di tutto un po'

Mario Ferraro

ISLANDA 2022

by www.iviaggidimario.it

Salve a tutti,
il resoconto di questo viaggio in solitaria è solo una mia traccia, basata sulla mia esperienza e le mie sensazioni; se volete uno spunto o, semplicemente, siete curiosi, scorrete giorno dopo giorno e vivrete tutta la mia avventura.
Se invece siete pigri, saltate alle conclusioni, ma solo per una pillola di conoscenza; comunque fate voi.
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12.06.2022

Finalmente siamo arrivati al primo giorno di viaggio, anche se con ben 24 ore di ritardo; in verità è la partenza che volutamente (+ o -) è avvenuta oggi e non ieri.

D’altronde in questa occasione, essendo in solitaria e con 3 giorni prima dell’imbarco, ho preferito dedicare il sabato ad una più accurata sistemazione dei bagagli e, perché no, della casa; inoltre avevo messo in programma per venerdì scorso una serata decisamente mondana e, purtroppo, ieri mi sono svegliato molto presto (troppo).
Ho approfittato, facendo una marea di cose; mi sono sfinito, per cui ieri sera a nanna presto per essere pronto di buon’ora.

E così è stato, alle 7.00 ho votato e poi ho caricato la moto e via in direzione Germania; l’inizio è stato blando perché dovevo prendere confidenza con la moto in versione “viaggio carico come un mulo”, quindi SS206, Pian di Laura, Lavoria.

Qui, entrato in FIPILI, è iniziato lo spiattellamento delle gomme visto che a seguire è tutta autostrada; per mia preferenza, faccio FI-BO poi Brennero, proseguendo in Austria e Germania.

Sarebbe da chiudere qui, perché poco spazio lascia, ad un coinvolgente racconto, un viaggio autostradale, ma alcuni inconvenienti hanno reso la giornata molto viva; nella prima sosta, per rifornimento, approfitto per un pochino di pubbliche relazioni e fra i contatti ricevuti spicca quello di mio figlio che mi segnala problemi della mia auto.

Gliel’ho lasciata, su sua esplicita richiesta, anche se eravamo a conoscenza del problema, quindi vedremo come risolvere; incassato agile l’inconveniente, riparto deciso alla tappa successiva in Austria, dove al primo distributore di carburante acquisto la “vignette”, noto adesivo necessario per viaggiare nelle loro autostrade.

Soddisfatto perché sono dentro i limiti del mio obiettivo chilometrico odierno, assolvo all’onere (euro 5,60) e riparto immediatamente; stop, n’è vero, anzi perderò un sacco di tempo perché non ho connessione internet sui miei cellulari e quindi sono senza navigatore e soprattutto non posso prenotare l’alloggio notturno.

Scopro, con notevole disappunto, che il mio operatore (e faccio nomi: KENA) all’estero naviga solo in 3G, già questo potrebbe essere un problema, e pare che Austria e Germania hanno spento definitivamente i ripetitori 3G, quindi sono alla cieca; niente di più falso, rientro nel bazar dell’area di servizio, ricerco e trovo un Wi-Fi, c’è ed è gratis, sfrutto e posso ripartire, anche se con 40 minuti di ritardo.

Di nuovo in sella verso il successivo pit stop nel quale approfitterò, come in Austria, per trovare il giaciglio notturno, tempo poco scopro che il Brennero non è gratuito, anzi costa ben euro 10,50 e la vignette non conta niente; incasso il colpo, mentre pago, e mi concentro sul mio prossimo obiettivo.

Qui ammetto di essere andato un attimino in crisi; wifi gratis per un’ora, peccato sembra di essere tornati ai modem 56k di 20 anni fa, per cui praticamente inesistente e quindi ora risono decisamente al buio.

Solo per un attimo, c’è una mappa stradale al vetro del locale, memorizzo i numeri delle 2 autostrade che mi interessano e via come ai vecchi tempi (vero Mau? – messaggio subliminale per il mio amico di viaggi del passato); purtroppo anche qui si perde un sacco di tempo che si aggiunge a traffico, file, rallentamenti, una strada sbagliata, così son 2 ore perse e forse non è finita.

Decido di andare avanti almeno fino a metà strada rispetto all’imbarco, poi mi fermo al primo distributore e riprovo con il loro wifi; uno dei due telefoni riesce a collegarsi, cerco un alloggio nei paraggi e memorizzo il percorso e via di nuovo in corsa.

Alle 21.00 sono davanti alla Gastof che mi ospiterà con quasi 1.100 km percorsi, domani farò il resto (meno di 1.000 km); dopo aver scaricato il bagaglio, fatto attività social ed una bella doccia, sono qui a raccontare la giornata.

Raga son lesso se trovate errori segnalateli e domani si correggono e proverò a mettere anche due foto.
Notte.

Eccovi le foto promesse, poca roba, e ci metto pure la mappa.

P.S.: cari lettori italiani, non sputiamo sul nostro paese, perché fuori alla fine non è così meglio; benzina in questi due grandi paesi 30 centesimi in + a litro, traffico bestia e file ad elastico nonostante non ci siano caselli, una marea di cantieri come da noi, con ovvi rallentamenti alcuni veramente disarmanti.

13.06.2022

Oggi sarà di sicuro più semplice; tutta autostrada e poche foto, anche perché i problemi di connessione alla rete persistono e mi hanno fatto perdere non poco tempo.

Ma passiamo al leggero resoconto che, in modo schematico, riporta:
– nella mattina tre scrosci di pioggia ghiacciata misto grandine; il primo mi ha colto impreparato, poi è andata leggermente meglio, anche se i tempi di percorrenza hanno un pochino accusato
– ad Amburgo ho perso la traccia e la strada, ho impiegato quasi un’ora prima di buttarmi ad azimut e riprendere la corsa; beh, avevo memorizzato qualche dato della mappa
– arrivato in Danimarca, primo distributore ho fatto un bagno di benzina (ho ancora gli occhi che mi bruciano) ed ho cercato di far funzionare internet, ma invano; grazie a Nicolai, il giovane commesso, wifi hotspot con il suo cellulare e mi sono creato il percorso fino a destino

Tutti i fattori di cui sopra mi sono costati, in termini di tempo, ben 2 ore e mezza; per cui in sella alle 7.30 arrivato al porto alle 19.05 così ho visto il luogo d’imbarco e domani mattina non ho bisogno del navigatore.

Fatto qualche scatto, mi sono dedicato alla ricerca di un alloggio per riposare decentemente; nonostante tutte le difficoltà del caso, anche stanotte si dorme al chiuso.

