Questo resoconto sarà soggetto a varie modifiche nel tempo perché la memoria non è chiara; cercherò, appena possibile, di incrociare i miei ricordi con quelli dei miei amici per completare in modo cronologicamente omogeneo il resoconto di questo ultimo viaggio della mia prima epoca di biker.

Per il momento accontentiamoci dei miei flashbacks.


(mappa) – (foto)

Come tutti gli anni siamo giunti a fine febbraio, cominciamo a ragionare di ferie, ed io sono molto garoso perché ho voglia di fare un gran bel lungo viaggio; l’anno scorso la Sardegna è stata carina ma non soddisfacente, troppo poco tempo e, alla fine, abbiamo veramente visitato molto poco.

Incominciano a girarmi in testa idee d’ogni tipo e genere, progetto dal complesso viaggio in Israele e Giordania alla vulcanica Islanda, ovviamente c’è Capo Nord che riecheggia sempre nella mia testa (ormai da anni), ma alla fine, per accontentarmi, butto giù un tour in Irlanda che sembrerebbe quello più plausibile.

Passa il tempo e le mie idee sembrano non coinvolgere Barbara e Maurizio e non capisco il motivo; sono meno partecipi e, quindi, si prospettano destinazione sempre meno appetibili e, senza particolare entusiasmo, optiamo per la Romania, che non ricordo nemmeno per quale mal sano motivo l’ho proposta.

Nel mese che precede la vacanza finalmente vedo i miei compagni di viaggio più predisposti alle valutazioni e quindi, ancorché veramente convinto di questo viaggio, mi lascio trascinare da quella che definisco “euforia di gruppo” (siamo ben lontani dall’entusiasmo vissuto per Turchia e Marocco).

Il giorno precedente la partenza Maurizio e Barbara ci spiegano che avevano altri progetti per l’anno (ampliamento familiare) ma non volevano svelarlo sia per scaramanzia che per non spezzarmi le ali (dei sogni); ma ora si parte e ci si pensa dopo.

Il primo obiettivo sarà raggiungere il delta del Danubio e, data la distanza, cercheremo di arrivarci in 2 o tre giorni.

Il day one è ambizioso, ci mettiamo in moto molto presto perché vogliamo arrivare in terra rumena la sera stessa; purtroppo la velocità media non rispecchia le previsioni per cui siamo indecisi se fermarsi in Ungheria o tirare ad oltranza per rispettare la tappa.

Optiamo per la seconda idea e ci troviamo su una strada di collina (o montagna) che certo non giova al ritmo viaggio; capiamo che sarà dura arrivare alla città che ci eravamo prefissati, per cui, ormai quasi a buio, la scelta obbligata diventa: fermarci semmai troviamo qualcosa in questa strada fra i boschi o, in caso negativo, avanti fino al primo paese abitato.

Troviamo un albergo, ma è chiuso, sicuramente da molto tempo visto la fatiscenza, e quindi proseguiamo sempre più convinti che andremo a dormire a notte fonda; siamo ormai rassegnati che dobbiamo tirare fino alla prima città, che nemmeno riusciamo a capire quanto dista, dove arriveremo stanchi e affamati.

É praticamente buio in mezzo alla vegetazione, ma in tutta quella oscurità distinguiamo in lontananza una sbiadita insegna; non ci pensiamo due volte, ci fermiamo per chiedere informazioni e, con piacevole sorpresa, scopriamo che si tratta di un bar/ristorante, o qualcosa del genere.

Decidiamo di cenare, almeno non andremo digiuni a dormire quando arriveremo in città, e, prima ancora di sederci, investiamo il cameriere di domande (dove siamo di preciso, quanto manca alla città più vicina, dove si può dormire) e, udite udite, arriva la scoperta che c’illumina di gioia: hanno due camere, se ci vanno bene possiamo fare tappa subito. Andiamo in ispezione e…fantastico!!! Ci si ferma.

Ora non pensate che abbiamo trovato una reggia, ma sono più che decenti per dormire e lavarsi evitando altre tre ore minimo di guida in notturna per giungere alla città più vicina e lì iniziare una faticosa ricerca di una sistemazione, senza nemmeno la certezza di trovarla.

Siamo tutti contenti, sazi e soddisfatti, troviamo anche il tempo di rilassarci un attimo prima prepararsi per dormire; sistemate moto e bagagli, ci diamo la buonanotte e con Maurizio, sorridenti, ci diciamo: “tutto troppo bene, dove l’in… la fregatura?”. E buona notte sia.

Passano nemmeno 10 minuti e sentiamo il fischio assordante di un treno, mi precipito alla porta e mi affaccio praticamente in simultanea con il mio amico, alziamo gli occhi rimanendo esterrefatti nel vedere un treno, tre metri sopra di noi, che passa velocemente. Appena si è allontanato ci guardiamo e scoppiamo a ridere esclamando insieme: “Ecco dov’era l’inculata!!!!”

