ne curiamo; fa caldo e spendiamo ancora un’oretta a parlare anche della piacevole giornata, per niente rovinata dal bagno fuori programma.

Arriva l’ora di rientrare e Giancarlo (non il ristoratore 😉 ) ci scorta fino in zona Ginestra Fiorentina attraverso piacevoli e conosciute stradine; ci fermiamo vicino ad un incrocio, ci salutiamo, promettiamo di rivederci e poi ci separiamo.

Antonello rimane con noi e faremo di nuovo la FI-PI-LI insieme fino al bivio per Pisa, dove ci salutiamo in movimento; infine, per chiudere con un po’ di brio, con Pierluigi raggiungiamo Cecina passando da Lavoria, Pian Di Laura, Orciano.

22-23/05/2021 – Non si finisce mai di imparare.

foto paesaggifoto corso

E finalmente, dopo l’intoppo Covid, riesco a fare questa esperienza; programmata mentalmente per il w.e. dopo la Pasqua, l’ho dovuta rinviare di ben oltre 40 giorni.

Fondamentalmente sono un motoviaggiatore di lunghe percorrenze, ma non si sa mai dove possono portarti le strade e, alcune volte, i navigatori Gps; quindi, spronato da un amico, diventato cultore di off-road, decido di impolverarmi.

Lorenzo, il fuoristradista quasi puro, mi indica varie scuole ma, secondo lui, la più adatta ad un principiante è True Adventure Off Road Academy; lui ha fatto la prima esperienza seria in questa scuola e ne è rimasto soddisfatto.

Mi fido e contatto l’istruttore capo per whatsapp, che mi risponde cortesemente dandomi le info da me richieste; mentre penso quando prenotare sopraggiunge il Covid e quindi tutto è rimandato a circa 2 settimane fa.

Ricontatto Marcello (il boss della scuola) per qualche ulteriore domanda specifica alla mia situazione ed infine prenoto; ovviamente, decido di investire qualche soldino in più per noleggiare una delle loro moto.
D’altronde è la prima esperienza seria per cui voglio almeno la serenità di non fare danni costosi al mio mezzo.

W.e. scelto, decido di partire il venerdì pomeriggio, per una gestione più comoda dei tempi; nell’occasione, aggiungo all’avventura, dopo ben oltre 30 anni, anche l’esperienza campeggio, quindi tenda e sacco a pelo.

Ero tentato di fare tutta strada statale, ma devo rinunciare principalmente per ragioni di tempo; fra l’altro la canadese, nel test a casa, è stata danneggiate da un forte vento, quindi mi dovrò inventare una riparazione di emergenza sul posto.

Partito alle 15.00, evito l’autostrada fino in Versilia dove il traffico mi rallenta fuori ogni previsione e quindi si va al casello; sono all’agriturismo alle 18.00 circa in anticipo su quanto previsto e il maggior tempo disponibile mi è utile, poiché il montaggio della canadese mi crea qualche difficoltà prima di trovare la giusta soluzione per renderla perfettamente funzionale.

Risolto in modo, direi, permanente questo problema, scarico e ammasso il bagaglio all’interno del mio “alloggio” (è 4 posti per cui ho buoni spazi) decidendo di sistemare meglio con calma una volta che mi sono messo a mio agio; e così faccio.

Come da previsione, il meteo non è certo da piena primavera ma non crea particolare disturbo, né al campeggio né, in precedenza, durante il viaggio; la struttura, semivuota al momento, risulta spartana ma carina ed il personale è cortese e ospitale.

A fine serata ci saranno solo 3 camper e la mia tenda (ma il giorno seguente giungeranno altri clienti); fatto un po’ d’ordine con tutte le mie cose e organizzato il giaciglio per la notte, sono le 21.00 e, seppur non affamato, decido di magiare un boccone per evitare appetiti fuori orario.

Un buon primo e una birra artigianale saranno utili a conciliare un buon sonno; in realtà la notte non sarà del tutto tranquilla perché, purtroppo, il mio materassino cede molto presto in modo irreparabile per cui sono praticamente a terra.

Il sonno risulta meno comodo e quindi meno profondo, questo mi fa sentire tutti i suoni della notte, insetti, animali e persino la pioggia leggera della notte; alla fine crollo ma non a lungo.

Quando albeggia, la temperatura, già non tipica del periodo, scende ulteriormente ed i miei provvedimenti per tenermi caldo diventano leggermente insufficiente; il sonno ne risulta nuovamente compromesso e a questo si aggiunge un vento non proprio lieve che non migliora la situazione.

Mi alzo alle 7.00, tutto sommato nemmeno eccessivamente stanco o sconvolto, ma credo sia merito dell’adrenalina sprigionata dai pensieri e dall’ansia della giornata che mi attende, piuttosto che dalla “buona dormita”; senza indugio, ma con la dovuta calma, mi preparo e faccio ordine, dopodiché, come programmato, parto alle ore 8.00 circa per giungere al luogo del raduno, non conoscendo la strada non voglio rischiare di far tardi.

Arrivo decisamente prima, infatti il cancello è ancora chiuso, e decido di approfittare per fare rifornimento ad un distributore poco distante in modo di essere pronto il giorno seguente per la partenza; ritorno e sono ancora il primo.

Poco dopo cominciano a giungere altri corsisti, alcuni in moto altri in auto; ben presto con qualcuno si comincia a dialogare e prendere confidenza, raccontandosi esperienze e passioni su due ruote; aprono il cancello e ci rechiamo al capannone dove faremo la registrazione e la lezione di teoria.

Fuori c’è un po’ di titubanza da parte di tutti e allora rompo gli indugi ed entro per primo; ed è un grande vantaggio perché ho totale e libera scelta della moto da noleggiare.

Opto per un Africa Twin Adventure Sport con cambio manuale, una moto che per dimensione e modo di guida si avvicina di più alla mia Ducatona; l’istruttore che mi accompagna, Joe (Giovanni all’anagrafe), è gentilissimo mi da due veloci spiegazione e si scusa perché la moto è fangosa (beh, per dove andiamo la cosa non è certo un problema).

Alle 10.00 inizia la parte teorica del corso tenuta dal boss Marcello, coadiuvato da Luca (il 3° istruttore che ci seguirà durante il w.e. formativo), che in modo, simpatico e scherzoso, non senza qualche simpatica battuta di scherno ai vari ospiti, ci illumina sulle tecniche di guida in off-road; praticamente il contrario di quello che ti dice il cervello.

Siamo tutti molto attenti e concentrati perché è chiaro che chiunque, anche coloro che come me abbiamo noleggiato la moto, vogliamo evitare danni soprattutto fisici; con piacere noto che partecipano anche due ragazze, una 19enne ed una (presumo) 25enne venuta con il fidanzato (fortunato lui).

La più piccola, sponsorizzata dal padre “birbante”, utilizzerà un 300 cc, la “fidanzata”, tanto di capello, sarà a bordo di una Africa Twin con DTC; durante la lezione gli altri due istruttori hanno messo tutte le moto nel piazzale e, quando usciamo per andare in area tecnica, fa una certa impressione vedere 20 moto circa disposte su due file lì pronte per noi.

Ognuno va in sella di quella prescelta, tranne i pochi che vengono con moto propria; si parte, il luogo della lezione è nel bosco nei pressi dell’agricampeggio dove io alloggio e lo raggiungiamo con calma; durante il tragitto facciamo una certa impressione tutti meticolosamente incolonnati, prudenti e corretti.

Siamo quasi arrivati, imbocchiamo uno sterrato che dopo una curva fiancheggia una vigna dove, purtroppo, un corsista del gruppo abbraccia, in modo non grave, un traliccio di sostegno in cemento; se il buongiorno si vede dal mattino….

Poco distante c’è l’area tecnica una pista più simile ad una da cross invece che ad una da enduro, però immersa nella macchia; ci sono vari percorsi con diverse difficolta, ma il resto della mattinata è dedicato esclusivamente ad esercizi di postura sulla moto e propedeutici a prendere sensibilità e controllo, leggero e fluido, con i comandi.

Impariamo anche qualche trucchetto utile sia per sollevare una moto caduta che per fare inversione ad U in situazione di tracciato più o meno stretto; sembra tutto molto semplice ma invece si fa tanta fatica e si versa molto sudore, anche se ci liberiamo di caschi e giacche e, per fortuna, la temperatura non è eccessiva, manca il sole e siamo in luogo abbastanza ombreggiato.

Insomma, i motori tornano a rombare solo all’ora di pranzo, per percorrere le poche centinaia di metri per raggiungere il vicino ristorante; il pasto è leggero e senza alcolici perché dopo si riparte con le lezioni e dobbiamo essere attenti e reattivi.

Alle 15.00 siamo di nuovo in area tecnica e stavolta si usano le moto; cominciamo con qualche esercizio in sella girando nel circuito più piccolo (due saliscendi e due curve) giusto per mettere in pratica la teoria sulle posizioni da tenere durante la guida off-road nelle varie situazioni; non era facile farlo sulla moto ferma, figuriamoci in movimento.

Essendo in molti, veniamo divisi in 2 gruppi per evitare di disturbarci l’un l’altro e a turno affrontiamo gli esercizi di guida proposti con gli istruttori che ci tengono d’occhio e ci urlano consigli utili a correggere i nostri errori; il percorso, seppur il meno difficoltoso, per noi neofiti non è uno scherzo e, complici l’abbigliamento specifico e un pochino di stress, sudiamo e fatichiamo non poco.

A metà pomeriggio si passa al secondo circuito, più lungo, la cui maggiore difficoltà è costituita da un panettone che di primo impatto non ti mette a tuo agio; a questo si aggiungono ampia curva, un salitone, un salto ed una S; ottenute le dovute spiegazione e visto l’esempio pratico degli istruttori, tocca a noi e sempre divisi in due gruppi iniziamo prima in un senso e poi nell’altro.

Effettivamente il panettone fa più paura a vederlo che a farlo, ma seppur stanchi, tutti cerchiamo di seguire le istruzioni ricevute e questo agevola l’esecuzione; purtroppo, nell’ultimo turno del nostro gruppo, accade l’infortunio serio.

Un ragazzo, con il proprio mezzo, cade rovinosamente e, seppur le velocità sono estremamente ridotte, si fa male molto più della sua moto; frattura al malleolo (nei 2 giorni di corso non sono mancate cadute ma quasi tutte da fermo e senza danni fisici; io me la sono cavata, per fortuna o per attenzione).

L’inconveniente condiziona e, essendo nella fase finale delle lezioni, interrompiamo con circa quindici minuti di anticipo; quindi rientriamo in sede con un istruttore, mentre gli altri due portano l’infortunato in auto verso l’ambulanza per agevolare e accelerare il trasporto in ospedale.

Giunti al capannone lasciamo i veicoli noleggiati e rientriamo ai nostri alloggi per prepararci alla cena, sempre all’agricampeggio dove soggiorno (il che, per me, non guasta, così dopo sono subito a letto); ai nostri tavoli arriviamo alla spicciolata, più o meno all’orario convenuto, e ci raccontiamo sensazioni del giorno ma anche esperienze personali.

La compagnia c’è, il cibo è buono ed il vino ottimo, così ben presto il fresco della sera svanisce nonostante siamo all’aperto; avvicinandosi l’ora del “coprifuoco covid”, ci salutiamo ed ognuno torna al proprio alloggio.

La “bevanda d’uva” ha fatto effetto su di me per cui mi preparo subito per la notte, sicuro che il sonno sarà profondo; non sarà proprio così.

Il mattino seguente mi sveglio di buonora, non proprio risposato; oltre alla scomodità del terreno, mi sono dovuto alzare in piena notte ben volte per espellere parte dei liquidi assunti nella cena.

E’ chiaro che la situazione non mi ha concesso un sonno lungo e profondo, quindi, i rumori nel buio hanno accompagnato il mio dormiveglia; fra quei suoni, già conosciuti, ce n’era uno completamente estraneo ma estremamente fastidioso.

Non c’è voluto molto a capire che proveniva dalla tenda vicina: era il fragoroso russare di un campeggiatore, arrivato credo nel pomeriggio, accampatosi, con la sua evoluta canadese, a circa 5 metri da me.

All’albeggiare la temperatura, già non eccezionale, si abbassa ulteriorimente vanificando in parte le abbondanti coperture utilizzate per non sentire freddo; ma ormai, l’insieme di tutto, rende vano ogni ulteriore tentativo di addormentarmi e resto immobile ad occhi chiusi finché un sprazzo di sole riscalda la mia tenda.

Ne approfitto e resto in branda fino alle 7.30, anche se di fatto sono sveglio dalle 5.00; non me ne curo, mi sento bene ed in forma, forse per effetto dei fumi dell’alcool ancora persistenti.

Mi alzo e, con molta calma, procedo con le funzioni mattutine, dopodiché approfitto per cominciare a sistemare qualcosa al fine di poter agevolare la partenza prevista per il primo pomeriggio, subito dopo il pranzo di fine corso.

Alle 8.30 sono in sella e mi accingo a raggiungere la scuola, ma senza fretta; anzi, mi godo il paesaggio e, perché no?, approfitto per scattare qualche foto particolare.

Alle 8.50 sono al ritrovo, in anticipo, ma non sono il primo; un ragazzo si avvicina e ci raccontiamo la nostra passione nell’attesa dell’apertura.

Aprono il cancello, nel frattempo sono sopraggiunti tutti i partecipanti, tranne il povero infortunato, le moto noleggiate sono già fuori ad aspettarci, ma prima facciamo un briefing per capire cosa faremo e come; Marcello puntualizza in modo spiritoso ma fermo che si tratta di una lezione e non di una scampagnata, pertanto restano d’obbligo prudenza e massima concentrazione durante un percorso misto, asfalto e fuoristrada, di circa 90 km inframezzato da una colazione a tarda mattina.

Partiamo puntuali, tutti belli incolonnati per strade poco battute, sia per la posizione che per l’orario; giunti al primo sterrato, necessita raduno e spiegazione tecnica ribadendo il concetto di mettere in pratica gli insegnamenti fondamentali del giorno precedente.

Iniziamo con una discesa, a me proprio non piacciono, con alcune curve di vario raggio, tutto di bassa difficoltà, secondo gli istruttori; va da se che a fine di questo tratto, quando ci ricompattiamo, ci raccontiamo l’esperienza e la maggior parte di noi non è proprio soddisfatta della propria esecuzione e ne abbiamo valido motivo visto che anche gli istruttori hanno constatato numerosi errori, ma c’è tempo per migliorare.

Nel proseguo affronteremo 3 guadi di difficoltà diversa, ma tutti alla portata, nonché salite e discese di pendenze e con curve più impegnative; tutti abbiamo migliorato, pur non essendo perfetti.

Tuttavia, 5 di noi, me compreso, abbiamo rinunciato ad affrontare un ostacolo del percorso; sarebbe stata una normale discesa ma, una frana laterale aveva lasciato un affondo con accesso in un unico punto che sembrava un gradino altino.
Purtroppo sono arrivato troppo presto ed ero molto vicino al motociclista che mi precedeva, lui si è bloccato a ridosso dell’ostacolo ma, coraggiosamente ripartito, ne uscito; io mi son trovato troppo vicino a quella specie di salto e, secondo me, non avrei fatto in tempo a partire e subito assumere la giusta posizione sulla moto per affrontare quello che mi sembrava uno scalino di 60 cm…
Ho deciso di rinunciare ed ho lasciato la moto all’istruttore che l’ha portata di là dalla fossa in scioltezza; che dire, ho perso l’attimo fuggente.

Per il resto è andato bene e siamo giunti al punto di ristoro con circa 40 minuti di ritardo, dovuti a innocue cadute e ad alcuni esercizi che hanno rallentato l’andatura; al locale che ci ha ospitati abbiamo fatto un piacevole pit stop a base di acqua fresca e alcuni stuzzichini sotto un piacevole e cocente sole che mi ha ben scaldato collo e pelata.

Il rientro è stato più soft, con maggior asfalto e sterrati davvero semplici (o forse eravamo tutti decisamente più sereni e sicuri); io ho dovuto fare uno “stop & go” supplementare per assecondare la mia vescica e Marcello ovviamente ha approfittato per qualche battuta.

Dopo, per recuperare gli altri, ho dovuto fare un andatura più brillante e francamente non mi è dispiaciuta affatto; è stato il momento migliore del rientro perché ho potuto guidare libero mentre per quasi tutto il viaggio di ritorno sono stato condizionato dall’andatura di chi mi precedeva.

Siamo rientrati tutti felici e soddisfatti e lasciate le moto a noleggio al capannone, stavolta definitivamente, siamo tornati all’agricampeggio, in ritardo mostruoso, per il pranzo; il ristorante era pieno e noi abbiamo cominciato a mangiare verso le 15.30.

Parlando di moto e viaggi oltre che dell’esperienza appena terminata, il tempo è volato via e a fine pranzo, alle 17.30 circa, lo staff ha fatto una sorta di cerimonia di premiazione di fine corso con foto di rito; alla fine ci siamo salutati ed ognuno ha preso la via di casa.

Per quanto mi riguarda non è stata così immediata la partenza; erano le 18.00 quando ho messo mano allo smontaggio della tenda e a tutte le operazioni di carico che mi hanno impegnato per circa 40 minuti.

Alle 18.45 ero in sella deciso, mio malgrado, a rinunciare ad un percorso piacevole di strade statali; non c’era tempo, per cui godimento limitato al tragitto fino all’autostrada.

Visto che sono stato abbastanza veloce, sono uscito in Versilia ed ho fatto la SS1 fino a casa dove sono arrivato, stanco ma soddisfatto, alle 21.15.

15.05.2021 – Africa Twin quasi 30 dopo.

Ebbene nel lontano 1992 è divenuta l’ultima moto della mia prima era di biker; in 5 anni di possesso mi ha scorrazzato per circa 55.000 km anche in terre lontane lasciandomi ricordi indelebili.

Era il modello 750, bella, colorata, comoda ma soprattutto grande.

Quando nel 2015 è stata presentata la nuova Africa Twin 1000 manco l’ho notata; all’epoca stavo cercando una moto per tornare in sella, ma il mio budget e la lunga astinenza mi hanno fatto propendere per usati di vecchia data.

Anche successivamente, quando mi sono affacciato nei vari anni a modelli sempre più recenti, non mi è mai entrata nell’occhio; questa nuova versione di Africa Twin non mi ha mai colpito perché le dimensioni me la fanno apparire, ancora tutt’oggi, una motociclettina, nulla a che fare con le maxienduro della concorrenza.

Ovviamente mi riferisco solo all’estetica perché sugli aspetti tecnici e di guidabilità non avevo dubbi o critiche… oddio, un dubbio c’è, il cambio automatico, ma è un mio personale punto di vista.

Fino ad oggi, non ne avevo mai provata una, nemmeno quella del mio amico Maurizio che l’ha acquistata lo scorso anno e ne è entusiasta; infine, proprio a lui mi sono rivolto per una prova che ho voluto fare per motivi specifici (di cui parlerò in altra occasione).

Quindi, concordato l’appuntamento per stamani, alle 9.30 a casa sua lascio la mia Ducatona e inizio la mezza giornata di prova; dopo le prime istruzioni d’uso iniziamo insieme a girovagare.

Lui mi segue con il 125 della figlia per darmi un po’ di supporto nei primi km, che fa l’altro sono sotto la pioggia; quindi alla “difficolta” di gestire un nuovo modo di guida per effetto dello sconosciuto cambio automatico, si aggiunge la tensione per la guida di una moto nuova per me e per giunta su fondo umido.

Con il cambio molto velocemente ho preso un minimo di confidenza, con la guida mi ci è voluto un pochino di più.

Dopo il primo stop, più per la pioggia che per reali problemi, con Maurizio abbiamo scambiato alcuni punti di vista tecnici e pratici per poi salutarsi; giustamente, aveva anche altro da fare e non è che potesse stare dietro a me tutto il giorno e comunque, con il 125cc, sarebbe stato un freno per me.

Quindi, lui torna a casa ed io parto per giri vari alla ricerca del feeling totale con il mezzo; non vi sto a raccontare i vari percorsi fatti, tutti qui della zona e ben conosciuti, ma vi racconto le mie sensazioni.

La moto è gradevole, leggera, precisa, ha un motore elasticissimo, s’impara in fretta e già a fine mattinata mi sono preso qualche “licenza”, salvo poi ricordarmi che la moto non è mia e, di conseguenza, tornare su andature più in linea con il codice della strada; la sua conformazione stretta permette un ottimo appoggio dei piedi a terra, mentre la zona cruscotto l’ho trovata molto lunga e vuota e, soprattutto all’inizio, mi disorientava (tanto devi guardare la strada davanti e non fissare il cruscotto 😉 ).

Ritengo che un buon manico, quale io non sono, nel misto riesce a dare del filo da torcere a qualsiasi maxienduro nonostante una differenza, in negativo, di cavalli; direi che ciclistica, pesi e potenza sono ben studiati.

Il cambio automatico: l’ho provato un tutte le salse, Drive, Sport 1,2, e 3, Palette (i due pulsanti per la gestione manuale); ovviamente agli inizi cerchi la frizione in determinate situazioni ma tanto non c’è e quindi ti ricordi subito cosa stai guidando.

Dico subito che le palette le prediligo perché almeno gestisci buona parte delle decisioni sui cambi di marcia; ovviamente non tutto perché le scalate, quando rallenti molto e in fretta, se non le fai tu lo fa da sola (il che in alcuni casi può anche essere utile).

In Drive invece è il contrario, fa tutto da sola per il 90 % e il pilota può interagire con le palette ma non è predominante; difetto…. no, diciamo fastidio, se vai piano, in pochi secondi ti ritrovi subito in sesta; praticamente, ogni 10 km/h innesta una marcia e in un batter d’occhio a 60 km/h sei arrivato.

Piccola pecca l’ho riscontrata, causa traffico, in città viaggiando intorno ai 10 km/h dove più volte ha scalato e inserito le marce 1^ e 2^ dando strappetti che non sono tipici di questa moto; basta mettere il manuale (gestione palette) e il problema è risolto.

Le impostazioni S (Sport 1, 2, e 3) sono versioni Drive con marce allungate, non male in certe situazioni di guida brillante ma, se volete mettere la 6^, cliccate sulla paletta altrimenti non se ne parla proprio di inserirla, almeno fino alle velocità da me raggiunte (non proprio nei limiti).

Concludendo, complimenti a questa Africa Twin 1000, che comunque non fa per me; ma, come ho detto in altre occasioni, la mia preferenza si basa su un’estetica di grandi dimensioni e, in questo caso, anche se il cambio automatico è notevole, io voglio frizione alla mano e leva al piede.

Per cui questa era ok al 100% mentre quest’altra ok al 70%; ma è sempre e solo il mio punto di vista.

14.03.2021 – La via della seta.

Potevo non resistere al fascino di un viaggio nei lontani paesi orientali? Potevo non resistere al richiamo dell’accattivante nome de “La Via Della Seta”?

No, era impossibile, soprattutto adesso che ancora possiamo solo sognare di viaggiare.

Chiariamo subito che storicamente non esiste una sola via della seta ma, per terra o per mare, varie sono le destinazioni finali, in Cina.

Ora, un viaggio in moto approfondito di queste mete richiederebbe tempi che solo dei temerari vi hanno dedicato, chi più chi meno; mesi, se non anni, della propria vita dedicati alla ricerca di percorsi e alla scoperta di luoghi affascinanti, coinvolgenti, rinunciando alla tranquillità di casa propria.

Coloro che hanno affrontato simili “spedizioni in solitaria” devono essere definite almeno persone coraggiose e non nascondo la mia (sana) invidia ed il mio massimo rispetto nei loro confronti; io, comune viaggiatore legato ai tempi scanditi soprattutto da un lavoro che poco lascia alla passione di lunghi ed avventurosi viaggi, progetto adattando.

Quindi niente Cina ed oltre in questa mia tabella di marcia, ma un’idea studiata partendo dalla storica Samarcanda, principale crocevia terrestre delle vie della seta; concorderete con me che già il nome di questa città cattura l’interesse della nostra fantasia e la storia non è da meno.

Il resto delle tappe è studiato sulla base di qualche lettura anche di esperienze altrui; il tutto poi è adattato sui miei tempi, su cui ancora devo lavorare, che costringono a tappe marathon e rinunce spiacevoli, come il fugace passaggio in Iran, ma per quello ho già da tempo un viaggio preparato.

E poi, non si può dimenticare che anche il ritorno produce dei sacrifici; partire e tornare con il proprio mezzo è certamente più impegnativo, sicuramente in termini di tempo.

Eccovi, dunque, il mio programma; è solo una bozza grezza, ma dovevo pur mettere dei paletti su cui lavorare in futuro, se e quando il progetto diventerà realizzabile.

LA VIA DELLA SETA

LONG RAY TRIPS

idee per vacanze (aggiornamento al 14.03.2021)

Progetti possibili:

ISLANDA (fatta – leggi qui) – ALGARVE (Portogallo)TRANSAPPENNICA (fatta – leggi qui) – altro

Progetti teorici

MONTI, PASSI, PARCHI (e non solo) di mezza ItaliaSICILIA (e altro)LA VIA DELLA SETA

Progetti annullati/rinviati

ISOLA DI MANIRANDAKAR – ELEFANTENTREFFEN fantasma

Progetti non realizzabili (ad oggi)

ISRAELE, ma preso alla larga – basta la mappa per capire che è impossibile.

13.03.2021 – Scrivevo oggi un anno fa.

Ecco cosa scrissi nello stesso giorno dell’anno scorso: clicca qui.

Bene a distanza di 365 giorni, mi sento stanco e afflitto; se non fosse per la mia forza fisica e mentale, accumulata negli ultimi 6 anni, sarei caduto in depressione.

La cosa che più mi da fastidio è la non chiarezza, che lascia spazio all’ottimismo salvo poi impedirti di poter sognare una vita normale.

Preferirei dicessero: “Ora state tutti a casa, fermi, bloccati, fino a data X.”, così per lo meno te ne fai una ragione e vai avanti di conseguenza; invece ci colorano le regioni, le citta e i paesi, lasciando la nostra vita nel grigiore del dubbio.

Siamo in un limbo dove non puoi fare, ma “fai che non ti punisco, se sei bravo”; praticamente sei libero, ma in galera.

E allora, ancor di più, voglio credere, anzi sono convinto, che Pasqua sarà la resurrezione, per tutti.

27.02.2021 – TRANSAPPENNINICA

Possibile alternativa Italiana 2021

Il 2021 inizia, com’era prevedibile, con lo strascico del Covid che nei mesi invernali si sta proponendo con varianti fastidiose; d’altronde questi sono i tempi delle malattie, per cui questo virus, più aggressivo di una normale influenza, non si esime dallo sfruttare la stagione a lui più favorevole.

E’ d’obbligo, quindi, un cauto ottimismo, per cui, nell’ipotesi che la primavera e l’estate non consentano viaggi all’estero ma, come l’anno scorso, ci sia spazio a vacanze nazionali, era scontato che prevedessi un’alternativa tricolore.

Già da un paio di mesi mi è capitato di vedere riproposta in internet questa moto-vacanza, ma, non essendo riuscito a trovare percorsi già impostati (nemmeno mi ci sono perso più di tanto), con l’ausilio di un paio di siti che parlavano dei nostri Appennini, di cui uno molto geografico, mi sono inventato “la mia Transappenninica”.

Non vi nascondo che non è stato semplicissimo mappare il percorso, tant’è che ho dovuto frammentarlo, salvo poi approfondirlo all’occorrenza; per questo motivo, non riesco al momento a darvi una mappa d’insieme e quindi vi offro soltanto il dettaglio delle tappe che, comunque, dà un buon quadro.

Da tenere presente che spesso faccio riferimento a monti o parchi specifici come punti di partenza/arrivo, ma non è detto che siano oggetto di passaggio effettivo; piuttosto cercherò di seguire un percorso fluido che toccherà tali località geografiche solo se sono sulla strada.

I passi che verranno fatti verranno catalogati in corso di viaggio, se e quando questi verranno attraversati effettivamente.

Ribadisco che questo è un progetto che verrà completato al momento della reale decisione di realizzarlo; nel caso sia un viaggio in solitaria, molto sarà gestito in modalità last minute se non addirittura improvvisato in corso d’opera.

Eccovi la mia idea: foglio di viaggio.

Buona lettura.

05.10.2019 – DAKAR

Mappato provvisoriamente (clicca qui) – Voleva essere il viaggio in solitaria delle vacanze natalizie 2019 con arrivo a Parigi per l’ultimo dell’anno dove volevo incontrarmi sotto la Tour Eiffel con i miei figli ed i miei familiari più stretti. Viaggio decisamente impegnativo a cui ho dovuto rinunciare sia per motivi di famiglia che per problematiche “socio-politiche” tra la Mauritania e i paesi confinanti; la Farnesina sconsiglia assolutamente di viaggiare in quei luoghi soprattutto da soli. Ad oggi da EVITARE.

20.02.2021 – Algarve e altro

Il progetto era nato, solo come idea, circa un anno fa e doveva essere, almeno per me, il viaggio della ripartenza (dopo 24 anni) con i miei amici Mau & Barbi; il covid-19 ha bloccato sul nascere ogni minima valutazione del progetto, ma siamo comunque andati in ferie insieme.

Purtroppo, la pandemia ancora oggi pone enormi limitazioni alla possibilità di viaggiare, anche in solitaria e in moto, quindi per ora sto dando sfogo alla fantasia ed alla memoria per creare tour più o meno avventurosi; questo ne è un esempio, magari con poco di azzardato, ma sicuramente, personalmente, andrebbe a completare qualcosa di incompiuto: anno 1987, da solo, avrei dovuto fare il giro della penisola iberica tutto lungo costa.

Non ricordo più nemmeno il motivo, ma da Lisbona rientrai di nuovo in Spagna e così tagliai interamente l’Algarve, allora sicuramente più bella e selvaggia; quella mancanza mi è rimasta sempre nella testa.

Quindi il pensiero è presente, non al primo posto, ma c’è; forse non è prioritario, rispetto ad altri progetti, perché lo considero, a torto o ragione, un viaggio “semplice” da organizzare e fare in qualsiasi momento.

Sarà per lo stesso motivo che, invece di un percorso diretto, ho inserito altre mete, alcune nuove (Andorra, Tarifa, Traforo del Monte Bianco) che solleticano la mia cuorisità, altre per rivincita sul passato (Pico del Veleta, 1991, fallimento in salita versante Nord a quota 3.000 mt causa vento fortissimo – Maurizio mi comprenderà) e per raggiungimento di obiettivi motociclistici importanti (Cabo de Roca, punta estrema Est Europa, già fatto ma non in moto, che insieme a Tarifa, punta estrema Sud Europa, completerebbero il raggiumento dei 3 limiti massimi del continente europeo raggiungibili con veicoli; Capo Nord già fatto).

Vedremo che succederà, intanto eccovi:

mappa.1mappa.2foglio di viaggio

14.02.2021 – ISLANDA

progetto all’80%

In realtà questo, come altri progetti, era nato negli anni 90, ma era non realizzabile all’epoca perché non c’era forte motivazione in tutti i compagni di viaggio. Da quando, dopo ben 19 anni di stop, sono rimontato in sella, le idee “più complicate” mi sono tornate in mente e, una nuova situazione ha contribuito a svilupparle; oggi qualcosa è su “carta”, complici anche i lockdown totali e parziali conseguenti al covid-19, e qualcosa è anche già realizzato (Capo Nord fatto nel 2018), quando eravamo totalmente liberi. Per cui:

(31.12.2020) – ISLANDA – in embrione (tappe) – (imbarco) – (mappa isola)

(14.02.2021) – ISLANDA – Ora potenzialmente fattibile; il principale problema rimane Covid-19 (e le sue varianti) che a tutt’oggi tiene in blocco semitotale il mondo intero. Viaggiare è teoricamente possibile, ma la burocrazia per la sicurezza rende il tutto talmente complicato da convincersi di rinunciare. Ebbene: ho il progetto pronto, la mappa pure, il resto (alloggio e attrezzatura mancante) al momento è rimandato; domani la Toscana torna Zona Arancione, con tutte le limitazioni conseguenti, quindi, in questo momento, è prematuro organizzare e prenotare nel dettaglio, cosa che farò nel mese precedente la data partenza (presunta o definitivamente scelta). In caso di rinuncia, per qualunque causa, nulla è perduto; il lavoro fatto è qui salvato e lo userò alla prima occasione compatibile con i miei impegni e la situazione sanitariamente sicura. Premetto che non sono preoccupato della malattia, ma rispetto le norme a tutela della salute pubblica. Ecco cosa ho pronto: foglio di viaggio

13.02.2021 – Freddo non ti temo.