Da segnalare che tra ieri ed oggi le temperature sono dimezzate, senza dimenticare il vento, che odio in generale e, a maggior ragione, viaggiando in moto; buttava fuori strada soprattutto negli ultimi 150 km e non che i precedenti 850 km siano stati una passeggiata di piacere.
Tutto questo mi lascia meno sereno sulla mia destinazione, che è la patria di Eolo.

Ultimo scatto del tramonto che non vuol finire (sono le 23.30) e, dopo alcuni “preparativi tecnici”, vo a nanna.

Ecco a voi qualche immagine e la mappa.

P.S.: ci rivedremo fra quasi tre giorni visto che nell’oceano è complicata la comunicazione.

14 giugno

Ieri, o meglio stamani, sono andato a nanna alle ore 00.45 con ancora luce nel cielo e alle 4.00 la stessa luce mi ha illuminato la strada verso il …..; temperatura freschissima, faccio foto, torno a dormire.

Ore 6.00 di nuovo sveglio, stavolta mi attivo per sfruttare al meglio i 180 minuti prima del trasferimento all’imbarco; sembra tanto tempo ma vola via e a fatica riesco a sistemare qualche problemino.

Arrivo puntuale in zona check in, dove trovo già una discreta fila che ovviamente supero, fermandomi, dove mi dice l’addetto; sono vicino ad altri motociclisti, non targa italiana, e mentre girello a brevissimo raggio, un indigeno, anche lui in coda poco dietro me, inizia una chiacchierata (beh, ci intendiamo alla meglio) parlando di viaggi mentre non esita nell’esternare complimenti alla mie esperienze e anche alla mia moto.

Dopo un cordiale saluto mi avvicino al mezzo e mi sento chiamare in modo chiaro e confidenziale; o chi ho trovato qui in Danimarca? Eppure non ho visto targhe italiane, nemmeno nelle auto o in altri mezzi.

Vedo un motociclista che si avvicina e mi fa: “te sei Mario, vero?”; in un misto di piacere e stupore iniziamo una conversazione, in italiano per fortuna, e scopro che Roberto (il nome gliel’ho chiesto quando ci siamo ritrovati dopo in nave) mi ha riconosciuto dalla scritta pubblicitaria del mio sito (www.iviaggidimario.it) che gli è capitato di leggere.

E’ stata una piacevole soddisfazione accentuata dal fatto che il biker, con cui abbiamo parlato fino all’inizio dell’imbarco, è un bolognese che vive in Germania; pensate, mi hanno visto in Germania 🙂 .

Gli argomenti li potete immaginare ed anche lui, con il collega/amico Cornelius (tedesco Doc), va in Islanda nello stesso mio periodo, tant’è che ci ritroveremo all’imbarco di rientro; rispondo prima della classica domanda: non abbiamo viaggiato insieme.
Loro hanno un programma diverso, facciamo il giro in senso opposto, e alberghi già prenotati che useranno come teste di ponte per le escursioni limitrofe, io viaggio totalmente all’avventura e ogni giorno sarò in un posto diverso.

Ovviamente in nave ci siamo ritrovati e abbiamo parlato ancora, bevendo tutti insieme birra gentilmente offerta dal suo compagno di viaggio; non vi nascondo che ho percepito una bella sensazione di gioia, piacere e benessere, quello che io definisco il legame fra motociclisti, ossia condivisione delle proprie passioni nonché amicizia e disponibilità spontanee.

A pranzo ci siamo separati, io sono andato al self-service per il vitto prenotato insieme al biglietto della nave; praticamente ho mangiato la sbobba 🙁 .

Dimenticavo, ho un alloggio condiviso con altre tre persone che non ho la più pallida idea di chi siano, ma stasera lo scoprirò; d’istinto mi viene da pensare che siano motociclisti non italiani, anche loro in solitaria. Vedremo.

Mentre prendevo confidenza con la nave, la visita l’ho completata dopo il pasto, ho provveduto all’acquisto di una cartina stradale in scala 1:400.000, molto ben dettagliata, ma francamente spero di riportarla a casa integra.

Siamo partiti con il sole ma nel pomeriggio il cielo si è annuvolato con qualche leggera pioggerella, per il momento il problema più grande è che il tempo non scorre, ma arriveremo a destinazione.

In serata sono andato nella cabina per riposare una mezz’oretta, così speravo, ed ho conosciuto, molto fugacemente, il primo coinquilino che è un giovane francese; visto che non riuscivo a dormire ho deciso di farmi una doccia rilassante, e mentre mi preparavo ad uscire (per andare alla discoteca “In Mare” 😀 😀 😀 ) è passato molto velocemente un altro compagno di cabina, anche questo francese e ancor più giovane del precedente, manca solo l’ultimo 😉

Ho deciso, quindi, di concludere la giornata sul ponte panoramico godendomi un tramonto in mare fra le nuvole; qui si sono uniti a me due motociclisti belgi, conosciuti poco prima per un simpatico commento sulla mia felpa Ducati da parte di uno di loro.

Questo biker è figlio di italiani e ben conosceva la mia lingua, rendendo il dialogo decisamente più semplice; nella lunga conversazione, ho appreso che ha avuto diverse moto sportive fra cui 6 del prestigioso marchio italiano da lui preferito, ma oggi, passato alla guida turistica, per viaggiare ha preferito acquistare una maxi-enduro optando per una moto con trasmissione a cardano onde evitare manutenzioni (quali ingrassaggio continuo catena) pur rimanendo decisamente innamorato della sua 748 con motore della 916 e carene della 996 che custodisce gelosamente nel box insieme ad altre 5 moto…. complimenti per la passione.

Dopo averli salutati, sono rimasto solo a fissare il mare, le nuvole e il sole che continuava a fare capolino; ho resistito fino alle 23.45, poi morfeo mi assalito e quindi sono andato a dormire, senza vedere l’immersione della nostra stella vitale.

I miei sconosciuti compagni di “cella” erano già tutti a nanna e quindi, con la dovuta attenzione e nel buio totale mi sono messo nel mio letto, ovviamente superiore ( 😀 😀 😀 ), mi sono spogliato e coricato.

Eccovi alcune foto fatte per passare il tempo; notate quella della bottiglia d’acqua, il nome è tutto un programma 😜​ .

15 giugno

Dopo una buona dormita, 6 ore e mezza tutte filate, alle 6.50 mi alzo, sempre nel buio totale e con la massima attenzione per non disturbare il sonno dei miei coinquilini; vado su un ponte superiore e faccio un paio di foto, ma piove e sono in ciabatte quindi devo rientrare prima di inzupparmi i piedi.

Visto che è ora di colazione, fra l’altro prenotata non a buon mercato sin dall’inizio, mi reco nel ristorante addetto e ritrovo Roberto e Cornelius con i quali ci intratteniamo fino a chiusura del buffet.

