di tutto un po'

Mario Ferraro

Mese: Agosto 2021

14-28.08.2021 – TRANSAPPENNICA

Detto, fatto; clicca qui per capire.

Esperienza appena conclusa che posso sintetizzare, per i più pigri 😉 , in oltre 5.2oo km di percorrenza, di cui circa 3.000 di montagna e collina; di questi, circa un centinaio di off road in altura per la maggior parte veramente duro, fra sassi e pietre anche smosse, con oltre 400 kg di peso, spesso scelta non proprio volontaria (vi garantisco è stata una vera impresa).
In tutto questo mi sono tolto la soddisfazione di consumare un pneumatico fino alla fine della spalla, ho guidato in mezzo a scenari favolosi, ho vagato nel nulla e mi sono perfino ritrovato impantanato nella ghia/sabbia di un letto di un fiume in secca (l’incubo più grosso di questo viaggio); ovviamente, ci sono stati altri inconvenienti, quali la catena usurata e tre cadute (quasi ridicole), ma, alla fine, fanno parte del divertimento.

Puntualizzo che buona parte del percorso è stato impostato con “no pedaggi” e “no autostrade” su maps, scelta che credo abbia fortemente condizionato, in modo decisamente anomalo, i vari percorsi.

Alla fine sono arrivato a casa 12 ora prima del previsto, ma forse è stato meglio così, visto il meteo di stamani che avrebbe sciupato il rientro dopo 14 giorni di bel tempo.

Quindi passo subito a raccontarvi giorno dopo giorno, riservandomi, in futuro, la possibilità di rivisitare il tutto, aggiungendo o togliendo e soprattutto correggendo la miriade di errori che ho fatto (se volete aiutatemi 😉 ).

dai miei amici
Francesco e Maria
a Cirò Marina

14.08.2021

Non è una novità che parta in ritardo ma stamani ho davvero esagerato; nonostante che alle 5.45 fossi già in piedi, la preparazione finale del bagaglio mi ha rubato un sacco di tempo. Poi, visto il ritardo, ho approfittato per un paio di commissioni d’ufficio e per un saluto ad amici; risultato, partito alle 9.05.

Avrei voluto evitare l’autostrada anche nella tappa “zero”, quella per raggiungere Bocchetta di Altare (il luogo dove iniziano gli Appennini), ma ho glissato immediatamente; poco da raccontare sui 285 km per giungere al punto di partenza della vacanza, salvo un pizzico di emozione nel passaggio del ricostruito viadotto di Genova proprio nel giorno del 3° anniversario del crollo.

Arrivato ad Altare mi sono fermato per calmare il bollore mio e del cellulare che utilizzo come navigatore, che si è piantato ben 2 volte per surriscaldamento.

Alle 13.00 circa riparto seguendo il percorso programmato; per una mia incomprensione faccio un doppio giro nella zona di Alpicella prima di imboccare la strada per Monte Beigua, la destinazione più bella della giornata.
Qui c’è un parco regionale notevole e molto frequentato, ma in vetta contrastano gli innumerevoli tralicci pieni di parabole; il paesaggio merita e la strada ti permette di salire da una parte e scendere dall’altra e, volendo, si può fare camping libero e pic nic al fresco.
I tempi di percorrenza si dilatano sensibilmente, pur evitando di fermarsi per ogni occasione che richiama uno scatto (e vi garantisco che ce ne sono un’infinità); da non dimenticare che sono strade di montagna.

Proseguendo, punto in direzione Monte Delle Figne e, dopo panorami di tutto rispetto, è una sorpresa per me sentire il navigatore che mi indica di svoltare in una stradetta sterrata; tergiverso un po’ e mi documento sulla mappa, vedo che la montagna è raggiungibile solo a piedi mentre lì vicino c’è un lago raggiungibile con questa via non asfaltata e decido di andare, magari mi rinfresco con un tuffo veloce.

Niente di più sbagliato, il percorso è meno facile di quello che sembrava, oltre ad essere decisamente più lungo dei 1400 metri dichiarati da maps; incrocio prima un ragazzo, che mi avvisa che il lago si raggiunge solo a piedi, perché c’è una sbarra che blocca il passaggio, e poi un signore col suo cane che mi conferma quanto già so.
Ormai sono arrivato, il blocco è a soli 200 metri e poco prima c’è spazio per parcheggiare e manovrare; decido di fermarmi e vado a piedi per un breve tratto cercando di intravedere qualcosa.
Ci riesco, ma non sono soddisfatto e mentre torno verso la moto vedo che là vicino c’è un terrapieno e quindi lo affronto, sempre a piedi; tanta soddisfazione, il panorama è stupendo e qui le foto sono d’obbligo.
Ormai i tempi sono tutti saltati ma decido ugualmente di raggiungere l’obiettivo finale di giornata lasciando anche la tappa intermedia della Diga del Brugneto, che ovviamente attraverso; la strada seguente è molto impegnativa ed io comincio veramente ad essere stanco.
Ci provo davvero a raggiungere Monte Lesima, ma è troppo tardi, sono già le 20.00 e la luce cala velocemente; trovo un paesello a soli 15 km e decido di fermarmi.
Il caldo, il percorso off-road fuori programma e la levataccia mattutina, mi hanno fatto decidere di non rischiare di arrivare al buio e di dormire allo stato brado già la prima notte.
Rimando a domani; intanto mappa e foto di oggi.

15.08.2021

Mattina che comincia dove ho messo il punto ieri sera, quindi riprendo la strada verso Monte Lesima che raggiungo in circa mezz’ora; in realtà non arrivo in vetta perché una sbarra impedisce l’acceso agli ultimi km.

La strada a salire è stretta con un fastidiosissimo scavo centrale (per i cavi in fibra ottica, chissà dove vanno); convinto di trovare più avanti un punto panoramico, quindi proseguo.
Capisco che sono sul Passo del Brallo ed è un piacere percorrerlo, soprattutto a scendere; lunghi tratti nel bosco quasi privi di traffico, il che non guasta vista la misera carreggiata del tratto a salire, agevolano la guida e i tempi di viaggio.

Proseguo per Monte Oramara, non in vetta ma passandoci sotto, raggiungo la stazione sciistica di Santo Stefano D’Aveto per dirigermi verso il Monte Maggiorasca, che salto involontariamente perché distratto dalla segnaletica per il Passo di Centocroci che è davvero notevole, bello e piacevolissimo da guidare; più complicata la strada per Monte Gottero, e parlo di quella asfaltata.
Scopro, a mie faticose spese, che la strada sterrata per giungere, non in vetta ma nel bosco sottostante, è un offroad decisamente impegnativo, con ghiaia per cominciare, e sono finito subito nel fosso adiacente ma con conseguenze lievissime, per chiudere con rami, fosse di scolo dell’acqua e pietroni sempre problematici… una sudata ed una fatica immensa con una moto con un peso abbondantemente superiore ai 400 kg (pilota incluso, ovviamente); mi ci vogliono complessivamente un paio d’ore per recuperare la strada asfaltata, che non mi rilassa, sono talmente stanco che faccio una fatica immane e quindi, appena trovo, a sorpresa, la Madonna di Louders, perché no, approfitto 😉 .