E come si fa a temerlo?

Le previsioni meteo, da circa metà mattina, dicono sole, ma con tanto, ma davvero tanto, freddo, di quello che capita pochi giorni all’anno qui da noi ed è arrivato; la causa? Correnti siberiane con forte vento di tramontana.

La voglia di andare c’è, per di più domani in Toscana torniamo arancioni (quindi stop ai liberi movimenti); quindi attrezziamoci e partiamo.

Chi? Io e la mia fedele compagnia (la moto, che pensavate?); inoltre, oggi l’esperienza è utile per testare l’abbigliamento, e non solo, in prospettiva progetto Islanda (ve ne parlo prossimamente).

Ecco qui il giro che ho fatto; non ve lo racconto anche perchè non è nulla di nuovo, anche se oggi i panorami avevano una bellezza prticolare, dovuta forse al freddo.

Mi perdo tutta la mattina per finire un “certo progetto” e mi trovo in sella pronto per partire solo alle 14.20; tre ore dopo sono davanti al mio cancello con 185 km in più.

All’inizio, la giornata sembrava davvero migliorata è il vento previsto quasi assente; invece devo ammettere che il meteo non ha sbagliato.

Sono partito con 6° da casa ma ben presto il termometro si è appostato in prossimità di “O°” (con punta massima di 3°) durante tutto il tragitto; non era la prima volta che viaggiavo a quei gradi, ma oggi devo dire che il vento ha stravolto completamente la percezione della temperatura effettiva riducendola sensibilmente.

Nonostante l’abbigliamento maggiorato, ho patito un leggero freddo al corpo e ai piedi, ma è andata meglio alle mani; oggi ho testato, per bene, le muffole.

Acquistate l’anno scorso, ma non utilizzate (causa pandemia), quest’anno le ho modificate per adattarle ai paramani della mia moto; devo dire che le dita, mio punto debole, hanno sofferto pochissimo.

Purtroppo, questo strumento peggiora sensibilmente la guida in quanto rende decisamente meno agevole l’accesso hai comandi; comunque ne valuterò l’utilizzo in viaggio dopo qualche altro test, magari sotto la pioggia.

Tornando al viaggio, ci sono stati dei tratti rettilinei di strada che la moto era decisamente spinta fuori linea dalla forza del vento; c’è stato un momento, in prossimità di una rotatoria, che il manubrio è stato spostato, ma prontamente ho recuperato (comunque ero a bassisima velocità).

Altri elementi fastidiosi, umidità e qualche pozzanghera d’acqua sull’asfalto che, sopratutto nelle zone d’ombra, hanno dato una leggera perdita di aderenza; nulla di non controllabile, comunque ha influito sui tempi di percorrenza.

Poco male, non sono uno che esce per correre ma per viaggiare; inoltre, oggi era anche un test per un possibile tour con situazioni climatiche non ottimali e posso affermare che è stato utile, ma non esaustivo.

Purtroppo non ci saranno altre occasioni, visto che da domani e per le due prossime settimane saremo bloccati; dopo, si presume che la stagione cominci a cambiare sempre in meglio col sopraggiungere della primavera.

Faremo altre esperienze. Ma come chi? Io e la mia motooooo. 😉

06.02.2021 – Senza meta ma con buoni amici.

mappafoto

Ieri il mio programma era chiaro, già deciso da alcuni giorni, ma…

Francesco e Maurizio si fanno vivi nel gruppo e son contento di andare con loro, visto che è un mese che non usciamo insieme; fra l’altro il percorso di ritorno è sconosciuto e interessante.

La proposta è di Maurizio, che vuole unire l’utile al dilettevole; prima Firenze, deve accompagnarci la figlia, e poi rientro passando da Montefegatesi, nel lucchese, attraverso le colline pistoiesi.

Francesco, che sta vicino a Pisa, si aggancerà a noi nel capoluogo di regione che noi raggiungeremo in parte via statale e in parte strada veloce; il nostro primo percorso, infatti, è su per Volterra e via fino a colle Val D’Elsa dove imbocchiamo la superstrada RA3 (Siena-Firenze).

Assolti i compiti di sbarco della giovane biker, ci apprestiamo a raggiungere l’amico pisano ovviamente in un luogo pratico, Porta Romana (ahahah!!!); giunti in tempi decenti, nonostante il traffico, dopo i vari convenevoli, i piani vengono sconvolti e alla fine si decide per zona Mugello, praticamente ciò che ho fatto la settimana prima.

Beh, mi scappa da ridere visto che luoghi che non avevo visto in una vita, li ho doppiati nel giro di 7 giorni (:D); l’importante è divertirsi insieme, però prima si va all’autodromo dove tutti non siamo mai stati.

Setto il mio cellulare/navigatore, mentre Maurizio non si lascia sfuggire l’occasione di ingurgitare un lampredotto acquistato al volo dall’ambulante di zona; siamo in moto, con largo…. ritardo (ahahah!!!), e primo stop dopo ben 1,5 km, Piazzale Michelangelo (già fatto settimana scorsa ma…).

Battuta spiritosa di arrivo (bene, per oggi può bastare), foto e video di rito e via ad immergersi di nuovo nel caos cittadino per giungere alla Via Bolognese, che ci condurrà alla destinazione.

Abbiamo qualche difficoltà, nel traffico perdiamo il promotore di questa gita rallentato della borse laterali che mal si coniugano alla circolazione di Firenze; con un po’ di pazienza, risiamo tutti uniti in viaggio.

Parte della strada è, per me, conosciuta e quindi viaggiamo spediti; in tempi rapidi ci troviamo davanti all’ingresso principale del famoso circuito mondiale.

Ci sono 2 motociclisti, uomo e donna, con cui facciamo subito amicizia e ci aiutiamo a vicenda a scattarci foto; cCi tratteniamo a lungo a chiacchiera con loro, mentre arriva altra gente, in auto, in bici, in moto.

Loro partono e noi, mentre mangiamo un boccone al volo, decidiamo il da farsi; data l’ora, tutti i piani son praticamente saltati e quindi rientro improvvisato.

Cominciamo scendendo a valle attraverso la statale che conduce a Prato poi, si vedrà; questa è davvero piacevole, infatti incrociamo molti motociclisti, solo fino quasi a Calenzano; poi caos e bruttura sino ai dintorni di Agliana.

In questa zona è pieno di vivai, non a caso qui è concentrato il commercio di piante ornamentali; arriviamo a Pistoia e Maurizio propone di buttarsi a caso alla ricerca di strade di collina per rendere più viva la gita, ma ci incasiniamo nel centro.

Allora decido di riprendere io il testimone per uscire dalla città, visto che comunque, intelligentemente, avevo inserito un percorso di rientro nel navigatore, e dopo cercare strade alternative più vuote e guidabili; ottenuto il primo risultato, di nuovo in statale, penso di passare per Fucecchio e alla prima occasione devio.

Ottima scelta, perché ritroviamo strade più libere e, per certi tratti, piacevoli che ci condurranno fino alle ben conosciute vie vicino a casa di Francesco; qui, io e Mau, ci tratteniamo con lui una mezz’ora per ripensare alla giornata e facendo propositi per prossime uscite.

Sono le 17.45 e la giornata, gradevolissima dalla mattina al primo pomeriggio, ora è grigia, anche se non fa freddo, per cui ci congediamo e, molto “brillanti”, affrontiamo la SS206 al buio per raggiungere le nostre abitazioni; alle 18.30 sono davanti al mio cancello con 350 km circa percorsi in buona compagnia e, quindi, soddisfatto.

30.01.2021 – Lago di Bilancino

mappafoto

Una Toscana attenta alla Pandemia ci regala un’altro w.e. giallo e in settimana mi ero fatto venire in mente una nuova g.f.p., almeno nella destinazione principale.

Verificato costantemente il meteo ieri la decisione è presa: Lago di Bilancino.

Stamani un brutto risveglio (attacco di colite) ed un meteo leggermente peggiore nelle zone di mio passaggio, fanno propendere per un cambio di percorso; forse era meglio rinunciare ma questa opzione è stata subito cancellata dai miei pensieri.

Alle 9.00 dovevo partire ed in realtà ancora devo scegliere la destinazione; intanto mi vesto e vado a fare rifornimento.

Ore 9.30 e idee ancora poco chiare e quindi deciderò a Saline di Volterra; se giro verso Pomarance andro verso sud, altrimenti Lago.

Arrivato al primo stop non mi sono nemmeno posto il problema imboccando il percorso preparato ieri e mi godo la strada ed il solicchio; la temperatura è piacevole (10/12°) e l’unico inconveniente è l’eccessiva umidità che ha lasciato l’asfalto bagnato.

Di per sè non sarebbe un gran rischio, ma le mie gomme sono già a 12.000 km quindi una maggior cautela è d’obbligo; questo mi rallenta per cui decido di prenderla comoda e mi fermo più volte per scattare foto.

Le strade fino a quasi a Firenze già le conosco e mi piacciono, per cui le ripercorro volentieri; i panorami sono offuscati dalla nebbia, ma rimangono comunque godibili almeno per l’occhio umano.

L’ultimo tratto per arrivare a Galluzzo è nuovo e non senza sorprese; dopo Cerbaia, il gps mi fa infilare in una serie di vie molto strette e, in più, una spessa foschia complica non poco la guida.

Il traffico ovviamente è irrisorio, ciò non toglie che in alcuni punti il passaggio deve essere concordato; per fortuna non sono molti i chilometri da percorrere, altrimenti la media sarebbe precipitata.

Ritrovata la via principale, si fa per dire, ed anche la vista del cielo, raggiungere zona Galluzzo è poco più che un attimo, ma il bello ha da venire; credevo di aver impostato un percorso che aggirasse Firenze e invece a mezzogiorno mi trovo in Piazzale Michelangelo e, visto anche il traffico, mi fermo per due foto veloci.

Riparto e, nonostante la bassa velocità cittadina, riesco ad attraversare il capuologo in meno di mezz’ora; mi trovo quindi sulla Via Bolognese che mi condurrà fino alla destinazione, lo sconosciuto, a me, Lago di Bilancino.

La strada è piacevole e quasi completamente asciutta, il sole, anche se leggermente pallido, c’è e quindi il passo aumenta non tanto per recuperare tempo ma per godersi un pò di guida briosa; in un batter d’occhio mi trovo vicino allo specchio d’acqua, eppure mi sono fermato anche per delle foto.

Arrivo al punto prefissato, su lato nord, e scorgo una stradina che porta vicino al lago, proprio ciò che volevo; ben presto diventa sporca, sterrata e, alla fine, anche fangosa proprio dove c’è un ampio parcheggio.

Dedico un pò di tempo al luogo che offre buoni panorami, ma non si vede tutto; il lago è grande e quindi mi studio le strade che lo circondano scoprendo che sul lato sud c’è una via che lo costeggia per metà del suo totale perimetro.

Ovvimente riparto per imboccare quella strada e francamente ne vale davvero la pena; alla fine giungo ad un altro parcheggio, lato est, che è più piccolo ma anche più avventuroso con fango e pozze piene d’acqua.

Goduto anche di un pizzico di avventura, scruto il cielo e prendo la via del ritorno; ma prima vi consiglio di fare una gita al Lago di Bilancino, a me è piaciuto molto e forse varrebbe la pena di visitarlo più a lungo, magari in primavera.

Dunque sono di nuovo in moto e, evitando volutamente l’autostrada, mi trovo in una stretta, toruosa e malandata via di montagna che velocemente sale in mezzo ad un bosco molto caratteristico; purtroppo non è facile fermarsi per catturare immagini e quindi devo procedere verso la tappa successiva, Vaiano (la cittadina del mio Amico Toni),

Arrivato qui, di fatto la gita è terminata, non mi resta che giungere a Prato e poi verso la FIPILI per tornare a casa prima della prevista pioggia; uscito dal capoluogo di provincia, le strade locali, fino quasi a Montelupo Fiorentino, offrono validissimi scorci panoramici oltre alla possibilità di una guida brillante.

Purtroppo sottovaluto e immortalo veramente poco, anche perchè le batterie dei cellulari si stanno esaurendo, per cui il tempo è pure tiranno; entrato nella SGC, viaggio spedito per evitare la pioggia, che invece trovo, seppur leggera, fra Empoli e Pontedera, ma non mi scompongo e continuo a velocità costante fino all’uscita di Lavoria.

Certo, voglio concludere la giornata con un tratto guidabile che, seppur ben conosciuto, è sempre godibile; ed è un piacere volare verso casa nonostante un pò di stanchezza.

Arrivo a casa alle 16.20, dopo circa 7 ore e 300 km.

SHORT RAY TRIPS

(gite fuori porta)

Spero che questa pagina sia in continua evoluzione per me e per voi. Provate a seguirmi:

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28.01.2021 – Ecco alcune idee finché siamo in zona gialla-covid: nordestsud

30.04.2020 – Era un’idea per primo giro “post-Coronavirus”:

I 10 capoluoghi toscani: 800 km di statali in un giorno? (t.1t.2t.3)

Dettaglio: Casa, Livorno, Pisa, Lucca (tramite traforo San Giuliano Terme), Carrara (tramite lungo mare da Viareggio a Marina di Carrara), Massa, Pistoia (passando da Castelnuovo di Garfagnana, Bagni di Lucca, San Marcello Pistoiese), Prato, Firenze, Arezzo, Siena, Grosseto (passando prima da Montalcino, Montepulciano, Amiata), Casa (passando per Marina di Grosseto, Castiglione della Pescaia, Follonica). Beh, ci vorrà almeno un week end.

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Lago di Vico e Lago di Bracciano – FATTO il 26.10.2019

Monte Serra – FATTO 13.10.2019

Lago di Bolsena e dintorni – FATTO 09.06.2019

“L’Eroica” fatta al 90% però… – FATTO 02.03.2019

26.01.2021 – Ducati Multistrada V4 – test ride

Le varie problematiche connesse con Covid-19 hanno fatto slittare una prova che volevo fare sin da subito, ma alla fine il giorno del test ride è giunto.

Premetto che, per me, l’estetica va avanti a tutto, anche al valore tecnico; su quest’ultimo aspetto ammetto onestamente che le mie competenze sono limitate, posso dare giusto sensazioni da utente che ama viaggiare ma che, in caso di necessità, ha bisogno dell’assistenza specializzata.

Fatta la suddetta necessaria premessa, ora mi occorre fare una breve cronistoria sulle mie impressioni fin dalle prime apparizioni ufficiali della nuova Multistrada V4.

Già dalle prime foto apparse sulla stampa specializzata la moto non mi ha mai preso, anzi mi ha lasciato dubbioso; i successivi video di presentazione hanno molto ben evidenziato le caratteristiche prestazionali del nuovo motore, oltre le innovazioni nelle funzioni di supporto alla sicurezza di guida, ma le immagini continuavano a lasciarmi poco convinto.

Alla prima occasione di potersi spostare quasi liberamente (sempre causa Covid), ho approfittato per andare a vederla da vicino; direi che ho avuto il primo incontro faccia a faccia con il mezzo, ma, purtroppo, le mie impressioni sono rimaste tutte confermate, insomma non mi entusiasma.

Posso ben comprendere che Ducati abbia cercato di creare un prodotto che raccolga il consenso di una platea più ampia di clienti, soprattutto colpendo l’occhio dei fedeli delle concorrenti; quindi, secondo me, alcune scelte estetiche sono “rimodulazioni” di idee di moto in diretto confronto col prodotto bolognese.

Probabilmente questo potrebbe aver “disturbato” il passionale ducatista, come nel mio caso.

Mi ricordo che nel 2010, quando vidi il primo Multistrada 1200, rimasi immediatamente colpito e desideroso, forse un giorno, di poterla possedere; Multistrada V4? Purtroppo “No”.

Questo non vuol dire che la rifiuto a prescindere, ma al momento rimango, con maggior soddisfazione, con la mia 1260 Enduro, esteticamente, sempre per me, molto più appagante; fra l’altro l’ho acquistata l’anno scorso e non sono riuscito a sfruttarla al massimo visti i vari lockdown conseguenti alla pandemia.

Arriva il giorno programmato per il test ride; qui è doveroso il ringraziamento a Simone e Giorgio, della concessionaria Ducati di Pisa, che mi hanno concesso il demo per ben 90 minuti e probabilmente, se io avevo più tempo, mi avrebbero lasciato anche più spazio.

Purtroppo, un’ora e mezza non è bastata per scoprire questa moto; non ho potuto sfruttare tutti i “gadgets” per la sicurezza di guida, quali il radar anteriore, né i 170 cavalli di questo 4 cilindri eccezionale.

Alle ore 9.30 sono in sella alla MTS V4 nella versione full con tutti i possibili accessori a corredo; la moto mi risulta subito più leggera rispetto al 1260 Enduro, sia da fermo, dove i piedi sono ben piantati sul fondo stradale, che in movimento, dove sembra di essere in sella ad un agilissimo 125cc, salvo aprire il gas per ricordarsi che siamo quasi 10 volte più su.

L’impostazione di guida è leggermente più bassa della mia attuale moto e mi ricorda il mio vecchio 1200s (anno 2012); la strumentazione è ben visibile e intuitiva e tutti i comandi sono ben a portata di dito.

Improvviso subito un giro più turistico e guidabile che mi consenta di valutare la ciclistica, con l’intenzione poi di rientrare sfruttando una strada di lunga percorrenza per far correre tutti i cavalli e verificare la funzionalità del radar; purtroppo, causa il traffico e la necessità di un rifornimento di carburante, mi trovo imbottigliato in strade secondarie che mi rubano molto tempo e non posso fare tutto.

Il voto per questa moto è senza dubbio molto positivo, perché è:

  • veramente comoda, con una sella morbida e riscaldabile (molto utile vista la temperatura odierna),
  • agile in curva, senza sbavature e sempre in massimo controllo,
  • quasi silenziosa, forse per i ducatisti di vecchio stampo può non piacere,
  • sempre fluida, sia in brusche accelerazione che a bassa velocità (si viaggia in 6^ a 45 km/h),
  • semplice e veloce nella gestione del riding mode,
  • precisa e puntuale in frenata.

Utile chicca, la segnalazione tramite accensione di spia, posizionata sugli specchietti, al sopraggiungere di veicoli, un accessorio che ben compensa il punto cieco dei retrovisori stessi; il radar anteriore non l’ho potuto utilizzare in quanto, per le strade percorse, non ho avuto la possibilità di inserire il control cruise.

Le mappature ormai sono ben conosciute, ma qui ce n’è una in più, ossia quella “automatica” che sceglie in modo autonomo in ogni situazione le modifiche per ottimizzare stabilità e guidabilità; direi una sorta di “supertouring”.

Il motore è certamente notevole, ma non ho potuto spingerlo al massimo, le statali percorse non lo permettevano; nella mia prova non ho percepito la classica “botta on/off” tipica del bicilindrico Ducati, ma questo è un 4 cilindri, che ovviamente risponde diversamente all’apertura del gas, e senza dimenticare l’intervento dell’elettronica, che negli ultimi anni ha sempre più stemperato l’irruenza del desmo, intristendo i ducatisti nostalgici e/o puri.

Infine, sul motore spicca un punto di forza direi unico ad oggi, che non si vede ma tecnologicamente c’è: primo tagliandone a 60.000 km. Non è cosa da poco, tenendo conto i costi di gestione.

Penso di non aver altro da aggiungere e comunque qui è solo un’esposizione di personali pensieri e sensazioni; per contributi e dettagli specializzati avete la stampa del settore con le prove di esperti testers.

DUCATI MULTISTRADA V4

23-24.01.2021 – Secondo w.e. giallo del 2021

23.01.2021 – Il meteo condizona le idee.

Tutta la settimana ha cercare un nuovo percorso di medio raggio e stamani tutto da rifare.

Non amo il vento, a prescindere, per cui mentre attendo che si calmi preparo il pranzo per domenica; in versione multitasking, cerco sul portatile un percorso alternativo valutando meteo e tempi.

Alle 12.15 ho la mappa sul cellulare e il ragù pronto; mi preparo e, alle 1255, sono in moto (nella vestizione mi perdo sempre un bel po’).

Potrei scrivere 10 come 10000 parole per descrivere il giro odierno, invece ve lo racconto con la mappa e pochissime foto; vi consiglio di farlo, magari con più tempo di quello che ho impiegato io, e non ve ne pentirete.

Quindi, magnifica giornata; ho calcolato bene i tempi, per fortuna ho trovato pochissimo vento, niente pioggia e temperature accettabili.

Ora provatelo voi.

24.01.2021 – Giusto 2 orette in moto.

Anche oggi volevo girare lungo ma piacevoli impegni familiari mi hanno lasciato poco tempo.

La mattina era comunque persa per meteo decisamente avverso; durante il pranzo di famiglia la giornata è migliorata e alle 16.00 sono riuscito a muovermi.

Conscio che il sole tramonta ancora molto presto, ho lmitato il chilometraggio facendo tratti di strada ben conosciuti e piacevoli; non sono mancate alcune foto al tramonto prima di giungere a casa decisamente al buio.

Vi racconto le mie due ore in moto: Partenza da Poggio Gagliardo su verso Guardistallo per poi scendere giù fino a Casino di Terra; a seguire SS 68 fino a San Pietro in Palazzi dove ho imboccato la SS 206 fino quasi a Collesalvetti.

Qui ho preso la diramazione per Livorno per giungere, costeggiando la zona portuale, sul lungomare (traffico sostenuto e molta gente in mascherina).

Dopo lo stop per alcune foto in citta e, successivamente, sul Romito, ho raggiunto Castiglioncello, ma non mi sono fermato sia per il buio, che cominciava a prendere il sopravvento, che per la temperatura, che senza sole è scesa bruscamente.

Proseguendo ho raggiunto la variante, ma invece di puntare deciso a casa, sono uscito al Malandrone e, sempre tramite la SS 206, sono rientrato passando da Cecina, giusto per vedere se in zona gialla la gente approfittava per una passeggiata serale in centro; poca roba, quindi sono andato a casa.

Alla fine sono stati circa 120 Km comunque piacevoli; spero di replicare con altre esperienze il prossimo w.e. (video riassunto)

20.01.2021 – ELEFANTENTREFFEN (fantasma)

NON FATTIBILE causa covid-19 in Germania con chiusura frontiera (probabilmente non lo farò più perchè sono interessato più agli altri progetti).

(31.12.2020) – (mappa) – Viaggio da fare nei giorni 29-30-31 gennaio 2021 ossia le date del 65° evento (annullato per Covid-19). Probabilmente non avrebbe lo stesso sapore del raduno più famoso al mondo ma sarebbe comunque una buona esperienza per riprendersi dai lockdown e blocchi a colori.

16-17.01.2012 – W.E. giallo.

16.01.2021 – Pisania e lucchesia con Mau e France.

Avevo ben altri progetti ma un messaggio inaspettato di Maurizio ha cambiato i miei programmi; si è aggiunto anche Francesco e così dopo molti mesi siamo riusciti a muoversi tutti e tre insieme.

Nessun percorso specifico ma idee di massima ci hanno fatto muovere in un giro interessante che ci ha portato fin sulla neve, un vero fuori programma che, seppur ghiacciante, è piaciuto a tutti.

Insomma giornata splendida ed ecco (mappa) – (immagini)

17.01.2021 – Sud, Est/Nord.

Giornata meteorologicamente meno bella di ieri, ma in solitaria mi sono fatto un giro a sud di mattina ed uno verso est/nord nel pomeriggio.

Tutti percorsi conosciuti e già fatti più di una volta ma ugualmente piacevoli e consigliabili; quindi vi lascio (mappa1mappa 2) e (immagini)

01.01.2021 – Il 2020 è finito.

Sapete qual é la cosa più brutta di quest’anno?

Il 31 dicembre ho inviato gli auguri per il nuovo anno con formule semplici e quasi banali nel testo oltre che praticamente scontate nel contenuto; in sintesi questo è stato il messaggio: ”il 2021 sarà sicuramente migliore”.

L’ho scritto (e detto) con convinzione e spinto dal mio naturale ottimismo; d’altronde ho trovato del buono anche nel 2020 e più avanti vi dirò il perché.

Quindi?

La maggior parte delle risposte ricevute erano composte da poche parole su cui spiccava come prima vocabolo uno “speriamo” freddo, triste, lapidario; si leggeva una pesante rassegnazione per un 2021 replica dell’anno che finiva.

Francamente questa cosa mi ha intristito moltissimo; posso capire coloro (pochi per fortuna nel mio entourage) che direttamente o indirettamente sono stati toccati dal male dell’anno 2020, ma gli altri non li comprendo se non per il fatto che è più facile essere pessimisti o negativi.

Comunque rispetto il pensiero di tutti, ed io rimango nel mio ottimismo; mentre lo dico, ovviamente qualche gesto scaramantico non guasta 😉

Non vi nascondo che da qualche anno riesco ad avere un visione positiva (o ottimistica) delle cose e, di questo, devo ringraziare il mio Amico Maurizio.

Questo ragazzone il 31 dicembre 2015, anno pesantuccio per me, viene a trovarmi nel mio ufficio per salutarmi, e non solo, e lo vedo entrare dal portone con un sorriso rilassante; lui è sempre così, non ho memoria di un suo stato d’ira che abbia scalfito quel volto sorridente, eppure la vita anche a lui ha lasciato segni importanti e, tuttavia, trasmette benessere e serenità.

Mentre mi viene incontro lo guardo ancora una volta positivamente stupito e gli domando: “ma come fai ad essere sempre così sereno?” e lui ribatte, sempre con un gran sorriso: “guardo sempre il bicchiere mezzo pieno”.

***ILLUMINANTE***

Ed ora veniamo al funesto e bisesto anno 2020; beh, non me ne vogliate, ma non riesco a vederlo così male.

E’ cominciato con un discreto problema sul fronte lavoro, che forse mi ha portato, magari anche stupidamente, ad abbassare la guardia facendomi “investire” denaro su una nuova moto, quando la precedente davvero aveva ancora molto da darmi; poi è arrivato, a complicare la vita di tutti, il Covid-19.

In quest’anno, per quanto mi riguarda, è svanito (per ora) pochi giorni prima della partenza il progetto di un bel viaggio motociclistico in solitaria, ho dovuto rinunciare a festeggiare la Pasqua con i miei cari, che ho riabbracciato solo dopo 60 giorni di casa-lavoro-casa, mio figlio sì è fratturato il malleolo, io sono stato tamponato mentre rientravo da un giretto in moto, mia figlia ha rischiato di fratturarsi il sacro (l’osso) cadendo a scuola ed un altro problema lavorativo è arrivato come regalo di Natale; sicuramente ci sono stati altri problemi che non ricordo o che non val la pena di ricordare perché, a torto o ragione, li minimizzo.

Per contro, pur con tutti i lockdown, coprifuoco, zone colorate (giallo, arancione e rosso) sono riuscito, dopo ben 24 anni, a tornare in ferie in moto con i miei Compagni di Viaggio a due ruote, Mau (il sorridente e sereno ottimista) e Barbi, ed è statosemplicemente fantastico, ho goduto di una magnifica estate (e non solo) in compagnia di tutti i miei amici (mi è costato qualche kg di troppo ma avrò tempo per recuperare), il lavoro ha avuto qualche svolta positiva (non senza maggior fatica e stress) e, soprattutto, (e qui continuano i gesti scaramantici) alla fine io ed i miei familiari stiamo bene; ci sarebbe quache altra piccola cosa però qui mi fermo.

Certo che il 2020 è stato un anno difficile, ma, almeno per me, non è da archiviare nel cestino; quindi, invece di sperare, affronterò anche il 2021 come gli ultimi anni ed è per questo che non posso che credere che sarà migliore.

Questo son io e lascio ognuno di voi libero di essere sé stesso.

21.12.2020 – Gite d’autunno.

Nonostante problematiche cromatiche che hanno creato limiti alla mobilità ai fini del contenimento del contagio di massa del Covid-19, qualche gitarella intorno casa sono riuscito a farla, nel rispetto dei limiti imposti dai vari provvedimenti del nostro governo.

Lungi da ipotizzare viaggi fuori regione e, tanto meno, fuori dai confini italiani, mi sono adattato rispolverando percorsi noti vicino casa, salvo, quando possibile, spaziare in altre provincie della Toscana.

Purtroppo poco ho da raccontare in termini di dettagli di viaggio e, quindi, lascio spazio alle poche immagini catturate per farvi vivere le mie sensazioni.

07.11.2020 – Bagni San Filippo. Eravamo ancora zona gialla ed ho approfittato, visto anche il meteo a favore. (mappa) – (immagini)

08.11.2020 – Praticamente Collodi. Come il giorno precedente, si poteva aprrofittare e mi sono fatto cinvolgere dal mio amico Francesco in un tour da lui ideato e, mea culpa, notevolmente modificato. Ci siamo divertiti ugualmente. (immagini)

13.12.2020 – Seppur in zona arancio, grazie ad un appuntamento programmato, ho potuto approfittare. (immagini)

19.09.2020 – Poteva andare peggio.

Non era nei miei programmi, ma all’inizio della scorsa settimana, mia figlia mi chiede di accompagnarla da un’amica nel modenese, approfittando della scuola chiusa per le votazioni.

Ovviamente mi rendo disponibile però, aprofittando delle buone previsioni meteo, decido, d’accordo con lei, di accompagnarla in moto.

L’andata sarà veloce, utilizzo FI-PI-LI e autostrade, al ritorno, essendo solo, opto per strade più panoramiche e divertenti, con attraversamento degli appenini dal Passo delle Radici.

Arriviamo al giorno della patenza e, leggermente in ritardo, alle 11.40 muoviamo per la destinazione prefissata.

All’inizio scelgo le statali fino a Lavoria, percorrendo la conosciuta strada di Orciano e Pian Di Laura, giusto per iniziare con un pò di brio, poi imbocchiamo la FI-PI-LI e spiattello le gomme.

Arriviamo nei tempi programmati, Amanda è soddisfatta ed io con lei; la sua felicità è la mia.

Mi trattengo in compagnia degli amici ospitanti per quasi due ore, poi alle 16.00 riparto per essere a casa ad un’ora decente, giusto in tempo per il programmato sabato sera.

Con l’aiuto del fidato cellulare-navigatore affronto gli appennini e, per non fare troppe fermate a fare foto, installo due cam (una sul casco e l’altra sul bauletto destro) nella speranza di catturare buone immagini dei panorami che troverò nel percorso; la scelta si rivelerà molto utile anche per sventurati motivi.

Il saliscendi del passo è piacevole e spero che le immigini che monterò possano dare la stessa sensazione; purtroppo non arrivo a casa ma passerò una non simpatica nottata in ospedale.

Già, il viaggio di ritorno s’interompe anzitempo, non per causa mia, ma lascio spiegare a queste immagini; per il meglio del viaggio a breve cercherò di inserire un filmato strutturato ricavato dalle due cam, nel frattempo ecco la mappa del percorso… fin dove sono arrivato.

Alla prossima, fra un pò 😉

24.08.2020 – Ora come allora, Buon Anniversario.

Questo articolo è dedicato ai miei amici Maurizio e Barbara con i quali ho condiviso parte della mia vita; complimenti ragazzi 29 anni insieme e nulla è cambiato fra voi.