Mi trasferisco nel bar accanto per trovare un tavolo libero per poter lavorare un po’, incontro i due belgi e mi siedo con loro, così facciamo due parole insieme; rimasto solo comincio a scrivere qualcosa, mentre tre anziani turisti mi chiedono di sedere al tavolo per vedere una presentazione dove parlano della nave e, successivamente, delle maggiori attrazioni dell’Islanda.

Nel frattempo arriva Roberto che mi offre da bere, ringrazio e proseguo, salvo poi raggiungere lui e l’amico al loro tavolo quando, a fine video, la sala si svuota e si libera posto; ancora una volta ci dilunghiamo parlando non solo del viaggio mentre la sala si riempe di nuovo per il mitico “BINGOOO”.

Arriviamo così, col tempo che scorre velocemente e piacevolmente, a metà pomeriggio, ci separiamo di nuovo ed io vado sul ponte panoramico in attesa di giungere alle Isole Faroe, tappa intermedia dove attraccheremo per sbarco e imbarco di turisti; particolarità all’arrivo, la fitta nebbia, che ci ha avvolto nel pomeriggio, si dissolve appena ci avviciniamo alla terra ferma, salvo poi ingoiarci di nuovo subito dopo la ripartenza.

Ripensandoci, probabilmente, non si tratta di nebbia ma viaggiamo dentro una coltre di nuvole molto basse, ma almeno non è particolarmente freddo e c’è pochissimo vento; dimenticavo, abbiamo viaggiato fino ad ora in un mare molto calmo, comunque le onde tra ieri ed oggi hanno oscillato fra i 110 e i 210 cm e tutti noi, quando camminiamo, sembriamo leggermente ubriachi.

Il resto della serata una noia per cui metto le foto e ci rivediamo domani con l’inizio del viaggio vero.

16.06.2022

Dopo una notte movimentata, non dalle onde, ma da una fastidiosa cistite, alle 6.45 mi sono alzato, comunque riposato, e…. indovinate un po’?
Ho conosciuto il 3° coinquilino, un simpatico signore inglese.

Uscito di stanza sono corso sul ponte panoramico ed ho fatto alcune foto in lontananza all’Isola; è stata una cosa veloce anche perchè dovevo liberare la cabina e dopo prepararmi allo sbarco.

In teoria c’era un sacco di tempo che invece è scorso velocemente anche grazie alle chiacchiere con Roberto che, con Cornelius, hanno fatto una maglietta commemorativa del viaggio; prima di scendere in garage, c’è stato anche il tempo per un paio di foto di noi tre, quindi appuntamento al giorno 30 ognuno con le proprie impressioni.

L’Islanda ci ha accolto con un magnifico sole, un cielo azzurrissimo e una temperatura gradevole, ma si sa che questa è la terra delle quattro stagioni in un giorno per cui va goduto il momento; prima operazione dopo lo sbarco il rifornimento (come in Danimarca qui siamo sui 2,5 euro/litro), poi, agguantata la linea internet, ho risolto (spero) il problema della mia auto e ho letto e risposto a tutti i messaggi arrivati ed infine…. di nuovo senza linea, ho preso la cartina cartacea e son partito.

Ovvio che per tutte le operazioni sopra menzionate, mi sono bruciato un bel po’ di tempo ed altro tempo svanirà per fermarmi a guardare la mappa di carta; la cosa non mi entusiasma ma almeno ricorda bei tempi passati aumentando l’avventura.

A proposito di avventura, dopo soli 35 km di asfalto devio, per la mia prima destinazione in programma, sulla 953 e, non lo sapevo o non lo ricordavo, mi sparo fra andata e ritorno oltre 90 km di sterrato; gli scenari sono d’effetto, anche perché sono appena arrivato, però pago un prezzo elevato sull’orologio.

Non me ne curo e, ripresa la 1, punto verso il prossimo obiettivo; il meteo finora decisamente clemente con temperature fra 10 e, spesso, 17°, comincia a cambiare e se le temperature resistono cambia qualcosa con vento, che sopraggiunge a tratti fastidioso, e un graduale annuvolamento.

Nel frattempo per un paio di errori manco la 955 che mi avrebbe fatto fare un lungo mare fra 2 fiordi; resto quindi sulla 1 tanto a breve comincerà a costeggiare il mare nella zona sud-est.

Devo ammettere che la strada è molto piacevole, anche per la guida, a stento rispetto i limiti di velocità (qui le multe sono salatissime… e invece il resto 😀 😀 ); mi fermo decisamente più del previsto per fare delle foto e salto Stokksnes puntando deciso su Hofn per fare benzina e cercare da dormire.

Trovo il distributore e finalmente una wifi free che consente di fare le mie ricerche e non solo; è nei miei programmi di fare campeggio più possibile, anche per contenere i costi, ma visti i prezzi degli alloggi nei paraggi, non c’è dubbio che monterò la tenda, anche se il meteo non promette bene.

Con una ricerca velocissima trovo il campeggio che si trova a 500 metri dalla stazione di servizio; la cifra è ragionevole, se così vogliamo dire, e c’è anche wifi free quindi posso comunicare e pubblicare.

Arrivo in una batter d’occhio, monto il mio “appartamento” ( 😀 ), faccio manutenzione alla catena della moto, era anche l’ora dopo 2.500 km di stress continuo, e mi metto qui a scrivere, dopo un piccolo pasto consumato al riparo dalla pioggia che comincia a scendere fine; la scelta di saltare volutamente qualcosa è stata azzeccata perché, a parte il carburante che eroga sempre al self, il giaciglio lo avrei trovato mentre pioveva con tutte le rotture del caso compresa una temperatura ora decisamente più invernale.

Per cui domani mattina comincerò da ciò che ho tralasciato per poi cercare di concludere tutto il programma come previsto; purtroppo sarà tutto sotto la pioggia, o almeno così dicono le previsioni; non mi preoccupo perché probabilmente tutto l’itinerario potrebbe essere sconvolto in quanto ad oggi, alcuni percorsi interni sono chiusi poiché inagibili e non si sa quando li apriranno.

Ci penserò a tempo debito quindi buona notte, anche se è sempre giorno (alle 23.45); prima, ecco uno sbotto di foto (dubito in futuro di essere così abbondante) e la mappa.

17.06.2022

Ancora una notte a sonno spezzato per il problemino fisico e comunque anche vento e pioggia, mai domi un momento, non è che siano stati una ninna nanna; fra l’altro non era nemmeno caldo ed è comprensibile visto che avevo solo due teli a proteggermi.

Essendomi alzato spesso, ho avuto conferma che qui non è mai buio; ma quello, ribadisco, non è un problema.

Alle 5.30 decido di non tornare a nanna, magari mi anticipo, cominciando col farmi una mappa offline per la giornata odierna sfruttando la wifi del campeggio; ormai sono rassegnato ad usare la carta e qualche connessione di straforo (magari, se ci riesco, potrei prendere un sim islandese, ma non è che le trovi a tutti gli angoli, anzi).