Recuperate un po’ di energie, monto in sella e affronto la strada con rinnovato spirito e la guida migliora sempre più anche grazie al percorso sempre più guidabile e divertente; il top è la S.S.62 del Passo della Cisa, veramente fantastica, ampia e veloce anche nei curvoni.
In cima, foto di rito e bevanda energizzante e dissetante (una lattina di Coca) bevuta di fronte al bar dove ci sono numerose moto con i rispettivi proprietari, ma oggi é Ferragosto e tutto è molto più sobrio, anche nelle presenze.

La sosta non è lunga, vorrei recuperare un pochino del tempo perso al Gottero, per cui di nuovo in sella e via; anche a scendere è un divertimento e quando cambio percorso per dirigermi alla successiva destinazione intermedia, la situazione varia ma non di molto, almeno per un po’.

Arriva il momento di affrontare il tratto che conduce ad Alpe di Succiso, e appena il navigatore mi segnala che sono arrivato non è granché ma proseguendo le cose migliorano sempre più offrendo notevoli scenari sull’altro versante.

Mi rendo conto che ho recuperato davvero molto tempo e quindi stringo i denti e corro verso il Monte Cusna ultima tappa del giorno e, nonostante la strada non sia sempre favorevole, alle 20.10 circa mi godo il tramonto dalla vetta, più o meno; l’ultimo tratto di 3 km circa è sterrato, ma, per oggi, ho già dato abbastanza in fuoristrada.

Scendo velocemente per trovare da dormire, avrei bisogno di un’adeguata branda per una giornata tanto impegnativa fatta di circa 330 km di curve e circa 20 km di sterro estenuante; purtroppo la scelta di cercare posto anticipando il percorso del giorno dopo si rivela totalmente infausta, guadagno 20 km ma dormo…. non so dove, ma ve lo racconto domani e intanto eccovi mappa e foto.

16.08.2021

Ebbene sono stato “ospite” di un poltroncina in plastica all’esterno del bar dove mi sono fermato per bere, smangiucchiare qualcosa e tentare di recuperare all’ultimo tuffo un sicuro giaciglio per la notte, ovviamente invano.

Potete immaginare come posso aver dormito e comunque alle 4.45 mi sveglio e, capendo l’impossibilità di riaddormentarmi, comincio a prepararmi per la ripartenza sperando di fare prima una buona colazione; sorpresa… lunedì è il giorno di riposo del locale.

Bene, parto subito e così mi avvantaggio; tra il sonno non completo, la mancanza di cibo e il buio, la guida è lenta e faticosa e il vestiario, che utilizzo di giorno, è inadeguato alle temperature mattutine, problema risolto appena comincia ad albeggiare quando mi fermo e provvedo.

Riparto e decido di saltare la tappa a Monte Giovo, il monte sopra il Lago Santo, luogo bellissimo ma già visitato.

Nel frattempo mi sono ripreso, le strade sono già fatte e quindi la guida è brillante; ben presto raggiungo il Monte Cimone, ma rinuncio alla vetta quando vedo che il percorso è una pista non asfaltata, l’esperienza di ieri mi ha lasciato il segno.
Facendo una stradina secondaria arrivo all’Abetone e mi fermo a fare colazione.

Scendendo verso valle, le strade che seguono non sono poi eccezionali fino all’approssimarsi della nuova destinazione, Monte La Croce, e di nuovo mi diverto; giunto sotto la montagna, la salita comincia a complicarsi, di sicuro bei panorami, ma questa è ormai una componente comune al viaggio fatto e da fare, e poi di nuovo sterrato.
Che faccio? Siccome il navigatore mi dice che si può salire da un versante e scendere dall’altro per poi proseguire il mio cammino, vado avanti; l’avessi mai fatto!!!
Altri 15 km di sassi, ciottoli, buche, lastroni; arrivo di nuovo sull’asfalto senza danni ma distrutto fisicamente e stavolta davvero decido che per il resto del viaggio sarà NO OFFROAD.

Per fortuna il dopo mi porta su strade note e guidabili, ossia i Passi della Futa e Raticosa, prima del Monte Oggioli dove la strada asfaltata termina in casa di una famiglia (boh!?!); eccitato dai passi precedenti, mi faccio prendere la mano e quindi, prima del Monte Falco, mi faccio anche il Passo del Muraglione, anche se non è proprio di strada.
Qui d’obbligo una sosta con bevuta, avevo proprio bisogno di ricaricare le batterie cerebrali.

Non è tardissimo e quindi decido di proseguire per avvicinarmi al primo obiettivo del giorno seguente, ma non voglio esagerare perché stanotte e necessario che possa dormire comodo; mi fermo a Stia e chiedo aiuto ad un barista, gentile ma non risolve, ed allora decido di fare alla mia maniera ossia cercare su internet e telefonare a tappeto.
Mi va bene al 4° tentativo, ma devo raggiungere Poppi; 10 km in più non mi spaventano e ne vengo ricompensato.

Per il momento il mio problema maggiore e riuscire a scegliere dove dormire, la mancanza di tempo per fare un minimo di ricerca mi costringe ad accettare ciò che trovo; si direbbe che in questa settimana post ferragosto c’è ancora il pieno ma in realtà io penso che le norme covid, che limitano la presenza di persone, fa sì che le strutture si riempano più velocemente.
In giro non mi sembra ci sia poi quel gran caos, anche per le strade il traffico è quasi nullo, o forse sono io che faccio strade assurde e impensabili?

A me il dubbio e a voi, invece, mappa (non proprio attendibile perché non tiene conto del tratto off-road sul Monte la Croce) e foto

17.08.2021

Ieri sera per precauzione ho messo la sveglia ed ho fatto bene; prima cosa comincio a mettere in ordine il caos lasciato la sera precedente (ho lavato i panni di viaggio), poi colazione, saldo conto e carico bagagli.
Comunque parto con 45 minuti di ritardo, ma non sono preoccupato.

Oggi magnifica giornata di guida; tolti alcuni tratti di statali di alta percorrenza, il resto sono stati percorsi anche molto veloci e spettacolari.

La prima vera tappa di oggi, Riserva Naturale Alpe della Luna, non è male ma viene sminuita dalla bellezza dei luoghi successivi; anche qui mi tocca un pizzico di sterrato, fastidioso più a scendere, per la discreta pendenza, che a salire.

Escludendo pochi tratti di strada ad alta percorrenza, raggiungere e passare attraverso il Parco Nazionale Monti Sibillini, prima, e il Gran Sasso e Monti della Laga, dopo, è stato davvero fantastico; strade quasi tutte veloci e tratti montani comunque apprezzabili hanno dato godimento agli occhi, alla guida e anche all’orologio.
Di contrasto, questo stesso tragitto, mi ha fatto attraversare i luoghi colpiti dai terremoti 2016 e 2017, in sequenza ho trovato Visso, Norcia, Amatrice; fa un certo effetto vedere ancora oggi i segni evidenti di quei tragici eventi, quali macerie, edifici pericolanti e villaggi di “case provvisorie” ancora operativi, ma ci sono anche cantieri che lavorano per ripristinare, anche se è palese che ci vorranno ancora molti anni.