(N.B.: purtroppo i filmati della cam sulla moto non sono venuti bene, non come qualità ma come offerta di immagini, per cui ho desistito dall’inserimento; ho aggiunto, ove possibile le foto dei miei amici a completamento).

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Ebbene ci siamo riusciti e nemmeno il rognoso Covid-19 ce lo ha impedito; dopo 24 anni ripartiamo insieme e non è cambiato niente.

Con Mau e Barbi è stato, almeno per me, come fare un tuffo nel passato, la stessa sintonia, i loro stessi disaccordi (Barbara) o eccessive premure (Maurizio); ed io lo stesso di un tempo pronto ad improvvisare o ad adeguarsi lasciando spazio a tutti, ma un pò meno lento 😉 .

Insomma, per me, vacanza perfetta; e come sempre i piccoli inconvenienti (che vi racconterò) hanno fatto da contorno positivo e divertente alla nostra esperienza.

Ma ecco il nostro viaggio: qui la mappa dei nostri pernottamenti e sotto la nostra storia.

Pianificato bene, non senza qualche difficoltà finale per trovare alloggio, tutto è andato secondo le nostre aspettative e qualcosa anche meglio; il viaggio ha subito qualche ritocco in corso d’opera il tutto in piena sintonia e non togliendo nulla al nostro principio fondamentale: “siamo in vacanza”.

15.08.2020foto miefoto degli amici – Partenza, ovviamente in ritardo, alle ore 7.50 e arrivo a destinazione ore 13.30 (Caserta); una sola sosta per rifornimento e un mio piccolo stop supplementare per fermarmi ad un punto blu per cercare di risolvere il problema del mio Telepass, ma, ovviamente, a ferragosto chi vuoi trovare.

A destinazione qualche difficoltà per trovare l’alloggio e, una volta raggiunto, dopo qualche problema per accedere, siamo entrati in casa (Barbara è piccolina e si infila bene in spazi ridotti); conquistato l’appartamento, a turno ci siamo docciati e abbiamo “sistemato” le nostre cose prima di affrontare la visita del giorno: Reggia di Caserta.

Lascio parlare le foto, che comunque non sono esaustive.

P.S.: prenotate i biglietti d’ingresso online da casa perché farlo sotto il sole davanti all’imponente edificio non è piacevole.

Finita la visita ci siamo rilassati e riposati ad una panchina al fresco in una piazzetta vicina, decidendo il da farsi; alla fine ha prevalso la scelta di mangiare prima di farsi una nuova doccia.

Prima di cena, abbiamo approfittato per una passeggiata nel centro storico, poco distante dal luogo simbolo visitato nel pomeriggio, per poi optare per una pizza (scelta quasi scontata) e, successivamente, rinunciando alla doccia, abbiamo proseguito per un giro in notturna nel parco davanti alla Reggia; prima di tornare a casa ci siamo fermati ad un bar per una bevuta e due chiacchiere fra noi, prima, e col barista, poi.

Non era tardissimo ma abbiamo deciso di tornare a casa visto che anche il giorno seguente sarebbe stata giornata piena.

16.08.2020foto miefoto degli amici – Svegliati tutti di buon ora, abbiamo fatto colazione e poi i preparativi, questi semplificati dalla nota ospitalità meridionale che ci ha permesso di sistemare le nostre moto nella corte interna del condominio; c’è scappato pure il tempo per far conoscenza con altri ospiti del nostro B&B, anche loro motociclisti.

Con il consueto ritardo, siamo poi partiti per la nostra seconda meta, Matera.

Se il giorno precedente il viaggio era stato noioso, stavolta, per tutta la parte autostradale, è stato fastidioso; il limite di velocità (80 km/h) è veramente ridicolo, ma, dov’erano i lavori in corso (frequentissimi), i numerosi autovelox con limite a 60 km/h erano davvero irritanti, però li abbiamo rispettati tutti (almeno spero e almeno quelli).

Per fortuna i paesaggi non erano affatto male, ma il meglio è arrivato quando il “navigatore” (un cellulare usato per tale scopo) ci ha fatto uscire a Candela, praticamente nel nulla; da lì a Matera una strada extraurbana ampia e quasi deserta ci ha fatto letteralmente volare verso la destinazione.

La sistemazione trovata è stata davvero singolare, una sorta di ostello parrocchiale in parte utilizzato, appunto, come alloggi per seminaristi (almeno così sembrava) ed in parte pensione per ospiti paganti; secondo il nostro schema tattico, doccia e via in centro per la canonica visita dei famosi Sassi di Matera, che altro non è che l’antica città scavata e costruita su se stessa.

Mentre eravamo alla ricerca di “un adeguato” parcheggio per le moto, ci siamo ritrovati prenotati per la visita del famoso luogo con inizio ore 13.30; l’escursione, con tanto di guida, merita tutta, ma l’orario forse è stato un tantino infelice.

Un’ora e mezza di camminata attraverso le vie di questo luogo suggestivo sotto un sole cocente non hanno comunque diminuito il nostro interesse; alla fine io mi sono rinfrescato con un gran gelato, Barbara con lo shopping di souvenirs.

Dopo una breve passeggiata per il centro città, abbiamo puntato su un obiettivo preciso ossia il ponte tibetano del canyon per poi valutare d’arrivare in cima alla parte opposta per godere di un panorama notevole (così si dice); beh, anche quest’idea è stata piuttosto impegnativa perché la discesa in costa per giungere in basso fino al ponticello sul fiume non era una passeggiata da poco e l’orario cominciava a non quadrare con il resto del programma.

Giunti al ponte, lo abbiamo oltrepassato dondolandoci abbondantemente per spaventarci reciprocamente; sull’altra sponda, ci siamo trattenuti una decina di minuti valutando nuovamente sul da farsi, ma una piacevole nuvola dispettosa ci ha fatto definitivamente desistere dal proseguire l’arrampicata in parete opposta.

D’altronde c’erano da calcolare anche i tempi per ritornare indietro al punto di partenza, quindi…. si rientra.

In quel momento nel ponte c’era un discreto traffico di persone ed io, seguendo una personalissima strana idea, ho cercato un punto di guado sul fiume; ci sono riuscito, aggiungendo un piccolo sprizzo di avventura a compensazione della mancata salita in vetta all’altro lato del canyon.

Nel ripercorrere la strada fatta, siamo stati più veloci non solo perché pioveva, ma anche perché era arrivata l’ora di tornare in alloggio per docciarsi e prepararsi per la cena.

Barbara ci ha voluto portare in un locale che ha vinto una trasmissione televisiva; appena parcheggiate le moto e prima di raggiungere il ristorante ci siamo imbattuti in un loquace signore del posto che ci ha regalato una sua poesia sulla mamma e recitato altre varie sue rime (alcune in verità mi son sembrate inventate sul momento).

Non senza qualche difficoltà, ci siamo distaccati dal simpatico indigeno, ma l’orario di prenotazione era perentorio (per nostra fortuna).

Dopo cena, siamo tornati in centro e abbiamo goduto della suggestiva vista notturna dei Sassi cui è seguita una passeggiata nelle via principali cittadine; ci siamo attardati ma il giorno seguente il viaggio era davvero breve.

17.08.2020foto miefoto degli amici – Obiettivo del 3° giorno erano Polignano A Mare e Alberobello; la sistemazione trovata era più o meno a metà strada, nella cittadina di Turi.

Sapevamo che la stanza non era pronta in mattinata ma con il proprietario abbiamo concordato di lasciare in deposito parte del bagaglio (quello per noi più noioso); arriviamo troppo presto e temporeggiamo ad un bar locale facendo colazione, visto che eravamo partiti a digiuno.

Giunta l’ora del rendez vous torniamo all’appartamento e procediamo come da accordi; quindi ripartiamo alla volta di Polignano A Mare.

Arriviamo che è mezzogiorno e mezza, il caldo è infernale, anche perché i motori si surriscaldano nel traffico caotico della cittadina, non riusciamo a trovare un parcheggio e Barbara è in fibrillazione cerebrale e la sua tolleranza scende a zero; come conseguenza fuggiamo via e giungiamo in una località poco distante per goderci un bagno rinfrescante.

Siamo fradici di sudore quando troviamo una decente sistemazione per le moto e ci buttiamo in spiaggia… no, in scoglio …. in roccia …. insomma vicino al mare.

Troviamo un piccolo riparo dal sole accostandoci ad un muro di un locale lì vicino e sono io, non senza difficoltà (camminare a piedi nudi su scogli affilati non è facile), il primo a guadagnare un tuffo in mare; quando esco é la volta dei miei amici di andare in acqua, loro sono attrezzati e fanno molto prima ad immergersi ma solo Maurizio prolungherà il bagno per una buona mezz’ora.

Il posto non mi entusiasma ma è troppo caldo per fuggire via per cui, centellinando l’ombra del muro, evito l’arsura del sole.

Arriva il momento di andar via, ma non prima di aver fatto almeno due foto a distanza a quella che era la destinazione primaria della mattina; purtroppo non siamo vicinissimo e le foto non rendono merito alla bellezza e particolarità della famosa località turistica.

Ci accontentiamo perché fugge dalla mente di tutti il solo pensiero di riaffrontare il caos per pochi minuti nel centro di Polignano.

Quindi, velocemente recuperiamo le moto e via verso la nostra casetta; in meno di mezz’ora siamo già pronti per la doccia che, come sempre, vede il diritto di primo ingresso per la donna del gruppo; segue un piccolo riposo per poi ripartire alla volta di Alberobello dove trascorreremo serata, cena e dopocena.

La gita più appagante di tutta la vacanza, almeno per me.

18.08.2020foto miefoto degli amici – Il giorno seguente rinunciamo a fare tappa ad Ostuni soprattutto per il caldo eccessivo e puntiamo verso il nostro albergo; là lasciamo i bagagli in deposito (le camere ce le daranno nel pomeriggio) ed andiamo alla ricerca del mare per rinfrescarci.

Invece della programmata Porto San Cesareo andiamo a Sant’Isidoro che, stracolma di gente, ci costringe a spostarci fuori paese; troviamo un buon posto, spiaggia e scogli taglienti, ma con un po’ di attenzione riusciamo a goderci un magnifico bagno.

Fuori dall’acqua il refrigerio dura niente con un sole cocente e, che con la scusa della fame, fuggiamo all’ombra di un chiosco ben organizzato poco distante.

Ci tratteniamo per un po’ valutando il da farsi nel pomeriggio e sera, ma Barbara vuole subito rinfrescarsi in camera e quindi loro tornano in albergo mentre io opto per una visita alla non lontana Gallipoli; la strada è piacevole, ma il caldo è insopportabile, ormai sono in ballo e faccio il turista.

Mi godo alcuni bei luoghi con scogliere gradevoli e mare stupendo ma, giunto in città, mi faccio il centro storico a passeggio e, nonostante una bella spiaggia molto affollata, il bagno sarà solo di sudore; la visita è gradevole però non mi coinvolge appieno, tanto che non mi va di tornarci per cena, come sarebbe previsto dai nostri programmi per la serata.

Arrivato in hotel, disfo i bagagli, faccio un po’ di bucato, seguono megadoccia e riposino; con i ragazzi ci siamo messaggiati e ci troviamo alle 18.00 per andare a visitare Lecce in notturna.

Seguiamo il nuovo programma serale e non rimaniamo affatto delusi, abbiamo solo qualche difficoltà per cenare, i locali sono stracolmi di gente (turisti e oriundi del posto), ma, seppur non prestissimo, risolviamo in modo soddisfacente.

Giunge l’ora di rientrare, i miei amici vanno subito a nanna, io vado a veglia in un locale nel giardino pubblico poco distante, per godermi un ultima fresca bevuta mentre pianifico per il giorno seguente.

19.08.2020foto mie – Alle 7.30 siamo i primi a fare colazione e con calma concordiamo il programma; non partiamo prestissimo ma la nostra location (dove staremo per 4 notti) è ben centrata rispetto a tutti i nostri obiettivi e questo si rivelerà un grosso vantaggio.

Quindi tappe odierne sono la Grotte della Poesia e la spiaggia della Torre Orso; al primo luogo giungiamo all’apertura, il posto è notevole ed il mare favoloso, c’è un discreto vento ma non guasta, la temperatura è piuttosto calda.

Il luogo si riempe velocemente di gente, trovare un posto per sedersi o sdraiarsi non è facile, oltre che scomodo, visto che il terreno è roccioso; anch’io come moltissimi turisti mi convinco e faccio il tuffo nella Grotta della Poesia (quella grande), un salto da 3 o 4 metri di altezza che comunque non è una passeggiata.

Resto in acqua un pò, si sta troppo bene ed il posto, nonostante la gran confusione, è veramente suggestivo; uscito raggiungo i miei compagni di viaggio, mi asciugo e poi visitiamo il sito con una guida turistica, circa 50 minuti per visitare il posto; poi ci spostiamo in un altro luogo vicinissimo godendoci sia la parte archeologica che la parte naturale, che avrebbe meritato un bagno stratosferico in quelle acque cristalline, ma il tempo è tiranno e dobbiamo andare alla seconda tappa: Torre dell’Orso.

Non è molto distante e quindi in pochi minuti siamo di nuovo fermi, alla ricerca di un buon parcheggio; non c’è e ce lo inventiamo, quindi qualche acquisto utile, piccolo ombrellone da spiaggia per i ragazzi e un paio di scarpe gommate da scoglio per me (che alla fine non userò mai), ma prima di andare in spiaggia pranziamo.

Giungiamo alla vicina spiaggia, è un vero carnaio e, con molta difficoltà, troviamo un buco per mettere i nostri asciugamani; con Maurizio facciamo il bagno, una gran nuotata prima e poi tutta la spiaggia camminando nell’acqua.

C’è molto vento che agevola l’abbronzatura, ma distendersi è praticamente impossibile per cui appena siamo con il costume asciutto, fuggiamo; ancora una volta i ragazzi rientrano in albergo, la resistenza di Barbara è comunque limitata, mentre io voglio visitare i laghi Alimini.

Detto fatto, seguo maps che però mi porta in una strada sterrata, scavata dalla pioggia; alla fine, per evitare di cadere, cado sul serio, quasi da fermo.

La moto nessun danno di rilievo, io me la cavo con qualche graffio, visto che sono caduto di schiena in un prunaio; ma questo non è il problema, semmai tirare su oltre 300 kg da solo non è stato semplice, soprattutto perché ero in un tratto di strada sterrata e per niente lineare, ma alla fine ho vinto io.

Il primo tentativo di accesso al lago, attraverso la vegetazione, non è stato ottimale, per cui in fretta ho ripreso la moto ed ho cercato la strada principale che dalla mappa risultava costeggiare lo specchio di acqua dolce; il risultato è stato decisamente migliore e, ma solo per un attimo, mi sono rammaricato per non averlo fatto prima (avrei risparmiato una ridicola caduta).

Quindi, con il sole negli occhi, ho seguito la strada del ritorno in hotel attraverso stradine molto appaganti; arrivato, immediata doccia e contatto con Mau e Barbi per confermare il programma serale: Otranto.

L’idea era quella di arrivare e subito cenare, onde evitare la ressa ai ristoranti, per poi visitare con calma il centro storico; appena arrivati, nel cercare il parcheggio, e qui siamo stati fortunati, abbiamo immediatamente compreso che cenare sarebbe stato un tantino problematico, ma abbiamo iniziato la nostra passeggiata fiduciosi (forse).

Le prime tre fermate sono state ai ristoranti incrociati nel nostro improvvisato percorso, con risultati immaginabili, ed ovviamente abbiamo deciso per altra soluzione alimentare; una bella puccia salentina presa ad un fast food e gustata appoggiati ad un vecchio portone di un vecchio palazzo del centro.

Terminato il pasto, abbiamo fatto il nostro giro turistico improvvisando il percorso, ed è stato un vero piacere goduto fino alle 23.00; ci sarebbe piaciuto trattenerci ma la sveglia mattutina e le escursioni nei luoghi programmati richiedevano adeguato riposo. Beh in verità io son tornato al bar nel parco davanti l’hotel, il posto … “meritava”.

20.08.2020foto miefoto degli amici – Siamo svegli e pronti per la colazione sempre alle 7.30, eccediamo nel rilassarci ma allo stesso tempo definiamo le tappe odierne; pronti alle 9.30, ci dirigiamo decisi a Punta Prosciutto (località balneare davvero notevole), una lunga e stretta lingua di spiaggia bianca con un mare calmissimo e cristallino (non a caso è definita “i caraibi italiani”); per le moto troviamo sistemazione, ma in spiaggia le cose sono ben più complicate.

Sono le 11.00 ed è caldissimo, camminiamo per un po’ con i pedi in fresco in battigia con lo sguardo attento in spiaggia per trovare in mezzo a quella bolgia di corpi umani uno spazio anche per noi (beh io osservo ben altro….;-) ); riusciamo a trovare un fazzoletto di sabbia dove posizionarsi, subito dopo, con Maurizio, ci tuffiamo nel mare trasparente e poi lunga passeggiata in acqua, prima in una direzione poi in quella opposta.

Tornati nella zona del nostro ombrellino, rubiamo il fresco in battigia, grazie all’ombra di un carretto di vestiti, costumi e altro gestito da un vucunmprà locale; infine raggiungiamo Barbara ma lo spazio è davvero angusto ed io, bruciato per bruciato, torno dove frange l’onda ad osservare il paesaggio.

Verso le 13.00 i ragazzi optano per rientrare in albergo, rinfrescarsi in doccia e mangiare nel ristorante interno, mentre io decido di far visita al non lontano centro turistico di Porto San Cesareo dove dovremmo cenare la sera; ovviamente dopo un poco di strada insieme ci separiamo ed ognuno giunge alla sua meta.

Sono nella località turistica e balneare, sarà anche bella ma non mi piglia, non mi soddisfa; completo la mia escursione e non ci vuole molto tempo, le dimensioni del centro sono modeste, e francamente la mia impressione non positiva rimane tale.

Il mio giudizio potrebbe essere stato influenzato dal caldo torrido, per cui mi fermo in un bar alla ricerca di refrigerio anche grazie ad un gelato ed una bibita; resto lì per una buona oretta mentre valuto il da farsi, decidendo di andare in una spiaggia del posto che da lontano sembra molto bella.

Niente da fare, questa cittadina non è per me; comunque faccio il bagno per rinfrescarmi prima di tornare in albergo; nel viaggio di rientro faccio mente locale su quest’ultima visita e decido che non ci torno a cena.

Arrivato in albergo, faccio un messaggio ai ragazzi per dirgli la mia decisione è poi doccia e riposo; sono cotto e lesso pure io.

Sono circa le 18.30 quando ci ritroviamo tutti e tre per riprogrammare la serata; la scelta cade sulla non distante Nardò, località definita la Lecce in miniatura, e quindi là andiamo.

Poco fuori dalla cittadina, troviamo nel mezzo di una rotatoria una scultura metallica di un toro con 2 palle enormi (complimenti!), e subito mi viene a mente il bestione di Wall Street; proseguiamo e giungiamo alle mura del centro storico, parcheggiamo ed iniziamo la visita.

Memori delle difficoltà incontrate nelle sere precedenti per alimentarsi, decidiamo di mangiare subito per poi passeggiare sereni e a stomaco pieno; niente da fare, nel centro tutto prenotato, per cui cerchiamo tramite internet fuori dalle mura ed è una scelta vincente.

Cena favolosa e ospitalità grandiosa ci ricaricano alla grande; si fa per dire, in realtà siamo appesantiti dall’abbuffata, almeno io che ho assaporato uno piatto squisito: “sorpresa di mare” (le foto faranno comprendere).

Comunque torniamo nel centro storico e completiamo la nostra visita trattenendoci fino alle 22.30; il posto è decisamente carino, ne rimaniamo molto soddisfatti (in particolare del ristorante) però dobbiamo rientrare non prima di una fermata al toro con le pallone dove facciamo delle foto ricordo (normali, che credevate).

Prima di andare a letto, io non rinuncio al mio barrettino, anche se stasera non è la stessa cosa….

21.08.2020foto miefoto degli amici – Ultimo giorno in questa location che ha fatto da testa di ponte per tutte le nostre escursioni salentine; il paese si chiama Copertino, ma noi non lo conosciamo perché l’hotel è nella sua periferia.

Ma veniamo al programma odierno; prima tappa Santa Maria di Leuca.

Colazione ancora alle 7.30, partenza rallentata per continuo eccesso di relax; prima della partenza piccolo inconveniente al sottoscritto che diventa un’altra ridicolaggine che rallegra il viaggio.

Finalmente partiamo.

Durante il tragitto, sulla strada a quattro corsie che taglia il Salento, guadagniamo parte del tempo perso ed arriviamo casualmente alla Torre dell’Omomorto dove ci fermiamo, sudati e cotti; il panorama è bellissimo e, mentre decidiamo come procedere, siamo incuriositi dal segnale turistico della Grotta del Diavolo.

Internet spiega e quindi si va lì; con l’ausilio di maps ci dirigiamo sul vicinissimo posto, ma peccato che il segnale Gps è carente, ma lo capiamo troppo tardi, mentre già torniamo indietro dispiaciuti di non aver trovato la grotta.

La conseguenza è una lunga camminata sotto il sole che se da un lato, positivo, ci ha fatto vedere altri luoghi meravigliosi, dall’altro, negativo, la botta di calore lascerà il segno su qualcuno (nulla di grave, state sereni).

Mentre un poco delusi, torniamo alle moto, ci fermiamo ad un chiosco/bar per bere qualcosa di fresco ed invece, l’insoddisfazione alimenta la curiosità, chiediamo al barista informazione sulla grotta mancata; ebbene era proprio lì vicino, siamo passati prima davanti alla via di accesso, ma non abbiamo trovato la segnaletica per cui siamo finiti dove siamo finiti.

Allora che facciamo? Si va.

Stavolta la ricerca è vincente, raggiungiamo la grotta, entriamo, la perlustriamo fino in fondo dove c’è il mare ed io, cautamente visti i numerosi scogli e sassi, entro in acqua e mi rinfresco.

Siamo orgogliosi, chissà per cosa poi, ahahah!, e torniamo alle moto soddisfatti; lì decidiamo di fermarci al primo ristorante che troveremo per mangiare possibilmente al fresco di un climatizzatore.

Circa 1 km e si concretizza il nostro desiderio; parcheggio moto tranquillo (+ o -), ristorante carino con sala interna climatizzata; la fame non è molta, almeno per me, e una caprese con burrata soddisfa perfettamente.

Usciti riprendiamo le moto e lì un ducatista con la sua compagna si ferma ed ovviamente si apre un dialogo amichevole; ci salutano con molta invidia positiva, visto che loro sono in vacanza in auto.

Ed ora via alla ricerca della Cascata Monumentale, del Santuario di Santa Maria de finibus terrae, del faro; si trovano tutti vicini tra loro nel promontorio di Capo Santa Maria di Leuca, ossia il punto dove Mar Ionio e Mar Adriatico si incontrano ed è un punto dalla veduta panoramica spettacolare.

La Cascata purtroppo non è funzionante, i lavori di manutenzione programmati non sono stati completati a causa del confinamento Covid-19, quindi proseguiamo e giungiamo nel punto più alto dove si trovano il Santuario ed il Faro separati solo da una grandissima piazza in pietra tipica locale.

Ci inventiamo un parcheggio vicino ad una terrazza che dà sulle scalinate che collegano questa zona con la cascata Imperiale, un posto con una bella vista panoramica ed anche molto ombreggiato, tant’è che stendo un asciugamano e ci riposiamo al fresco.

Dopo un po’ facciamo visita ai piazzali panoramici intorno al faro, che non è accessibile, e lì perdiamo Barbara presa dai banchetti di souvenirs; in ordine sparso io e Maurizio ci godiamo, in vari punti, la bellissima vista dei due mari fino poi a ritrovarci tutti e tre insieme su di una panchina all’ombra per recuperare nuove energie.

Non abbiamo il sole addosso, ma il caldo c’è tutto per cui, senza ulteriori indugi, entriamo nel santuario e lo visitiamo sia per interesse artistico che per refrigerio; le chiese nel sud sono sempre molto ricche e qui non sai dove guardare prima.

Completata la visita andiamo ad un bar per un bel gelato (e non solo) e, a seguire, ripartiamo per fare tutta la strada lungo costa; arriviamo al Ponte del Ciolo e, come da programma, ci fermiamo.

Il ponte è famoso perché sotto ci sono scogli e pareti in roccia dove arditi tuffatori si lanciano nelle stupende e profonde acque sottostanti; qualche ardimentoso si è addirittura tuffato dal ponte stesso e, sono circa 30 metri, non è per tutti.

Ci godiamo il posto e qualche bel tuffo da oltre 10 metri di alcuni ragazzini, vorrei tuffarmi anch’io ma, vuoi per la confusione e vuoi per la scarsa esperienza, rinuncio e quindi abbandoniamo il luogo alla volta della Grotta Zinzulusa; facciamo il tragitto a velocità ridotta sia per il traffico che per godersi appieno il panorama, quindi i tempi si dilatano ed ad arriviamo sul posto alle 17.45, giusto in tempo per acquistare i biglietti per l’ultima visita.

L’attesa vicino all’imbocco va oltre le aspettative, ma la bellezza e suggestività del luogo ripaga totalmente; siamo alle moto alle 19.30 e decidiamo di rinunciare all’ultima tappa giornaliera, il lago delle cave di bauxite vicino Otranto.

Visto che domani ci trasferiamo, decidiamo di andare a letto presto per cui optiamo per andare subito a cena e all’unanimità scegliamo e prenotiamo al ristorante del giorno precedente; in poco più di mezz’ora siamo con le gambe sotto al tavolino, mangiamo, ci rilassiamo e decidiamo il programma per il giorno seguente, poi rientriamo in albergo dove prepariamo i bagagli per essere più lesti al mattino dopo.

Sono molto veloce, quindi, dopo la doccia, esco per l’ultima bevuta al barrettino, ma la fortuna non aiuta l’audace; a mezzanotte e mezza torno in camera e crollo esausto.

22.08.2020foto miefoto degli amici – Eccoci, ore 7.30, a far colazione, siamo più dinamici e lesti, Fragagnano, il luogo dove dormiremo stanotte, non è lontanissimo e quindi abbiamo tempo per tornare a Lecce; la permanenza va oltre la nostra programmazione, ma troviamo chiese e musei aperti e qualcosa vogliamo vedere.

Il pranzo sarà un fugace pasticcino tipico al famoso Caffè Alvino, poi andiamo alle moto, che non sono vicinissime, e torniamo all’albergo, a Copertino, per recuperare i bagagli lasciati in deposito per essere più leggeri; completate le operazioni di carico, salutiamo e via alla volta di Fragagnano.

All’arrivo troviamo la titolare del B&B, con il marito, ad attenderci, scarichiamo i bagagli, e alla fine, come promesso, ci trovano una sicura sistemazione notturna per le moto; concordato il tutto, entriamo nella nostra camera climatizzata, a turno ci facciamo la doccia e poi “sveniamo” sui nostri letti.

Alle 18.00 siamo pronti per la visita, fuori programma, di Taranto; nel tragitto passiamo dal ponte sui due laghi, vicino all’Ilva (che vista tetra!!!), per poi giungere al ponte di Porta Napoli per arrivare nell’isolotto con il centro storico.

Mezz’ora abbondante per fare forse un paio di km, parcheggiamo subito al primo buco che troviamo e compare il più classico dei parcheggiatori abusivi; piccolissima mancia e lui garantisce totale sicurezza per i nostri mezzi (…noi i nostri blocchi li utilizziamo lo stesso…).

Proseguiamo a piedi sul marciapiede del lungo mare godendoci le ultime luci del tramonto, fino ad arrivare al castello Aragonese, ormai a buio, che non visitiamo perché bisogna prenotare telefonando al comando della Marina Militare (sono loro che gestiscono e custodiscono tale edificio storico).

Dietro il castello vediamo sbucare degli alberi maestri di una grossa imbarcazione illuminati dalle luci del nostro tricolore: è la nostra Amerigo Vespucci, la nave scuola militare.

Ecco l’assurdo degli assurdi, siamo dovuti arrivare casualmente a Taranto per vedere qualcosa che spesso si trova a soli 40 km da noi; il traffico di mezzi e persone e veramente caotico e non cessa assolutamente.

Siamo sul ponte San Francesco di Paola che ci porta fuori dall’isolotto, ma non importa perché lì vicino possiamo scattare, non senza qualche difficoltà, qualche foto di rito alla nave più famosa d’Italia; poco distante vediamo dei locali e, con scarsa fiducia, andiamo a sentire se c’è posto per cenare.

I tavoli sono sull’ampio marciapiede di fronte ai locali stessi e, timidamente, approcciamo il cameriere per chiedere…. che fortuna, posto per tre c’è e ceniamo alla vista dell’isolotto e dell’Amerigo Vespucci; mangiamo benissimo e, super soddisfatti, torniamo a passeggiare nel centro storico dove c’infiliamo nelle varie stradine fino a sbucare davanti al porticciolo.

Qui c’è maggiore decadenza, ma troviamo un localino che ci fa assaporare un semifreddo favoloso, la porzione, per me, è micro ma la spesa è adeguata; questa è l’ultima pausa perché decidiamo di andare a nanna, domani il trasferimento sarà più lungo e nel pomeriggio c’è da affrontare Pompei.

23.08.2020foto miefoto degli amici – Ore 7.00 siamo già a colazione, alle 8.15 siamo in viaggio; arriviamo a destinazione ben prima di pranzo, che saltiamo, la doccia invece la facciamo tutti e segue un riposino prima di affrontare il parco archeologico.

I biglietti li ha acquistati Maurizio online, per cui ci muoviamo in anticipo ma non troppo; prima di entrare, tanto c’è ancora tempo, io mi faccio un gelatone, poi raggiungiamo l’ingresso di nostra competenza… non proprio vicinissimo alle moto; alla nostra ora (le 17.10) siamo dentro e con calma procediamo alla visita fino alla sirena di chiusura (ore 19.00).

Per la serata era previsto di cenare a Sorrento, ma siamo cotti a puntino quindi ci fermiamo ad supermercato sulla strada del rientro e facciamo la spesa per cena e colazione; mangiamo in casa e dopo valutiamo qualche ultima visita per il giorno dopo ma Morfeo sopraggiunge e buona notte ai sonatori.

24.08.2020foto miefoto degli amici – Svegli di buon ora, facciamo colazione in terrazza con vista, anche se distante, del famoso vulcano; purtroppo siamo sulla strada principale, ma è presto e il traffico ancora limitato.

Finiti i preparativi per la partenza, all’ultimo tuffo pianifichiamo una puntata sul Vesuvio, non in cima ma a mezza costa; pronti per mettersi in moto, sbaglio il settaggio del programma di navigazione per cui attraversiamo tutti i paesini invece di fare l’autostrada e ci troviamo nel traffico che ci rallenta molto prima di giungere alla strada della “Montagna”.

La velocità aumenta e arrivati ad una rotonda, istintivamente imbocco la strada per la vetta; mi fermo e chiedo ai ragazzi che fare: si va, e così saliamo fino al parcheggio più alto e lì siamo nel mezzo alla nuvola che sovrasta l’intero parco naturale.

Non c’è tempo per entrare e visitare, rigorosamente a piedi, l’ultimo tratto per giungere alla bocca del vulcano, ma per l’acquisto di due o più souvenirs lo troviamo; mentre paghiamo i primi acquisti, arriva una pioggia che sembra seria, ma ce ne freghiamo e completiamo lo shopping.

Durante la salita, abbiamo localizzato alcuni punti panoramici dove vogliamo fermarci per qualche foto; prima di partire io mi organizzo anche con un paio di cam (che non so perché non ho mai utilizzato prima), quindi inizia la discesa.

Facciamo le tappe prefissate poco prima per catturare qualche buona immagine, cosa non facile in una giornata umida come questa, ma ne vale ugualmente la pena; giungiamo al casello, prendo il biglietto e subito dopo mi fermo per sganciare le cam e, di fatto, la vacanza finisce qui….

i successivi 500 km circa sevono solo a bollire dal caldo e spiattellare le gomme.