A causa del meteo decisamente avverso, impiego ben 5 ore prima di partire; non solo per organizzare al meglio il bagaglio, ma soprattutto per vestirmi, comunque fatica ricompensata.

Sono talmente carino 😀 che il biker tedesco, conosciuto ieri sera, ha voluto una foto di me in mezzo alle 2 moto (lui ha un Gs, ovviamente); mi sono prestato simpaticamente, almeno ci siamo fatti un paio di risate che non guastano mai.

Dopo un fugace passaggio al punto panoramico di Hofn, bello ma non sotto l’acqua, torno leggermente indietro per recuperare Stokksnes; così mi faccio pure circa 25 km di strada ghiaiosa e bagnata per vedere qualcosa che non mi colpisce in modo particolare; forse avevo maggiori aspettative oppure il cielo plumbeo non rende oppure entrambe le cose.

Volentieri riprendo la Ring Road per cominciare ufficialmente il programma odierno, che comunque è soft; prima tappa Jokulsàrion, ma prima di arrivarci non rinuncio a qualche scatto durante il tragitto.

L’arrivo è decisamente impattante, penso che sarà improbabile trovare qualcosa di meglio della laguna glaciale e del paesaggio surreale che c’è d’intorno; il mare da una parte con la spiaggia di sabbia vulcanica e pezzi di ghiaccio adagiati alla foce e lungo una riva del fiume creato dallo scioglimento del ghiacciaio.

Eppoi c’è la laguna, piena di iceberg di varie dimensioni immersi nelle acque limpide e in fase di scioglimento; uno spettacolo della natura.

Non so descriverlo meglio, ma le foto spero rendano molto di più; sicuramente il momento top della giornata.

Ho rinunciato al giro in battello nelle acque ghiacciate perché ero molto disagiato con l’abbigliamento e aggiungere pure un giubbotto di salvataggio mi sembrava eccessivo; comunque, visto cosa facevano, non credo di aver perso molto.

Ripreso la strada, continuo le mie fermate fotografiche mentre mi dirigo verso Skaftafell, dove c’è il parco nazionale di Kverkfjoll; in sintesi ancora ghiacciai e una cascata.

Purtroppo la vera attrazione, la passeggiata nelle “Grotte di Cristallo”, che sono sotto il ghiacciaio, non è più fattibile; arrivato lì c’è molto da camminare ed io non sono nelle condizioni adatte, quindi, dopo un breve sosta decido di proseguire e anticipare la tabella di domani, potrebbe essere utile.

Ricomincio con le solite fermatine, dove si può, prima di raggiungere Kirkjubæjarklaustur, il villaggio meno popolato dell’Islanda (120 anime); pensate, il campeggio dove sono stanotte è proprio qui.

Francamente la frazione non è niente di che, a parte la solita bella natura, ed infatti poco distante trovo la cascata Stjórnarfoss che è veramente bella; visto questa, ritengo che si possa archiviare e passare, domani, alle tappe successive.

Da segnalare che il meteo nel corso della giornata è migliorato; non manca il vento, ma almeno non piove e pare, almeno in partenza, che anche il 18 giugno sia così…. ed io ci voglio credere 😉

Ed ora eccovi le foto, su alcune non ridete troppo, e la mappa.

18.06.2022

Eccomi qua, in una più comoda sistemazione, una graziosa guesthouse dove ho trovato una ragazza italiana che mi ha semplificato non poco le cose; ehi, non vi credete che sia un comodo albergo, con 46,oo euro mi tocca il letto basso di un castello in un dormitorio misto di 12 posti, slmeno con colazione inclusa (domani mattina ci s’abbuffa 😀 😀 😀 ). Qui mi sono limitato a scaricare solo il bagaglio del vestiario.

Poi capirete la mia scelta, ma cominciamo questa lunga giornata; oggi ho scoperto cosa significa il vento in Islanda, vi garantisco non è uno scherzo.

Alle 2.00 mi sveglio, non per i soliti problemi, ma per il vento piuttosto impetuoso, ma è solo l’inizio; durante il sonno, mi sveglierò altre 3 volte perché le stecche della tenda mi sfiorano da tanto che vengono piegate, pur rimanendo tutto bloccato al terreno.

Alla 6.30 mi alzo e comincio a prepararmi, le operazioni sono rallentate dalla condizione climatica avversa, rimpiango la pioggia di ieri; vorrei partire presto ma finalmente risolvo il problema di connessione del mio cellulare personale (no comment), sono di nuovo online e in modo abbastanza veloce, vedremo se va bene ovunque.

Gasato tento di sistemare anche l’altro telefono che dovrebbe farmi da navigatore ma c’è un grosso aggiornamento che mi impalla; blocco tutto e ci penserò più tardi.

Ecco che anche oggi parto tardi, 9.30, ma voglio riuscire a fare tutto il programma per cui, ottimisticamente vado deciso; magari, non piove ma il vento mi spinge più volte nell’altra corsia, guido obliquo, il collo è sotto sforzo perché il casco vorrebbe volar via, insomma faccio davvero una fatica bestiale.

Oggi presumo farò molte meno foto, non è facile fermarsi per fare un click; la prima tappa, Fjaðrárgljúfur Canyon, è molto vicina, circa 12 km, e riserva una poco simpatica sorpresina; gli ultimi 3 km circa sono un bel ghiaione smosso che ovviamente viene decisamente complicato dal vento che spinge con veemenza fuori, è una nuova esperienza per me e non vi nascondo che in un paio di situazioni ho avuto paura di cadere, ma ci saranno altre occasioni in tutto il giorno.

Lo spettacolo sarebbe notevole ma sono riuscito ad arrivare solo al 2° punto panoramico, come vedrete nel video, andare oltre non era alla mia portata, sia per il tempo a disposizione che per lo scomodo bagaglio che mi portavo appresso; tornato alla moto, potete immaginare con quale entusiasmo affronto il pezzo di strada non asfaltato, me ne faccio una ragione, riparto e, non senza rischi, passo.

Riprendo la Road 1, asfaltata, anche veloce, ma il vento mi perseguita per tutti i 45 km circa che mi separano da Kötlutangi e, se non bastasse, negli ultimi 15 km trovo anche tre tempeste di sabbia, se non fosse per la vegetazione e per le temperature, penserei di essere stato teletrasportato nel Sahara; ho gli occhi pieni di sabbia finissima, sento fastidio però non posso fermarmi, ma lo spettacolo all’arrivo ripaga la grande fatica.