Nel proseguire, ottima scelta si è rilevata pure il tragitto sulla SP2 per Lago di Campotosto passando per Mascioni; vicino al ponte che lo attraversa ho fatto sosta ristorandomi presso un ambulante, ma ho solo bevuto perché non avevo fame e non mi sarei gustato i loro famosi arrosticini.
Dopo circa mezz’ora riparto alla volta del Parco Naturale Sirente-Velino che si trova poco sopra il piccolo comune di Aielli; vedute bellissime ma lassù il segnale GPS si è perso e quindi a scendere ho fatto una strada leggermente diversa mentre mi avviavo verso la prima tappa di domani.

Stavolta ho cercato di gestire meglio i tempi per trovare da dormire; purtroppo poco da scegliere ma anche oggi si dormirà comodi.
Eccovi mappa (anche questa non esatta a causa della perdita di segnale GPS) e foto

18.08.2021

La giornata di oggi è stata decisamente contrastata dal punto di vista della bellezza dei luoghi e delle strade.

Il buongiorno non si è visto dal mattino; inizio alla grande con il Parco Nazionale Abruzzo Lazio Molise, il migliore della giornata e forse anche di quanto già visto fino ad ieri.
E’ stato fantastico sia per i luoghi che per la strada che lo attraversa, ma attenzione…. dobbiamo avere occhi e piedi vigili per gli orsi; io non ne ho visti (per fortuna) ma ci sono una miriade di cartelli che istigano ad andare a velocità moderata onde evitare scontri con questi grossi animali del bosco.

Unica pecca di questa prima tratta, la minaccia di pioggia (prevista anche dal servizio meteo) che mi ha fatto decidere di utilizzare il materiale antipioggia; nulla di fatto, meglio così, ma l’abbigliamento in più ha fatto comodo perché le temperature in quota sono decisamente più basse rispetto ai primi giorni di viaggio.
Già ieri avevo notato un leggero cambiamento della gradazione a certe altezze, ma stamani era più accentuato.

Scendendo comincio a trovare strade strane e non piacevoli, nulla a che fare con la solitudine delle strade di montagna, sono in Campania, praticamente sono in pianura e attraverso le tipiche strade che collegano, in sequenza, i vari paesini e cittadine; di tanto in tanto mi ritrovo in qualche tangenziale o strada statale veloce ma non ne ricevo godimento.

Ora comincia a far caldo quindi al più presto devo alleggerirmi; sono le 12.30 circa e mi fermo in un area di servizio, approfitto per fare rifornimento e per riporre il materiale antipioggia.
Qui godo della simpatia del popolo campano, il giovane benzinaio mi rivolge varie domande che portano ad una piacevole conversazione; la cosa che mi fa più ridere, ancora oggi, e il senso del rispetto e la notevole educazione che hanno queste persone, seppur giovani, tant’è che per tutto il tempo mi ha dato del “voi” e non per l’età.

Riparto ormai quasi alle 13.00 e, tralasciando commenti sulle strade, alcune veramente assurde e nel niente (sarà ancora il settaggio del navigatore?) insomma mi dirigo verso la tappa 2; lo si percepisce subito che mi sto avvicinando, cambia il tipo di strada, la pendenza, la vegetazione e i paesaggi che mutano continuamente a seconda del posizionamento rispetto al sole. Arrivo, così, anche al Parco Regionale del Matese che comprende anche un lago più o meno artificiale, bella la discesa per arrivarci ma non so se ne sia valsa la pena di fare tanti km in più per passarci; mi fermo giusto per qualche foto e forse era meglio se evitavo, qui non c’è segnale Gps e quindi mi trovo cieco alla guida.

Prossima volta anche cartina stradale cartacea, non si sa mai; in verità ci avevo pensato alla partenza ma poi è rimasta a casa.

Il viaggio Campania/Molise conferma quanto già visto nella mattina da Abruzzo/Campania; sembrerebbe che qui le strade siano più ampie e veloci e sfrutto, non per mia scelta, anche vari tratti di superstrada, come i 40 km di 4 corsie da Potenza a Campomaggiore dove esco per affrontare l’ultimo tratto di salita in montagna prima di giungere al Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane.
Il tragitto non è lungo, il posto è ben curato ed in cima c’è (solo) un parco avventura; non ho tempo per questo, quindi mi preparo per portarmi avanti, però prima ricerco online un hotel, accettando il primo che trovo (c’è posto, perché rischiare?).
Mi ritrovo qui ad Accettura, paesino poco distante, ma nulla di che; in compenso la strada per arrivarci era davvero piacevole e divertente e quindi la volo.

Domani programma rivoluzionato ma non vi anticipo niente; eccovi invece mappa (anche questa non esatta a causa della perdita di segnale GPS) e foto

19.08.2021

Oggi buona giornata per viaggiare dal punto di vista meteo; rispetto ai primi giorni ora le temperature sono più consone alle alture e finalmente è gradevole guidare, anche patendo un pizzico di fresco mattutino su alcune quote. Inoltre alcune leggere nuvolette non guastano, soprattutto nel pomeriggio quando la calura aumenta ovunque; ovviamente come si scende di livello si ritrovano anche 33/34 gradi.

Ormai è appurato, le strade che mi vengono proposte da maps sono fortemente condizionate dal settaggio “evita pedaggi e autostrade”, ma a volte sembra quasi improvvisi cambiamenti di rotta all’ultimo tuffo o non appena buco uno svincolo; osservando i tempi non mi sembra ci siano cambiamenti per cui mi fido.

La mattina ha l’ora in bocca, così si dice, invece per me la prima ora di viaggio è faticosa, trovo difficoltà a prendere il ritmo con il percorso e questo mi rallenta; poi sono più attivo dal punto di vista fotografico e questo decisamente allunga i tempi.

Comunque sono diretto e raggiungo il Parco Nazionale del Pollino, di fatto ci giro intorno senza raggiungerne la vetta, ma lo spettacolo rimane comunque più che soddisfacente; le strade sono di varie difficolta, più impegnative le provinciali che in teoria dovrebbero scorciare (io non lo noto), più scorrevoli e guidabili le statali.

Al termine del fiancheggiamento alla mia sinistra, punto verso sud in direzione Parco Nazionale della Sila e per fare rotte di montagna dirigo su Castrovillari, prima, e su Acri, dopo; il luogo è decisamente incantevole e le strade sono assai divertenti.
Arrivato in cima potrei tranquillamente proseguire e giungere sul mar Ionio, il che non guasterebbe perché giungerei più velocemente dal mio amico ed è qui la sorpresa, ma ve lo racconto dopo; quindi, per mantenere l’orgoglioso passo del “motociclista di montagna” (terminologia di mia fresca coniazione 😀 ), continuo per strade interne e sempre più impervie passando da Verzino e Umbriatico, e qui il nome la dice lunga, prima di giungere a Cirò Marina (fuori programma) dove raggiungo Francesco che mi attende.