Agosto 2020 – 24 anni dopo siamo di nuovo insieme.

Covid-19 ha solo modificato i progetti: -1, Puglia arriviamo.

Ebbene sì, con Maurizio e Barbara, dopo 24 anni (ultimo viaggio insieme – agosto 1996 – Romania), adempiamo alla nostra promessa di tornare a viaggiare in moto, (quasi) tutti insieme, ora che i nostri figli son cresciuti; domani affronteremo questa nuova avventura in terra italiana.

Necessita una breve spiegazione: Maurizio ha acquistato la moto quest’anno e subito abbiamo vagliato soluzioni di viaggio; decidiamo per l’Algarve (sud del Portogallo) ma prima ancora di iniziare la programmazione, arriva Covid-19 e spezza ogni sogno.

Comprendiamo subito che viaggiare all’estero sarà improbabile, ma confidiamo di goderci un pezzo della nostra stupenda Italia; tiro giù un paio di idee ma alla fine la spunta Barbara (potere delle donne 😉 ) e il viaggio sarà in Puglia.

Lascio alla mia amica e al suo dolce marito l’onore di organizzare il tutto; francamente ci speravo, fino da ultimo, ma, forse complice anche lo strascico della pandemia, toccherà a me creare un programma (come sempre del resto – ahahah!), che, ovviamente, sarà adattato alle “delicate” richiesta dell’unica motociclista del gruppo 😀 . Va bene lo stesso perchè la cosa più importante è tornare a viaggiare insieme.

Nei prossimi giorni, spero di dar conto, in moto puntuale, a questa esperienza e quindi per il momento vi lascio solo copia del programma.

A presto.

05.07.2020 – Al fresco del Lago Santo Modenese.

Ancora un giro con Mau e Barby per prepararsi alla probabile vacanzina agostana.

Era un pò che proponevo il Lago Santo, vicino all’Abetone, ma c’è sempre stato qualcosa per rinunciare; anche stavolta sembrava non fosse possibile, ma al rendez-vous a casa mia i miei amici hanno confermato l’ok.

Siamo partiti verso le 10.30 con una temperatura già torrida, ma per fortuna la destinazione è in buona quota per poter frescheggiare; così credevamo.

Viaggiamo spediti verso l’obiettivo con l’intenzione, almeno la mia, di giungere per ora di pranzo; nonostante il traffico nelle strade, a mezzogiorno e mezzo siamo al parcheggio motociclistico del centro dell’Abetone.

Non siamo certo gli unici ad aver scelto queste zone per trascorrere la domenica, ma ci concediamo comunque una breve sosta, giusto per sgranchire le gambe e fare qualche foto; il sole brucia e, mancando posti ombreggiati, rischiamo di squagliare.

Decidiamo di riprendere il cammino e pranzare nel luogo designato; in meno di mezz’ora siamo sul posto ed anche qui l’affluenza è notevole, creandoci non pochi problemi per trovare un parcheggio “decente”.

Risolto il problema moto in sicurezza (+ o -), optiamo, erroneamente, per pranzare subito e ci fermiamo al primo ristorante; scelta infelice, perderemo oltre due ore riuscendo a muoverci dopo le 15.30 per la nostra visita al lago.

Il tutto ci impegna per meno di due ore, ma ne è valsa la pena; quindi alle 17.15 siamo di rientro verso casa, che raggiungiamo senza tappe intermedie.

Per il ritorno scegliamo il Passo delle Radici, giusto per fare una strada diversa; questo è davvero molto più impegnativo della strada per l’Abetone e per di più, giunti a valle, veniamo investiti da una calura sfiancante.

Breve stop fuori programma a Vicarello, causa la perdita di una lente dai miei occhiali da vista; ho occhiali di scorta, anche se non da sole (ma compenso con il visierino fumè), e prima di proseguire decido di puntare al mare vicino a casa.

Così a San Pietro In Palazzi ci separiamo ed io vado a farmi un tuffo prima di cena.

Ecco qui f o t o e m a p p a , per chi volesse copiare la buona idea.

21.06.2020 – Passeggiata dedicata a giovani biker e zavorrine.

Giornata totalmente diversa da quella che avevamo pensato con Maurizio nel corso della settimana; da un lungo giro che ci avrebbe impegnati per l’intera giornata, alla fine abbiamo fatto una piacevola passeggiata motociclistica mattutina coinvolgendo la giovane biker, figlia di Maurizio, Stella (Aprilia RX 125cc) e le due giovani zavorrine Amanda (mia figlia) e Francesca (cugina di Stella).

Gli altri piloti: Mario, Maurizio, Lorenzo (cognato di Maurizio).

Alle 8.00 (+ o -) raduno, un breve giro negli sterrati delle nostre zone per dare spazio alla passione di Stella che, con il più esperto Lorenzo (lo zio), ha pure assaggiato il fango di un percorso leggermente più impegnativo.

Ovviamente io e Maurizio, con le nostre zavorrine, siamo rimasti in attesa ai margini; di nuovo radunati, abbiamo affrontato un tour improvvisato delle vicine zone collinari.

Ne è scaturito un tragitto veramente piacevole, dove Stella ha dimostrato buonissima tecnica di guida nelle curve del percorso; infine tutti soddisfatti, piloti adulti, le giovani passeggere e la giovani motociclista.

Itinerario: Cecina, Casale Marittimo, Ponteginori (via strada per Querceto), Montegemoli, Pomarance, Larderello, Sasso Pisano, Canneto, Guardistallo, Cecina; la mappa spiega meglio il giro purtroppo poco documentato fotograficamente.

31.05.2020 – A Bagno Vignoni con Mau & Barbi.

Ed eccoci alla prima g.p.f. vera con i miei amici con cui ho condiviso la seconda parte della prima era da biker; in realtà abbiamo già fatto un paio di gitarelle di poco conto, una, prima del lockdown causa Covid-19, tutti e tre insieme ed un’altra, la settimana scorsa, con Maurizio.

Solo oggi però abbiamo fatto un lungo giro strutturato, anche se con varianti in corso d’opera.

Il punto di riferimento era Bagno Vignoni, ma abbiamo aggiunto una tappa al Mulino della pubblicità, che non abbiamo potuto vedure perchè ancora chiuso, per giungere poco dopo a San Galgano; qui piccolo pasto e poi classica visita alla “spada nella roccia” e successivamente all’Abbazia.

Nel pomeriggio siamo ripartiti per la destinazione della giornata, dove ci siamo goduti piacevoli momenti di relax prima del rientro.

Per me tutte strade già battute, ma condividerle con i ragazzi ha avuto tutto un nuovo sapore; d’altronde l’ultimo nostro giro insieme risale a circa 24 anni fa.

Vi lascio foto e, soprattutto, mappa che vi consiglio di sfruttare per godere appieno del percorso fatto, bello, dal punto di vista paesaggistico, e divertente, guidando per curve e saliscendi.

Alla prossima.

05.04.2020 – Per ammazzare il lockdown.

Quando torni a casa la sera e sei solo, peggio di un carcerato, cosa fai? Beh, io faccio volare la fantasia e poi si vedrà. Ecco alcuni risultati:

AUSTRIA, GERMANIA, OLANDA, FRANCIA, SPAGNAmappato e accantonato in attesa di non so quali altre più stimolanti alternative.

FRANCIA – SPAGNA – PORTOGALLOmappato e accantonato ma fra le iniziative più probabili in un prossimo futuro

28.03.2020 – MONTI, PASSI, PARCHI (e non solo) di mezza Italia

La pandemia ci ha bloccati? Ed io pianifico lo stesso, per ammazzare il tempo e per (cauto) ottimismo.

MONTI, PASSI, PARCHI (e non solo) di mezza Italia – Penso sia una buona idea di vacanza per quest’estate surreale, causa Coronavirus; non tutti i mali vengono per nuocere 😉 , per cui eccovi circa 4.000 km di nostre strade ricche di natura e curve da percorrere (si spera!) in non meno di 15 giorni. – mappa.1mappa.2mappa.3

25.03.2020 – Ogni promessa è debito.

Finiva nell’autunno del 1996 la prima era da biker con una promessa che ci facemmo con i nostri amici con cui abbiamo condiviso passione e viaggi con le nostre moto: “torneremo a viaggiare in moto quando i nostri figli saranno abbastanza grandi“.

Per me, il 25 marzo 2016 si è concretizzata la promessa.

In quasi 20 anni tante cose son cambiate ed alcune in modo drastico.

In questo periodo è capitato più di un volta di raccontarsi, con i miei amici Maurizio e Barbara, i vecchi tempi dei grandi viaggi in moto e sempre ci siamo ricordati la promessa fattaci.

Non è del tutto vero che sono stato senza due ruote per 4 interi lustri; in realtà, già a settembre 1997 mi sono fatto tentare: Yamaha Majesty 250.

Direi un surrogato di tutto rispetto, ma, chi è abituato a bere caffè, non potrà mai accontentarsi dell’orzo; possono essere dello stesso colore ma non potranno mai avere lo stesso sapore.

Venduta dopo un paio d’anni, anche per lo scarsissimo utilizzo, ho attaccato la giacca da moto al chiodo, ma senza dimenticare il voto fatto.

Nei 5 anni precedenti la separazione (ve l’ho detto che molte cose sono cambiate, non tutte per mia scelta), tornava prepotentemente nei miei pensieri l’idea di riprendere una moto; desiderio più volte trasmesso anche a Maurizio, alla ricerca di un complice supporto.

Mentre Maurizio doveva affrontare vari problemi burocratici con la motorizzazione per riottenere la patente “A” speciale, io rimandavo trovandomi scuse di ogni genere, alcune anche di una certa validità.

Comunque con ciclicità l’occhio gettava lo sguardo sui siti specializzati per vedere i prezzi di moto usate; ormai era solo questione di tempo.

Già a fine 2015 l’attenzione si era soffermata su alcuni modelli dei miei tempi, principalmente per ragioni di budget, fino a fissarsi su quello che nel 1996 mi piaceva e che avrei voluto per sostituire la mia fantastica Honda Africa Twin 750; salvo poi, come già raccontato, cambiare tutti i programmi per metter su famiglia, scelta dal valore affettivo di ben più larga portata.

Quindi, nei primi mesi 2016, concentrazione assoluta su Honda Varadero 1000; era lei che volevo per ricominciare da dove avevo lasciato.

Così, a marzo, arrivano le prime trattative e la scelta finale.

Trovo la moto online, la compro al telefono e 3 giorni dopo sono in treno con destinazione Verona; è vero, non proprio dietro casa, ma era quella giusta e il viaggio di ritorno mi consentiva di scrostarmi un po’ di ruggine di dosso. D’altronde erano quasi vent’anni che non guidavo una moto.

Quindi, quattro anni fa precisi oggi, ossia venerdì 25 marzo 2016, iniziava la mia nuova era da biker.

Viaggio più bello con questa moto: vacanza a fine agosto con mia figlia, destinazione la nostra vicina Isola D’Elba.

Comunque, in circa 1 anno, ho percorso ben oltre 10.000 km riscoprendo le nostre belle zone interne; direi che tutta la ruggine che avevo addosso è stata asportata. 😉

Da allora, in sequenza:

15.03.2017 = Ducati Multistrada 1200s Touring, la moto che nell’estate 2018 mi ha portato a Capo Nord, meta ambita da ogni vero motociclista, e sui fiordi norvegesi; insomma, un sogno realizzato dopo un quarto di secolo. Con questa purosangue italiana senza mezze misure, abbiamo girovagato per circa 25.000 km, compresi i quasi 11.000 km del viaggio nelle terre scandinave.

15.09.2018 = Ducati Multistrada 1200 Enduro Red. Con lei moltissime uscite fuori porta ma soprattutto varie gite giornaliere di largo raggio in solitaria. Viaggio più bello? Settembre 2019, ancora una volta vacanza con mia figlia, stavolta nella Sardegna settentrionale, come regalo per il suo compleanno. Purtroppo, con questa moto, non sono riuscito a fare un viaggio/avventura; varie vicissitudini hanno azzerato le mie scelte non ultima la sua sostituzione fuori programma. Comunque, insieme, abbiamo girovagato per circa 18.000 km in meno di 18 mesi. Beh, a dirla tutta un’avventura c’è stata ed anche se non completata credo valga la pena di ricordarla: 63° Elefantentreffen

24.02.2020 = Ducati Multistrada 1260 Enduro Red. Non era nei miei programmi, almeno non così presto, ma una serie di strane circostanze…..

Ero andato dal concessionario per riprendere in officina il mio 1200 tagliandato per il viaggio che avevo in programma per questo periodo e son tornato a casa con il contratto firmato. Quindi, sarebbe stata la new entry che mi avrebbe portato in questa nuova avventura, ma è accaduto l’assurdo: una pandemia virale ha bloccato il mondo.

Non ci resta che attendere.

19.03.2020 – SICILIA (e altro)

Un virus ci ha chiuso in casa, ma c’è sempre una vena di ottimismo in me.

SICILIA (e altro) – Considerato lo sconvolgimento mondiale causato dal Coronavirus torna interessante, anzi augurabile farlo quest’estate. Intanto ho messo su due idee, poi vedremo: idea.1idea.2

Questo progetto è nato ben prima di Covid, infatti risale al 05.10.2019, come alternativa allo sfumato viaggio a Dakar; d’altronde d’inverno dove si può andare? Rimaneva comunque da valutare nel mese di dicembre perché, per motivi soprattutto familiari, i giorni erano davvero pochi (periodo a disposizione dal 2 al 6 gennaio 2020).

Arriva il giorno di Natale e le circostanze mi danno conferma: come volevasi dimostrare non era fattibile in quel periodo e quindi valutazione rinviata forse per primavera.

10.03.2020 – ISOLA DI MAN

era operativo ma….

STOPPATO 10.03.2020 causa COVID-19 (pandemia mondiale). Ideato durante le vacanze natalizie, prende forma nella seconda metà di gennaio scorso e si completa in febbraio.

(31.01.2020) – Il periodo di viaggio migliore, dal punto di vista meteo, sarebbe luglio/agosto; per chi volesse vedere la famosa gara motociclistica su strada (TT 2020) il periodo è da fine maggio alla prima decade di giugno (io non posso per motivi di lavoro). Sto valutando come periodo per me più congeniale 15 gg da metà marzo a metà aprile 2020, non proprio il top meteorologicamente parlando. Costo approssimativo 900/1000 euro (carburante, pedaggi autostradali, traghetti) + vitto e alloggio da quantificare. Rimane nel mirino, vedremo.

(29.02.2020) – Qui siamo ben oltre il progetto: il viaggio è organizzato (itinerario e tappe), il periodo è praticamente scelto (19 marzo – 2 o 5 aprile), la paura molta (meteo non propizio).

Mi direte per quale motivo lo faccio in una stagione che mi spaventa (e giustamente); ebbene avevo deciso questo viaggio in questo periodo e in fase di preparazione mi sono reso conto delle non ottimali condizioni climatiche.

Ho pensato di spostarlo ad agosto in ferie con Mau e Barbi (che dopo oltre 20 anni han ripreso la moto nel rispetto di una promessa fatta a noi stessi) ma lei non ama i posti freddi e quindi con loro molto probabilmente sarà Algarve.

Quindi, nel dubbio che questo viaggio potesse essere “rinviato a mai”, mi sto convincendo a farlo e francamente penso che questo sia il momento giusto; come dire “ora o mai più”.

D’altronde non è che posso decidere qualsiasi momento; anzi, già andare via dopo metà marzo per 15 giorni è una forzatura ai miei impegni di lavoro, ma da tempo ho deciso che di tanto in tanto voglio osare.

Per cui oserò anche contro il meteo avverso e chissà che non succeda come nel viaggio a Capo Nord e in Norvegia dove le temperature erano bollenti al pari dell’Italia.

Riuscirò a portare il sole nelle isole britanniche? Vedremo.

29.02.2020 – Prima fuori porta con la new entry.

Ebbene sì, mi trovo proprietario di una praticamente nuova Ducati Multistrada 1260 Enduro Red; com’è successo? Leggete qui.

Oggi a tutti costi dovevo fare un giro, fosse solo per fare un po’ di rodaggio, e quindi nel pomeriggio son partito.

Dove? Nulla di nuovo. Mettiamola così:

  • giornata grigina e freschina
  • tempo a disposizione poco
  • per cui strade già percorse e raccontate.

Conclusione? Solo 215 km, ma molto piacevoli. Ve li racconto semplicemente con mappa e foto.

P.s.: oggi non farete fatica a leggere 😉

Una va e una viene.

(24.02.2020) Sintesi del passaggio da Ducati Multistrada 1200 Enduro a Ducati Mutistrada 1260 Enduro.

VA

VIENE

(20.02.2020) E’ giovedì mattina presto, il mio amico Maurizio mi accompagna, tanto è di strada (+ o -), alla concessionaria Ducati per ritirare la mia moto, dov’era per un controllo pre-partenza (viaggio del 19 marzo prossimo).

Arrivo a destinazione che stanno aprendo i locali, attendo che il personale dell’officina mi consegni il mio 1200 tagliandato e, nel frattempo, scambio due parole con uno dei soci che….

Beh, ero solo andato a riprendere il mio Multistrada 1200 Enduro Red e son tornato a casa con un contratto firmato per il nuovo modello 1260.

Non ho la più pallida idea del perché ma così è andata.

Stamani torno in Ducati per le operazioni di cambio che richiedono l’intera giornata, non tanto per la burocrazia quanto per rimuovere i miei accessori dalla moto venduta e rimontarli su quella acquistata; per andare a lavoro mi prestano un Multistrada 950, il demo aziendale praticamente nuovo (450 km circa); anche se di cilindrata inferiore, moto di tutto rispetto.

Nel tardo pomeriggio ritorno e quasi in chiusura, dopo qualche firmetta e alcune istruzione per l’uso pratico della nuova moto, sono pronto per rientrare. Prima uno sguardo al contachilometri e leggo 183 km; mi hanno venduto il loro demo immatricolato da nemmeno 2 mesi che è praticamente nuovo …. non male.

E via, si va a casina.

Sensazioni? Beh, la moto la conosco, l’avevo provata l’anno scorso e avevo apprezzato la novità primaria, il cambio elettronico; questo consente di cambiare senza utilizzo della frizione che comunque è necessaria per partire e fermarsi e, comunque, può essere utilizzata sempre.

Questa soluzione rende la guida più grintosa e francamente mi ci sono subito trovato a mio agio.

Molto migliorati la gestione del menù, che permette di accedere e modificare tutti i settaggi in modo molto più intuitivo e veloce, e il display, con una grafica che ti mostra tutto ciò che vuoi in modo davvero semplice.

Ovviamente non mancano gli aggiornamenti sul motore, e non mi riferisco alla cilindrata aumentata, e qualche chicca, le frecce che si spengono da sole.

L’estetica è più accattivante sul fianco, dove la scritta sul serbatoio 1260 gli dà un certo non so che; come ingombro non è cambiato nulla per me, la sella sembra più comoda ma forse è solo una sensazione.

Per altri dettagli dovrò utilizzarla, ma l’impatto è più che positivo ed è un miglioramento del già fantastico 1200.

Quindi godiamoci intanto il rodaggio e, a breve, ci sarà un test notevole.

Scozia e ISOLA DI MAN.

Ben oltre il semplice progetto. *STOPPATO*

ISOLA DI MAN – (aggiornato il 13.03.2020) Oggi è un venerdì 13 di un’anno bisestile… ma per me son tutte cazzate.

Già alla fine della scorsa settimana si preannunciavano cambiamenti non piacevoli e la mia paura del meteo in viaggio era totalmente scomparsa, sopraffatta da un timore ben più ampio: COVID-19.

Ad essere sinceri non mi spaventava il virus ma il rischio, poi concretizzato, di non poter partire.

Ebbene, devo rimanere ai box e nei giorni scorsi ho cercato di recuperare i soldi anticipati.

02.02.2020 – Elefantentreffen: Sticker meritato. Grazie Riccardo.

Tutto e iniziato un anno fa così: leggi questo (se non leggi non potrai capire).

Sono le 21.40, mi sto preparando per andare a ballare con gli amici, squilla il mio cellulare; chi sarà? Sul display leggo Riccardo e rispondo felicemente sorpreso.

Questa foto condensa non solo il colloquio della nostra telefonata ma, soprattutto un’amicizia fra due sconosciuti legati da 36 ore di condivisione della stessa passione e di un obiettivo comune risalente ad un anno fa. Da allora non ci siamo più incontrati ma abbiamo avuto solo qualche sporadico contatto telefonico; tuttavia il legame c’è.

Meno di una settimana fa ci avevo pure pensato di riprovarci ma non c’era la giusta spinta, quella che l’anno scorso mi ha portato ad un viaggio complicato che seppur non completato è valso (per me e forse anche per lui) come fatto e che mi ha regalato questa nuova amicizia.

Ebbene ecco le foto di Riccardo che ci ha riprovato ma, per sua stessa ammissione, non con lo stesso sapore del nostro tentativo 2019.

Grazie Riccardo

28.12.2019 – Un altro corto raggio si aggiunge al mese di Dicembre

Oggi veramente niente di nuovo; percorsi circa 170 km di strade già battute e comunque ne è valsa la pena.

Giornata più fresca dei giorni scorsi; 3 o 4 gradi in meno che con il calar del sole si sono fatti sentire nelle dita delle mani.

Partenza ore 13.00 rientro ore 17.45; ecco mappa e foto.

Dicembre 2019 attivo ;-)

07.12.2019 – In giro a caso. Dopo un novembre decisamente bagnato è bastato veramente poco per far scattare la voglia di fare almeno una piccola gita fuori porta.

Ecco così un’uscita senza meta di cui c’è poco da raccontare; quasi tutte strade già percorse, con un’unica particolarità ossia il passaggio da Nibbiaia, piccolo centro delle colline locali non distante da Quercianella.

Era veramente un’infinità di tempo che non passavo da lì e ne è valsa la pena per alcuni scatti panoramici in direzione mare.

Ma eccovi mappa (120 km) e foto

08.12.2019 Ancora in giro a caso. – Visto che ieri mi è piaciuto oggi replico. Anche stavolta inizio con percorsi già fatti salvo poi farmi venire un’idea: Lago di Massacciuccoli ma con percorso alternativo.

Punto verso Lucca ma cercando di fare strade non battute e, sfiorando la città delle mura, mi ritrovo in una strada secondaria che sale fino a portarmi ad una veduta mozzafiato del lago. Scelta azzeccatissima.

Conclusione conseguente nel motriglio (facile) delle strade che attrevasano i campi della bonifica del lago per poi fare tappa a Marina di Vecchiano.

Per concludere, prima di rientrare a casa, passaggio da Livorno a salutare amici danzanti con cui sono rimasto fino a buio. Ritorno a rischio acqua.

Beh, oggi è stata più fantasiosa, come mostrano mappa (200 km) e foto

15.12.2019 Tanta voglia di girare. – Entusiasta della scorsa settimana e con la giornata più soleggiata, mi sono gettato in moto per chissà dove.

Alla fine, niente di che; strada trita e ritrita, per cui vi lascio solo mappa (150 km ) e foto

24.12.2019 Buona vigilia. – Oggi, nonostante lavoro fuori programma, ho trovato più tempo per viaggiare e ne ho approfittato, complice una giornata meteorologicamente strepitosa fuori periodo.

A mezzogiorno sono in sella con le idee chiare; puntare alle zone del pontederese per poi rientrare passando da colle Val D’Elsa partendo da Saline di Volterra. Strade ovviamente in buona parte già percorse, salvo poi intrufolarmi in qualche via secondaria.

Giunto alla prima destinazione in un batter d’occhio, il cervello si è attivato sconvolgendo i piani e quindi prima fermata a Volterra per poi proseguire verso Colle Val D’Elsa ed infilarmi nella Grossetana, indeciso se puntare sul capoluogo di provincia o sulla più vicina Follonica.

Durante il percorso m’invento una deviazione in quel di Sovicille; chissà che mi pensavo che fosse ma almeno la strada nel bosco è stata piacevole. Arrivato o preso di nuovo in direzione Grosseto e, alla prima occasione, ho puntato su Follonica per poi deviare nelle belle spiaggie del piombinese dove mi sono fermato per rilassarmi.

La tappa successiva è stata alla spiaggia prima dell’imboccatura del Viale Della Principessa per attendere il tramonto con il sole che è scomparso dietro l’Isola D’Elba; ne è valsa la pena.

Infine, fugace stop a San Vincenzo e poi rientro a Cecina per aperitivo prenatalizio con alcuni amici; in realtà, per ragioni di orario per la cena di vigilia, mi sono limitato agli auguri e sono tornato a casa per cambiarmi.

Insomma, qualcosa di nuovo c’è stato ed eccovi mappa (250 km) e foto

25.12.2019 Passeggiata di Natale. – Festività in moto ma solo la mattina; il programmato pranzo in famiglia ha limitato le mie idee e, nel pomeriggio, niente da fare per il prolungarsi del dopo pasto che mi ha visto partecipe di una lunga conversazione con sorella e nipoti. Non importa, mi è rimasto più tempo per buttar giù due righe prima della serata danzante con gli amici. A voi mappa (60) e foto.

04.12.2019 – IRAN

Mappato provvisoriamente (parte 1 di circa 6600 km + parte 2 di circa 8250 km) – contattata ambasciata tramite mail Pec che mi ha risposto molto cortesemente; problema n.1, per me, la legge che vieta ingresso in Iran ai motoveicoli superiori ai 250cc; a questo punto tutto il resto delle info è inutile. Rinuncia con grossi dubbi su fattibilità futura.

26.10.2019 – Laghi laziali: Vico e Bracciano.

Dopo il Lago di Bolsena, fatto il 9 giugno scorso (prima del caos lavorativo), ecco realizzato un altro progetto, oggi prima del caos (freddo) invernale.

A differenza della volta scorsa ho deciso tutto in un ora (ieri dopo la pausa sul mare all’ora di pranzo) per cui, pur avendo voluto avvertire alcuni bikers, era per me scontata l’uscita in solitaria.

Sveglia e preparativi in ritardo, alle 8.40 mi precipito (10 minuti dopo l’orario di ritrovo) al luogo di raduno e partenza per vedere semmai qualche sciagurato dell’ultimo momento si volesse aggiungere; improbabile, se non impossibile, perché non ho ricevuto messaggi di avviso da nessuno.

Attesa effimera e corro quindi al distributore, faccio il pieno, passo dal mio gommista per un controllo p neumatici e alle ore 9.00 parto (30 minuti dopo orario programmato… è nova!!!)

Come anticipato nel progetto, per rendermi la vita più complicata la mattina mi sono infilato in strade secondarie dell’entroterra toscano per cercare di godere dei bei paesaggi della nostra regione; purtroppo ho viaggiato per ben 2 ore con il sole negli occhi, situazione che mi ha anche rallentato non poco.

Quindi, per quanto magnifici e anche un po’ surreali, i panorami li ho dovuti apprezzare a pieno nelle poche fermate fatte per qualche foto al volo; comunque confermo la validità della scelta.

Il tratto più bello del viaggio è stato da Monticiano a Buonconvento, una strada secondaria che mi ha dato molta soddisfazione nella guida e nella vista; ovviamente il sole che si è alzato ha reso tutto più semplice e visibile.

Giunto a Buonconvento, chiaramente in forte ritardo, ho preso la Cassia, già fatta a giugno per Orvieto e Lago di Bolsena, che confermo essere una bellissima strada sia come panorami che come velocità di crociera; qui ho recuperato molto, salvo poi riperdere quasi tutto nella ricerca del Lago di Vico (non riuscivo ad imboccare la strada per arrivarci).

Alla fine, Vicino a San Martino al Cimino, mi sono imbucato in una strada in mezzo alla foresta che mi ha fatto salire per un buon tratto prima di ridiscendere e intravedere la sagoma del lago; infatti questo è immerso dentro un circolo di colline di tutto rispetto (per altezza) ed è pieno di una fitta vegetazione.

Gli accessi diretti al lago, nella parte sud/sud ovest, non sono molti e quasi tutti o infrascati o davanti a ristoranti costruiti sulla riva; nel lato est e nord c’è una strada padronale che solo in alcuni punti lascia intravedere il lago a distanza; la separa dalle sponde un susseguirsi di terreni (ritengo privati viste le reti ed i cancelli) con alberi da frutto.

Non sono rimasto pienamente soddisfatto ma, d’altronde, questo lago non è proprio un posto turistico di massa, anzi è molto “selvaggio”.

La circumnavigazione comunque ha richiesto più tempo del previsto e quindi sono giunto al Lago di Bracciano alle ore 16 arrivando sulle rive nella cittadina di Trevignano Romano; molto carina, con molti localini sulla passeggiata che consentono aperitivi e/o cene mentre ti godi il tramonto. In assoluto il posto migliore di questo specchio d’acqua dolce.

Da lì, costeggiando il lago senza lambire le rive, ho raggiunto Anguillara Sabazia; poco prima la strada comincia a costeggiare le piccole “spiagge” dove si può prendere il sole e fare il bagno.

Anche in questa cittadina si può camminare lungo costa e ci sono vari locali, ma risulta meno gradevole e curata.

Ho proseguito poi alla ricerca di un punto spiaggia, segnalato in mappa, che ho trovato dopo pochi chilometri e che mi sono fatto per tutta la sua lunghezza; non male ma stesso problema, strutture non proprio rinnovate.

Puntualizzo che le spiagge, rispetto alla dimensione del lago, non sembrano molte e comunque sono tutte ghiaiose e con vegetazione tipica di acqua dolce (sul Lago di Bolsena non sembrava così). Di sicuro decisamente più turistica del Lago di Vico.

Andando più avanti trovo un campo dell’aeronautica militare con tanto di museo, ma il tempo è tiranno e proseguo; trovo un altro tratto adiacente le rive, molto più spartano, e anche qui faccio qualche foto prima di proseguire per Vicarello

Questa frazione del comune di Bracciano è praticamente attaccata a Trevignano Romano dove sono ritornato fermandomi per godermi un pizzico di tramonto.

Sono le 17.30 e vorrei restare per assistere al sole che scompare di lì a 45 minuti (+ o -), ma considerato l’umidità di questa mattina, presumo, e a ragione, che rischierei un rientro su strade poco conosciute, ben bagnate e molto buie; quindi riparto subito.

Alle 17.45 sono in movimento diretto verso Tuscania prima, che vorrei raggiungere prima di buio, e Montalto di Castro dopo, dove imboccherò la Variante Aurelia per rientrare; i calcoli sono quasi perfetti e così mi sono divertito molto anche alla guida in questi luoghi per me sconosciuti.

In particolare, per un bel tratto ho guidato con all’orizzonte un magnifico cielo arancio/rosastro che mi ha permesso una buona visibilità anche per buona parte del percorso verso Montalto; ovviamente, il buio è arrivato e qualche piccola difficoltà c’è stata in quelle strade molto buie e quasi prive di vita.

Imboccata la variante la mia giornata moto-turistica finisce mentre quella mondana sta per cominciare; ma questa è un’altra storia.

Concludo con un paragone che spero possa essere utile per chi volesse scegliere un lago laziale per una gita o una vacanza:

1. Lago di Bolsena il migliore; turistico, ben attrezzato, con alcuni bei paesini intorno, primo fra tutti Bolsena, e pieno di spiagge tutt’intorno al lago, facilmente raggiungibili, che possono far pensare di essere al mare. Per me n.1.

2. Lago di Vico; adatto solo a gita fuori porta di un giorno per fuggire dalla calura del solleone. Troppo lontano per me per una improbabile replica.

3. Lago di Bracciano; non male, ma non all’altezza del primo, e per me anche più distante.

Precisiamo, tutti belli, son contento di averli fatti ma ripeterei solo il primo, salvo prezzi decisamente concorrenziali degli altri due (di cui non sono informato visto che sono state tutte fugaci gite giornaliere).