La collina verdeggiante che mi corre a fianco mentre raggiungo la spiaggia, che è l’estremo sud dell’isola, mi da riparo e mi godo l’enorme strada sterrata, con la dovuta attenzione ovviamente; alla fine della collina una spiaggia enorme battuta dal vento a raffiche che alza polveroni di sabbia stranamente marrone, qui dove tutto è nero.

Avrei voluto giungere sul mare, che era a soli 3/400 metri da dove mi sono fermato, ma è veramente improponibile; sono fermo alla fine della collina davanti ad una grotta, non so se sia Gígjagjá (The Yoda Cave) e scatto qualche foto, poi ritorno indietro perché a mal fatica sto in piedi e ho gli occhi che mi raspano.

Archiviato anche il punto estremo sud, restano ovest e nord, ma ci penseremo a tempo debito; per oggi ci sono ancora 6 tappe da fare e il tempo non è così abbondante.

Arrivo, quindi, a Vik, trovo un supermercato e compro qualcosina per emergenza, praticamente sono sempre in emergenza, poi vado a cercare la spiaggia nera davanti ai Faraglioni; qui si vedono a distanza e non si raggiungono, allora vado alla destinazione successiva, la spiaggia nera di Reynisfjara.

Non è molto distante e la strada per raggiungerla è panoramicamente bella, è un piacere guidare fra questo saliscendi con varie sfumature di verde, inoltre i ghiacciai fanno sempre capolino ed è chiaro, seppur con fatica, che gli scatti arrivano.

Alla spiaggia c’è un bel po’ di gente, è facile raggiungerla, mi trattengo una mezz’oretta e mi godo sabbia, faraglioni, ovviamente a distanza perché sono in mezzo al mare, ed infine mi tolgo la soddisfazione di toccare l’acqua dell’oceano, che non sembrerebbe freddissima; proseguo per il terzo punto di zona, Dyrhólaey Viewpoint che si trova sul lato opposto della spiaggia e da lì mi godo un vista dall’alto della zona faro.

Molto bello il panorama ma il vento qui è davvero faticoso per cui, fatto un giro, riscendo sulla Ring Road e corro obliquo verso il ghiacciaio Mýrdalsjökull; arrivo all’inizio della strada sterrata, e francamente prima di tuffarmici dentro, come stamani al canyon, mi fermo lì vicino dove c’è un gruppo che organizza tour in quad e motoslitta, giusto per chiede info.

Parcheggio la moto davanti ad un edificio, convinto di essere al riparo, ma arrivano raffiche laterali che mi fanno vacillare; scendo e vado al riparo per capire dove sono e cosa posso fare, un palizzata in legno mi separa dalla moto che ritengo al sicuro ed invece sento un fragoroso schianto.

Mi è subito chiaro l’accaduto, mi affaccio e vedo la moto a ruote all’aria; vado in un edificio vicino per chiedere soccorso, c’è una giovane ragazza che si presta e chiama un collega; prima smonto il bauletto sx e il borsone posteriore, poi, insieme e controvento, alziamo il mezzo.
Vedo subito i primi danni e, chiaramente, sposto il motoveicolo dietro al capannone-officina onde evitare “ricadute”; intervengo con nastro isolante sul paramani spezzato e per la leva mi arrangerò, è ancora manovrabile.

Dopo vado a parlare con la ragazza per sapere come raggiungere il ghiacciaio; lei mi dice che il vento calerà dopo le 16.00 comunque è molto rischioso in moto andare alle pendici; mi offre un tour con loro, sarebbe interessante, ma devo aspettare che cali il vento prima che facciano l’uscita in motoslitta sul ghiacciaio, il che significa perdere troppo ed inoltre sono molto demotivato.

Allora riprendo il percorso e mi fermo subito dopo al vicinissimo Path to Wredeck DC-3 plane, per vedere il conosciutissimo aereo schiantatosi in spiaggia nel 1941; nel parcheggio vedo una moto che tristemente ha fatto la stessa fine della mia e penso alla delusione che avranno il padrone ed il passeggero, ma non la tiro su perché non ce la farei da solo.

Intanto sosto con una complicata manovra in modo da lasciare in sicurezza il mio Ducatone; quindi scendo e vedo una brutta sorpresa, ossia il bauletto dx, che ha preso la botta, è ciondolone e non aggancia più.

Capisco subito il problema, una rientranza della parete di aggancio che così ha distanziato gli agganci rispetto al telaietto; ci vuole un martello e inizio la ricerca, prima chiedo ad un signore con un furgone, ma non ce l’ha, poi all’autista del camion trasporto persone che fa la spola dal parcheggio all’aereo.

E’ un portoghese che lavora qui ed entriamo subito in sintonia, mi fornisce dalla cassetta attrezzi del suo bestione un bel martellone pesante ed io gli chiedo il costo del trasporto, perché a piedi ci vuole almeno un ora e mezza; quindi prima riparo il mio bauletto e dopo vado a far visita all’oggetto precipitato.

Qualche sonora mazzata e sembra che abbia risolto; intanto faccio il turista, rendo l’utile strumento all’autista, lo ringrazio e salgo, anzi mi fa anche un bello sconto del 30% quasi e non solo.
Arrivati sul luogo , mi tiene il casco che mi ridarà quando tornerà a prendere me e gli altri turisti.

Per la carcassa d’aereo non so quanto valga la pena, ma di sicuro lì, seppur non solo, mi sono rilassato totalmente, anche perché qui c’era poco più di una brezza e non la Bora; al rientro recupero casco e zaino, scendo e saluto amichevolmente il guidatore che ormai mi chiama col mio nome, letto dal casco, come fossimo vecchi amici.
Addirittura, all’andata, ha fatto il filo a due turiste olandesi e mi ha detto che erano una per me ed una per lui, anzi mi faceva pure scegliere 😀 😀 😀

Comunque torno verso la moto, vedo i due dell’altra motoveicolo rovesciato e gli propongo un aiuto; mi ringraziano e fanno da soli, ma attendo la fine delle operazioni semmai cambiassero idea.

Alle 17.05 vado per l’ultima tappa odierna, Skogafoss, dove speravo di vedere alcune delle sue famose cascate; la prima è bella e la immortalo più volte, poi salgo sopra al primo punto panoramico che è di effetto, ma per arrivarci ci sono gradini assurdi e tanti che in cima sono totalmente sfiancato.

Faccio foto ma decido di non proseguire il cammino lungo il corso d’acqua sia perché non ce la faccio né fisicamente né coi tempi, sia perché nel frattempo ho deciso di passare oltre.
Quindi, riprendo la via verso ovest con stop alla cascata di Seljalandsfoss, ed è stata la migliore cosa della giornata, una conclusione perfetta; anche il meteo di oggi è andato migliorando, offrendo sempre più sole, cielo azzurro, e temperature anche di 18°, il tutto utilissimo a rendere le foto più belle, spero.