E’ stato un vero piacere rivedersi e senza perdere troppo tempo mi ha fatto da cicerone portandomi subito a visitare il Mercato dei Saraceni; è un posto fantastico dove un tempo i Saraceni, appunto, sbarcavano per mercanteggiare, oggi, ben ristrutturato, viene utilizzato come teatro e persino cantanti illustri si sono lì esibiti (ovviamente in tempi no-covid). Inoltre, intorno alla struttura c’è la possibilità di godere di vedute panoramiche sul mare di tutto rispetto (e Punta Alice, dopo vi spiego).
Visto che qui fa buio circa un’ora prima che da noi, siamo andati a fare un tuffo rigenerante in mare, bello e profondo, per poi asciugarsi aspettando un tramonto diverso e suggestivo con il sole che è calato dietro ai monti che scivolano gradatamente in acqua; nemmeno alcune nuvole dispettose hanno sciupato lo spettacolo, anzi lo hanno esaltato.
Al lido, così si chiamano i bagni privati della zona, c’era anche Maria che è stata molto gentile ed accogliente; lei è rientrata prima a casa noi ci siamo trattenuti con uno dei fratelli del mio amico.
Deciso di rientrare a casa, abbiamo prima fatto un salto veloce alla spiaggia di Punta Alice; oltre ad un vecchio faro ancora operativo, la vera peculiarità del posto sta nel fatto che la sua particolare conformazione geografica genera strane e forti correnti molto pericolose per i nuotatori, insomma bello e insidioso.
La serata si è conclusa con ottima cena in un locale di conoscenza dei miei compagni e per di più me l’hanno pure offerta; dopo, una bella e piacevole passeggiata sul lungomare che devo ammettere non è affatto male, anzi, mi sembrava una Rimini più in piccolo per la vita che c’era in giro (e siamo in tempi ancora non totalmente liberi).
Rientrati, siamo andati a nanna ma non prima di un’altra chiacchierata al fresco della terrazza.

Eccovi mappa (anche questa non esatta a causa della perdita di segnale GPS in alcune zone) e foto

20.08.2021

La tappa fuori programma di ieri è stata utile per quanto piacevole; una mezza giornata in compagnia che è andata ben oltre le più rosee aspettative. Francesco e Maria sono stati due padroni di casa ineccepibili e mi hanno messo totalmente a mio agio; il dazio di questa bella serata è stato l’orario cui ci siamo coricati che, ovviamente, si ripercuote su di me adesso, mentre scrivo.

Volevo uscire e tornare a Taormina, visto che sono vicino (in teoria 35 minuti a tratta, causa traffico intenso), ma non ho voglia di farmi da 60 a 90 minuti di viaggio per stare mezz’ora nella piazzetta di questa famosa destinazione turistica; fra l’altro una piccola fermata di rito l’ho già fatta prima di cercare l’albergo per la notte.

Ma veniamo al programma di giornata, che di fatto proponeva solo una tappa appenninica, ossia il Parco Nazionale dell’Aspromonte; per giungervi ho modificato buona parte del tragitto, anche su consiglio di Francesco, calabrese di origine, per cui riduzione sostanziale del passaggio lungo costa, previsto fino a Bovalino, e ingresso al centro della regione in zona Soverato.
In quella zona la Calabria si stringe al suo minimo spessore tant’è che da costa a costa ci sono solo 35 km.
Dopo un inizio arrampicante mi sono ritrovato su una strada molto bella e veloce che collega Soriano Calabro a Taurianuova, salvo poi tornare a statali più impegnative che mi hanno fatto passare da Oppido Mamertina per giungere sulla provinciale che mi ha portato all’obiettivo primario di oggi.
Tutto decisamente bello.

Arrivato a destinazione, sono ritornato indietro sulla provinciale per giungere all’imbarco per la Sicilia; sbarcato, uscire da Messina è stato un incubo e comunque ho preso la statale, non proprio volontariamente.

Oddio, ho fatto tratti di strada veramente eccezionali a velocità estremamente ridotta; poi viste le difficoltà generate dal traffico, soprattutto nei centri abitati che si susseguivano a breve distanza, è giunta l’esasperazione ed ho preso l’autostrada per andare a Taormina (solo 12 km).
La rinomata cittadina siciliana si trova in cima ad un monte ed offre panorami mozzafiato e gli accessi stradali sono due: dal lato nord se la sono inventata con alcuni passaggi nel vuoto mentre dal lato sud hanno assecondato la parete rocciosa.
Per i parcheggi hanno traforato mezza montagna, ma non bastano mai (ovviamente); il traffico è assurdo ed anche in moto non si arriva facilmente in cima e parcheggiare è ugualmente un problema.
Comunque ci sono riuscito ed ho approfittato per qualche foto da una grande terrazza e, da lì, ho anche prenotato online un albergo che, però, ho trovato poco fuori Giardini Naxos; quindi sono sceso dal lato opposto all’arrivo e mi sono recato in Hotel, non senza fatica sempre dovuta ad orario e traffico.
Stasera volevo uscire per visitare entrambe le cittadine o almeno la più vicina, ma la stanchezza l’ha fatta da padrona e quindi rimandato al mattino seguente.

Eccovi mappa e foto

21.08.2021

Prima di partire per il primo obiettivo odierno, ho voluto dare uno sguardo a Giardini Naxos e quindi mi sono fatto tutto il lungomare ed è stato davvero un bel vedere in totale tranquillità, per ovvie ragioni di orario; poi, via per il Parco dell’Etna.
Bene l’anno scorso ho intravisto il Vesuvio e quest’anno l’Etna (questo un pochino più a fondo); devo ammettere che ho avuto due percezioni totalmente diverse dei nostri maggiori vulcani: il primo sembra più un monte, visivamente, come paesaggio e anche come strada che conduce all’ingresso del parco (per la salita, a piedi, in vetta); il secondo offre uno scenario davvero vulcanico, con colate ormai solidificate su entrambi i lati della strada che lo circumnaviga, anche nelle dimensioni e nella conformazione. Insomma un vero vulcano confermato anche dalla sabbia di lava (smeriglio per le gomme della mia moto) di cui sono composte le stradine (contrade) che dovrebbero portare in vetta; dico dovrebbero perché ad un certo punto ho trovato un cancello incatenato ed è finita la mia ascesa. Volendo, c’era un piccolo passaggio per proseguire a piedi, ma non avevo tempo; comunque, destinazione ampiamente spuntata.

Riserva Naturale Orientata Bosco di Santo Pietro, carino ma non vale la pena di fare appositamente tutta quella strada; è una riserva che finisce con un bosco, non siamo nemmeno troppo in alto e di appenninico non si percepisce niente.
Nemmeno le strade interne, alcune strane davvero, hanno dato qualche impressione in tal senso; tanto caldo e bei panorami, ma non connessi con il tema principale del viaggio.