Non ci eravamo accorti che c’era la massicciata delle ferrovia dietro la casa, d’altronde buio e stanchezza, oltre alla felicità di aver trovato un giaciglio subito dopo cena, hanno offuscato la nostra vista.

La mattina, per fortuna non prestissimo, ci sveglia il passaggio di un altro treno, ma tanto dobbiamo rimetterci in viaggio; tutti in piedi soddisfatti per la buona dormita, facciamo colazione, carichiamo le moto, paghiamo, ringraziamo la cameriera e ripartiamo .

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Arriviamo a Brasov, la temperatura è gradevole e decidiamo di fare tappa in questo posto molto carino; non riusciamo a trovare una sistemazione in città e quindi ci spostiamo in periferia ma anche qui non ci sono alberghi che ci vadano bene.

Giungiamo nei pressi di un campeggio, cerchiamo di capire se hanno un alloggio ma dicono che hanno solo piazzole; dopo un altro vano tentativo di ricerca in città torniamo di nuovo al camping perché mi sembrava di aver visto delle capanne in legno a forma di tenda indiana (meglio che niente!!!!)

Con molta fatica riusciamo a farci capire sulla nuova esigenza, ma non ne hanno di disponibili e, l’addetta alla ricezione, vista la nostra delusione, molto timidamente ci propone di farci vedere un bungalow, avvisandoci che è veramente molto costoso; siamo stufi di girare a vuoto, lo andiamo ad ispezionare ed è veramente carino, 4 posti letto, con bagno interno e possibilità di parcheggiare le moto proprio accanto alla casetta.

E’ perfetto, quindi, ci stringiamo nelle spalle e noi uomini andiamo ad affrontare la spesa, in fondo è solo per una notte; la receptionist ci vede tornare e ancor più timidamente ci dice il prezzo.

Alla nostra espressione di stupore, rimane dispiaciuta; si crea una strana situazione di imbarazzo reciproco dove lei crede che siamo spaventati dal prezzo e noi non siamo sicuri di aver ben compreso la cifra. Soluzione, ce la facciamo scrivere su un foglietto, rapido calcolo del cambio e guardandoci sorridiamo a 64 denti (2×32) consegnando le nostre carte di credito alla ragazza che rimane sbigottita; lei, rilassata, ci chiede: “It’s ok?” e noi, fermi nella stessa espressione facciale, all’unisono rispondiamo: “YES!”

Diciamo la verità, con quella cifra in Italia ci fai una colazione per cui è perfetto, anzi resteremo un giorno in più. Quindi, prendiamo possesso del bungalow, scarichiamo tutto ciò che non serve e via a fare i moto-turisti fino a tarda sera.

Il giorno dopo ce la prendiamo con molta calma, fra l’altro ci siamo alzati non prestissimo, andiamo a fare colazione praticamente a metà mattinata nel bar del campeggio; è caldo, ci mettiamo fuori in terrazza e, sbagliando, ordiniamo la colazione “complet”.

Sarà un’abbuffata apocalittica di salato e dolce con piatti che non finiscono mai; due ore a tavolino, ci alziamo che è mezzogiorno passato, e, ovviamente, decidiamo di saltare il pranzo per uscire a visitare i luoghi intorno alla città.

Brasov è un’attrazione turistica invernale per benestanti, le piste da sci, ovviamente chiuse adesso, sono a 10 km e così andiamo a farci un giro per le strade di montagna; al rientro ci fermiamo nel bellissimo centro attraversato di un ampio marciapiede pieno di aiuole con magnifici fiori colorati, fontane e panchine per sedersi.

E’ ancora pieno giorno quando decidiamo di tornare alla nostra casetta a goderci il panorama circostante dalla nostra veranda; ci prende un po’ di rammarico sapere che dobbiamo andar via da quel luogo di pace e bellezza che avrebbe meritato più tempo, ma abbiamo un itinerario da rispettare.

Il giorno dopo partiamo non senza grande tristezza, si stava talmente bene che era da finire lì la nostra vacanza e più volte ce lo ripeteremo.

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Arrivati sul delta del Danubio ci addentriamo nelle terre lambite dai vari corsi d’acqua alla ricerca di un’adeguata location per soggiornare un paio di giorni; c’è poco da scegliere ci sono solo campeggi veramente di scarso livello ed alla fine ne scegliamo uno a caso.

Optiamo per la soluzione bungalow, memori della magnifica esperienza di Brasov, ma siamo ad anni luci di distanza per bellezza e qualità; proviamo in tutti modi a farcelo piacere ma è veramente squallido e, dopo aver visto che il lavandino scaricava sul pavimento, abbiamo rinunciato al soggiorno sul delta e siamo fuggiti verso l’ultima città trovata prima di addentrarci in queste terre paludose.