Purtroppo il vento non è mai svanito, è calato a tratti ma quasi sempre mi ha massacrato; ho sentito per un campeggio, ma vicino ce n’era solo uno, libero, na io non sono pronto, almeno oggi.

Inoltre c’è ancora un discreto movimento d’aria e sono quasi le 19.00, quindi sapete già come è finita.

Ora mappa, foto e buonanotte.

19.06.2022

Dopo una bella dormita ed una valida colazione, inizio a verificare il meteo e la situazione di un percorso offroad che devo fare domani; purtroppo, prevista pioggia oggi e la strada 35 è aperta solo a jeep maxi, così mi conferma Lucia, la ragazza italiana addetta alla reception, che mi ha fatto la cortesia di telefonare al servizio info strade locale.

Ecco, da oggi via tutto il programmato e s’improvvisa, ovviamente cercando di mantenere gli obiettivi; alla fine sono poco meno di 300 km ma tutti sotto la pioggia, compreso il montaggio della tenda in campeggio.

Comincio con una cascatella non distante da Selfoss, Urriðafoss, oggi particolarmente vivace ma certo non bella ed esaltante come quelle di ieri; proseguo per la 305 che è come una via sterrata di campagna, per poi proseguire in sequenza sulla 33, la 34, la 427 tutte vicino al mare.
Purtroppo, il brutto tempo non permette grandi foto, per cui le fermate sono limitate.

A questo punto imbocco la 426, che dovrebbe portarmi a rilassarmi con un bel bagno caldo sotto la pioggia; eeesatto, è proprio il Blue Lagoon ma, purtroppo, senza prenotazione non si entra e fra l’altro oggi è domenica e sono strapieni.

Non rimane che consolarmi con qualche foto anche perché non è previsto, né prevedibile un ritorno qui in questo viaggio; all’esterno dello stabilimento, ci sono delle polle naturali ma dubito che siano sicure viste le rocce d’intorno.

Prendo la via per la capitale, con deviazione lungo la 420 in zona Vogar; fatto per vedere il mare, è stato solo tempo perso, quindi punto definitivamente su Reykjavik, con primo arrivo in cima al promontorio sul mare. La realtà ha deluso le aspettative.

A questo punto, girello a caso per la città ma francamente non vedo niente di interessante, allora comincio a dirigermi verso l’ultima destinazione odierna; imbocco una specie di tangenziale quando intravedo alla mia sinistra un campanile.

Non immediatamente, esco dalla grande via e a vista riesco a trovare la chiesa, il retro ovviamente 😀 ; fotografo e a piedi raggiungo la parte anteriore, dove effettuo altri scatti.

Vedo un motociclista fermo davanti a me che mi fa cenno ed io saluto e mi avvicino scoprendo, con piacere, che è una giovane biker svizzera che viaggia in solitaria; parliamo a lungo anche perché comprende l’italiano anche se non lo parla, oltre a conoscere inglese e tedesco.

Facciamo percorsi diversi, per cui ci salutiamo e chissà che non ci incrociamo di nuovo girando per l’Islanda; comunque Tiziana, così si chiama, rientrerà il 30 giugno, come me, e là ci vedremo.

Recuperata la moto, riparto deciso verso Reykjadalur Hot Spring Thermal River, qui il bagno caldo lo potrò fare visto che un fiume libero; purtroppo, per trovare il punto giusto per la temperatura dell’acqua, ci sono 3,5 km di trekking, ma dice ne vale la pena.

Arrivo sotto l’incessante pioggia, chiedo informazioni al bar/ristorante del parcheggio turisti, quindi decido di trovare da dormire prima di tornare qui e andare anche se piove; l’unica soluzione che trovo è il campeggio nella cittadina vicina e vado subito.

Dopo essermi piazzato, ovviamente ho fatto tutto rimanendo vestito con antipioggia e casco, almeno non mi sono bagnato, sono andato dal gestore, ho pagato ed ho chiesto info.

Lui mi ha detto che stasera non era possibile tornare là per via della temperatura eccessiva dell’acqua, non ho capito bene però ricordo vagamente di aver letto qualcosa in merito quando a febbraio ho preparato il viaggio; su consiglio del gestore del camping, decido di andare domani mattina alle 8.00, alle 9.00 arrivano i turisti dalla capitale e finisce la pace, poi torno in campeggio a riprendere i miei bagagli, che ovviamente non mi porterò dietro, e parto per nuove mete.

A domani ed eccovi mappa e foto di oggi

20.06.2022

Inizio di giornata come da programma, con visita a Reykjadalur Hot Spring Thermal River, e sono al parcheggio del sito alle 7.30; il bar/ristorante è chiuso ma non mi interessa, per cui zaino in spalla e inizio la mia camminata con le nuove scarpe da trekking che uso per la prima volta.

Sono 3,5 km di scarpinata che cominciano con una salita che ti guarda subito negli occhi; il panorama è bello e silenzioso, il cielo è nuvolo e c’è un umido che ti bagna proprio.

Il percorso viene dato in 55 minuti, io, compreso il tempo impiegato per le foto, arrivo in 50 (non in 40 come dichiarato nel video) ed è stata una bella prova con ricompensa finale; il bagno rigenerante nel fiume caldo, sotto una finissima pioggerella, è decisamente piacevole e gratificante.

Purtroppo dura solo 15 minuti, ma credo bastino perché è pur sempre acqua sulfurea; a rientrare impiego quasi lo stesso tempo ma faccio molta meno fatica, d’altronde scendo a valle.

Tornato al campeggio, faccio una bella doccia e poi sbaracco ogni cosa mentre sono sotto attacco pressante di zanzare e moschine; da ieri sera che ha smesso di piovere sono comparse in modo decisamente aggressivo e, comunque sarà prerogativa di oggi in ogni posto dove sono andato.

La partenza, purtroppo, è a mezzogiorno come avevo immaginato, ma speravo di far meglio; visto che la strada 35 pare non sia aperta a tutti, ma solo a mega fuoristrada (qui ne ho visti moltissimi), decido comunque di imboccarla, per la parte asfaltata, per giungere a tre tappe fondamentali di questo viaggio, non posso rischiare di perderle.
Quindi in sequenza, Kerið (Kerid cratere di un vulcano), Geyser (sito di soffioni boraciferi), Gullfoss (cascata); tutti e tre sono molto vicino alla strada principale, per cui le visite sono piuttosto veloci ma senza togliere niente al godersi questi eventi della natura.

Non saprei davvero che aggiungere a ciò che le foto mostrano, quindi esaminatele con attenzione; dico che sono proprio contento della giornata, fino a quel momento.