Parco dei Monti Sicani, molto meglio come paesaggio di montagna ma si è trasformato in un mezzo incubo (dopo spiegherò perché mezzo); il navigatore dice che si arriva in cima e si scollina ma non è certo un passo stradale.
Gli ultimi sette km sono sterrato serio e con alcuni tratti a strapiombo sulla montagna, bello ma preoccupante; vado avanti per inerzia perché, visto cosa ho passato a salire, non voglio tornare indietro per la strada fatta, il solo pensiero fa paura…. e poi allungherei una cifra.
Confido nello scollinamento ed aveva ragione maps, ma (vaff….), se mi preoccupavo di tornare indietro, andare avanti non è stato assolutamente meglio; alla fine saranno complessivamente circa 20 km di offroad estremo , come sul Monte Croce.

Ci sarebbe spazio per recuperare l’intera giornata e giungere all’ultimo obiettivo originale della giornata, ma arriverei impiccato e col rischio di non saper dove dormire; ormai l’esperienza dei giorni scorsi insegna, per cui decido di portarmi avanti fino ad un certo punto, poi faccio i dovuti calcoli e cerco alloggio.
Il risultato sembrerebbe eccezionale, ho trovato un buon posto non troppo distante a prezzo buono e con orario d’arrivo decente ma teorico… qui arriva il vero incubo!!!!!
Se davvero siete interessati o curiosi cliccate qui, non è storia breve e merita uno spazio a parte 😉

In breve ho passato 40 minuti sconvolto da un turbinio di stati d’animo contrastanti ma alla fine…..
Esausto ma felice, riprendo e rimonto i bagagli e mentre recupero un minimo di energie, rispondo al telefono al b&b che mi domanda quando arrivo; sono troppo affannato per essere scortese, gli spiego l’accaduto e gli dico che arriverò in un ora, ma in realtà maps mi dava venti minuti in più. Mi vesto e parto, ovviamente da lì in poi, non esistono paesaggi o foto.

La maggior parte del resto del percorso è di scarsa qualità, strade padronali, ma ormai non sento più niente, nemmeno i cani di un contadino che al mio passaggio mi rincorrono abbaiando rumorosamente.

Comunque, in 55 minuti netti arrivo al paese prefissato, poi ho qualche difficoltà a trovare la struttura ma telefonicamente con il gentilissimo gestore riusciamo a trovarci; fra l’altro ottima sistemazione.

Buonanotte, non senza lasciarvi mappa e foto

22.08.2021

Dopo le avventure vere di ieri, sono stordito ma la prima tappa è vicina e per di più la strada e davvero bella, come panorama ovviamente; devo purtroppo confermare che il degrado del manto stradale siciliano non risparmia nemmeno le vie migliori.

La salita per il Parco delle Madonie merita davvero, il posto è incantevole e, arrivato in cima, c’è un percorso circolare che offre vedute di tutto rispetto prima di ritornare sulla strada già battuta; a scendere è più divertente, meno fermate per foto e, conoscendola, guido molto più brioso e mi diverto molto di più, almeno fino al nuovo tragitto.

Per la nuova destinazione faccio due strade statali, la prima con le problematiche note, la seconda in fase di ammodernamento ma con tratti veramente ottimi; in verità maps mi faceva fare un percorso strano ma, quando ho trovato lo sterrato, non mi son fidato e sono tornato sui miei passi. Se è certo che ho fatto strada in più, ho la forte sensazione di aver evitato ben 17 km di sterrato.
Nel tracciato aggiornato della statale in ammodernamento, hanno creato uno stradello circolare che gira intorno alla Riserva Naturale Orientata Sambuchetti; non mi aspettavo granché, in considerazione dell’altra Riserva passata ieri e così è stato. Bella ma niente a che fare col tema del viaggio.

Torno indietro per il percorso appena fatto a salire, ovviamente in modo molto brillante, prima di trovare la nuova strada verso il Parco delle Nebrodi; devo ammettere che qui sono stato ampiamente ricompensato.
Il tratto a salire bellissimo, immerso nel bosco e comunque guidabile (qui ho trovato la più ampia concentrazione di motociclisti smanettoni); ad un certo punto c’è la deviazione per la vetta che ovviamente è più “scomoda” ma ne vale comunque la pena.
La seguo fino ad una biforcazione dove ci sono due strade sterrate… che faccio? Mentre rifletto, vedo andare avanti alcune auto e quindi vorrei seguirle, poi passano due moto e allora vado; sterrato sì, ma solo tanta polvere e… tante auto e non solo.
La strada arriva ad un laghetto molto carino ma strapieno di gente, ci sono perfino moto H.D., per cui potete immaginare il livello offroad; foto di rito e scappo via anche perché non c’è assolutamente posto nemmeno per un asciugamano da stendere in terra.
Ritorno indietro fino alla strada principale e la riprendo continuando da dove ero rimasto per scendere a valle; è una vera goduria, sono molto soddisfatto e mi fermo più volte anche solo per il gusto di farlo.
Sono in anticipo sui tempi, il prossimo obiettivo, solo di passaggio, è Capo D’Orlando per poi far tappa a Messina per dormire; in realtà potrei anche traghettare e spingermi avanti rispetto alla prima tappa di domani.

Finita la fantastica discesa a valle, complice anche il caldo, medito su cosa fare per tutto il tratto fino al rinomato luogo turistico; arrivo e mi butto sul lungomare, sto bollendo, il mare è stupendo, le spiagge stranamente disponibili, i parcheggi no.
Mi fermo ben 2 volte ma alla fine prevale la traversata anticipata; mi godo per un buon tratto la statale con i suoi scorci panoramici, per un paio di volte ancora tentenno, poi senza indugio imbocco l’autostrada per migliorare ulteriormente i tempi.
Purtroppo, un ingorgo mi fa propendere per un ritorno in statale e poi taglio il dito dell’Isola per una provinciale sali e scendi di notevole impatto panoramico soprattutto a scendere verso Messina; sono al semaforo davanti l’imbocco del porto e grazie all’aiuto dei vigili locali taglio dritto e risparmio tutto il giro lungo di accesso all’area marittima, così in 15 minuti sono a bordo.
Si vede che ferragosto è passato, pur essendo domenica, la nave non è piena.

Nella breve traversata non solo ho fatto il punto della situazione, ma ho prenotato anche l’alloggio per la notte e quindi sbarco e riparto, ma via autostrada (bella la Salerno-Reggio Calabria); l’obiettivo è Mileto (ma solo per dormire) a meno di 30 km da Tropea che domani sarà il mio primo obiettivo.

Eccovi mappa (anche questa non esatta a causa dei miei cambiamenti estemporanei di percorso) e foto

23.08.2021

Come ieri a Capo D’Orlando, oggi a Tropea, un passaggio lungo mare fantastico, poche foto e poi litoranea, con scorci panoramici bellissimi, fino a Pizzo, dove per mie ragioni organizzative, ho puntato sull’autostrada; confermo che è fantastica oltre che gratis.