L’albergo che troviamo sembra decente quindi scarichiamo i bagagli e parcheggiamo le moto vicinissime e legate insieme messe su una piazzola sotto un balcone nel cortile interno della struttura che sembra troppo perfetto come ricovero (infatti, sembra).

Andiamo a cena, troviamo un ristorante che pare accettabile, salvo scoprire che la tovaglia è rovesciata ed anche i tovaglioli sono ripiegati; tutto ha un motivo e quindi, passi la tovaglia, per pulirci la bocca e le mani utilizziamo i nostri fazzoletti di carta onde evitare di “macchiare ulteriormente quei luridi pezzi di stoffa”.

Almeno il cibo è buono ma non vogliamo immaginare lo stato igienico delle stoviglie; restiamo un poco per decidere il da farsi, il tempo non è buono e quindi influenza la serata e le scelte per il giorno seguente.

Domani faremo un giro in battello sul Danubio, considerato che non siamo riusciti a stare sul delta; quindi, andiamo a dormire.

Purtroppo, avrò una spiacevolissima sorpresa; mentre sto per prendere sonno sento il ronzio fastidioso di alcune zanzare, pare che la nostra camera sia piena di questi agguerriti insetti volanti che ci attaccano costringendomi ad una impari battaglia. Mia moglie si difende dormendo sotto le coperte, io ho un caldo bestiale e tento una ricerca del covo per risolvere il problema alla fonte; alla fine dovrò capitolare esausto e sopraffatto dal sonno, lasciando il mio corpo in balia delle succhiasangue alate.

Mi sveglio all’ora programmata e, alzatomi, scopro la devastazione delle mie parti scoperte saccheggiate dalle sgradite ospiti della mia stanza; comunque procediamo nei preparativi per la gita, facciamo colazione ed usciamo in fretta, siamo in ritardo.

Giunti all’imbarco praticamente di corsa, comprendiamo che la giornata non promette nulla di buono, ma non abbiamo tempo per tornare in albergo per recuperare indumenti più idonei al clima; confidiamo nel fatto che il meteo possa migliorare, nel qual caso il caldo non mancherebbe, quindi c’imbarchiamo per iniziare il giro turistico nelle acque (non blu) del famoso fiume.

Poco da raccontare, un tour quasi insignificante; ricordo che ha pranzo ci hanno portato in un locale enorme sulle rive del fiume dove insieme ad una marea di persone, giunte con altre imbarcazioni, mangiavamo come nel caos tipico di una sagra di paese.

Ripartiti per completare il giro, nel corso del pomeriggio il tempo è decisamente peggiorato, con ritorno sotto pioggia battente ed un discreto calo della temperatura; abbiamo patito un freddo bestiale, ma almeno le nostre mogli hanno goduto di un po’ di ospitalità nella microscopica cabina del comandante.

Tornati in albergo, ci siamo preparati per la cena dove abbiamo fatto il punto della situazione tenendo presente anche le previsioni meteo viste in TV; rimandiamo ogni decisione al mattino seguente, ma per me sarebbe già abbastanza così, ma la notte ci riserva ancora una sorpresa….

Dormo sereno, non ci sono zanzare, di colpo bussano pesantemente e ci urlano qualcosa; mi alzo di soprassalto e cerco di realizzare, mi affaccio e l’unica cosa che credo di capire è che stanno rubando le moto.

M’infilo pantaloni, scarpe e maglietta e, in un nanosecondo, sto battendo forte sulla porta della camera dei nostri amici, riesco a svegliarli e urlo a Maurizio che ci stanno rubando le moto e che mi raggiunga subito, correndo poi giù nel cortile per salvarle.

Sono quasi arrivato e sento l’antifurto dell’Aprilia Pegaso 650 del mio amico che suona incessantemente, non ricordo cosa ho in mano ma se arrivo là e trovo il ladro lo anniento; eccomi sul posto ma vedo solo in nostri mezzi a terra.

D’istinto cerco di tirarle su, ma visto che sono legate insieme la cosa e leggermente complicata; quindi, rimuovo i catenacci che le tengono unite e nel frattempo giunge il mio compagno di viaggio a darmi una mano.

Alziamo e parcheggiamo prima la sua moto, non solo perché più leggera ma, sopratutto, per far cessare l’ululato dell’antifurto; poi tocca alla mia adorata due ruote che, oltre ad essere decisamente più pesante, è pure incastrata col cavalletto nel terreno sottostante, costringendoci a faticare non poco.

A questo punto, comprendiamo chiaramente l’accaduto; il marciapiede, fatto di uno strato di 3 cm di asfalto adagiato su morbida terra, non ha retto al peso della mia Honda Africa Twin 750 e così il cavalletto laterale ha sfondato la superficie e la moto è andata giù di colpo tirandosi dietro anche quella di Maurizio che è stata così catapultata al di fuori della piazzola scatenando la furia dell’allarme.