A voi le vostre scelte.

percorso ——————————– immagini

E Monte Serra sia.

I piani per la giornata odierna erano di tutt’altro tenore ma la bisboccia di ieri sera mi ha costretto ad una drastica rivisitazione dei miei piani.

Seppur in piedi già alle 7.30, sono riuscito a muovermi solo verso le 11.00 e dopo varie valutazioni sulle mie condizioni, sui tempi a disposizione, sul meteo e non ricordo su che altro; alla fine mi è venuto in mente di andare a vedere il Monte Serra.

Questa destinazione l’avevo già tentata una settimana dopo il devastante incendio del febbraio scorso, che ha reso la strada per la vetta impraticabile per lungo tempo.

Ottima scelta alla fine, perché ho potuto ammirare un paesaggio in grande recupero anche se ancora fortemente segnato dal fuoco infernale di quasi 8 mesi fa.

L’occasione è stata buona anche per testare un paio di app per navigazione GPS offline installate sul mio vecchio e stanco cellulare che vorrei adibire esclusivamente alla funzione di navigatore (vi parlerò in seguito sui risultati dei test).

Ore 11.30, con la moto in versione “long range” (per comodità di gestione bagaglio), muovo per il tragitto ormai conosciuto. Tutto perfetto tranne che non sono in gran forma e a tratti l’abbigliamento da mezza stagione mi risulta insufficiente; ma penso che nel corso della giornata guadagnerò gradi.

Giunto a Calci comincio la salita e, con piacere, anche se quasi scontato, supero il punto di stop dell’ultima volta e affronto gli ultimi 12 km per la vetta.

Il fondo stradale è riparato e salendo lo spettacolo è davvero accattivante; poche fermate per scatti fotografici anche per carenza di spazi di sosta.

Ovviamente non può mancare un prolungato stop per visitare il Monumento dedicato ai Caduti del Vega 10, dal quale si gode di una vista panoramica eccezionale, e qui gli scatti non mancano.

Dopo 40 minuti, risalgo in sella e proseguo verso il versante lucchese passando sotto le antenne televisive per imboscarmi nei castagneti della stretta e umida strada che scende a Pieve di Compito.

La via si fa più gradevole, la guida è fluida e seguo senza tanta fantasia l’asfalto che mi si propone davanti e che so già dove mi conduce; superato il foro di San Giuliano Terme, passando da Ghezzano, raggiungo la zona di Ospedaletto per tornare indietro sulla statale 206.

Nessuna strana idea mi sopraggiunge, come già detto non mi sento in forma, e arrivo di nuovo a casa per riposarmi prima della serata che mi attende.

Purtroppo, non credo oggi di essere stato molto capace di esprimere gli aspetti belli e positivi di questa gita intorno casa, ma spero che il percorso e le immagini linkati qui sotto, vi siano di aiuto per sviluppare un’eventuale passeggiata in questi luoghi; ne vale la pena… 😉

percorso ——————————– immagini

Percorso qualsiasi

Dal rientro dalla Sardegna, praticamente utilizzo zero della moto; causa lavoro, meteo e altri impegni, movimento ridotto solo a qualche km casa/ufficio e ritorno. Praticamente non si carica nemmeno la batteria.

Oggi ho rotto gli indugi e, come altre volte, mi sono mosso tardi e alla cieca. Tragitto improvvisato, in teoria; infatti il percorso che è venuto fuori alla fine è tutto un déjà vu, anzi un già fatto.

Ma oggi il sapore era diverso; il tempo era più bello, la temperatura era più adatta, la strada più libera… insomma era tutto ” più”.

In realtà oggi ero solo io che avevo tanta voglia di fare un’uscita che alla fine mi è sembrato tutto più bello; figuratevi mi sembrava anche di guidare da Dio.

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percorso

SARDEGNA 2019

Era Maggio quando parlammo con Amanda, mia figlia, di una vacanza insieme e lei, decisa, mi propose di andare in Costa Smeralda in moto.

Poco tempo dopo scegliamo periodo (3 – 7 settembre) e prenotiamo traghetto e alloggio base, lasciando all’improvvisazione le mete giornaliere. Questo era il mio regalo di compleanno per Lei.

Festeggiato il compleanno (1° settembre – foto), il pomeriggio del giorno seguente carichiamo la moto e alle ore 18 partiamo verso Livorno per l’imbarco; siamo molto in anticipo e quindi tour panoramico dei nostri lidi con molta calma e rilassatezza.

Arriviamo al porto in leggero anticipo e ci aggiungiamo al gruppone di moto già in attesa; c’è tutto il tempo di condividere passione ed esperienze sulle 2 ruote con un sardo che rientrava a casa e nella conversazione si aggiunge Amanda con le sue curiosità per un mondo che pare la affascini (il prossimo anno vorrà prendere la patente per il 125cc per guidare la motociclettina del fratello e fare qualche giro insieme a me 😉 … vedremo).

Arriva il momento dell’imbarco e, con la dovuta calma, ci troviamo in nave ad affrontare il nostro primo bivacco notturno insieme, improvvisato e fortunato visto la cortesia di una giovane famiglia che per la notte ci presta un materassino gonfiabile che rende più comodo il sonno. (fine giorno 0 – foto)

Ci svegliamo presto, non proprio riposati, ci risistemiamo alla meglio e attendiamo l’attracco e lo sbarco. Usciti dalla nave salutiamo il centauro sardo e poco fuori dal porto ci fermiamo per settare il percorso con g.m.

Ripartiamo, Amanda ha fame e vuole fare colazione e ci fermiamo per strada in un locale con ampio parcheggio per consumare qualcosa che ci porti energia fino all’ora di pranzo. Pausa lunga, ma il tempo c’è visto che la stanza non ci sarà consegnata fino alle 14.

Siamo di nuovo in sella e optiamo per il percorso più lungo ma più panoramico; passiamo da Cannigione, e ci godiamo la vista di spiagge bellissime, per poi salire attraverso terreni pieni di rocce levigate dal vento, che formano figure a volte stranissime a volte associabili a sagome conosciute, ed infine scendiamo di nuovo, scoprendo vedute mozzafiato di Palau e del suo golfo dove si elevano varie isole tra cui spiccano La Maddalena e Caprera, le più grandi, e via via tutte le altre più piccole.

Ci soffermiamo ad un punto panoramico dove nemmeno il fastidioso vento ci distoglie dall’incanto degli occhi; qui matura la prima improvvisazione e puntiamo decisi al porto di Palau dove immediatamente ci imbarchiamo su uno dei traghetti che fanno da spola con La Maddalena.

In circa 20 minuti di navigazione raggiungiamo la città dell’isola e da lì subito ci muoviamo con l’intento di circumnavigare “l’atollo”; indescrivibile a parole, ogni 500 metri dovremmo fermarci per fare foto o meglio ancora scendere dalla moto e perlustrare passo passo.

Nel viaggiare rilassato, soffermiamo l’attenzione su alcune calette; una in particolare ci colpisce per bellezza e facilità nel raggiungerla e, completata una parte del giro, vi torniamo per fare una pausa, ossia un bel bagno.

Il sole picchia sodo, l’acqua è limpida e con una temperatura perfetta, quindi stiamo lì fino a quando i raggi non si fanno sentire sul serio sulla nostra pelle scoperta (in quel momento la crema solare era sotterrata chissà dove in un bauletto della moto).

Dobbiamo ripartire perché a cena vogliamo essere al nostro “rifugio” ma prima completiamo il giro senza rinunciare ad una puntatina veloce all’Isola di Garibaldi; non visitiamo la sua dimora, siamo accaldati e anche un pochino stanchi, ma le mitiche calamitine vanno comprate per gli intimi di famiglia.

Completiamo il giro è arriviamo anche qui con il traghetto che quasi ci attende, e via di nuovo su per 20 minuti di navigazione mentre la giornata comincia a cambiare i colori.

Sbarcati puntiamo decisi verso la struttura che ci ospiterà nella penisoletta di Capo Testa, poco dopo Santa Teresa di Gallura.

Giunti, provvediamo alla registrazione e allo scarico dei bagagli e subito approfittiamo di una spiaggia poco distante attendendo il tramonto. Non riusciamo a fare il bagno, non tanto perché l’acqua sia fredda, anzi, ma per il vento che sarebbe troppo fastidioso uscendo dopo la balneazione.

Rientriamo in stanza, nulla di che ma tanto è solo base di appoggio, e ci facciamo una bella doccia per uscire poi per la cena, che consumeremo all’aperto in un bel localino della piazzetta principale di Santa Teresa di Gallura.

Segue piccola passeggiata e poi a nanna, domani si è deciso per una giornata tosta approfittando ancora della nostra freschezza. (fine giorno 1 – foto)

Amanda dorme beata ma non possiamo sforare in modo esagerato sugli orari, sia per la colazione che per il viaggio lungo che ci attende oggi; di fatto sarà la trasferta più impegnativa che comincerà con la spiaggia della Pelosa a Stintino.

Quindi, molto in ritardo sui tempi stabiliti, facciamo abbondante colazione e poi partiamo per affrontare i 140 km che ci attendono per giungere a destinazione. Arriviamo in poco meno di 2 ore e siamo stati veloci nonostante il traffico e le strade stupende dal punto di vista panoramico. Poi per parcheggiare perdiamo un mare di tempo (e siamo in moto!!!) e questo la dice lunga sul caos che troveremo.

Amanda ha fame io ho solo troppo caldo; lei mangia e dopo ci buttiamo in spiaggia… rettifico, in roccia. Troviamo a fatica posto su delle rocce da trattare con cura se non vuoi sfilettarti un piede o spezzarti un caviglia… forse esagero un pochino ma non è una passeggiata.

Stavolta crema a go-go e via di bagni di mare e di sole. Per la bellezza lascio parlare le foto però c’è altrove tanto di bello e meno affollato oltre che gratuito (dimenticavo, qui anche le moto pagano il parcheggio).

Anche da questo posto bellissimo ad un certo punto fuggiamo, il sole è veramente potente e la protezione 50 non basta; solo grazie al vento che sarà una costante di questa vacanza, riusciamo a resistere 3 ore poi fuggiamo non si sa per dove. Dopo le ultime foto andiamo prima a vedere velocemente Stintino e poi ritorniamo indietro con idee non chiare.

Ci fermiamo nella periferia di Porto Torres, e valutiamo che fare: Alghero, Porto Torres o Isola Rossa?

Vince l’ultima solo perché Amanda vuole essere più vicino a casa quando rientreremo definitivamente; d’altronde è il suo secondo viaggio in moto (3 anni fa facemmo l’Isola D’Elba) per cui non voglio forzarla e lascio a lei sempre la scelta finale.

Giungiamo alla tappa prefissata verso le 18, parcheggiamo proprio davanti la spiaggetta del paese e lì ci posizioniamo con gli asciugamani. Io faccio il bagno in questo mare stupendo, lei no (sempre il vento che condiziona) ci godiamo il tramonto che è particolare con il sole che sparisce dietro l’isola che si trova davanti al paese lasciando a lungo scie di colori stupende.

Ci tratteniamo a lungo, cenando con un gran buon gelato, e, ormai a buio pieno, decidiamo di rientrare anche se l’atmosfera del paese ci avrebbe trattenuto molto di più. Prima di ripartire… sorpresa: la moto è parcheggiata nella zona blu (ad una certa ora mettono le transenne e chiudono il centro turistico al traffico). Nessun problema, devo spingere solo 3 quintali di moto per 200 metri con una curva in leggera salita.

Fatto, si rientra nel buio totale; erano tre mesi che non mi capitava per cui i primi 20 km sono stati lenti e tesi, poi sempre meglio, anzi anche piacevole, e via fino a casa in tempi ottimi. (fine giorno 2 – foto)

Eccoci ancora in ritardo sui tempi ma stavolta è più vicina la meta; Porto Cervo. Il giro risulta molto veloce, il posto è veramente impostato come oasi vips quindi ci soffermiamo qua e là per poi puntare su Baia Sardinia prima e Capo D’Orso poi.

Ovviamente sul tratto Porto Cervo – Baia Sardinia e limitrofi ci sono vari ambienti esclusivi e di tutto rispetto ma non ci sono spazi per fare foto; saltiamo il pranzo per puntare su Capo D’Orso e ben presto ci ritroviamo davanti la spiaggia di Cannigione e ancora una volta la osserviamo bella e tranquilla ma non ci fermiamo (sarà un piccolo rimpianto, ma non l’unico).

Arriviamo a destino, inventiamo un comodo parcheggio gratuito ma non scansiamo il biglietto per la visita alla nominata roccia. Il tutto si esaurisce in circa 1 ora compreso una riposino su una panchina ombreggiata; non mi soffermo nella descrizione, bel posto ma francamente abbiamo visto, di passaggio, altri posti di almeno egual bellezza e senza obbligo di pagare ogni cosa.

Prima di decidere dove chiudere la giornata, pranzetto/merenda per Amanda e merendina fresca per me, il tutto consumato con moltissima calma in un piccolo bar vicino al luogo visitato.

Prima di ripartire decidiamo di fare almeno una delle rinomate spiagge vicino a Porto Cervo (ma come non vuoi fare un bagno nella Costa Smeralda? Non sia mai!) e quindi riprendiamo la strada fatta, o almeno così volevamo fare, salvo invece trovarsi prima a Palau per poi rifare buona strada del percorso mattutino; ovviamente abbiamo speso molto tempo in più e siamo arrivati alla spiaggia del Piccolo Pevere tardino, ossia alle 18 circa.

Paghiamo il parcheggio (riborda) ovviamente solo per 1 ora e attraverso una strada privata che passa in mezzo a varie discrete residenze turistiche, raggiungiamo il lido che solo in minima parte è libero e gratuito (potete immaginare quale fosse la zona); anche qui bagnetto e sole più che accettabile vista l’ora e l’ombra.

Molta gente abbandona il luogo per prepararsi alla cena o alla serata e noi stiamo più larghi fino a che il vento ci rinfresca troppo; decidiamo di ritornare a casa e ripartiamo con il sole che ci tramonta negli occhi rendendo per buona parte del viaggio la guida un pochino faticosa però, in compenso, la parte finale è un piacere perché godiamo di panorami al tramonto veramente da incorniciare.

Arrivati facciamo la spesa e decidiamo di mangiare “malamente” a casa, c’è molto vento e non si sta proprio bene; infatti avevamo prenotato la gita in barca nelle isole minori ma ci hanno avvisato che la spostavano di un giorno causa mare grosso. Domani, quindi, ci godremo la nostra penisoletta. (fine giorno 3 – foto)

Sveglia ormai all’ultimo tuffo, colazione senza ritegno, e via pronti per il tour a piedi a tutto tondo di Capo Testa. Amanda intelligentemente ha messo le scarpe io, bischero, in ciabatte.

Cominciamo passo passo dalla spiaggia vicina dove ci dovrebbero essere poco distante delle colonne romane; non so se quelle che ho fotografate fossero colonne romane, considerato che tutto e levigato dai venti, ma dai grandi massi a picco sul mare ho potuto fare una ripresa del circostante panorama tenendomi a fatica in piedi per il vento molto forte.

Là abbiamo conosciuto un turista con cui abbiamo parlato a lungo del posto, che lui ben conosceva, e ci ha dato qualche dritta; ripreso il cammino sulla strada principale che porta al faro, prima di visitarlo ci siamo avvicinati ad una scogliera dove frangevano delle enormi onde che creavano spruzzi fantastici.

Lì ci siamo soffermati per un bel po’ per poi addentrarsi fra la scogliera complicandoci la vita in passaggi anomali che ci hanno offerto vedute straordinarie di un mare spettacolarmente violento; abbiamo camminato fra le rocce fino a raggiungere un fortino in cima al nulla con il vento che davvero toglieva il fiato.

Il problema non è stato salire ma scendere perché le scale scavate nella roccia comunque non avevano nessuna protezione e quindi il vuoto faceva un certo effetto.

Dopo vari tentativi di passaggi strani per giungere al faro, con panorami mozzafiato, abbiamo ripreso il sentiero iniziale e siamo giunti sul posto, non accessibile al pubblico, ma, da altri edifici limitrofi, ci siamo godute altre viste spettacolari in apnea, causa il vento che tagliava il fiato.

Non contenti, mea culpa, ci siamo addentrati poi nelle vegetazione per trovare il sentiero che conduceva alle tre spiagge di cui ci hanno parlato il titolare della struttura e il turista che avevamo incontrato all’inizio della passeggiata; tanto mi sono piccato che alla fine abbiamo trovato la Valle della Luna.

Ringrazio Amanda di aver sopportato la mia insistenza che è stata enormemente ripagata da un bagno nel mare mosso, anche se solo poco più avanti della battigia (il risucchio trascinava via); le altre due spiagge che ci avevano segnalate non le abbiamo trovate, ma non importa.

Abbiamo poi ripreso il cammino per casa, volendo poi andare a fare la spesa per il giorno dopo; arrivati non prestissimo a Santa Teresa di Gallura, abbiamo visitato altri posti e siamo rimasti a mangiare una pizza, anche per passare dall’agenzia per avere conferma della gita in barca. (fine giorno 4 – foto)

L’ultimo giorno di vacanza prevede la gita in barca alle isole minori; stavolta sveglia seria, alle 6.30, per preparativi, colazione veloce e arrivo puntuale alle 8.15 al check in d’imbarco.

Tutto regolare siamo in barca con altre 200 persone circa; il piano sopra all’aperto è colmo e quindi ci mettiamo sotto, tanto le finestre sono ampie e spazio ce n’è per fare foto.

La giornata è bella, il mare non proprio olio, ma all’andata va tutto bene; la gita non mi ha proprio entusiasmato, ma ne vale comunque la pena.

Prima ci hanno portato alla spiaggia rosa, vista a distanza perché ormai chiusa al pubblico per salvaguardarla dal vandalismo della gente; poi ci hanno portato in una spiaggia meno famosa e lì abbiamo attraccato per 1 ora potendo fare il bagno e prendere il sole. Un carnaio quando dopo sono arrivate altre due imbarcazioni.

Ripartiti, dopo mezz’ora, abbiamo gettato l’ancora vicino ad un altra isola dove abbiamo mangiato a bordo un piatto abbondante di pasta al pesce, fra l’altro ottima; ripartiti siamo andati a La Maddalena, dove siamo rimasti 1 ora e mezza, lasciando movimento libero a tutti cosicché alcuni hanno girato l’isola ed altri, come noi, hanno visitato il centro storico.

Visto il caldo notevole, Amanda ed io abbiamo optato per una piccola pausa caffè in un bel bar prima di ritornare in barca; ripartiti, siamo andati all’isola di Spargi, dove abbiamo attraccato e siamo andati in spiaggia (anche qui in un carnaio) concedendoci un bagno in un mare magnifico. Ci siamo asciugati e abbronzati al sole cocente e, in un batter d’occhio, è già l’ora di tornare all’imbarcazione.

Rientro fastidioso, con il mare ingrossato, ed Amanda, ma non è stata l’unica, ha accusato per fortuna senza conseguenze; sbarcati, abbiamo salutato dei signori modenesi con cui abbiamo parlato molto durante la navigazione e, ripresa la nostra moto, abbiamo deciso di fare un pochino di spesa per il giorno seguente.

Visto che era ancora giorno, siamo usciti per visitare un luogo turistico vicino nella speranza di poter mangiare godendoci il tramonto; abbiamo trovato una festa locale che ci ha coinvolti, una sorta di processione a cavallo, ed Amanda, spinta dalla sua passione per tali animali, ha subito familiarizzato con i fantini.

Da lì abbiamo fatto un giro del posto che, almeno a me, ha lasciato un pò di tristezza; si capisce che il luogo ha goduto di un effimero boom turistico negli anni ’60 cessato di colpo lasciando una triste desolazione, nonostante i luoghi siano davvero belli. Ma la Sardegna offre innumerevoli paesaggi da sogno.

Il vento, che ci ha accompagnato per tutta la giornata, ha reso la serata più fresca per cui, per la cena, ci siamo spostati di nuovo a Santa Teresa; rientrati presto, abbiamo preparato quasi totalmente i bagagli per essere velocemente pronti il giorno seguente, la nave non aspetta. (fine giorno 5 – foto)

Sveglia ore 6.15, completamento bagagli e carico moto, veloce caffellatte al bar, la cucina è ancora chiusa, e ore 7.15 siamo già in strada; viaggio più lento del previsto nella fase finale, traffico e strade strette ne sono la causa, ma tempo c’è.

Giunti al porto ci accodiamo ai primi motociclisti e poi parte lo spirito amichevole del biker; cominciamo a socializzare con una coppia poi con un’altra e poi con altri ancora ognuno raccontando passioni ed esperienze. E’ bello per me ma è molto più bello per Amanda.

Ci imbarchiamo e ci perdiamo di vista con i motociclisti appena conosciuti; ma nel corso della lunga e noiosa navigazione si fanno nuove conoscenze, nuove chiacchiere e il tempo scorre più piacevole.

Arrivo a Livorno in ritardo, sbarco complicato; ovviamente il nervosismo da rientro la fa da padrona per molti ma non per noi. Una volta a terra in 35 minuti siamo a casa; un bacio ad Amanda e torno a casa mia …. (fine vacanza) …. ed oggi questo lo regalo a lei.

Dopo Bolsena e zone limitrofe…

Purtroppo l’estate per me è molto intensa dal punto di vista lavorativo per cui le occasione di gite fuori porta si riducono sensibilmente, se non nel numero nelle distanze.

Tuttavia, tralasciando quei giretti per “tenere carica la batteria”, di seguito vi riporto qualcosa che potrebbe essere piacevole:

21.07.2019 – Strette di Cocciglia —————————————— mappa

27.07.2019 – Masso delle Fanciulle e Masso degli Specchi —- mappa

22.08.2019 – Polle di Molbacco – Pozzo della Madonna ——– mappa

Come avrete notato sono tutte alternative ai luoghi di mare dove si può trovare un pizzico di refrigerio; vorrei dire lontano dal caos delle spiagge e delle pinete, ma in realtà anche qui ho trovato molte persone che hanno fatto la stessa scelta solo per essere più freschi (solo in acqua però).

Inoltre, almeno nei viaggi di andata, ho cercato percorsi particolari, evitando il più possibile autostrade e strade extraurbane di comune utilizzo; in questo modo ho goduto di posti sconosciuti e traffico quasi nullo per godermi una guida tutta relax.

Con queste passeggiate mi sono portato a ridosso delle sole ferie che riuscirò a fare quest’anno, ossia Sardegna con mia figlia, nella prima settimana di settembre.

Non è molto ma il solo fatto di avere la mia “zavorrina speciale” mi riempe di gioia e fa dimenticare i viaggi più impegnativi che ho in mente e che non sono riuscito a fare…. fino ad oggi ;-).

CAPO NORD 1 anno fa – Ultime conclusioni.

Ad agosto dello scorso anno vi avevo promesso che avrei scritto delle conclusioni piuttosto dettagliate del mio viaggio ma causa di vari problemi non solo lavorativi e qualche buona novità impegnativa, a mala pena sono riuscito a documentare le mie uscite motociclistiche più interessanti fatte fino ad oggi.

Per complicarmi ulteriormente la vita, negli ultimi 15 giorni ho deciso di cambiare piattaforma del sito che mi ha fatto perdere un pochino di tempo per ripristinare il tutto; spero che la novità piaccia a voi come a me.

Grazie a questo intervento, ho ripreso in mano il materiale del viaggio, (rivisto foto, riletto articoli) e non vi nascondo che ancora in me ci sono tutte le stesse emozioni di allora.

Insomma, come se fosse un anno fa.

Ho voglia di andare via di nuovo, purtroppo i viaggi che avevo progettato quest’anno non sono realizzabili; manca il tempo per farli e per organizzarli, visto le grandi difficoltà burocratiche che comportano.

Comunque qualcosa di più semplice mi gira in mente ma non vi anticipo nulla per scaramanzia.

Tornando a Capo Nord, Vi avevo promesso anche un resoconto dettagliato ma francamente non ha senso; i tempi cambiano, i prezzi anche, eppoi oggi, su internet, certe info si trovano in tempo reale (vedi notizie su viabilità, prezzi dei carburanti, altro), senza dimenticare che una delle fasi più belle del viaggio è la pianificazione che genera tutta una serie di aspettative, sogni e speranze positive.

Se potete, fate questo viaggio, da soli o in compagnia, programmato da voi o in pacchetto organizzato da agenzie di viaggio specializzate; qualunque soluzione sceglierete, seguendo il vostro spirito, sarà quella giusta.

Buon viaggio

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09.06.2019 – LAGO DI BOLSENA E DINTORNI

(08.06.2019) km 550 circa – fotomappa

L’estate tarda ad arrivare e, prima che il caldo ed il lavoro la facciano da padroni, scatta l’idea di un lungo giro giornaliero per sfogare la voglia di viaggiare in moto coniugando piacere di guida e aspetto turistico.

Si profila nella mente, non ricordo nemmeno il perché, di andare al Pozzo di San Patrizio (chissà che mi aspettavo) per cui scatta la destinazione: Orvieto.

Ovviamente il giro prevede il piacere di guida per cui scelta di un percorso più “laborioso” attraverso l’entroterra toscano; poi, siccome mi piace viaggiare facendo percorsi diversi fra andata e ritorno, abbino anche un girotondo del Lago di Bolsena. Prospetto l’idea a vari amici, motociclisti e non, e parlando si aggiunge la visita della vicina Civita di Bagnoregio, il paese che sta morendo, e alla fine, per non farsi mancar nulla, rientro passando dalla vetta del Monte Amiata (che vuoi che sia, è tutto così vicino…).

Quindi, percorso definito: attraversando le strade meno battute del senese, si raggiunge Orvieto, con primo obiettivo il famoso Pozzo e, a seguire, uno sguardo alla cittadina, per poi proseguire andando a visitare la morente Civita di Bagnoregio, e dopo raggiungere Bolsena e, da lì, fare la circumnavigazione del Lago, possibilmente lungo costa.

Finito questo, continuare alla volta del Monte Amiata, facendo un percorso più lento e impegnativo per godersi una strada guidata fra le curve di montagna e, infine, giù per rientrare a casa.

Ma andiamo per ordine.

Nonostante la discreta pubblicità del mio tour fatta fra amici e gruppi motociclistici di cui faccio parte, alla fine è stata una partenza in solitaria, ma non è la prima volta e la cosa non mi ha creato alcun problema.

Quindi, oggi sabato 8 giugno ore 8.00, puntuale, parto dal distributore dove ho appena fatto il pieno che dovrebbe darmi, e così sarà, autonomia per tutto il viaggio.

Con buona andatura raggiungo in fretta Saline di Volterra, poi Pomarance e, poco dopo, imbocco strada di San Dalmazio che mi porterà fino alla Cassia dove proseguirò per Orvieto. In teoria dovrei essere a destinazione per le ore 11.30 ma in realtà non è andata così.

Alla bramosia iniziale di fare foto che portano ad inevitabili brevi fermate, si aggiunge una segnaletica non proprio chiara unita a qualche difficoltà tecnica (connessione di rete carente che ha impallato spesso g.maps); il paesaggio ovviamente è fantastico e la maggior parte della strada è divertente da guidare lasciando spazio anche a troppa esuberanza.

Giunto, non senza qualche difficoltà di orientamento, sulla Cassia (SR2), davanti a me un’immagine che pare un dipinto ma c’è giusto il tempo di una foto per immortalare siffatta bellezza perché devo proseguire; già comprendo che non rispetterò i tempi programmati.

Proseguo sulla SR2 cercando di recuperare qualcosa, il tempo continua ad alternare sereno e foschia con il caldo che si fa sentire, e finalmente giungo alla cittadina di Acquapendente che mi fa pensare di essere praticamente arrivato; ormai suono fuori tabella di marcia e, involontariamente, mi permetto il lusso di sbagliare anche strada, ma come si dice: “tutte le strade portano a Orvieto (non è cosi il detto, ma qui ci sta tutto)”.

Ed ecco che a distanza compare, si erge su una collina di tufo, e nel giro di pochi minuti mi ritrovo alla prima rotonda, con tanto di insegna, per poi raggiungere, costeggiando una parete (ovviamente di tufo), il parcheggio di fronte al giardino dove c’è il mio primo obiettivo; mi fermo e prima vado ai vicini giardini pubblici dove godo di un’ampia vista panoramica.

Il caldo accumulato ora mi assale, abbigliamento da moto e zaino mi pesano, e quindi decido di fare visita al famoso Pozzo di San Patrizio.

Mi avvicino e, purtroppo, devo ammettere che già dall’esterno non mi entusiasma, ma forse mi ero fatte troppe aspettative.

Decido di visitarlo ugualmente, approfitto della cortesia delle ragazze della biglietteria per lasciare quasi tutto in deposito e procedere molto più leggero per il mio giro turistico; mi bastano circa 20 minuti per scendere e salire i complessivi 500 scalini (circa) che prima mi portano a meno 53 metri, su un ponticello a pelo d’acqua, e dopo, risalendo, con uno strategico stop, mi fanno assaporare la gradevole frescura.

Confermo, francamente nulla di che ma almeno mi sono ripreso dalla botta di calore.

Tornato in superficie, in men che non si dica ritorna l’arsura però non posso non dare uno sguardo fugace alla parte storica della cittadina.

Recuperato tutto il materiale, mi preparo, piuttosto carico, alla passeggiata non prima di dare un’occhiata alla moto; là trovo un simpatico motociclista pisano con il quale facciamo una amichevole chiacchierata da cui ricavo anche qualche dritta per ottimizzare la visita cittadina.

Anche qui rimango un po’ deluso; per me, uniche cose degne di nota sono il Duomo, davvero notevole, e la sua ampia piazza e con possibilità di soffermarsi all’ombra.

Ma non ho tempo e, soprattutto, non ho cellulare (totalmente scarico) per cui punto “fiaccamente” deciso verso il parcheggio.

Sono le 14.15, mi rivesto, e non è certo un piacere, e dirigo senza indugi verso Civita di Bagnoregio. Durante il tragitto il telefono non si carica a sufficienza, quindi piccolo pit-stop al bar che si trova nel palazzo davanti la veduta panoramica della cittadella arroccata sul tufo; qui ricarico il cellulare, grazie ad una presa di corrente gentilmente offerta dalla giovane barista, e me stesso, sorseggiando acqua fresca all’ombra del giardino.

20 minuti dopo sono in cammino per attraversare il ponte che porta al paesello e non è una passeggiata da poco, sotto il sole cocente; massacrante la salita finale che porta dentro il borgo, che credo sia molto più suggestivo in notturna.

Di morente c’è poco, anzi il piccolo centro gode di una gran vita turistica, ma come sempre il tempo stringe e quindi cerco con le foto di lasciare maggior memoria del mio passaggio; il ritorno è più faticoso dell’andata, e meno male che anche in questa occasione ho trovato asilo a quasi tutta la mia zavorra. Comunque, 45 minuti ci vogliono per fare tutto che, aggiunti ai venti al bar, fanno le 17.15 e ho ancora altri 2 obiettivi da raggiungere.

Alle 17.30 sono in movimento in direzione di Bolsena che raggiungo in meno di 20 minuti e qui, finalmente, una positiva sorpresa: è veramente molto carina e non sarebbe male per una breve vacanza, pur non essendo un’amante dell’acqua dolce.

Anche il lago mi è piaciuto moltissimo e girargli intorno, lungo le strade che costeggiano le spiaggette, me lo hanno fatto apprezzare moltissimo tanto che davvero penso valga la pena di passare alcuni giorni qui facendo capo a Bolsena.

Altrettanto piacevole Capodimonte, un po’ meno Marta; ma subito dopo Via della Spiaggia e Via San Rocco ti tengono attaccato a vari chilometri di spiagge che quasi ti fanno credere di essere al mare ed ogni punto è buono per una piacevole giornata di bagni d’acqua e di sole.