Quindi, per raggiungere il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri – Lagonegrese, obiettivo aggiunto all’ultimo tuffo, mi sono sparato 252 km di autostrada bellissima; pensate che passa nel mezzo al Parco Nazionale del Pollino e quasi quasi è più panoramico delle strade statali fatte solo pochi giorni fa 😉 .
Ora, non esageriamo, ma devo confermare che la Salerno-Reggio Calabria è bellissima anche come fondo stradale, oltre che per panorami; è la prima volta che la faccio in vita mia e, francamente, non comprendo tutte le lamentele che la riguardano, magari vent’anni fa era diversa.
Arrivo all’uscita (che bellezza entrare ed uscire senza i rallentamenti dei caselli) ed imbocco la strada che sale al parco; è ampia, ben fatta, con belle vedute, ma le mie aspettative erano maggiori, si guida che è una meraviglia e in un batter d’occhi sono in cima, mi trastullo un po’ ma c’è poco da fare e nulla di più di ciò che ha offerto la salita.
Allora riscendo veloce, ormai so già, e ritorno vicino all’autostrada, non per riprenderla ma perché sempre lì è la via statale per il Parco Nazionale del Cilento; ben presto imbocco le provinciali che circumnavigo il Parco, e qui è tutta un’altra storia.
La guida è decisamente più impegnativa e la qualità del fondo non eccelle; in compenso i panorami sono tutti di grande effetto e molto selvaggi.
Onde evitare di ripetermi, dico che è la degna conclusione di un viaggio impostato su tutta la nostra catena appenninica, insomma da fare.

Si conclude qui la “mia transappenninica” ed è giunto il momento del relax per rigenerarmi prima di chiudere questa lunga volata di circa 4.500 km; ormai ho idea di dove alloggiare e giunto a valle procedo con la prenotazione, non è il massimo come struttura ma almeno sono in una buona posizione per girare la Costiera Amalfitana.
Ma questo si comincia domani, ed eccovi mappa e foto di oggi.

24-26.08.2021

24 agosto: oggi il programma è chiaro, intera giornata dedicata alla circumnavigazione dell’intera costiera con intermezzo ad Amalfi per un bagno di mare e di sole (+ o -); parto dopo colazione, sono quasi le 9.00 ma non ho limiti di tempo.
In sequenza trovo prima Sorrento dove, su consiglio di un amico, vorrei dare uno sguardo al Vallone dei Mulini; purtroppo, la strada diretta è interdetta al traffico e un divieto di accesso mi fa tornare indietro.
Insomma buco il primo obiettivo, ma non è un problema, è solo a 3 km dal mio alloggio, ci tornerò a piedi domani.

Proseguo nel mio programma e seguo passo passo il tragitto prefissato; non c’è curva che non sia d’impatto ma non è facile trovare posti per fermarsi a fotografare.
Piano piano giungo a Termini dove c’è una piazzetta con parcheggio e punto di vista panoramico sull’Isola di Capri, che sfrutto; da qui comincia il lato sud che mi condurrà fino ad Amalfi ma non senza una piccola tappa a Positano, anche se non prevista.
La costa sud è decisamente più bella, anche come strada che corre lungo le pareti della penisola; che dire, se non fosse per il traffico, ovviamente assurdo vicino e dentro i paesi, sarebbe entusiasmante anche per il piacere di guida.
L’impossibilità di correre permette di godersi di più i paesaggi, ma ci vorrebbe una cam con scatti continui, perché dove ti puoi fermare non sempre sono le vedute migliori; ci sarebbe talmente tanto da dire che è impossibile sintetizzare, per cui lascio parlare le foto, anzi se potete venite a vedere.
Mia personalissima segnalazione, ho preferito Positano ad Amalfi; la prima, che ho attraversato in moto (moooolto lentamente) è un concentrato di bellezza, attaccata alla montagna, con un mare e panorama stupendi, si gestisce a piedi perfettamente ed è ricca di locali e negozi tipici tutti pieni di vita, la seconda è più ampia, più caotica e dispersiva, probabilmente perché c’è il piccolo porto per i giri turistici.
Ad Amalfi mi sono fermato un po’, ho visitato il centro, ed ho fatto il bagno tuffo e fuga per non rischiare la multa per divieto di sosta; si paga tutto, persino il parcheggio per le moto (2 euro l’ora e non ho trovato posto).
Beh, se vedete le barche in mare potete ben comprendere i costi della zona; tuttavia al supermercato e ai tipici negozietti di frutta si può acquistare a prezzi accettabilissimi, quindi si può ottimizzare la spesa.

Fuggito anzitempo per via della carenza di parcheggio, sono rientrato all’alloggio tagliando per la strada di montagna (SS366) che passa anche dal Parco Regionale dei Monti Lattari; percorso sempre d’effetto per le vedute panoramiche dall’alto ma ovviamente più difficile da guidare.

Rientrato in anticipo, ho preferito dedicare un po’ di tempo alla piccola manutenzione del mezzo che, per i prossimi 2 giorni, non voglio più usare; mi son preparato per la cena, ma prima mi son rimesso in pari (quasi) con questo reportage approfittando della connessione internet molto buona, poi cena alle 22.30 al Ruttino e cosa potevo mangiare? Pizza!!!!
Sorpresa, ho conosciuto la titolare con cui ho parlato simpaticamente e mi ha detto che ha diversi parenti nelle nostre zone e addirittura uno zio con la sua famiglia che vive a Cecina; un’altra gentilissima cameriera alla fine mi ha offerto due shortini, uno di liquore al pistacchio e l’altro al melone.

Prima di chiudere, un consiglio spassionato: non venite nei mesi più caldi, tantomeno ad agosto, il caos è eccessivo, il traffico cuoce (ho le gambe bollite dal surriscaldamento del motore); penso che fine maggio o primi giugno sia il periodo migliore per godersi il tutto con la giusta serenità, senza sovraffollamento e con la possibilità di andare anche il mare.
Chiudo con mappa e foto