L’ultima tappa è vicinissima all’inizio della 35 sterrata che attraversa il centro dell’isola e prevede ben 170 km di offroad non impegnativo ma intenso anche nella bella stagione; ci vogliono almeno 5 ore per percorrerla tutta, quindi orologio, benzina e dubbi sulla possibilità di passare in moto mi fanno decidere di tornare indietro, ma anche a Geyser non c’è carburante per cui devo indietreggiare ancora.

Scatta il mio piano “B” che prevede la momentanea rinuncia alla strada 35 con inserimento del parco naturale Þingvellir, con la Öxarárfoss, una cascata sicuramente meno imponente di Gullfoss ma decisamente carina così come il luogo d’intorno, e con il suo lago Þingvallavatn, il più grande dell’isola.

Qui incrocio ancora Frank, il biker tedesco conosciuto a Hofn, che, quando ormai ho rinunciato alla 35, mi dice che ha incrociato 5 motociclisti che l’hanno passata senza particolari problemi; ci salutiamo che sono le 17.4o ed io perdo ben mezz’ora per valutare se andare sulla costa (piano B) o tornare verso Gulfoss (per riprendere il programma originale).

Scelta definitiva abbastanza facile, si cambia il piano, prima farò costa e fiordi orientali e nord-orientali; i motivi sono semplici, nessuna alloggio o campeggio abbastanza vicino tornando indietro e domani pioverà di nuovo per cui la strada sterrata potrebbe peggiorare sensibilmente.

Tramite internet, pare che ora è con me su entrambi i cellulari, cerco qualcosa andando verso costa; ostelli niente, alberghi a prezzi proibitivi, allora trovo un campeggio a 25 minuti e con 15 euro mi levo la paura, fra l’altro sono anche al coperto 😉 .

Per oggi vi saluto ed eccovi mappa e foto

21.06.2022

Ad oggi una giornata intera nata e finita bene non c’è stata; oggi non è da meno, pessimo meteo, vento e pioggia, 65 km di strada sterrata, che non sapevo, arrivo al posto programmato, ovviamente in ritardo su quanto previsto e con sorpresa, niente internet.

Il campeggio comunale, a pagamento, è ben dotato, c’è tutto tranne la wifi che in questo paesino si trova solo in ristoranti e alloggi; qui è freddino, nuvoloso e tira un forte vento, mi sa che dormo nella stanza adibita a cucina/pranzo, che ha un bel termosifoncino elettrico, e la tenda fa da riparo al bagaglio 😀 😀 😀 .

Ma cominciamo dall’inizio; la sistemazione di ieri non è stata male ma, anche se al riparo, il fresco mattutino si sente, eccome.

Stamani riesco ad essere in movimento alle 9.00, vestito antipioggia anche se non piove e c’è solo un venticello fastidioso a tratti; il programma riadattato prevede di risalire lungo la costa ovest per arrivare vicino ai fiordi del nord-ovest.
Prima tappa, non sulle mappe turistiche, la punta di Akranas; all’arrivo, vento forte, vedo i due fari oltre a un bel panorama, ma tutto qui.
Puntualizzo, oggi fare foto è stato complicato e comunque il meteo non sempre ha permesso di valorizzare i luoghi che ho visto.

La seconda tappa è abbondante perché ho circumnavigato l’intera Penisola Snæfellsnes, un nome per me impronunciabile come vedrete nei video; se leggete qualcosa su questo territorio ci sarebbe molto da vedere, ma io ho fatto qualcosa sulla costa del parco, perché vento e pioggia mi seguivano da tempo non permettendo di muovermi liberamente.

La strada per il suo ghiacciaio, mai visto causa le nuvole molte basse che ingoiavano le vette, era chiusa, comunque non era il mio obiettivo; come ho detto, son voluto passare sempre lungo costa, attraversando il parco naturale, e sono riuscito a vedere due punte estreme della penisola, la prima decisamente il punto migliore di oggi con le rocce in mare che venivano colpite dalle grandi onde oceaniche, la seconda mi è parsa poca roba, rocce laviche sul mare, forse perché vista dopo il sito precedente.

Proseguendo nella penisola sono andato al punto estremo di Stykkishólmur, una cittadina su una micropenisola; all’arrivo salgo al faro e mi godo il panorama a 360°, bello ma non bellissimo, probabilmente con il cielo sereno avrebbe fatto tutt’altro effetto.

Ritorno indietro di circa 10Km per riprendere la strada che costeggia il lato nord della penisola, il navigatore mi segnala 1 ora e mezza per fare circa 80 km, rimango colpito ma non valuto attentamente; la spiegazione è chiara, perché, dopo un paio di km, inizia uno sterrato, complicato da pioggia e vento, che alla fine risulterà di circa 65 km.
Oltre ad una fatica non indifferente per stare in strada, vedrete in foto in che condizione sarà la moto, mentre io me la son cavata molto meglio.

Sono decisamente in ritardo e non nascondo che stamani avevo un riferimento equo, ma volevo superarlo abbondantemente; vista la situazione abbandono ogni idea di allungo, e mi concentro sull’ultima destinazione prima della sistemazione notturna; sono, così, al paesino Eiríksstaðir dove l’attrattiva in più rispetto al verde, all’acqua, alle montagne, è la storica casa del vichingo Eirik il Rosso.

Una capanna tutta ricoperta di erba di prato, anche alcuni tetti di case moderne fanno lo stesso probabilmente per coibentare meglio, credo; per visitarla si paga un biglietto, ma son già chiusi da un po’ (alle 16,oo); ovviamente faccio foto dell’esterno e vedo una porta aperta, mi infilo e scatto, ma probabilmente è la stanza da lavoro.

Prima di ripartire controllo sul cellulare dove poter dormire, male che vada c’è sempre un campeggio ed il primo so dov’è; purtroppo sia la linea telefonica che internet non vanno per cui niente azzardi, mi fermo quindi a Buðardalur, entro in supermercato sperando di trovare una wifi libera e qui scopro che c’è solo negli esercizi che offrono vitto e/o alloggio.

Il campeggio è di fronte, vado subito a vedere, lì chiedo aiuto e info a dei camperisti austriaci; anche loro hanno problemi di linea, allora vado ad un ristorante e lì trovo una cameriera italiana molto gentile, che mi consente di utilizzare la loro wifi anche se non mangio e non dormo da loro.
Effettivamente loro hanno camere, ma l’unica libera è una (non esemplare) tripla dal modico costo di 153 euro; va bene, campeggio sia.

Tornato indietro posso scegliere e decido non sull’erba bagnata ma sul pavimento di una zona relax, vicino ad un tavolo con panche; comincio a sistemare tutto e ovviamente sono obbligato a dare una lavata sia al borsone, per portarlo in tenda e prendere le cose che mi servono, sia ai bauletti laterali che sono talmente luridi che non puoi aprirli senza imbrattarti di fango almeno le mani.