Dopo si sale verso Montefiascone e da lì di nuovo verso la città del lago; la strada è più in alto e più distante dalle rive però qui si gode del piacere di una guida brillante e divertente, traffico permettendo (a me è andata bene), e presto mi sono di nuovo rifermato nella piazzetta antistante il lago rimanendo indeciso se fare il bagno per rinfrescarmi, ma avrei dovuto rinunciare all’ultima tappa.

Alla fine la scelta è stata facile, per quanto obbligata, perché la balneazione mi avrebbe sciolto tutto il carico adrenalinico e casa sarebbe stata davvero lontana da raggiungere.

Per cui resetto la mappa scegliendo il percorso più impegnativo per raggiungere la vetta del Monte Amiata; tempo stimato 1 ora e mezza, tempo effettivo, fermate fotografiche incluse, 1 ora e 15 minuti.

Partito alle 19.15, mi sono fatto un’ora di strada con il sole che calava davanti ai miei occhi; strada fantastica, divertente per quanto faticosa, causa la luce che costantemente mi accecava, e solo quando la pendenza è aumentata, il sole ha cominciato a far prima capolino dietro le curve sempre più strette e poi è scomparso fra i rami della fitta vegetazione boschiva che mi ha accompagnato fino in cima ad oltre 1700 metri.

Alle le 20.30 sono in vetta ma ho giusto il tempo di un paio di foto di rito e riparto salutando dei camperisti che facevano un picnic.

La discesa mi è sembrata più faticosa e la strada, seppur bella, meno godibile, forse per la stanchezza. Dopo Arcidosso mi sono fermato per un’ultima foto con una luce decente ma la foschia oscurava il sole; fatto il punto della situazione ho memorizzato il percorso fino a casa, che prevedeva ancora strade godibili per almeno 50 km circa. Ben presto la luce è sparita e la guida al buio non dava nessun godimento.

La maggior concentrazione di guida mi ha fatto dimenticare la stanchezza e dopo una sosta ad un distributore, non so dove, per vestirmi in maniera più adeguata al cambio di temperatura, ho mirato deciso a casa.

Ormai totalmente al buio, la strada non dava più nessun piacere e l’unico scopo era quello di raggiungere il prima possibile la mia doccia; con questo pensiero ho tenuto un buon ritmo senza esagerare e, seguendo il percorso prefissato, a Bagno di Gavorrano ho imboccata la Variante SS1 e, a velocità costante, mi son trovato davanti al mio cancello alle 22.20, davvero stanco e soddisfatto.

Ma era sabato sera, quindi doccia e… il resto è un’altra storia che non ha nulla a che fare.

02.03.2019 – “L’Eroica” fatta al 90% però….

Casualmente me ne parla circa un mese fa un amico che l’ha fatta e me la racconta così positivamente che mi crea una piacevolissima aspettativa.

Entra quindi nei miei progetti e decido di farla e mi organizzo per il 16 febbraio, ma un problemino mi costringe a rinunciare. Peccato perché quel w.e. il tempo era fantastico.

Nessun problema, rinvio di 2 settimane e nel frattempo crescono le aspettative.

Eccoci, oggi ci siamo, mi alzo di buon ora per prepararmi ma non è proprio una gran giornata: nebbia come in Val Padana; si comincia bene!!!

Qualche veloce commissione e via a prendere la moto, vestizione che, dato il meteo, mi impegna non poco e, di conseguenza, partenza in ritardo di 40 minuti. Evvai 😉

Sono le 8.40 ed inizia il viaggio in un nebbia a cui non siamo abituati e, così, parte dell’entusiasmo rimane sopito; ma sono ottimista perché arriverò a destinazione ad un orario che dovrebbe portare la luce.

Viaggio in questa cappa grigia che mi bagna il cupolino con microgoccioline di acqua, la temperatura non è gradevole e sembra più bassa rispetto ai 5° segnalati; la velocità di crociera è un pochino ridotta vista la scarsa visibilità e così è fino a Volterra dove, invece, il sole c’è ed emana un piacevole tepore.

Scendendo, fa uno strano effetto vedere la nebbia lievemente depositata nelle valli circostanti mentre la strada rimane soleggiata, rendendo un piacere la guida fino al bivio di San Gimignano; dopo, passati un serie di tornanti in discesa, riprecipito nel tetro grigiore e via così fino a Staggia, dove ricompare il sole che mi accompagnerà per tutta la mattina ed oltre.

Mi trovo così alla “mia” partenza che sono le 10.15: RADDA in CHIANTI.

Il giro che devo affrontare è quello della storica gara ciclistica che attraversa le zone del Chianti e del Brunello in un percorso misto fra asfalto e strade bianche, dove si mangerà un po’ di polvere. In realtà la vera partenza sarebbe da Ghiaiole in Chianti ma io ho adattato per comodità.

Mi fermo, cerco una mappa storica sul cellulare e la salvo, cercando di seguire poi le indicazione che dicono sia ben inserite nel percorso (non secondo me).

Quindi riparto alla volta di Ghiaiole e si comincia subito male: non centro l’obiettivo ma lo sfioro perché non trovo la segnaletica per il breve tratto sterrato che mi avrebbe condotto a quella che era la vera partenza del circuito.

Non me ne rendo conto subito perché sosto nei pressi di un secondo cartello che mi indica di andare avanti e quindi proseguo; vado molto piano, troppo, perché non voglio perdermi altre indicazioni e questo influirà sulla tabella di marcia.

Imbocco, secondo un altro segnale, la strada per il Castel di Brolio e giungo ad un borghetto dove c’è un bar e decido di fermarmi per fare mente locale (ossia chiedere informazioni).

Le due giovani bariste, molto carinamente, mi illuminano e vengo a conoscenza che ci sono ben 7 percorsi diversi, ciclisticamente parlando, della famosa “L’Eroica” le cui mappe sono gelosamente custodite (meno male internet a volte è molto utile).

Mi dicono anche che sono sulla strada giusta e che a 100 metri c’è il castello affiancato dalla strada bianca che fa parte di una delle tappe. Ringrazio e riparto da qui con l’intento di seguire il circuito che ho precedentemente salvato sul cellulare.

L’inizio è piacevole e torna il grande entusiasmo insieme alle troppe aspettative; bello questo tratto di sterro ma capisco subito che non sono proprio brillante nel fuoristrada (prima volta in assoluto con questa moto) perché il terrore di fare grossi danni mi rende veramente lento.

Il paesaggio mi piace molto ma i vitigni sono desolatamente spogli e quindi consiglio l’esperienza in primavera inoltrata per godere di una natura più rigogliosa.

Giungo di nuovo sul percorso asfaltato e proseguo verso Pianella, punto di incrocio della figura ad otto dell’intero percorso, e trovo un indicazione che mi porta su un’altra strada bianca più lunga della precedente.

Anche questa si snoda attraverso dei vitigni della zona del Chianti e, seppur più agevole, mi confermo che i tempi di percorrenza saranno più lunghi del previsto.

Ritrovata la via principale, il cartello indica direzione nord… e non mi torna; vedo una cosa particolare, la fotografo e poi faccio il punto della situazione.

Mi rendo conto che ho appena percorso un tratto che dovevo fare al ritorno per cui senza indugio correggo la rotta e punto verso Montechiaro e poi Siena.

Con un po’ di fatica ritrovo il giusto percorso e raggiungo lo sterrato per Montechiaro, decisamente meno bello paesaggisticamente e molto più ghiaioso; l’andatura precipita e solo a piccoli tratti riesco a mantenere una velocità di crociera appena decente.

Giungo sulla strada che mi porta a lambire Siena e con un giro di troppo in rotatoria riesco ad imboccare di nuovo L’Eroica alla volta di Radi.

Buona parte del percorso, prima e dopo, è strada bianca anzi strada molto polverosa e smossa; anche se abbastanza rettilinea, mi fa faticare per paura di un improvvisa perdita di aderenza nel posteriore.

Il paesaggio è decisamente meno accattivante ma la temperatura è piacevolmente calda; Radi è poco più di niente, praticamente un ristorante e poco più, e tiro di lungo anche perché i tempi per fermate ormai non ci sono più, se voglio essere a casa per le 18.00.

Decido di correre d’un fiato a Montalcino, pur mantenendo la rotta classica, e lì mi fermerò per un veloce snack.

Ripreso l’asfalto nella zona di Lupompesi, sfioro Vescovado e Murlo velocemente, manco clamorosamente lo sterro di Pieve di Piana rimanendo sulla strada principale fino a Bibbiano.

Poco dopo, trovo un breve tratto di strada bianca, che mi fa capire che per Montalcino non sarà un a passeggiata; incomincio ad essere privo di energie, ci sono 17° e dopo un breve intermezzo di strada normale, arriva il tratto per la città del Brunello, tutta sterro.

All’inizio è piacevole, immersa fra due filari di cipressi ed un campo di golf, poi si passa a saliscendi e curve che fanno tracollare la media mentre il paesaggio non compensa assolutamente (boscaglia).

Veramente poco da dire e da fotografare, insomma, grande delusione.

Finalmente trovo di nuovo la via principale ed arrivo vicino alla cittadina ma data l’ora decido di non entrare e quindi sfioro e proseguo alla ricerca dei vigneti del nobile vino; ricerca miseramente fallita perché non vedo indicazioni e mi ritrovo in un attimo a Buonconvento.

Mi fermo ad un distributore (ovviamente chiuso – sono le 14.00), fa caldo, sono con la testa vuota, direi deluso per quello che credevo di vedere e non c’era o non ho visto.

Mi alleggerisco dell’abbigliamento e divoro uno snack che mi sono portato per emergenza, e meno male, seccando subito dopo una bottiglietta d’acqua.

Riguardo la mappa, poi l’orologio e, vestendomi per ripartire, decido che non c’è tempo per tornare indietro, anzi devo correre, e veloce, avanti se voglio completare il giro restante.

Riparto seguendo il percorso alla volta di una vicina strada bianca che attraversa i campi in pianura per rientrare in asfalto vicino a Serravalle dopo di che via verso Asciano da raggiungere tagliando da una strada polverosa, sempre in pianura fra i campi, che riesco a trovare ma anche a perdere.

Infatti mi trovo su asfalto prima del tempo, non ci sono indicazioni e sono poco convinto, ma vado avanti, non c’è tempo per correggere errori.

Giungo vicinissimo ad Asciano, ma dalla parte opposta, a conferma del mio ennesimo errore nel seguire il percorso; non entro in città perché stavolta, vicino al cimitero esterno al paese, vedo bene il cartello “L’Eroica” e quindi vi entro ed affronto un altro sentiero, polveroso, lungo e con saliscendi che mi mettono in difficoltà, non per le salite ma per le ripide discese.

Il paesaggio ormai è identico ai precedenti (campi nudi e crudi), il cielo si è leggermente velato e sale la voglia di fuggire in fretta; arrivo a Torre a Castello e riprendo il manto bitumoso che porta a Castelnuovo Berardenga prima e Panella dopo.

Dentro di me è salita una grinta che mi seguirà fino alla fine della giornata e divoro l’asfalto, le curve mi esaltano, il tratto è un misto veloce che mi appaga e mi incoraggia a cercare sempre più tutta la spalla dello pneumatico.

Comprendo che non è solo la strada ma sono io che sono cambiato, non ho più voglia di polvere ma invece sento il bisogno di strada pulita da inghiottire voracemente.

A Pianella mi ritrovo a percorrere la stessa strada sterrata della mattina; che supero più agilmente e giunto all’asfalto corro deciso verso gli ultimi traguardi intermedi: Vagliagli e Radda in Chianti dove mi attende un grande rientro.

In questo tratto ci sono 3 sterrati brutti, con saliscendi, in alcuni punti stretti e molto scivolosi, il tutto accerchiato da boscaglia o comunque da paesaggi di poco conto…. o forse sono io che non ho più voglia.

Finito lo sterrato a 2 km da Radda, mi fermo, mi rilasso un attimo e poi via con piccolo stop di fronte allo stesso segnale della mattina da dove tutto è cominciato: sono le 16.30, ora si torna a casa.

Sono subito carico, l’adrenalina scorre e la guida è brillante e sicura così in mezz’ora sono oltre Colle Val D’Elsa e mi fermo ad un incrocio per consumare un altro “frugale pasto”.

Il sole cala dritto sulla strada che devo percorrere, accecandomi; ne sono consapevole, quindi rimonto in sella e via senza incertezze verso la fine della giornata.

Fino a Volterra è un viaggiare piacevole, attento e controllato, il sole è bello ma dà fastidio; scendendo verso Saline la visibilità migliora, la luce non è più così intensa anzi fa godere di una spettacolare paesaggio circostante.

Giunto a Saline penso solo a casa che raggiungo in qualche battito di ali.

Segue Mappa

http://www.ilmotociclistaffamato.com/site/wp-content/uploads/2013/09/mappa.jpg

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02.02.2019 – Te sei matto… “Sì, ma solo al 50%.”

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01-02/02/2019

Ebbene nulla di deciso fino agli ultimi giorni ma il meteo non è benevolo.

Ok parto, senza prenotare e con l’attrezzatura disponibile (che dovrebbe essere sufficiente, con un piccolo dubbio per le mani).

Giovedì 31 gennaio, il meteo purtroppo corrisponde perfettamente alle previsione e non mi permette di concludere tutti i preparativi, complice anche il fatto che devo pure lavorare.

Dopo la serata mondana con gli amici torno a casa e predispongo una buona parte dei preparativi poi a letto, non di buon ora.

Mi sveglio come al solito, alle 7.00 sono già in piedi e vado a recuperare la moto in garage (non di casa).

Torno a casa e completo i preparativi che mi impegnano più del previsto; sono praticamente le 9.00 e il meteo pare leggermente meglio delle previsioni per cui vado a salutare madre e sorella, come promesso, e forse indugio un po’ troppo.

Alle dieci sono in movimento; giornata grigia ma senza pioggia e temperatura (direi) notevole, 13°. Approfitto e punto alla FI-PI-LI attraverso le nostre zone interne fino a Lavoria dove comincia il viaggio vero.

Tutto procede per il meglio e a Firenze-Signa prendo l’autostrada per Bologna. Sembra tutto troppo facile ed infatti a Barberino comincia a piovigginare ed io non sono ancora vestito adeguatamente. Sono ottimista.

Prendo la direttissima di valico e, uscito dalla prima lunga galleria, trovo pioggia seria; allora alla successiva galleria procedo ad una complicata vestizione antipioggia che mi ruba più tempo del previsto.

Riparto con obiettivo diretto fino al rifornimento ma non posso rispettarlo; passato gli appennini la temperatura precipita e siamo intorno ad un grado, le mani accusano e quindi mi fermo alla prima stazione di servizio sulla Modena-Brennero.

Con un bel caffè caldo riporto in vita le mani e riprogrammo gli stop & go capendo bene che non riuscirò a fare tappe lunghissime, causa le punte delle dita che si ghiacciano. Il tempo comunque regge e l’importante è superare le Dolomiti e dormire in Austria dove pare che il meteo sarà meno avverso.

Riparto e sono bravo, resisto fino al rifornimento, però le previsioni cominciano ad essere veritiere; la strada è pulita ma sta nevischiando e tutto procederebbe liscio se non ci fossero così tanti camion in movimento.

Dopo appena 30 km, la situazione peggiora, si comincia a congestionare il traffico, si creano forti rallentamenti e la neve comincia ad attaccarsi alla visiera del casco; no, a questa velocità non si può procedere, così mi fermo alla prima stazione di servizio e finalmente non sono solo. Già, fino a quel momento avevo incrociato, in senso opposto, uno scooterista nella zona di Pegognaga, probabilmente un indigeno che andava a lavoro, e successivamente, 70 km prima del rifornimento, un motociclista.

Faccio conoscenza con i 4 bikers fermi, in attesa di capire l’evolversi della situazione, poi ne arrivano altri 2. Siamo in 6 che valutiamo il da farsi, con uno di loro si innesca maggiore empatia ed infatti alla fine restiamo compagni di viaggio mentre gli altri decidono una diversa strategia.

Noi alla fine optiamo per accettare ospitalità dal padre di un gentilissimo ragazzo che lavora allo spaccio dell’area di servizio, che abita là vicino, dove ci rechiamo a piedi lasciando le moto, grazie alla cortesia del personale di servizio, sotto una pensilina del box cassa.

Una faticaccia fare 900 metri a piedi nella neve, bardati di tutto ed io con 30 kg di borsone in braccio, ma l’ospitalità ci fa dimenticare tutto e via a letto presto per essere pronti il giorno dopo.

Mi sveglio alle 3 e mezzo, non sono abituato ad andare a letto alle 22.30, e resto al calduccio sotto le coperte fino alle 6; mi alzo, comincio i preparativi e chiamo Riccardo (il mio compagno di viaggio) e, salutato come si conviene il nostro ospitante sig. Bruno, torniamo alle moto; la fatica per me è tanta, con quel borsone, ma almeno mi sono vestito più leggero per non sudare troppo e muovermi più liberamente.

Mentre ci prepariamo, come il giorno prima facciamo gente e con alcuni motociclisti scambiamo due parole; una signora, quando ormai siamo quasi pronti per partire, ci fa una foto per mandarla alla nipote appassionata di moto.

Ore 8,00 in sella e via, ci aspettano 500 km per la destinazione finale, il 63° Elefantentreffen.

É veramente tutto magnifico, perfetto direi, con la strada pulitissima, il traffico regolarissimo, la temperatura 0° che non si sente, anzi pare quasi caldo, ed infine il paesaggio suggestivo e surreale con questa lingua di asfalto che si immerge nel bianco candido delle montagne.

Tutto troppo bello per essere vero ed infatti a Bolzano si complica la situazione e a Vipiteno si infrangono i sogni.

Ebbene non ci resta che tornare indietro e Riccardo la pensa come me; non senza complicazioni, usciamo dalla fase di stallo, per me con qualche inconveniente in più.

Il mio rientro non è una passeggiata, oltre 500 km, di cui oltre 360 sotto pioggia battente, il tutto condito da uno stiramento con leggera distrazione muscolare al bicipite femorale destro e arrivato a casa, a freddo, sono sopraggiunti tutti i piccoli acciacchi minori; per il buon Riccardo circa 170 km in più per tornare alla sua Roma, ma almeno era senza complicanze e comunque meglio attrezzato.

Ci ritroveremo, così ci siamo promessi, non necessariamente per questa esperienza.

Conclusioni:

Bilancio? Positivissimo – Lo rifarei? Certo – Lo rifarò? Non credo, perchè ho altre priorità di viaggio

Qualcuno mi ha definito coraggioso, ma il vero coraggio non sta nel partire, bensì nel saper tornare.

La maggior parte delle persone mi ha detto: ” Ma te sei matto… ” e la mia risposta è stata “Sì, ma solo al 50%”. Andavo là solo da spettatore e non da partecipante (a dormire in tenda sulla neve scaldandosi con fuochi improvvisati).

Ma si vede che non ci dovevo essere 😉

13.01.2019 – ABETONE d’inverno per caso.

13/01/2019

Non è la prima volta che non ho un programma per una g.f.p., ma l’uscita era voluta e la destinazione … da sviluppare in corso d’opera; per cui partenza, ovviamente non presto, e, non proprio a caso, puntando verso Nord.

Due idee in testa, da decidere più avanti.

Vado deciso per Lucca, come bivio per la scelta della destinazione successiva, poi si vedrà; quindi S.S. 206, Galleria di San Giuliano Terme e giù verso Lucca.

Là decido di proseguire verso il bivio Barga/Bagni di Lucca, come nuovo bivio di riferimento della gita, e nel frattempo si sviluppano eventi che portano alla decisione finale della prima destinazione e delle successive tappe:

Abetone in primis, poi giù per Camaiore e via verso il Lido, per continuare lungo mare fino al Lago Puccini, rientrando da Livorno verso casa.

Me la sono presa un po’ troppo comoda e arrivo in vetta all’ora di pranzo inoltrata; la salita è solitaria, il tempo ottimo, l’aria nei tratti all’ombra è molto fresca, ma in cima mi godo 20 minuti di sole con temperatura di 8 gradi.

Sarebbe perfetto se non ci fosse un fastidioso ventarello (beh, io non sopporto il vento); nel parcheggio delle moto nel centro del paese spicca solo la mia rossa, pare che i motociclisti oggi abbiano fatto festa.

Riprendo e scendo a passo leggermente più spedito, ben presto sono di nuovo sulla rotta di Lucca che non raggiungo perché devio verso Camaiore, cittadina che non conosco; paese piccolo e gradevole, come il paesaggio circostante, ma il tempo corre e voglio giungere al mare.

Arrivato a Lido, mi fermo sulla passeggiata e godo di una vista notevole da un pontile che dalla spiaggia giunge in mezzo al mare; ne vale la pena.

Torno alla moto e vengo bloccato a chiacchierare della mia due ruote da alcuni turisti fiorentini, ovviamente motociclisti (ma oggi in auto con famiglia), che alla fine mi lasciano andare ma attendono la mia partenza solo per poter ascoltare il rombo del mio bicilindrico testastretta.

Proseguo lungo tutta la passeggiata a mare, gremita di gente, fino a Viareggio; il cielo è velato ma è comunque un piacere lo scorrere dei vari scorci di spiaggia e mare fra un edificio e l’altro.

La strada mi conduce un pochino più all’interno e mentre comincia ad oscurare raggiungo veloce la prossima meta, Lago Puccini; breve sosta per qualche foto mentre ancora è giorno e poi via verso Livorno.

Prendo così la statale e, toccando prima la periferia di Pisa (a distanza ancora si vedono Torre e Battistero), giungo a Stagno col buio; da lì corro verso il Romito che però offre solo la vista delle luci lontane delle navi in rada.

Non mi fermo, vado dritto verso casa guadagnando la variante che mi porta velocemente alla fine della mia gita.

Ed anche oggi mente sgombra e sorriso stampato sul volto avvolto dal sottocasco, mentre comincia a frullarmi nella testa una strana idea 🙂

30.12.2018 – Vado o non vado? VADO.

Tre settimane senza uscite, oggi era nei miei pensieri, vado a fare un giro; dove? Boh!?!

Mi alzo non prestissimo, d’altronde sono andato a letto 4 ore fa, e mi affaccio alla finestra convinto di vedere un magnifico sole che renderà più facile la scelta di una destinazione; brutta sorpresa invece, nuvole umido e fresco. Che faccio?

Arriva messaggio da un gruppo di motociclisti, ci si trova per una caffè e canonici auguri; mi aggrego.

Dopo cerco di organizzare altro, la mattina e quasi bruciata; ma il sole comincia a far capolino, tentenno un po’, poi rompo gli indugi. VADO!

Completata la vestizione, metto in moto e di botto scelgo di andare verso sud ma con un passaggio interno limitrofo. Punto deciso su Bibbona, poi Strada del Vino fino a Donoratico; mentre viaggio si apre la mente, escono le idee e si sviluppa il percorso. Allora via lungo costa, in sequenza, San Vincenzo, Piombino, Punta Ala, Castiglion della Pescaia, Marina di Grosseto, Principina a Mare e Grosseto.

Arrivato, sempre molto lucido, entro in variante SS1 e rientro a Marina di Cecina; obiettivo tramonto.

Partito alle 13,00 rientrato alle 17,00; temperatura perfetta e giornata in netto miglioramento.

Domani devo purtroppo lavorare, ma il 1° gennaio vorrei replicare. Vedremo.

22.02.2018 – CONFRONTO FRA:

DUCATI MULTISTRADA 1200s Touring (anno 2012)

DUCATI MULTISTRADA 1200 Enduro (anno 2018)

Oggi è passata una settimana e ben 1400 km dal cambio moto e forse ora, a ragion veduta, posso cominciare a parlare (ai miei amici e non) delle differenze fra le due moto.

Non vi nascondo che il primo impatto appena preso il grosso Endurone Ducati non è stato soddisfacente ed ho percepito un senso di pentimento.

Precisiamo subito che il salto generazionale dal punto di vista motoristico è davvero notevole; il vecchio motore 1200 fa parte della generazione storica del desmo dove la faceva da padrone quello scatto felino che mal si conciliava col passeggio in città.

Mi spiego meglio: come dichiarato da vari tester della bicilindrica italiana, con i nuovi motori, dalla versione 2013 in poi, la casa bolognese è ben intervenuta sui bassi regimi eliminando quel fastidioso singhiozzare che, soprattutto in città, era molto evidente; per contro si è persa l’immediata risposta del motore al gas spalancato di colpo che, a mio avviso, è punto di forza per i nostalgici fans del marchio. Anch’io, apprezzavo questa qualità della mia vecchia moto (che ho definito sempre come ”sensazione on/off”) che la rendeva fantastica da guidare fuori dai centri urbani.

Tornando al paragone potrei sintetizzarlo così:

– 1200s Touring anno 2012 – è la vera multistrada ossia la vera moto polivalente che può essere usata con la massima soddisfazione sia per la girata domenicale con gli amici nelle curve intorno casa, sia in pista sfruttando tutti i cavalli a disposizione nella mappatura sport di base o estrema, senza rinunciare alla possibilità di un piacevole viaggio a Capo Nord; per il fuoristrada no comment.

Da non sottovalutare il minor peso e la migliore maneggevolezza in curva a bassa velocità e, soprattutto, in fase di parcheggio (beh, circa 50 kg in meno varranno qualcosa!!!).

– 1200 Enduro anno 2018 – è un’evoluzione specialistica del modello “base”, una moto perfetta per il moto-turista, adatta per macinare chilometri su chilometri. In autostrada puoi viaggiare a 200 km/h in tutta tranquillità (se non ti spaventa veder scorrere senza poter osservare ciò che ti sta attorno), offre una guida piacevole ed anche brillante nel misto veloce, si difende nei percorsi più tortuosi dove però devi prediligere il godimento del panorama a quello di una guida aggressiva; fuoristrada no comment.

Il maggior peso e altezza non vanno sottovalutati soprattutto a pieno carico; occhio a dove parcheggi, altrimenti devi chiedere aiuto, e alle curve strette (o inversioni ad U) a velocità ridottissima, dove uno sbilanciamento può essere fatale.

Quanto sopra non serve a definire una classifica fra le due moto, ma sono semplici valutazioni (personali); poi ognuno sceglie in base alle proprie esigenze di ogni tipo.

A questo punto mi domanderete se sono soddisfatto: direi proprio di sì.

Una linea imponente, il frontale grintoso con una fanaleria accattivante, abbondanza di accessori elettronici, un motore importante e potente la rendono davvero coinvolgente e, con il passare dei giorni e dei chilometri, diventa più semplice gestire le sue dimensioni, ma sempre con adeguata attenzione; i suoi 270 kg circa, superato il punto critico, non si reggono.

Per dettagli più tecnici, vi lascio agli articoli dei professionisti del settore.

Buon viaggio a tutti.

16.09.2018 – STELVIO, fatto ma con una novità.

15 e 16 settembre 2018: STELVIO, ebbene ci sono riuscito. 

(foto)              (maps)

Anche quest’anno non trovavo il modo d’incastrare una data per fare questo giro in moto voluto per capire quanto fosse vero ciò che avevo letto.

Ormai pronto a rinunciare, gli eventi hanno modificato il quadro e nel weekend scorso mi sono trovato, grazie ad una grande novità, a fare il famoso passo in direzione Bormio-Solda e viceversa.

Andiamo per gradi.

La novità: dopo oltre un mese di riflessione (praticamente dalla settimana dopo il rientro da Capo Nord e fiordi norvegesi) su cambiare o meno la mia esaltante Ducati Multistrada 1200s Touring (anno 2012), giunge una proposta del concessionario Ducati di Piacenza che mi ingolosisce parecchio.

Tentenno una settimana, poi cedo alla tentazione ed organizzo per ritirare la (quasi) nuova Ducati Multistrada 1200 Enduro per sabato 15 settembre (per il confronto fra le due moto vi rimando qui).

Quasi come naturale conseguenza, ecco che si materializza l’idea: sono già un pezzo in su perché non puntare allo Stelvio? E mi dico: “Cosi mi faccio anche esperienza con la nuova moto.”

…..E così è stato…..

Sabato 15, partenza in ritardo di un ora (7.30) ma essendo quasi tutta autostrada recupero 30 minuti senza scapicollarmi.

Arrivo alle 10.00 circa in concessionaria e fra pratiche burocratiche, qualche spiegazione e l’adattamento del bagaglio (sulla nuova moto non ci sono bauletti, vedremo in seguito), parto con 45 minuti di ritardo (12,45) rispetto a quanto mi ero prefissato.

Fino al Lago D’Iseo, autostrada e strada statale hanno poco da dire, poi tutto cambia in un graduale crescendo fino a Bormio; da qui comincia la parte dura e bella.

Inizio con una salita fatta di curve, alcune piacevoli, altre più impegnative, senza contare i numerosi tornanti fino al passo che non lasciano nessuno spazio alla guida; in compenso dovresti fermarti ogni volta per goderti il panorama (ovviamente spessissimo ho tirato di lungo altrimenti non arrivavo mai).

Sono in cima (17.15 circa), un caldo anomalo mi accoglie ma non sono solo; ci saranno circa 200 motociclisti e altri arrivano, come altri vanno.

Mi riposo (si fa per dire) una mezz’ora girellando qua e là per fare foto; alle 17.40 circa punto in direzione altoadesina per raggiungere l’albergo, non prima però di aver affrontato una cinquantina di tornanti spettacolari e discretamente faticosi.

Arrivo a Solda verso le 19.00; dopo la sistemazione in albergo mi godo una piccola cena, una fresca passeggiata, qualche distrazione in camera prima di coricarmi pensando ai 50 tornanti a salire che mi attendono la mattina seguente per salutare di nuovo il passo dello Stelvio.

Domenica 16 settembre ore 8.00 sono a fare colazione, poi completo i preparativi con tutta calma e alle 9.45 metto in moto per il ritorno.; stavolta farò il passo nel senso più bello, come dicono quasi tutti gli articoli che ho letto.

Confermo e mi dispiace solo di non avere la telecamerina a bordo per farvelo provare.

Il traffico è vivace, non solo moto, e l’andatura è lenta sia a causa dei tornanti, che fai solo in prima o seconda (e scordati di piegare), che per il traffico.

Ne approfitto per varie fermate a scopo fotografico e così arrivo in cima quasi a mezzogiorno; trovo un bel punto panoramico e sparo una bella ripresa (clicca qui), dopodiché riprendo il percorso in discesa verso Bormio, che comunque, come si vede dalle foto, non è che sia una passeggiata.

Giunto nella città termale decido di cambiare programmi e mi butto verso il passo Gavia; dopo un primo tratto non proprio coinvolgente si giunge in vetta e là la situazione cambia.

Trovo due specchi d’acqua che mi consentono belle foto e la vista di una discesa che sarà molto più impegnativa della salita; una strada molto stretta viaggiando dalla parte del burrone e alcuni tornanti di tutto rispetto.

Ci sono molti tratti misto veloci che rendono la guida piacevole, ma mettono davvero a dura prova i  freni.

Giungo al bivio per il passo del Tonale, mi solletica un’idea ma desisto; l’ora è bastarda, né troppo presto e né troppo tardi ma, per non rischiare di rientrare di notte, recupero la via del Lago D’Iseo.

Vorrei fermarmi per una visita un poco più attenta, ma poi opto per un rientro a casa che mi consenta di godermi il tramonto del nostro mare e quindi proseguo verso Brescia e via per le “strade di grande comunicazione”.

Sarebbe finita qui, ed infatti niente più foto, ma vi garantisco che l’autostrada della Cisa me la sono davvero goduta, prendendomi maggiore confidenza con il mezzo.

Insomma, un magnifico weekend e davvero mi auguro di farne altri, magari anche in buona compagnia.

16.08.2018 – Conclusioni (il mese dopo)

Sono ancora nel pieno caos del mio lavoro a cui rubo pochi minuti che dedico a noi; ancora non ho avuto occasione di soffermarmi con tranquillità sui ricordi mentre molte sono state le occasioni di rispondere alla più classica delle domande: “com’è stato il viaggio?”.