25 agosto: oggi tutto a piedi, come deciso ieri, e al momento penso di aver fatto circa 10 km; partito dal flop di ieri, non senza qualche piccola difficoltà, ho potuto immortalare il Vallone dei Mulini.
A seguire ho utilizzato buona parte della mattina gironzolando per la zona centrale di Sorrento e nelle caratteristiche stradine ricche di attività commerciali dove il cibo non manca e neanche qualche leccornia (cioccolata e gelato); avendo esaurito le cose da vedere e deciso di tornare per fare serata, ho scelto di andare al mare.
Ovviamente, mi sono avvicinato al mio alloggio, tanto i lidi sono quasi tutti a pagamento, anche quelli fuori città; sono andato all’area attrezzata della spiaggia “La Marinella” dove c’è anche un lembo di cemento libero.
Puntualizzo che qui di sabbia quasi non se ne parla, al limite è lavica e si mescola allo scoglio della zona; d’altronde qui è tutto roccia vulcanica da sempre, quindi scordate spiagge dai toni candidi e tantomeno estese all’infinito.
Prima di recarmi sul mare mi sono rinfrescato al bar panoramico della piazzetta che sovrasta il posto, già ieri avevo fatto le prime foto dei panorami e francamente merita; posto molto bello e anche non sovraffollato quindi decisamente rilassante.
Dopo circa un’oretta mi sono avviato alla “spiaggia” libera, ci vai a piedi perché l’ascensore, che c’è, è solo per gli ospiti che vanno al lido a pagamento (costi assurdi); due passi in più che vuoi che siano, fra l’altro ne è valsa la pena perché il passaggio è un tunnel scavato nel crostone di roccia, molto gradevole e fresco.
Refrigerio che è durato niente perché potete immaginare cosa significa stendere l’asciugamano sul cemento nel momento del sol leone giornaliero (erano le 13.30 circa); subito tuffo in acqua, bella ma non pulitissima, per rinfrescare la pelle prima di arrostirla.
Ho resistito, non so come, un paio d’ore tuffandomi più volte; poi quando ho cominciato a cercare il fresco sotto qualche punto della parete di roccia ho capito che dovevo abbandonare.

E’ ancora presto e forse più tardi posso riprovare con la tintarella, magari ad un orario più vicino al calar del sole; cerco dove si trova l’altra spiaggia locale, Santa Caterina, e vado verso questa destinazione, ovviamente sempre a piedi.

Dopo 15 minuti circa sono al punto panoramico che lo sovrasta, ma rinuncio a scendere una serie di tornanti tremendi perché i lidi sembravano tutti privati e quindi a pagamento; mi trattengo lì dove mi siedo su una panchina al fresco e ricapitolo che fare stasera e domani, poi con calma rientro non prima di qualche acquisto ad un vicino (si fa per dire) supermercato.
Di stasera vi racconterò domani, intanto eccovi solo le foto di oggi.

26 agosto: Sono rientrato stamani all’una circa dopo essere andato a Sorrento che mi sono girato in lungo e largo dalle 21.00 alle 23.30; ovviamente ho camminato molto, i locali erano pieni, come del resto tutte le vie, ed è stato impossibile sedersi a bere qualcosa godendosi il passaggio della folla.
Avendo esaurito le cose da vedere, ho mangiato un buon gelato artigianale al volo (cioccolato fondente e mentaciok) e, non avendo sonno, mi sono avvicinato all’alloggio andando al locale sulla terrazza panoramica del lido di ieri; lì ho chiuso la serata bevendo qualcosa e cercando alloggio per la prossima tappa, ma pare sia impossibile.
Le foto della serata le ho aggiunte a quelle di ieri.

Sono circa le 21 ed eccomi qui per un riassunto veloce del 3° ed ultimo giorno in Costiera Amalfitana; avevo detto che ieri ed oggi non avrei toccato la moto e così è stato, ma con una differenza, fra le due giornate, sostanziale: ieri 23 km circa a piedi, oggi lido dalla mattina alla sera.
Quindi questa giornata si è concentrata sulla frazione di Sorrento dove alloggio e sul suo lido (gratuito) più vicino; che il posto meritava si era capito anche nei giorni indietro, oggi ho voluto fare un bagno di sole, quasi sempre, con conseguente fiammata.
A conclusione, ovviamente, non poteva mancarmi il tramonto; pensate, ho goduto del sole che è scomparso dietro l’Isola di Capri… s p e t t a c o l a r e.
Lascio parlare le foto.

Ovviamente stasera esco, ma non credo di relazionarvi anche questo 😉 .

27.08.2021

In realtà, oggi, il punto di riferimento era Terracina, luogo che mi incantò 40 anni fa quando ci passai in vespa, senza potermi fermare, mentre accompagnavo mia cugina in Campania; la SS7, che attraversa la città ed arriva dritta sul mare, all’epoca sfociava davanti ad una spiaggia immensa, sabbiosa, quasi deserta, davanti ad un mare infinito (questa è la mia foto mentale).
Oggi tutt’altro, l’erosione ha ridimensionato gli arenili, seppur ancora buoni, ed i lidi sono quasi tutti a pagamento; comunque un piccolo tratto libero l’ho trovato ed ho fatto il mio bagno di mare e di sole.

Ma prima, un piccolo riassunto del percorso precedente: la mattina è cominciata con una caduta della moto da fermo mentre cominciavo i preparativi di carico; nessun danno per lei mentre io, per tenerla, gli sono di nuovo volato appresso procurandomi alcune piccole escoriazioni allo stinco (evvai!!!!).
Nessun cruccio, nessuna problema, monto le borse laterali e poi faccio colazione; finisco di caricare e parto.

Appena imboccata la strada principale, sento qualche gocciolina, mi fermo per qualche foto finale della costa e vedo nuvole minacciose e piovose che sto lasciando; il meteo dava parzialmente nuvoloso, non pioggia, e vado avanti.

Il traffico è meno caotico del previsto (sarà ancora presto?) e arrivo sul lungo mare di Torre del Greco, non ricordavo nemmeno di averlo inserito; non male, sabbia nera vulcanica, ma costa ad uso degli indigeni, non si vedono investimenti turistici.

Onde evitare il caos di Napoli seguo il percorso dietro il Vesuvio e mi ricongiungo con la costa a Ischitella; ovviamente vado sul lido e vedo che in passato (molto passato) dev’essere stato un bel centro turistico.
Ora è in decadimento e, come per Torre del Greco, si conferma lo scarso interesse ad uno sfruttamento turistico del luogo e di tutta la costa fino a Baia Domizia.
Peccato perché quelle zone avrebbero del potenziale enorme.

Nel tragitto faccio tappa a Mondragone, siamo nel regno della mozzarella di bufala, ma il motivo è familiare; i miei primi mesi di vita li ho vissuti un questa cittadina, ovviamente non ricordo niente se non per i racconti di mia madre.
Quindi giro veloce per le vie del centro e poi sul lungomare, oggetto di una vecchia storia narrata e rinarrata; come detto per i luoghi precedenti, gran potenziale ma nulla vien fatto.

Successivamente, tappa a Baia Domizia e qui si percepisce bene che è stata creata un’oasi turistica non proprio di massa; il posto è carino ma non so se ci verrei appositamente in vacanza, ritengo che i costi siano superiori a ciò che potrebbe offrire.