Molto contrariati facciamo un controllo dei danni che sono, per fortuna, praticamente nulli, quindi risistemiamo tutto al meglio e in una situazione di maggior sicurezza, dopodiché, ridendo, torniamo a dormire; per fortuna, questa notte in camera non ci sono zanzare, così riuscirò a riposare bene.

La mattina seguente decidiamo di rinunciare ad ogni ulteriore visita del posto, addirittura non andremo nemmeno sul Mar Nero, e via verso altre destinazioni.

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Stiamo arrivando verso Bucarest, ma ormai è ora di pranzo per cui troviamo in strada un ristorante e ci fermiamo; entrati nel piazzale percepiamo un senso di disagio, però qui siamo e qui mangeremo.

Purtroppo la sensazione iniziale era giusta, il servizio non sarà impeccabile, non riusciamo a farci comprendere dagli scorbutici camerieri, sentiamo come ci volessero fregare; effettivamente non saremo serviti a dovere né nel cibo né, tanto meno, nel conto.

Beh, in un viaggio qualche fregatura ci può stare e, quindi, ripartiamo per giungere in città.

La capitale rumena è molto grande, e francamente non offre un grande impatto positivo con tutti quei grigi, tristi e alti palazzoni; a questi fanno contrasto alcune strutture lussuosissime, che sono principalmente Hotels, proibitivi anche per noi, importanti uffici o sedi di grosse aziende.

Dopo aver girovagato a caso qua e là accostiamo, capiamo di essere in forte difficoltà nel trovare un’adeguata location per la notte; vediamo un insegna italiana, è un negozio di scarpe, accostiamo e ci fermiamo sia per fare un punto della situazione sia nella speranza di poter ricevere aiuto dai negozianti.

Anche stavolta l’istinto non fallisce, infatti ci viene in soccorso un giovane italiano titolare del negozio insieme al padre; sono di origine toscana, di Arezzo, ma ormai si sono trasferiti qui definitivamente e con l’Italia hanno solo rapporti commerciali.

Con loro si instaura subito una buona empatia, sono veramente gentili e disponibili, ci illuminano sui rischi della città e non solo ci indicano come muoverci, ma ci aiutano anche: ci trovano un appartamento per soggiornare, ci fanno mettere le moto all’interno del loro magazzino dove hanno un adeguato impianto di allarme, ci trovano un taxista che ci scorrazzerà nel nostro soggiorno ed infine ci invitano a cena la sera per fare due chiacchiere.

Il loro aiuto sarà determinante, la sera a cena stiamo bene e mentre noi gli ricordiamo l’Italia che tanto gli manca, loro ci danno un sacco di informazioni utili per completare la vacanza in sicurezza; in particolare ci consigliano di evitare il rientro passando dal sud della Romania.

Il progetto prevedeva il nostro ritorno risalendo le sponde del Danubio ma tutta la zona meridionale della nazione sono terre magiare ed i rischi di furti e rapimenti erano davvero allarmanti; questo ha influito sui nostri piani di viaggio tant’è che abbiamo deciso di ridurre i tempi di visita di Bucarest e quindi avremmo anticipato il rientro magari visitando altri luoghi in altre nazioni durante la strada del ritorno.

Il giorno seguente il taxista incaricato ci ha fatto da autista e guida turistica; come previsto, la sera avevamo esaurito la nostra escursione.

La mattina seguente, recuperati le moto dai nostri amici li abbiamo salutati lasciando al destino la possibilità di un nuovo incontro e ci siamo incamminati verso un nuovo itinerario da costruire giorno per giorno.

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Nel tour vacanziero inoltre:

.- abbiamo fatto visita al Castello di Dracula, ma francamente non ricordo né come ci siamo arrivati, né dove sia, né come fosse;

.- tutti i cambiamenti ci fanno recuperare tre giorni e quindi durante il rientro anticipato verso casa, faremo tappa a Bovec, in un albergo che già conosciamo dal viaggio del 1993; qui però le cose sono molto cambiate, il posto è decisamente più turistico e meno interessante per noi. I prezzi, decisamente aumentanti, e le attrazione, che non ci coinvolgono, ci fanno decidere di ripartire il giorno seguente per andare a Venezia a trascorrere gli ultimi due giorni di vacanza.

Beh la città lagunare ha sempre il suo fascino, quindi perfetta chiusura in bellezza di una vacanza dal sapore neutro.

Ah dimenticavo… dal viaggio i miei amici sono tornati in tre 😉 ; galeotta fu la prima notte di vacanza, in quel luogo sperduto nel nulla (ancora ricordo il rumore del treno).