La risposta è quanto mai ovvia ma ciò che credevo meno scontato è il fatto che ancora vive dentro di me lo stesso entusiasmo del giorno del rientro.

Vivo ancora un turbinio di emozioni e non solo quando spendo parole per raccontare questo viaggio; in sintesi sono ancora caldo e la mente vive il recente passato facendomi sognare itinerari futuri.

Ma è ancora troppo presto per progettare seriamente nuove esperienze, che mi auguro ci siano.

Non vado oltre per evitare di infiammarmi per niente; cercherò di ritornare quando la mente sarà meno eccitata.

A presto, più o meno.

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29.07.2018 – Conclusioni

Salve,

come promesso, in questa pagina aggiornerò le mie conclusioni ovvero farò un’esposizione a freddo, ossia a distanza di tempo, del viaggio basato sui ricordi e sensazioni vissute.

Nel giro dei prossimi mesi la pagina sarà in continua evoluzione, con aggiunte, cancellature, sostituzioni di pezzi e altro ancora.

Cercherò di integrare anche i video, che fino ad oggi non ho potuto inserire per ragione di dimensioni; ci lavorerò su, piano piano, e li aggiungerò possibilmente sistemati ma non nella qualità, che ho già visto non eccelsa (ci accontenteremo).

In ogni caso, tengo a chiarire che anche fossi riuscito a fare tutte le foto o i filmati che volevo (ed ovviamente non ci sono riuscito) ed anche fossero stati tutti di qualità eccezionale (e non è stato possibile), vi garantisco che ciò che hanno visto i miei occhi non è trasmissibile nemmeno con il più perfetto dei marchingegni digitali inventati o da inventare; nulla potrà mai riprodurre in modo fedele le mie sensazioni che, ed è palese, non saranno mai uguali alle vostre.

Vogliate prendere spunto, se volete, dal mio viaggio che non potrà mai essere il vostro.

Aggiungo, infine, che questa non è stata una vacanza ma un Viaggio-Avventura e la differenza è chiara, credo; qui non ci si riposa ma si vive intensamente (e faticosamente) il momento e solo alla fine del percorso uno può capire se ha avuto ciò che voleva, senza pensare che tutto possa andare come si vorrebbe.

Mi fermo qui, per il momento.

Al prossimo aggiornamento.

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27.07.2018 – A casa dopo circa 10.800 km, però prima un bagno al mare.

19. Norimberga – Cecina           (map)         (foto)

Vedi foto accanto? Bene aggiungi 10.000 km, perché il trip master a 10.000 riparte da zero.

26.07.2018 – Norimberga, solo tappa di trasferimento.

18. Copenaghen – Norimberga          (map)

Come ho detto ieri il viaggio è terminato a Copenaghen per cui qui a Norimberga è tappa solo per dormire.

Dei quasi 2.000 km previsti per rientrare più di metà li abbiamo fatti oggi, ossia 1070 circa, per avere domani una giornata poco più leggera (910 km circa).

La Germania ha un grande vantaggio, le autostrade oltre ad essere gratis non hanno limiti di velocità (quasi sempre) ed è per questo che abbiamo cercato di tirare più in là possibile; purtroppo il traffico vicino ad alcune città, anche per via di grandi lavori di manutenzione delle strade, ci hanno costretto a far tappa a Norimberga, che tuttavia era un sorta di obiettivo all’inizio della mattinata.

Abbiamo sperato di poter arrivare fino a Monaco Di Baviera ma avremmo dovuto andare totalmente a rischio sulla sistemazione per la notte e sulla cena, in questo caso non fattibile.

Particolare simpatico trovato per strada

Ovviamente, niente foto ma francamente poco o niente c’era che ne valesse la pena; l’autostrada si muove sinuosa in queste zone pianeggianti e non ti resta altro che correre per arrivare.

Per cui spesso il tachimetro segnava i 150 km/h (più o meno) eppure non vi nascondo che le auto in terza corsia ci hanno sverniciato più volte: ebbene i tedeschi hanno il piede pesantuccio, ma se è consentito…

Partiti alle 7.30 circa, siamo arrivati all’ostello alle 20.40 circa, per fortuna una buona sistemazione, prenotato al volo tre ore prima durante il viaggio cercando posizione e prezzo ottimali, ed è andata bene.

Quindi, prima di cena, piccola manutenzione alle catene e moto a nanna; poi a smangiucchiare qualcosa prima del meritato riposo.

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25.07.2018 – Copenaghen 2° giorno.

Secondo giorno a Copenaghen (foto) con caldo estivo italiano (30°); anomalia pesante.

Cominciamo alle 8.30 con visita allo store Ducati, o meglio all’officina, per risolvere il problema catena; 300 euro e il gioco è fatto.

Alle 10.30 siamo già in visita alla Sirenetta, simbolo della città, stracolmo di pullman pieni di turisti asiatici; ci stiamo pochissimo, giusto per una foto, poi recuperiamo le moto e ci spostiamo più vicino al centro.

Cominciamo a camminare a caso, ormai è un classico per noi, e ci troviamo vicino al palazzo del Re; adiacente c’è un magnifico parco, entriamo prima in questi grandi giardini, che sono pubblici, e poi facciamo un giro intorno al palazzo principale, beccando anche il cambio della guardia.

Poco distante, ma collegato al palazzo, c’è anche un’enorme caserma con i militari che fanno esercitazione; noi torniamo nel parco e visto il gran caldo decidiamo di riposare all’ombra di un magnifico albero.

Alle 13.30 ci muoviamo in direzione centro storico passando da altre strade; mangiamo e decidiamo di tornare sui canali, ma oggi facciamo il lato opposto, vuoi anche perché c’è ombra.

Raggiungiamo un ponte pedonale e ciclabile che scavalca il mare; sul lato opposto ci sono vari locali con sdraio, molte persone fanno il bagno, e noi ci fermiamo ad uno di questi chioschi per una birra al fresco.

Ripartiamo facendo la strada a ritroso, raggiungiamo le moto; sono le 18.00 e ci vuole mezz’ora per arrivare all’alloggio, ma prima facciamo un po’ di spesa per cenare a casa ed anche il pieno di carburante, così domani mattina saremo subito pronti per il vero rientro.

Quindi, programmiamo la sveglia alle ore 6.30 perché dovremo fare 1.000/1.100 km e, se riusciamo, venerdì saranno solo (si fa per dire) 900 km; d’altronde con oggi il viaggio turistico è finito.

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24.07.2018 – Copenaghen. Si recupera fiato e si torna a casa.

17. Oslo – Copenaghen            (map)              (foto)

Ed ecco l’unica tappa dove stiamo un giorno intero oltre l’arrivo.

Oggi partenza regolare, veloce uscita dalla città e 600 km circa di autostrada; se non fosse per la mia catena che sta cedendo sarebbe stata perfetta. Viaggio quasi da corsa che nessuno spazio ha lasciato per fotografare quei pochi paesaggi che ne valevano la pena; scontata la ripresa con cam (la mia in condizioni pietose…. speriamo in bene) del ponte Oresund, sul canale che divide Svezia e Danimarca, che si immerge nel tunnel per un totale di circa 16 km molto suggestivi.

Dopo i primi 200 km non freschi (23°), siamo arrivati a bollore (32°); ore 16.00, come programmato, davanti all’alloggio e, prima di tutto, proviamo a rifare il solito intervento di qualche giorno fa per sistemare la catena. Purtroppo non è fattibile, ormai si è troppo allungata e quindi ricerchiamo officina Ducati, che troviamo ma chiude alle 17.00, per cui ci andremo domani mattina.

Ci ricomponiamo e prepariamo e via in centro che dista 20 km circa e ci vuole circa mezz’ora in moto.

Parcheggiamo davanti al Parco Divertimenti Tivoli (manco fossimo a Roma) e via a piedi per le vie del centro storico; restiamo fino alle 22.30, scopriamo vari angoli particolari, come la zona finale del canale con tutte le case colorate ed i locali tipici, uno dopo l’altro, con i tavoli fuori in strada (pedonale ovviamente).

Al ritorno ci ritroviamo nella zona italiana con tutti i ristorantini, a base di pasta e pizza, raggruppati in una bella piazzetta e in alcuni vicoli. Abbiamo già cenato e allora passiamo e via.

Fotografo abbastanza, ma alla fine anche qui mi sembra ci sia poco da vedere; ma aspetto domani per chiudere il quadro.

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23.07.2018 – Oslo. Si cambia il rientro.

16. Stavanger – Oslo              (map)                (foto)

Giornata molto pesante all’insegna delle sventure, risolvibili.

Cominciamo la mattinata presto, per me, quando alle sei controllo l’ora e vedo una mail strana; beh, in breve, la nave albergo prenotata per Amsterdam ha preso fuoco e dobbiamo riorganizzarci.

Mentre valutiamo di rinunciare e anticipare il rientro in Italia, andiamo alle moto parcheggiate al coperto in un albergo vicino; Davide sbianca ed urla “noooo, la moto in terra!!!”. Potete immaginare le reazioni.

Purtroppo, la colpa morì fanciulla, non caviamo un ragno dal buco, perdiamo un mare di tempo e partiamo alle 9.30; su una cosa non ci sono dubbi, rientro anticipato. Cancellata Amsterdam e, di conseguenza, Lussemburgo, il rientro sarà in 2 giorni con tappa intermedia in Germania.

Umore di Davide nero, io in totale silenzio; per risparmiare 100 km scegliamo la via più corta tra le montagne. L’uscita dalla cittadina è difficoltosa, così come i primi 30 km circa; poi imbocchiamo la strada 45 e…

Alla fine ci facciamo ben 400 km circa di curve di montagna, un viaggio sfiancante, anche per il caldo assurdo (fino a 32°), e solo fermate di servizio. In alcuni punti i panorami sono decisamente belli ma non si arriva mai e quindi sempre dritto.

Arriviamo stanchi sfiniti e l’alloggio non ci aiuta; sistemazione da dimenticare.

Pronti, usciamo per andare in centro, troviamo fuori dalla struttura dei ragazzi italiani in moto che salgono verso Capo Nord e con loro parliamo a lungo; ci salutiamo e a piedi (ovviamente) in 15 minuti circa raggiungiamo la meta.

Prima cena e poi proseguiamo la passeggiata, come al solito a caso, e piano piano ci troviamo sul molo del fiordo dove troviamo una panchina particolare in legno e ci rilassiamo davanti al mare. Che bellezza questo momento!

Purtroppo dobbiamo rientrare, non ne siamo felici, pensando alla stanza, ma domani si va a Copenaghen dove sembra sarà meglio e dove ci riposiamo un giorno intero prima dello sprint finale.

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22.07.2018 – Stavanger. Ultimi fiordi.

15. Bergen – Stavanger      (map)     (foto)

Sono le 22.00 circa ed eccoci rientrati dalla visita cittadina fatta dopo cena; una leggera pioggia ci ha convinto a tornare all’alloggio ma ormai c’era ben poco da vedere.

Oggi siamo arrivati prestissimo, abbiamo fatto solo 200 km circa e preso 2 traghetti; purtroppo il check-in era alle ore 16.00 ed allora abbiamo deciso di vedere qualcosa.

Prima puntata al monumento delle spade dove, fatte varie foto, siamo rimasti a riposare un po’; a seguire in centro, dove siamo finiti nella zona porto e ci siamo presi un altro momento di relax, senza disdegnare qualche scatto qua e là.

Puntuali ci rechiamo all’alloggio, facciamo manutenzione ai mezzi e nel frattempo arrivano in moto padre e figlio di Verona con cui facciamo conoscenza; prendiamo possesso della stanza, ci incrociamo con i veronesi e scambiano a lungo informazioni ed opinioni sul viaggio.

E’ un bel piacere condividere con i nostri connazionali ed io provo anche un po’ di sana invidia per quel padre che viaggia col figlio (senza nulla togliere alla compagnia di Davide).

Ci prepariamo ed usciamo per solita visita al centro storico e cena; il tempo è nuvolo e grigio, non c’è vento, la temperatura è gradevole, con un maglioncino, ma così è stata tutto il giorno.

Siamo stati sfortunati, ieri c’era uno street-food con tanta vita per strada ed oggi il solito via vai ravvivato da qualche turista; vediamo buona parte del centro storico, tipico con casette in legno colorate, mentre cerchiamo dove mangiare. Trovato il luogo, ci tratteniamo a lungo parlando tra di noi.

Usciamo da lì verso le 21.00, una pioggia finissima ci accompagna nella passeggiata che facciamo nei vicoletti della parte vecchia della città, scatto foto a caso, così come mi viene, e poi decidiamo di rientrare visto i maglioni che cominciano ad assorbire l’acqua.

Non dimentico di raccontarvi il viaggio, ma in realtà non è stato poi così coinvolgente, anzi la parte centrale, la più lunga, offriva veramente poco e quindi via spediti verso le mete; la parte iniziale fino al primo traghetto e quella finale dopo il secondo traghetto sono state belle, i fiordi, come sempre, hanno fatto la differenza; anche oggi molti tunnel di cui tre di lunghezza e profondità non indifferente (uno era circa 8 km per 260 metri di profondità), e qualche ponte suggestivo con panorami notevoli ma non fotografabili poiché era impossibile fermarsi.

Con oggi si chiude la lunga maratona sui fiordi e domani iniziano le grandi città nello strano percorso di ritorno a casa.

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21.07.2018- Bergen. Si comincia con Eiksundtunnelen

14. Alesund – Bergen               (map)              (foto)

Qualche problema in mattinata anche oggi, ma nulla che abbia impedito il programma di viaggio; magari in condizioni ottimali si poteva spendere un po’ di tempo per qualche scorcio di panorama in più ma alla fine devi fare i conti con i tempi stretti e a volte gli imprevisti.

Raggiungiamo in poco più di mezz’ora il punto di attracco del primo traghetto che in circa 20 minuti ci porta ad Hareid dove la 61 continua in direzione di Eiksund; siamo veloci e in mezz’ora ci troviamo davanti il nostro primo obiettivo odierno, il tunnel di Eiksund, una delle più imponente opere cantieristiche norvegesi. La particolarità di questo ponte sottomarino, non è la lunghezza, fra l’altro di tutto rispetto (7,8 km circa), ma la sua profondità, 287 metri sotto il livello del mare; ovviamente prima del ponticello che ci introduce al tunnel c’è il cartello che immortaliamo per poi attivare le cam a bordo e via per tutto il tragitto.

Tengo a precisare che la strada percorsa in precedenza non è rimasta esclusa alla nostra vista ma, purtroppo, è poco documentata.

Riemersi dalla profondità del mare corriamo verso il successivo traghetto, a Lavik, scorrendo continui paesaggi mozzafiato; ma ormai è una costante di tutto il percorso lungo i fiordi che si concluderà domani a Stavanger.

Da segnalare oggi che abbiamo attraversato moltissimi tunnel e anche di chilometraggio importante (fra i 2 e i 4 km).

Per quanto mi riguarda, qualche parola in più oggi va spesa per Innvikfjorden, che costeggiamo, in corsia interna a strapiombo, da Faleide a Ulvik; stupendo in tutti i punti, avrei voluto fare 1000 foto perché in ogni punto mi ha colto dentro. Non so spiegare il perché ma così è stato.

Anche nel prosieguo abbiamo trovato altri punti panoramici su laghi e fiordi, anch’essi da immortalare, ma non mi hanno dato la stessa sensazione.

Giunti a Lavik ci imbarchiamo e anche qui con 20 minuti circa di navigazione siamo pronti per riprendere il via verso Bergen, destinazione finale odierna.

Siamo veloci e vogliamo arrivare puntuali al nostro alloggio; ci fermiamo solo per un rifornimento veloce, per poi correre diretti alla meta.

Anche qui è un continuo scorrere di paesaggi e viste di tutto rispetto, soprattutto quando giungiamo sull’ennesimo fiordo che ci accompagna quasi fino a destinazione.

Attraversiamo il ponte Norshordlandsbrua che taglia il grande fiordo che ci ci conduce agli ultimi 25 km (circa) per giungere a Bergen, che raggiungiamo leggermente in ritardo causa il traffico elevato.

Siamo velocissimi a prepararci e poco dopo le 18.00 siamo già diretti a piedi nel centro.

Bergen è davvero carina, soprattutto nella parte storica dove ci imbattiamo nel mercato del pesce; ne rimaniamo affascinati e siccome sono attrezzati anche con cucina e tavoli per fare ristorazione… beh, la cena è fatta.

Riprendiamo a girovagare senza meta precisa per il centro e poi, complice anche una pioggerella, rientriamo a casa con l’intento di uscire prima di mezzanotte; d’altronde oggi è sabato.

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20.07.2018 – Alesund: ma prima l’Atlantic Road ed il suo famoso ponte.

13. Trondheim – Alesund              (map)           (foto)

20.07.2018 – Alesund

Sono le 8.30 e siamo già in viaggio; abbiamo non poche difficoltà per uscire dalla città a causa di un enorme quantità di lavori alla viabilità locale che mettono in crisi il navigatore e di conseguenza il sottoscritto. Ovviamente attimi di tensione.

Trovata la via d’uscita, si vola, nel silenzio radio, costeggiando fiordi e monti e anche in questa occasione possiamo godere della bellezza dei paesaggi, senza però riuscire ad immortalarli; difficile trovare uno spazio valido per fermarsi, impossibile tornare indietro dopo aver superato un punto panoramico ottimale.

Giungiamo così ad Halsa dove subito c’è il traghetto pronto e ci imbarchiamo immediatamente. Con soli 15 minuti di navigazione, siamo di nuovo a terra e alla prima area di servizio facciamo rifornimento e colazione (fragole dolcissime e banane). La giornata non è fredda ma siamo ben vestiti e non rischiamo di patire eccessivo caldo, insomma stiamo bene.

Riprendiamo la strada, fra alti e bassi delle colline e delle montagne vediamo il susseguirsi di questi “laghi di mare” che amplificano la bellezza di ciò che ci circonda; ad un bivio puntiamo verso Kristiansund, dove inizia l’Atlantic Ocean Road, e nel percorso attraversiamo un lungo tunnel (non è una novità in Norvegia e non è la prima volta né sarà l’ultima) che ci immette in una strada montana in mezzo alla foresta.

Arriviamo a destino, attraversiamo la cittadina ed imbocchiamo la 64 con subito un tunnel sottomarino di circa 6 km; all’uscita, dopo poco, troviamo un casello (sorpresa, 7 euro circa per passare dalla strada sull’oceano) e qualche km dopo ci fermiamo, in apposito punto panoramico, per fare alcune foto.

Lo stop, bello e voluto, si prolunga con un fuori programma decisamente inaspettato e “fuoriluogo”: la faccio breve, in qualche modo, il problema tecnico al cambio della mia moto si risolve nuovamente e magicamente, costandoci solo 40 minuti di tempo ed un grande spavento.

Ripartiamo e puntiamo dritti verso il primo obiettivo di oggi, lo Storseisundet, e vi giungiamo attraversando vari isolotti immersi nell’Oceano Atlantico.

La giornata è quasi soleggiata, la temperatura è mite, il mare è una tavola, non si può nemmeno immaginare sia l’oceano, e vorrei tuffarmi in quelle acque azzurre; non c’è tempo e in men che non si dica vediamo ergersi il famoso ponte.

Ci fermiamo, come tutti del resto, al punto panoramico costruito ad hoc per fotografarlo in tutta la sua paurosa bellezza e subito dopo lo affrontiamo, ma senza difficoltà alcuna, ovviamente.

Proseguiamo ed è un bel viaggiare, almeno per me, tant’é che il resto del viaggio è praticamente pura formalità; non che non siano belli da vedere i paesaggi che passiamo, ma ormai i miei occhi sono pieni di ciò che volevo vedere e che per 40 tremendi minuti ho creduto di perdere.

Nemmeno il traghetto che da Molde porta a Vestnes ha riacceso l’interesse, anzi il resto del viaggio, pur essendo bello come la prima parte, e quasi scivolato via anonimamente.

Come al solito giunti a destino, svolgiamo i soliti preparativi prima della cena, anzi stavolta funzione in più, il bucato, e poi via in centro per mangiare e visitare; c’è scappata anche una birrettina locale in un pub particolare e poi rientro, fra l’altro è fresco e non siamo ben attrezzati.

Sono le 22.30 e, mentre Davide si mette a dormire, io sono qui per me e, se volete, anche per voi.

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19.07.2018 – Trondheim. Oggi siamo in linea con il meteo.

12. Mo i Rana – Trondheim          (map)           (foto)

Partiamo alle 9.00, in ritardo rispetto alle mattine precedenti, causa pioggia; non è forte ma rallenta non poco la vestizione cui si aggiunge qualche “disagio” al povero Davide, con conseguente arrabbiatura e nervi tesi.

Riusciamo a metterci in viaggio, ovviamente sotto la pioggia che ci accompagnerà per ben 200 km, ossia fino al successivo rifornimento; non siamo riusciti a documentare niente o quasi, vuoi per il maltempo, vuoi per un certo malumore conseguente. I panorami son belli, anche se meno luminosi, come altri già visti; d’altronde stiamo ripercorrendo a ritroso latitudini già passate nei primi giorni di viaggio. Non piove, ma proseguiamo vestiti da pioggia per altri 100km, poi diventa d’obbligo una fermata per alleggerire l’abbigliamento; ormai è scemata la voglia di documentare il viaggio e corriamo veloci verso la città di arrivo, almeno fino all’ultimo rifornimento. Qui ci rilassiamo a lungo fermandoci a chiacchiera con un motociclista italiano che viaggia in solitaria; ci salutiamo e riprendiamo la via, mancano 120 km ed arriveremo molto prima della disponibilità dell’alloggio, o almeno così crediamo. Purtroppo, gli ultimi 80 km si rivelano faticosi, con molto traffico che ci rallenta non poco; per fortuna il tempo è stabile, la temperatura buona (16°) e alla fine arriviamo con ampio margine, tant’è che anticipiamo la visita della città. Andiamo subito in centro, parcheggiamo le moto e con gli indumenti da viaggio e casco in braccio girovaghiamo per il centro, scattando foto a quelle che sono considerate le maggiori cose da vedere del luogo; approssimatosi l’orario per prendere la nostra stanza, ritorniamo alle moto e ci rechiamo all’indirizzo della casa che ci accoglierà. Molto velocemente ci prepariamo e torniamo in centro per la cena, dopodiché, veloce passeggiata e rientro per la nanna (in teoria); d’altronde è freschino e siamo in moto vestiti leggeri ed inoltre non c’è più niente da vedere visto l’orario (22.00 circa).

Ovviamente a letto non si va prima di mezzanotte, giusto in tempo per verificare che qui l’oscurità si percepisce.

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18.07.2018 – Mo i Rana: condizionata da meteo avverso.

11. Narvik – Mo i Rana              (map)                 (foto)

Estate abbiamo lasciato ieri sera ed estate ritroviamo appena alzati; e che estate.

Puntiamo subito verso la destinazione, con una particolarità: oggi primo traghetto. Inderogabile del resto, perché grazie a questo passaggio sul fiordo risparmiamo ben 450 km circa (con traghetto 430 km circa, senza 880 circa).

Iniziamo con solito panorama, strada che costeggia il fiordo, vegetazione ormai conosciuta; unica differenza già alle 9.00 eravamo a 26°, ma c’è stato di meglio.

Fatto il passaggio con il ferry-boat, sostiamo alla prima area di servizio e poi via, su e giù, piega destra e piega sinistra, con l’occhio rapito da scenari che cambieranno spesso con passaggi lungo fiordo e ascese in mezzo a montagne e foreste. Particolarità, in alto si boccheggia più che vicino all’acqua.

Raggiungiamo così la cittadina di Fauske dove facciamo l’ultimo rifornimento che ci basterà per raggiungere la destinazione; sono le 13.00 circa, fa un caldo notevole, siamo ancora sopra il Circolo Polare Artico, ma il peggio ha da venire.

Ripartiamo per Mo i Rana e, dopo il solito paesaggio, iniziamo a salire passando ad una vegetazione montana; gli specchi d’acqua ora sono laghi e non mare e la temperatura lievita, battiamo addirittura i 34°.

Abbiamo attraversato bei ponti, soluzione frequente qui per collegare isolotti e sponde delle terre dei fiordi, ed ora troviamo varie gallerie anche di lunghezza interessante (4 km circa) dove troviamo refrigerio, anzi fa freddo quasi, poiché fra fuori e dentro l’escursione è anche di 17°.

Ma non finisce, qui; continuiamo a salire fino a trovare una strada in pianura, ma in realtà è un altipiano.

All’inizio siamo di nuovo a 34° poi, dopo un laghetto che quasi ci tenta, la temperatura comincia a scendere ma solo di poco; gli spazi si amplificano e la lingua di asfalto corre in questa landa quasi desertica perdendosi nell’orizzonte.

C’è anche un forte vento che non solo non rinfresca ma da anche fastidio alla guida (come se non avessi già abbastanza problemi per via della catena che ormai rischia di saltar fuori dalla sede).

Lo spettacolo è particolare e ci fermiamo per rilassarci 5 minuti e per fare alcune foto; mancano meno di 100 km e quindi ultimo attimo di relax prima dello sprint finale.

Ripartiamo, dopo una decina di chilometri vediamo il centro attrezzato del Circolo Polare Artico, ma siamo lanciati, siamo strabolliti e vogliamo arrivare anche per trovare un’officina per essere agevolati nella manutenzione della mia moto.

Gli ultimi 50 km sono pesanti, ci sono lavori in corso per oltre 20 km e, per lo meno a me, sembra di non arrivare mai, anche perché ora sono davvero infastidito dalle difficoltà nella guida dovuta al mio problemino tecnico.

Giunti a destino, prima cerchiamo di trovare un meccanico per darci una mano poi, viste le difficoltà, provvediamo per conto nostro e con un po’ di tenacia riusciamo; domani avremo conferma del lavoro fatto.

Mentre facciamo l’intervento, il tempo cambia repentinamente e optiamo per fare spesa al supermercato; stasera cena a casa e niente uscita, minaccia pioggia e pioggia è stata.

Comunque non abbiamo perso molto, anche qui c’è poco da vedere e fare in città.

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17.07.2018 – Narvik: “caldo estivo italiano”

10. A i Lofoten – Narvik            (map)            (foto)

Sono le 17.00 e mentre Davide fa la sua pennichella, butto giù i primi appunti. Nulla di fatto rimando a più tardi. Devo risolvere problemi di telefonia varia, abbiamo 4 telefoni con 4 operatori diversi e solo uno è operativo con internet; ora urge soluzione.

A dopo.

Ore 22.00, luce piena come alle 18.00 in Italia. Siamo fuori ad un tavolo del bar (chiuso) del nostro alloggio, Davide chatta con amici e familiari ed io faccio il report odierno.

Poco da raccontare in realtà, il percorso e quasi tutto quelle fatto ieri fino al bivio per Narvik; i 320 km spettacolari oggi sono illuminati dal sole forte del mattino con temperature che non fanno rimpiangere l’estate italiana.

Purtroppo alla partenza non voglio rischiare e mi trovo a sopportare un caldo soffocante nella parte finale di questo tragitto; bollito, mi fermo appena imboccata il tratto finale di 40 km circa che mancano al destino, e alleggerisco di brutto il mio abbigliamento, evitando così di arrivare squagliato.

Tornando al viaggio, la partenza è in anticipo, ormai ci siamo tarati su sveglia e preparativi, ma viene rallentata dalla ricerca di un distributore che troviamo con un po’ di difficoltà. Poi via, con obiettivo, almeno mio, di fare varie fermate per foto in alcuni posti specifici che ieri mi avevano colpito ma che avevamo saltato per vari motivi.

Non è andata proprio come volevo, la catena della mia moto ha bisogno di manutenzione e questo preoccupa più Davide del sottoscritto, almeno fino a stamani.

Oggi prime tensioni nel gruppo; ci sta, ma comunque tutto in perfetto controllo.

Quando fai un viaggio così lungo possono esserci imprevisti o situazioni sottovalutate, ma anche affrontarle fa parte del bello e/o del brutto di un viaggio.

Ovviamente arrivati tutto è tornato alla normalità. Abbiamo cenato presto per poi passeggiare per la città; poche foto, poco da vedere, nulla a che fare col posto di ieri. Va bene lo stesso, siamo qui sereni e tranquilli aspettando Morfeo che stasera, nonostante la stanchezza, non vuole raggiungerci.

Ma in fondo sono solo le 22.30 e siamo fuori a mezze maniche a goderci … il nulla.

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16.07.2018 – A i Lofoten: qui finisce la E10

09. Tromso – A i Lofoten            (map)            (foto)

Anche stamani in anticipo, partiamo per quella che sembra sulla carta una tappa più semplice perché più breve (100 km in meno di ieri); niente di più sbagliato.

Siamo in moto alle 8.15, usciamo da Tromso e ripercorriamo la E8, in senso opposto; il tempo non è bello ma tiene e poi voglio fidarmi del meteo che preannuncia sereno all’arrivo a destinazione: niente attrezzatura antipioggia.

Di tanto in tanto schizzetta e per questo motivo, come ieri, le fermate per foto vengono centellinate. Il panorama è bello, ma già ieri ne abbiamo goduto.

Dopo il primo stop in area di servizio, la strada riprende a correre lungo il fianco del monte, costeggiando il mare del fiordo per un buon tratto, poi si insinua nell’interno attraversando pianure e montagne, ma non manca la presenza di specchi d’acqua, sempre offrendo belle immagini da cartolina. Devo ammettere che a me piace molto di più il paesaggio con la presenza del mare che ritroveremo nella lunga parte finale della nostra tappa.

Intanto la strada ci fa scorrere veloci e i primi 2/5 circa del viaggio odierno passano velocemente.

Le cose si complicano quanto entriamo nella E10 per raggiungere il nostro traguardo odierno. Mancano circa 320 km e sono tutti veramente faticosi seppur meravigliosi.

Vorrei immortalare tutto, ma è impossibile causa la variabilità meteo e i tempi che si allungano, e rimango insoddisfatto di non potermi fermare; ma non saremmo mai arrivati perché quasi ovunque c’era una cartolina da stampare. Quindi ci godiamo la vista del paesaggio, che rimarrà impressa nelle nostre menti e nostri cuori; oltre al panorama, la strada ci permette di sfruttare al massimo la tenuta delle nostre gomme con una guida brillante e impegnativa che alla fine si farà sentire; non è stata una passeggiata.

L’ultimo rifornimento si fa a circa 230 km dall’arrivo, siamo già stanchi e vorremmo che volassero più veloci dei precedenti; detto fatto, ecco il contrario. La strada continua a seguire fedele i contorni dei vari fiordi e a viste mozzafiato si contrappongono un fondo spesso umido o bagnato e carreggiate più strette; la guida diventa impegnativa anche se più piacevole, ma tutto ciò abbassa la media e i tempi si allungano. Gli ultimi 100 chilometri diventano più piacevoli solo per il comparire del sole, torna il buon umore e ci permettiamo qualche scatto in più.

Durante tutto il percorso abbiamo attraversato ponti particolari, gallerie subacquee e di montagna, insomma, non è mancato niente .

E tutto si conclude ad “A”, già il nostro paese di arrivo così si chiama e qui finisce anche la strada; più avanti solo l’oceano dove i pescatori del nostro villaggio pescano del magnifico pesce.

A cena ce ne tocca un piccolo assaggio; infatti appena arrivati al nostro ostello, una casetta tipica sul porticciolo, ci prepariamo veloci e andiamo a mangiare. La fame è molta e quindi si va presto, mangiamo all’aperto, in terrazza, godendoci anche il sole caldo della sera fino a quando non si nasconde dietro la montagna.

Ed è tutto qui ma ne vale la pena per la stupenda sensazione di pace che trasmette.

E’ praticamente mezzanotte, è giorno, ma dobbiamo andare a dormire, anzi Davide è già a nanna da un po’.

Buonanotte.

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15.07.2018 – Tromso. Molto bello il viaggio.