A seguire si entra in Lazio ed ho fatto passaggio a Scauri, bel lungomare tutto stabilimenti balneari, Formia, non mi è piaciuta, Gaeta, notevole la veduta panoramica dalla Chiesa Santuario della Ss. Trinità alla Montagna Spaccata; proseguendo si trova, e merita uno stop da approfondire bene, Sperlonga, decisamente il posto più bello di tutto il viaggio mattutino, per giungere alla meta finale del giorno, Terracina.
Di quest’ultima vi ho già anticipato qualcosina all’inizio di questo resoconto giornaliero e posso solo aggiungere che non è valsa il tempo che mi ci sono trattenuto per aspettare stoicamente il tramonto; alla fine nemmeno quello mi son goduto perché una nuvola dispettosa ha fatto fuggire tutti proprio quando sarebbe cominciato lo spettacolo.
Che poi di spettacolare non c’è granché, il sole tramonta non dietro il Circeo come immaginavo (chissà perché mi ero fatto questa convinzione), ma oltre la montagna, anzi dietro le case del lungomare che ne coprono la discesa.
Allora, è cara, non si trova posto per dormire, non offre particolare vita mondana serale, spiaggia e mare sono del tutto normali, alle 19.00 ha fatto una passatella di acqua e l’indomani il meteo è anche peggio; alle 19.15, fatte alcune foto di rito, prendo e a dispetto della strada bagnata, torno a casa.

Arrivo poco prima di mezzanotte, ma prima ho fatto uno stop & go per una colazione, ad orario insolito, presso il nostro locale notturno di riferimento; cornetto alla crema di pistacchio e cappuccino concilieranno il sonno.

Eccovi le ultime mappa (non esatta perché ho fatto variazioni nella fase finale) e foto

La forza della disperazione.

Come si esce dal letto di ghiaino e sabbia di un fiumiciattolo in secca con la propria moto di 3 quintali

Il navigatore mi fa fare tutta una serie di stradine interne alcune addirittura padronali direi, ma “se lo dice lui?”; infilo una di queste e vedo uno strano segnale che avvisa un interruzione totale…. ecco che comincia un po’ di preoccupazione, ma arriva un auto e chiedo info sulla mia destinazione.
Purtroppo il simpatico indigeno non sa nemmeno di che paese parlo, comunque mi dice che andando piano e con la dovuta attenzione potrei passare; proseguo e arrivo ad un incrocio… ora? Seguo maps e vado dritto e arrivo in un parco eolico.
La strada gli passa nel mezzo ma ad un certo punto sembra peggiorare sensibilmente; dubbioso torno indietro (avrò fatto male? Non lo saprò mai) e ritorno all’intersezione precedente per scegliere, con l’ausilio del segnale Gps, un percorso alternativo.

Il problema è che tutte le vie segnalano dei punti di chiusura per strada danneggiata, quindi presumo che i tempi si allunghino; qui mi dico che ho fatto bene a darmi un termine prefissato per prenotare l’alloggio, così ho del margine.
Ma il peggio ha da arrivare; maps mi dice di girare a destra e così faccio, sembra la via più breve ma in realtà rispetto a quella abbandonata in precedenza richiederebbe 11 minuti in più e, data l’ora, non è un piacere.
Vado avanti, cazzeggio pure con qualche foto extra; me ne pentirò amaramente perché il tempo scorre e i km no.
La strada diventa stretta, passa tra i campi di contadini, ma proseguo fino ad un punto che non comprendo (dopo capirò che era lì l’interruzione); credendo di seguire g.m. prendo una strettissima strada che all’improvviso mi butta nel letto di un piccolo fiume in secca con un fondo decisamente morbidissimo di ghiaino e sabbia.
Ormai son nel mezzo al “guado” quando capisco che svoltando a sinistra sotto il ponte delle vicinissima ferrovia, c’era poca sabbia e la “salitina della salvezza” che riportava al percorso originale, sempre di strade padronali; provo ad azzardare una curva stretta per dirigermi là ma rischio di rimanere impantanato, allora decido di guadare sulla vicina sponda opposta per poi fare inversione e con la giusta verve puntare il ghiaino/sabbioso verso il sottopasso per tornare sulla giusta via; riesco nell’intento solo al 50%, ossia bene inversione ad U pessimo il guado.
Da quel momento saranno ben 40 minuti di incubo totale; dopo vari tentativi a vuoto, moto che sprofonda sempre più, quasi panico per non riuscire a venire fuori da quel posto assurdo (solo Dio sa dove sono), scatta una reazione immediata, adrenalina a palla e via comincio a scavare con le mani per creare un invito ad avanzare, ma niente da fare.
Trovo un mezzo ramo d’albero e lo uso come pala e come materiale di attrito, ma poca roba, quasi niente; rimezzo panico e di nuovo reazione con adrenalina a palla, mi spoglio di tutto, sudo come in una sauna, via il bagaglio, tutto, compreso le borse laterale (idea giusta alleggerire la moto) e scavo col mezzo legno per fargli posto ma niente da fare, faccio 10/15 cm e la ruota posteriore sprofonda come nelle sabbie mobili.
Allora cerco di spostare il retro della moto di peso, manco fossi Ursus, ed il risultato, scontato, è che il mezzo comincia a cadere su un lato, cerco di tenerlo ma è tardi va giù ed io volo appresso sbattendo pure la gamba sul telaio delle borse laterali; sono in crisi profonda, comincio a sconsolarmi e vado a vedere la strada lì vicino come a cercare coraggio per convincermi che ce la posso fare o sperando che passi qualcuno per darmi una mano, ipotesi quest’ultima impossibile perché la strada è interrotta… io sono nel nulla assoluto.
Torno indietro e decido di tirare su la moto, con adeguata tecnica e tanta fatica e forza, qui l’adrenalina davvero fa gli straordinari, comincio a tirarla su e nonostante il fondo non aiuti riesco non so come a metterla dritta; azzardo alcuni tentativi, scavando e riscavando, usando il legno sotto la ruota e avanzo sì e no mezzo metro; il legno fa il suo lavoro sia come pala che come materiale di attrito ma non basta ed allora cerco altro e recupero dei sassi un mattone e del cartone per creare materiale solido semmai con il legno riesco a venirne fuori giusto un metro per prendere velocità.
La ruota posteriore è talmente sprofondata nella ghiaia/sabbia di fiume che sta in piedi da sola; scatta il lampo di genio, il gesto della disperazione, prendo il borsone posteriore, che è morbido, lo metto a fianco della moto e ce l’adagio sopra delicatamente all’altezza del serbatoio, in questo moto evito danni e comunque dovrei fare meno fatica a tirarla su essendoci meno escursione.
A seguire scavo deciso sotto la ruota posteriore, inserisco il legno e subito dopo metto il cartone e sotto il pneumatico una bottiglia di plastica spessa trovata al volo in modo di aver una linea di materiale “solido” che possa evitare il contatto diretto con sabbia e ghiaia, giusto per prendere un minimo di velocità; davanti a mani nude scavo un minimo di corridoio per agevolare la ruota anteriore nello scorrimento e, perché no, anche la posteriore una volta presa velocità…. in fondo il punto critico è solo 2 metri.
Tiro di nuovo la moto su, stavolta come se fosse un fuscello (si fa per dire), monto in sella e qui arriva il momento della verità; avvio il motore, ingrano la marcia e via gas costante ma non eccessivo, la moto si muove e con scodamenti controllati, quasi da pilota esperto, riesco a raggiungere la salitina e la sabbia non c’è più: sono sulla strada.
Esausto ma felice….. cliccate qui per tornare al punto di partenza

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