08. Capo Nord – Tromso           (map)              (foto)

Riprendo da dove ho lasciato ieri sera.

Capo Nord non ci ha premiato; a mezzanotte e mezza circa, visto che la nebbia non accennava nemmeno ad un microscopico diradamento, abbiamo deciso di andare a dormire e non siamo stati gli unici (il centro si è completamente svuotato).

Ovviamente, a mezzanotte, mentre un gruppo ucraino ha festeggiato la mezzanotte come fosse capodanno brindando a vodka, noi abbiamo fatto la foto di rito, incontrato e parlato con alcuni turisti italiani e poi siamo andati a scaldarci nella struttura pluriservizi costruita sulla rupe, prima di tornare al camping.

Sono un pochino deluso ma, nel ripercorrere i 13 km che ci portano al camping, riesamino il viaggio fino ad oggi e penso di poter dormire sereno: possiamo comunque essere soddisfatti. Arrivati al nostro bungalow ci guardiamo stanchi e contenti e pensiamo insieme: cavolo è l’una ed è ancora giorno. E così rimane fino a che non ci alziamo, sia come luce che come nebbia e umidità.

Ore 7.15 siamo in piedi con anticipo sulla sveglia programmata, lesti completiamo i preparativi e alle 8 siamo già pronti e partiamo recuperando un’ora. Buono? Sbagliato.

Andiamo vivaci fino al tunnel sottomarino, è fresco, nuvolo e umido, ma siamo ben vestiti.

Si esce dal tunnel, piove; smetterà pensiamo e tiriamo di lungo ma il cielo non sembra darci ragione e, per non diventare completamente zuppi, ci fermiamo e ci dotiamo di tutta l’attrezzatura antipioggia. Siamo abbastanza veloci pur essendo la prima volta che usiamo tali indumenti, che vengono spacchettati per l’occasione.

Si riparte, ma è un martirio; la media di percorrenza si riduce notevolmente e comunque non siamo a nostro agio. Siamo gonfi come l’omino gommato, impacciati nei movimenti ed in tensione per il fondo stradale bagnato in una strada piena di curve. Per fortuna tale situazione non dura molto, in poco tempo, praticamente la pioggia cessa e siamo ancora più innervositi per aver perso tempo per niente. Meglio così, però, perché possiamo accelerare. Al primo stop, complice anche un timidissimo accenno di sole, ci spogliamo in fretta del vestiario antipioggia decidendo di proseguire a rischio fino ad eventuale estrema necessità. Nel frattempo un biker locale si avvicina, ci chiede del nostro viaggio e si complimenta con noi, subito dopo è una famiglia italiana a chiederci info e ci raccontiamo a lungo, troppo a lungo, ma fa piacere condividere esperienze con altri.

Salutiamo e riprendiamo il nostro andare, il tempo è nuvoloso ma ci permette di viaggiare spediti; anche la strada migliora, il paesaggio sarebbe desertico se non fosse per il verde della vegetazione di pianura. Siamo contenti, recuperiamo qualcosa ma la variabilità non manca e la pioggia ci riprende di nuovo; non importa, andiamo avanti stoici, smetterà presto. E così è.

Siamo ovviamente infreddoliti ma ben presto il vento ci asciuga; cambia il paesaggio che diventa più bello costeggiando il fiordo su cui si trova la cittadina di Alta che ci ricorda di essere a metà strada. Da lì in poi i panorami sono mozzafiato fra i fiordi enormi che si insinuano tra i monti che hanno ancora qualche spruzzo di neve qua è la; la strada scorre veloce, anche in montagna, ed è bellissimo guidare nelle curve che si sviluppano nel paesaggio. Ci divertiamo molto ma stando attenti al cielo, che di tanto in tanto ci vuole intimidire con piogge non durature.

Tiriamo di lungo, si preannuncia un arrivo anticipato e questo ci fa sentir meno la fatica; d’altronde anche oggi sono oltre 600 km.

Arriviamo alla E8 che ci conduce alla meta; anche qui sono altri 70 km di strada fra mare e monti, il tempo è peggiorato ma non piove, ormai non sentiamo più nulla e cosi arriviamo a Tromso dove spicca il Bruvegen, il grande ponte che collega le due sponde su cui sorge la città; lo attraversiamo non solo perché lo vogliamo fare, ma anche perché dobbiamo farlo per giungere a destinazione.

Arrivati, in anticipo di 30 minuti, ci sistemiamo e prepariamo per la cena, che facciamo in un pub locale, per poi girare, ovviamente a piedi, la cittadina; pioviggina, è molto fresco, e, purtroppo, c’è poco da vedere; tra l’altro oggi è domenica ed è praticamente quasi tutto chiuso.

Infreddoliti decidiamo di rientrare ed eccomi qui. Davide dorme ed io vi saluto.

A domani.

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14.07.2018 – CAPO NORD: obiettivo primario raggiunto.

07. Inari – CAPO NORD          (map)             (foto)

Vi ricordate tutte quelle belle foto sulle temperature di ieri? Bene, cancellatele dalla vostra mente.

E’ vero che già a Tallin la sera mi sono messo maglione e giacchettino, per via dell’escursione termica fra giorno e notte dovuta ad un ventarello molto fresco; ieri sera la situazione era similare e soprattutto dopo l’ultima foto di mezzanotte il rientro a casa mi ha fatto presupporre un riallineamento meteo locale.

L’uso della loro copertina imbottita per dormire è stato piacevolmente utile e anche questo la dice lunga sul cambio di temperature.

Mi sveglio con ampio anticipo, verifico di persona la temperatura ed il tempo ed approfitto per accelerare le operazioni di partenza considerato che devo rimettere strato antipioggia e antivento al mio completo da moto.

Anche Davide si alza prima e quindi siamo puntualissimi alla partenza: ore 9.00 ora locale.

Riprendiamo la E75, il tempo è nuvolo, a tratti troviamo strada bagnata, ma niente pioggia; dopo circa 30 km prendiamo la E92 che ci porterà in Norvegia. Siamo su di morale, mancano 350 km circa all’obiettivo principale di questo viaggio e la strada sembra più bella; fino al confine norvegese è quasi tutta un lungo rettilineo saliscendi, in alcuni tratti lo stomaco va su e giù come sulle montagne russe (ma non da noia, anzi). Il tempo tende ad un leggero miglioramento e i chilometri scorrono veloci pur senza esagerare con l’acceleratore.

Entriamo in Norvegia quasi senza accorgercene, cambia subito il paesaggio, costeggiamo un grande fiume e la strada diventa ancora più divertente con un po’ di curve che ci permettono di usare anche la spalla delle gomme, finora quasi sempre spiattellate.

Raggiungiamo la cittadina di Karasjok ed imbocchiamo la mitica E69 che ci porterà dritti (si fa per dire) alla meta.

Il sole cerca di far capolino a tratti, ma prevalgono nuvole e umido; arriviamo alla tappa per il rifornimento, la cittadina di Lakselv che si trova sulle rive di una lingua di mare che viene dall’oceano. Non me ne rendo conto subito ma di fronte a noi c’è un muro, una parete di roccia enorme ricoperta da nubi; non capiamo bene ma ripartiti la raggiungiamo in un attimo e da lì ci scorta per un lungo tratto contrapponendosi all’insenatura di mare in secca (credo sia per la bassa marea). Proseguendo, la strada diventa sempre più bella e piacevole, il paesaggio si evolve continuamente pur non mutando nella sostanza, ossia montagne a sinistra e mare a destra; e noi viaggiamo soddisfatti e incantati da quanto vediamo. Ci fermiamo in più di un’occasione per fare foto e riprese, ma qui andrebbe immortalato tutto il percorso e non possiamo farlo; inoltre, pur non essendo tardi (abbiamo recuperato un’ora con il cambio d’orario – in Norvegia è come in Italia) dobbiamo pure arrivare, prima a Capo Nord e poi al nostro camping. In tutto il percorso sfrutto la cam a bordo per fare varie riprese ma voglio salvaguardare la batteria per filmare l’ingresso trionfale alla destinazione. Tuttavia non posso esimermi da riprendere il passaggio nel Nordkapptunnelen (galleria sottomarina di oltre 7 km) e da lì il paesaggio continua ancora a migliorare, la strada diventa sempre più collinare, si sale, si curva e si godono sempre più le viste mare ed i laghetti circostanti. Arriviamo al bivio per salire su fino alla rupe del Mappamondo e scopriamo con piacere che subito lì vicino c’è il nostro camping; bene dopo sappiamo dove andare. Percorriamo gli ultimi 13 km dell’unica strada che ci porta all’arrivo più importante del viaggio e la cam a bordo “sviene” (rottura del supporto); poco male ho il ricambio e dopo al nostro alloggio provvederò alla sostituzione. Inoltre il dispiacere è attenuato perché Davide ha la sua cam operativa; all’arrivo la nebbia non offre una gran visuale sono le 15.00 circa e facciamo il biglietto; parcheggiamo le moto, ora non è più possibile arrivare vicino al mappamondo, e ci dirigiamo prima al centro, anche per riscaldarci un po’ (se non si fosse capito faccio notare che ora la temperatura è nel range stagionale del periodo; tradotto è fresco assai), poi andiamo  all’esterno, prima al monumento in pietra con la freccia che indica la direzione Nord, per il nostro selfie, poi verso i bordi recintati della rupe per fotografare il mare, ma senza molta soddisfazione vista la nebbia che avvolge ogni cosa, a seguire verso il mappamondo dove facciamo le foto di rito e incrociamo una simpatica coppia di motociclisti di Verona con i quali ci scambiano info sui nostri viaggi per poi salutarci e proseguire le nostre visite. Il tempo non migliora, rientriamo nel centro, facciamo shopping e visitiamo tutto ciò che c’è da vedere; arriva l’ora di andare al camping per prepararsi per la cena e poi per il ritorno a mezzanotte; sono sereno e soddisfatto di questa giornata per me memorabile e sono convinto che stasera, quando torneremo, vedremo il sole all’orizzonte.

Più tardi o, più probabilmente domani, vi dirò com’è andata.

Ooops, dimenticavo: in molte parti del tragitto abbiamo avuto il piacere di vedere gruppi di renne a bordo strada, anche vicino al mare; addirittura una volta ho dovuto quasi fermarmi per far passare un giovanissimo esemplare che ha attraversato la strada.

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06. Rovaniemi – Inari           (map)             (foto)

Puntualissimi, anzi in anticipo, ad iniziare la giornata, abbiamo dedicato qualche minuto ad un signore del posto, anche lui motociclista, scambiando due opinioni sui viaggi in moto; ci ha segnalato di fare attenzione nel nostro percorso perché delle renne passano dalla strada creando il rischio di incidente e, quindi, rispetteremo i limiti prestando maggiore attenzione ai margini della strada. Davide si augura di vederle e allora speriamo che così sia.

In linea con il programma oggi, prima di giungere alla destinazione, abbiamo fatto tappa al Santa Claus Village/circolo polare artico; destinazione non adatta all’estate, soprattutto se fai la foto davanti la linea del circolo polare artico e il totem della temperatura segna +23° alle 9.30 di mattina.

Mi aspettavo qualcosa di più, ma non ho dubbi che per i bambini, d’inverno ed in particolare nel periodo natalizio, sia molto suggestivo.

Noi abbiamo apprezzato il contatto diretto con le renne, visto che c’era un piccolo parco chiuso con alcuni esemplari. Parlando con l’addetta siamo venuti a conoscenza che il caldo anomalo di quest’anno porta le renne a vagare per le strade e paesi per sfuggire dagli insetti (più specificatamente zanzare) perché il caldo dell’asfalto che risale ne riduce la presenza.

Ci rimettiamo in moto alle 11.00 con l’intenzione di avere massima attenzione visto il doppio alert ricevuto.

Il tempo, come ieri, tende a migliorare, il sole esce sempre più convinto e noi procediamo sulla solita lingua di asfalto che taglia foreste e pianure; troviamo uno stop per lavori al manto stradale che ci tiene fermi per vari minuti ma, alla ripartenza, dopo pochi km troviamo una piacevole sorpresa… una renna che attraversa la strada. Peccato, non siamo pronti e non riusciamo a fotografarla e poco dopo succede di nuovo.

Un pizzico di delusione ci accompagna nel prosieguo e quando troviamo la strada che lambisce un bellissimo lago, panorama da foto, ancora una volta non siamo pronti; ma il cattivo deve ancora venire.

Infatti,15 km dopo, arriva il momento della ricerca del distributore ed il navigatore segnala che praticamente bisogna tornare indietro; 90 km il primo utile andando avanti, 25 km tornando indietro, con 70 km di autonomia residua la scelta è obbligata: si torna indietro. Ed ora girano…

Da qui però è un graduale migliorare, Davide ha potuto fare le riprese del laghetto da bordo strada, anzi un paio di volte ci siamo fermati anche in altri punti più avanti per fare delle foto; il massimo è arrivato ancora dopo, all’ingresso del paese di Vuotso, dove un bel gruppetto di renne vagavano in mezzo alla strada. Ovvio che siamo stati prontissimi, ci siamo fermati e foto e video non sono mancati.

Tornato il buon umore (Davide era felice come un bambino tant’é che lo sentivo dall’interfono che fischiava gioioso non so che motivetto), il resto del tragitto è stato un puro godimento, con la strada che è diventata sempre più piacevole con saliscendi e ampi curvoni, per chiudere poi affiancata al lago di Inari, nostra meta del giorno.

Il paese è davvero piccolo, ha poco da offrire se non la bellezza e la maestosità del suo lago; ma per noi va bene così, perché siamo ad appena 400 km dal punto focale del nostro viaggio: CAPO NORD.

Sono circa le 22.00 o.l., abbiamo già cenato da un po’, il sole non accenna a tramontare e allora ora usciamo e ci godiamo, intanto qui, il lungo tramonto di mezzanotte… forse la palla infuocata non ci sarà, ma luce non mancherà di sicuro; già ieri, ooops, stamani a Rovaniemi sono andato a dormire alle 1.30 ed era giorno, così come quando mi sono svegliato la prima volta alle 5.30.

Anche Davide, che di solito dorme come un ghiro, ha dubbi per stanotte; magari è anche l’eccitazione per il viaggio di domani.

Va bon, poi vi racconterò.

Buonanotte almeno a voi.

00.45 o.l. – ultimo salutino prima di andare a nanna, vedi le ultime tre foto (anticipo di domani).

Buonanotte Italia.

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12.07.2018 – Rovaniemi.

05. Helsinki – Rovaniemi          (map)             (foto)

Buonasera, anzi, buonanotte a tutti.

Sono le 23.30 e siamo rientrati da circa mezz’ora; il sole stava tramontando ed ancora ora c’è luce. Prima di andare a dormire vi aggiorno con l’esperienza odierna.

Partenza in ritardo, ore 8.30, causa un’incomprensione sul settaggio della sveglia del cellulare; arrivo di conseguenza, ore 18.15.

Sul viaggio poco da dire, oltre 800 km attraversando la zona dei laghi per entrare nella Lapponia; una lunga linea asfaltata che attraversa queste terre passando fra foreste e pianure con i colori di una primavera avanzata nostrale. Bel paesaggio, ma dopo un paio d’ore diventa monotono e ci si risveglia solo grazie all’azzurro dei laghi e fiumi che costeggiano il percorso.

Le prime due ore scorrono veloci in autostrada, sembra di star bene ma sento fresco, non c’è il sole e ancora si sente bene l’umidità. Dopo il primo stop, nel quale provvedo a coprirmi di più nella parte superiore, gradualmente il meteo migliora e le temperature tornano anomale per i luoghi in cui passiamo. Ora il cielo è sereno ed il sole si fa sentire tanto che alla fermata successiva mi alleggerisco di nuovo; 27° si sentono anche viaggiando veloci.

L’area di servizio è fronte lago e ci soffermiamo un po’ di più per godersi questo panorama.

Il resto del viaggio come ho già detto, piacevole ma monotono, e non vediamo l’ora di arrivare per farsi una bella doccia.

E così è stato all’arrivo.

Usciti per andare a cena, prima abbiamo fatto una passeggiata; il centro è vicino alla nostra gradevole location (appartamentino perfetto) ed è molto piccolo quindi lo abbiamo fatto tutto velocemente andando prima sul fiume, bel panorama che abbiamo rivisto anche dopo cena (anche perché non c’è molto da vedere). Alle 22.30 o.l., sulla riva opposta, gli ospiti di un campeggio facevano ancora il bagno; lo credo bene se il sole ancora era buono e la temperatura era di ben 25°.

Nei localini del centro c’è ancora gente che passa la serata bevendo qualcosa ma noi decidiamo di rientrare per andare a dormire perché domani prima di raggiungere la prossima tappa, si passa a salutare Babbo Natale e quindi sveglia ore 7.30.

P.s.: ovviamente la luce ci condiziona e alle 00.45 siamo ancora svegli….

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11.07.2018 – Helsinki

04. Tallin – Helsinki              (map)       (foto)

Stamani, sveglia impostata per le 8.30 o.l., ovviamente ero sveglio già un’ora prima, ma non volevo disturbare Davide che dormiva profondamente.

Alzati puntuali, abbiamo fatto velocemente tutti i preparativi per partire e nell’attesa dell’orario per il chek-in al porto, ci siamo concessi un giretto a piedi nella città vecchia sia per acquisto di qualche classico souvenir che per la colazione, fatta poi in un bar pasticceria molto carino e appetitoso.

Mi sono rilassato un po’ troppo e quindi obbligo di accelerare il recupero delle moto per andare all’imbarco; tutto molto puntuale.

Viaggio in nave piacevole, 2 ore e 15 volate; allo sbarco ad Helsinki abbiamo avuto qualche piccolissimo problema per raggiungere l’albergo causa importanti lavori di manutenzione che ci hanno deviato e allungato la strada. Poca roba quando hai i tempi larghi.

Oggi le moto hanno faticato nulla e a breve usciremo a piedi lasciandole riposare ancora ## anche noi 😉 ##; sono le 16.30 o.l., ci siamo sistemati e adesso (appena Davide si sveglia dalla pennichella 🙂 ) faremo doccia per poi goderci un briciolino di città. Semmai vi aggiorno dopo.

22.30  – Siamo rientrati adesso dopo una lunga passeggiata  fino al mare attraversando il centro pieno di vita; nelle grandi vie i moderni palazzi, pieni di centri commerciali, accerchiano gli edifici storici che si trovano man mano ci si avvicina alla zona del porto turistico dove è possibile salire sui battelli che fanno il giro del golfo. Qui graziosi locali ti consentono di rilassarti davanti al panorama portuale bevendo o mangiando qualcosa mentre il sole ti abbronza pure; anche oggi bella giornata, calda e serena con il giorno che sembra non finire mai.

Dobbiamo cenare, la fame si fa sentire, e ci dirigiamo verso il locale di nostro interesse passando prima attraverso un viale con al centro una passeggiata nel verde e fra bar e ristoranti non proprio a buon mercato; proseguiamo per le strade già conosciute variando qualcosa per non fare lo stesso percorso e raggiungiamo il nostro obiettivo. Dopo cena altra passeggiata, però sembra tutto più deserto, l’aria è rinfrescata e decidiamo di rientrare. Un po’ di sonno in più non guasta, domani saranno 850 i km da percorrere per andare a salutare Babbo Natale.

Buonanotte.

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10.07.2018 – Oggi siamo ad 1/5 del viaggio.

03. Riga – Tallin                  (map)               (foto)

Sveglia in anticipo per me (come sempre del resto); alle 7.30 ci siamo alzati e preparati per la colazione fatta in totale relax, d’altronde oggi è solo una passeggiata (350 km circa). Partenza prevista per le ore 12.00 per cui, risistemati i bagagli e provveduto alle piccole manutenzione tecniche alle moto, abbiamo deciso di approfittare, come da programma, per un “motogiro” della città. Siamo partiti ad azimut per poi seguire il mio senso d’orientamento per trovare il centro; operazione riuscita senza navigatore (bravura o c..o?). Parcheggiate le moto abbiamo fatto i turisti, un po’ scomodi per la verità, con casco e giacca da moto in braccio, comunque siamo riusciti a girare il centro storico e fare qualche foto di rito.

Alle 12.00 circa siamo arrivati alle moto e, vestiti, siamo partiti; ovviamente stop immediato al primo distributore trovato in uscita dalla città eppoi via per la nuova destinazione: Tallin (Estonia).

La strada, uguale a quella della parte finale di ieri, ci ha fatto tenere gli stessi ritmi e saremmo potuti arrivare prima se non avessimo trovato il mare lì a poche decine di metri dalla lingua di asfalto. Fermata obbligatoria, tanto c’è tempo e addirittura un parcheggio attrezzato; foto di rito? Sì. Tuffo storico? Purtroppo NO. Davide era preoccupato di nuvole nere all’orizzonte (Davide lo sai che non avremo altra occasione in questo viaggio di fare il bagno nel Baltico…). Beh, bello come panorama ma acqua con nulla a che fare con i colori dei nostri mari.

Per ora temperature e meteo in generale ci hanno veramente graziati senza nulla farci rimpiangere rispetto alle nostre temperature; le nuvole ci hanno sempre girato intorno senza mai farci affogare, ma solo gocce e poco più, anche oggi. Infatti ripartiti abbiamo trovato una pioggerella ma di un paio di minuti e arrivati a 90 km circa da Tallin abbiamo fatto sosta per rifornimento; la ripartenza è stata ritardata causa uno scroscio di acqua durato 15 minuti ma nemmeno poi così intenso; quando la pioggia era accettabile, ci siamo fidati di nuovo dell’intuito, osservando il cielo verso la destinazione, e siamo partiti, senza vestiario antipioggia. Scelta vincente, pochi km dopo è cessata la pioggia e più avanti addirittura è apparso un timido sole dietro le nuvole meno minacciose; quindi, arrivo anche stasera a cielo sereno.

Ora si va a cena e dopo uscita serale.

A dopo.

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Eccomi di nuovo, soprassedendo sulla cena appena fatta, siamo rientrati per vestirci meglio prima di uscire e mentre decidiamo che fare approfitto per un breve aggiornamento.

Abbiamo la fortuna di essere vicino alla città vecchia piena di locali caratteristici; l’albergo è semplice ma la nostra camera è recente, però….

Sì c’è un però, ossia 4° piano senza ascensore, con tutti i bagagli da portare su facendo ben 6 rampe di scale. Meglio della palestra!!!

E’ quasi mezzanotte ora locale (anche qui fuso orario +1 h) e non è ancora buio; anteprima, inferiore, di ciò che troveremo nelle prossime tappe.

Ora si esce, a più tardi.

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Rientro definitivo in camera, è oltre l’una e fuori ancora non è notte come noi la intendiamo; poco da aggiungere, abbiamo solo bevuto qualcosa e poi via, visto comunque che domani non siamo proprio fermi; Helsinki ci aspetta e le moto faranno proprio il minimo sindacale.

Quindi, passeggiatina per le vie del centro storico comunque poco popolato, bevutina e rientro con sorpresa: vicino al nostre albergo une lepre di grosse dimensioni ha attraversato la strada…. Ma che ci fa una leprona a Tallin?

Buonanotte Italia.

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09.07.2018 – Più dura del previsto ma leggermente meglio di ieri.

02. Ostrava – Riga                           (map)

Stasera comincio con dati “tecnici”.

Partenza in ritardo di 1 ora (ore 7.00) – arrivo ore 20.45 – km effettivi 1.050 – 3 nazioni toccate: Polonia – Lituania – Lettonia

Davide ieri ha deciso di fidarsi del mio navigatore anche se in certe occasioni non concorda con google maps; abbiamo deciso poi di usare gli interfoni per tenerci collegati, davvero scelta azzeccata soprattutto negli ultimi 400 km percorsi per valutare sorpassi e tenerci a contatto anche se separati da veicoli. Pertanto, ho rinunciato al collegamento con il mio navigatore adeguandomi ad un supporto solo visivo (un pochino più faticoso, però mi ci sto abituando).

Anche oggi, come ieri, poco da raccontare; i primi due giorni di viaggio sono cosiddette “tappe di trasferimento”, tanti km, tempi strettissimi, tanta fatica, niente da immortalare.

Alcuni paesaggi piacevoli ma nulla che non si possa vedere anche da noi, viaggiando nelle nostre strade o autostrade.

Partiti con il sole in faccia ci siamo ritrovati in una magnifica autostrada che ci ha illuso di poter migliorare alla grande i tempi; bugia…

Tutti i vantaggi acquisiti grazie ad una più elevata media di percorrenza nei tratti più belli, sono stati vanificati, in peggio, da tratti di lavori in corso che ci hanno imbottigliato nel traffico congestionante di strade strette e piene di autotreni di ogni tipo. Senza contare le strade interurbane con semafori, ed i passaggi obbligati nelle cittadine soprattutto a partire dalla fine della Polonia e a seguire in Lituania e Lettonia. Tuttavia in questi tratti, fuori dai centri abitati, le strade ci hanno permesso di scivolare via in modo agevole tenendo medie “interessanti”.

Aspetto positivo, la maggior parte degli automobilisti ed anche dei camionisti ci lasciavano spazio per sorpassare, in strada come in città, come nelle file dei blocchi vari. Tanto di cappello.

Aspetto negativo; autovelox… noi speriamo che ce la caviamo (non so se siamo riusciti a rispettarli tutti).

Alla fine siamo arrivati di nuovo con il sole del tramonto negli occhi; molto più gratificante del buio nero di ieri sera.

Sorpresa finale, qui sono un’ora avanti per cui cena fast food (purtroppo).

Però, domani comincia la vera vacanza.

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08.07.2018 – Giorno 1. Tutto in un giorno

01. Cecina – Ostrava                     (map)

Sono le 23.30 e dedico 15 minuti, non di più, per un micro resoconto sulla prima giornata.

Almeno fino a pranzo (si fa per dire … ) in Austria direi tutto ok; a parte la partenza in ritardo di 20 minuti, mea culpa (mai però sono riuscito a partire puntuale per un viaggio in moto in compagnia), c’è stato il navigatore che non è partito, ma al primo rifornimento tutto sistemato; però è stato un segno premonitore sottovalutato.

Nel pomeriggio vari problemi ci hanno afflitto, in particolare me (interfono non si collega al navigatore, leva del cambio che ci ha fatto prendere un bello spavento, si è rotto il supporto di una cam che non ho perso per pura fortuna); ci abbiamo messo del nostro con alcuni sbagli di strada per disattenzione mia, sfiducia di Davide nel mio navigatore e stop prolungati ai rifornimenti senza trascurare il traffico in certi punti e diversi lavori in corso. Quindi partenza ore 6.20 e arrivo ore 22.00.

Già in condizioni normali non saremmo stati in grado di documentare il viaggio con foto o riprese; con la giornata com’è stata è diventato impossibile, almeno per me.

Inoltre, tanta autostrada che poco lascia spazio ad immagini mozzafiato; bello il tratto delle Dolomiti e fino alla periferia di Vienna con paesaggi godibili anche dalla strada, poi nulla di che e tanta voglia di arrivare.

Chiudo qui e mi riservo di aggiungere o correggere qualcosa ma non ora; domani sveglia alle 5.00 per altri 1.100 km circa, quindi doccia e nanna.

Speriamo che tutto ciò doveva accadere sia accaduto così il resto sarà una passeggiata.

Buonanotte a tutti

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07.07.2018 – Capo Nord. Giorno ZERO

Ebbene eccoci, domani mattina sarà il grande giorno.

Le moto sono cariche, i bagagli sono sistemati, tutti gli accessori, principali e secondari, sono montati al loro posto; tutto è pronto.

Alle ore 06,00 i motori si accenderanno per raggiungere la rotonda di Cecina dove rimarranno congelati i problemi quotidiani fino al nostro rientro; da lì comincerà questa esperienza totalmente nuova per noi che, forti del nostro entusiasmo, affronteremo con grinta e volontà di divertirsi godendo di ciò che l’intero viaggio ci potrà offrire di positivo.

Qui sotto ciò che dovremo affrontare:

“Tappe Capo Nord”

Cecina to Nordkapp             Nordkapp to Cecina

Durante il viaggio avremo conferma del rispetto di questa tabella di viaggio e per il momento non aggiungo altro.

E’ l’ora di andare a dormire perché il primo giorno sarà il più lungo anche se non il più duro; non sarà facile chiudere gli occhi perché la scarica adrenalinica della nostra euforia non agevola il sonno. Probabilmente, la stessa adrenalina in circolo nei nostri corpi, ci aiuterà a non sentire del tutto la fatica di domani che, però, si cumulerà nell’arco di tutto il viaggio.

Ma procediamo un passo alla volta.

A domani

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CAPO NORD anche per me

Eccoci, il quadro si delinea.

Le tappe sono decise e lasciano veramente poco spazio alle modifiche in corsa; circa 12000 km in 21 giorni.

Partenza domenica 8 luglio 2018 e rientro sabato 28 luglio.

Il periodo sarebbe quello giusto ma il clima pazzo di questi anni ci ha abituato ad ogni sorta di stranezza, ma non è ora il momento di pensarci.

Da oltre vent’anni attendo questo viaggio ed ora il momento è maturo; in realtà il primo serio pensiero risale alla primavera dello scorso anno, ma era impensabile la realizzazione per la scorsa estate.

In autunno il pensiero si è trasformato in decisione ed i primi progetti di viaggio sono usciti fuori nitidi e veloci; un problema “tecnico” al mezzo umano (me stesso) ha fatto fortemente vacillare la decisione ma dopo il Natale un rinnovato spirito ha superato ogni problema (fisico e mentale) ed i preparativi sono iniziati.

Anche l’ipotesi di un’avventura in solitaria, che si prospettava all’inizio, è caduta quando Davide,  giovane amico biker, è rimasto ammaliato dalla mia idea e, quindi, si è proposto come compagno di viaggio.

Così due uomini che, per differenza di età, potrebbero essere padre e figlio, saranno artefici e, spero, buoni narratori di questa esperienza.

Non saremo né i primi né gli ultimi, ma vogliamo esserci.

Quindi, in pochi incontri, visti i vari impegni di lavoro in primis, abbiamo completato i dettagli del viaggio, fatto le prenotazioni per dormire e non solo, preparato la lista delle cose da portare cercando di ottimizzare al meglio gli spazi disponibili sulle nostre moto, pianificato un’adeguata preparazione delle due “belve” (Ducati Multistrada 1200s Touring per me e Kawasaki Z1000 SX per Davide, entrambe anno 2012) prima della partenza (cambio gomme, controllo o tagliando, aggiunta di utili accessori); e, perché no, fare anche qualche test preparatorio di carico e gita fuori porta.

Non sono mancati problemi, almeno per il sottoscritto, ma passo passo, giorno dopo giorno ci siamo e ci stiamo avvicinando al “X” day:

OTTO LUGLIO (La partenza).

. to be continued

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Progetti di viaggio

Dopo 19 anni di astinenza (volontaria), nel marzo 2016 ho adempiuto ad una promessa e di nuovo ho comprato la moto; con calma racconterò, anche se solo brevemente per mancanza di dati, gli itinerari della mia prima vita da biker, come oggi cerco di riportare le esperienze di questa mia nuova e più matura fase da centauro.

Tutti i miei viaggi in moto sono realizzazioni o evoluzioni di sogni o progetti passati e presenti.

Questa pagina, che presumo sarà oggetto di vari aggiornamenti, raccoglierà le mie idee, che spero siano trasformate in progetti che poi si possano veramente concretizzare; quando ciò accadrà, su questo sito troverete i miei piccoli resoconti corredati possibilmente di foto, video e mappe, altrimenti rimarranno qui a memoria ed utilizzo di chi voglia approfittare.

Sia ben chiaro, qui in queste “dinamiche” pagine non ci saranno dettagli, anzi, solo mappe e qualche appunto; semmai, maggiori informazioni le troverete al mio ritorno in caso di realizzazione di qualcuno di questo moto-viaggi.

SHORT RAY TRIPS (gite fuori porta)

LONG RAY TRIPS (vacanze)

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