Alla fine doccia caldissima, che bellezza, scrittura di questo resoconto e dopo devo lavare i panni e poi asciugarli…. quindi, buonanotte a voi.

Prima però eccovi la mappa e le foto, queste fatte con tutta la fatica del caso

22.06.2022

Oggi è la giornata dedicata ai fiordi nord occidentali che completerò domani perché sono oltre 700 km non proprio autostradali 😉 ; in teoria saranno solo due tappe ma ovviamente è previsto un percorso specifico che, anticipo subito, e stato leggermente modificato dal progetto originale.

La prima tappa è Làtrabjarg, e ci sono ben oltre 200 km dalla mia posizione per raggiungerla; seguendo le info meteo di 4 ragazzi inglesi con cui ieri sera abbiamo parlato del mio viaggio (su loro richiesta ovviamente), parto in versione da viaggio standard, ma ben presto cominciano le prime gocce.

Eppure avevo visto le nubi, ma con internet che stamani funzionava (mi fa impazzire sta cosa), le segnalazioni erano di qualche goccia ma molto avanti nel tragitto odierno; invece arriva prima del previsto, aumenta in fretta e comincia pure un po’ di vento quindi, alla prima occasione, sosta per attrezzarmi di tutto punto.

Trovo un punto ristoro per strada, mi fermo ma è chiuso, per cui vestizione complicata mentre piove; perdo una buona mezz’ora ma al momento non crea preoccupazione.

In realtà cominciano i problemi perché il percorso non è tutto in asfalto “drenante”, anzi ben presto compaiono gli sterrati mentre piove con forte vento, che goduria, e nemmeno si parla di strada lineare; man mano che mi avvicino, mi pento di non aver fatto il pieno prima di partire e così si aggiunge un’altra preoccupazione.

Pochi chilometri prima del bivio per la prima destinazione, comincia un fondo di ghiaia smossa che, seppur meno lurida, è sicuramente più pericolosa e fra l’altro gli ultimi 2 km sono pure in discesa; al bivio mi fermo vicino ad un camion di operai, meno male c’erano, e chiedo dove fare benzina.

La conclusione sono 39 chilometri in più per fare rifornimento, 13 andare, 13 a tornare, e poi da rifare per proseguire dopo la visita a Làtrabjarg; intanto diciamo che il posto merita per 3 ragioni: è la punta estrema ovest dell’isola (ora sono a 3 su 4, manca il nord), ci sono sorpresine durante il tragitto, c’è un panorama spettacolare.

Ma tutto ha un prezzo e per raggiungere questo luogo fra i più interessanti, secondo me e non solo, ci sono ben 46 km di cui 37 son sterrati; ovvio che la strada è tutta un saliscendi, con panorami di impatto, da fare concentrati sulla guida, ma tanto io mi fermo per scattare foto, e l’ho fatto.

La prima sorpresa arriva dopo pochi km, siamo ancora su asfalto, e la vedi là in spiaggia nella sua desolata tristezza dovuta al definitivo abbandono, la baleniera incagliata Gardar BA64tris, poi 10 km circa prima della fine della strada si intravedono stupende spiagge di sabbia chiara che sembra di essere ai Caraibi, se non fosse per la temperatura di 10 gradi circa; di queste spiagge se ne vedono altre, l’ultima si trova a nemmeno 3 km da Làtrabjarg, e qui finisce la strada su un grande promontorio battuto da un vento potente.

Mi fermo una mezz’oretta e cerco scatti di effetto vicino ai burroni, ma non c’è da scherzare perchè qui soffia davvero forte e puoi volar giù che è un attimo; nel frattempo il tempo era migliorato e qui c’è un cielo sereno ed è un vero toccasana, oltre ad avere colori più belli alla vista e alla pellicola digitale.

L’orologio mi segnala già un paio d’ore di ritardo per cui di nuovo in sella in direzione Isafjordur e presumo ci vorrà lo stesso tempo visto che siamo a circa 200 km; è pomeriggio inoltrato, a causa di valutazioni errate sugli sterrati che trovo.
Di strade senza asfalto ce ne sono, soprattutto quando si sale di quota, alcune decisamente lunghe che arrivano in cima ai passi.

Se è vero che il sole regge, il vento non demorde, anzi, se è forte a valle e decisamente ostile a monte e quindi complicazioni a non finire; ad un certo punto, arrivato ad un incrocio, da metà montagna ovviamente, si gira a sinistra per salire ancora ma cambia il tipo di fondo che ora è a pietre libere.

La cosa mi disturba per paura di veder volar via uno dei bauletti, visto il problema generato dalla caduta della moto dell’altro giorno; paura giustificata perché non è la prima volta che succede e meno male che uso un elastico a ganci per coadiuvare la tenuta sugli innesti.

Ma in cima ad un passo accade, non riesco a scansare una grossa buca e salta via il bauletto che viene strascicato dal gancio elastico; ovviamente andavo piano e mi fermo in fretta, il bauletto si riaggancia, meno male, ma è graffiato ben bene, l’elastico ha ceduto e si è maciullato.

Riparto sempre in lotta contro il vento, ma di lì a poco si comincia a scendere, sarà lunga e faticosa ma aggiungo altri scatti di tutto rispetto; quando finalmente ritrovo l’asfalto comincio a recuperare perché è tardi e comincio a nutrire dubbi di arrivare alla destinazione ad un orario decente che mi consenta anche di fare un minimo di ricerca per dormire al caldo visto che anche a valle non si superano i 5 gradi.

A proposito di temperature, ieri minima 6 gradi ma oggi in vetta solo 3 gradi; la media è decisamente scesa e le mie mani, già sofferenti ieri, oggi sono devastate.

Comunque, lanciato su questa magnifica lingua di asfalto nuova nuova, manco il percorso che mi portava alla 626, e imbocco un tunnel; premesso che la strada mancata era tutta sterrata e di montagna, la strada nuova mi ha fatto risparmiare almeno 40 km ma soprattutto un mare di tempo.

Sarà una bellezza fino a Isafjordur, correre in mezzo alla natura selvaggia su questa sinuosa e velocissima linea nera; ad un certo punto trovo il tunnel che precede la cittadina, ma a differenza del primo che era modernissimo, questo è a unica corsia alternata con numerosi rientri per consentire il cortese incrocio tra veicoli.

Arrivato nella cittadina foto di rito, e merita farle, poi ricerca del campeggio; prima di entrare riprovo una ricerca su internet, visto che qui funziona, e trovo qualcosa di comodo e soprattutto caldo ma devo tornare indietro di 15 km.

Non ci penso due volte e gli ultimi 4 km in fuoristrada li volo, tanto oggi ne ho sul groppone almeno 150, e in buona parte tosti davvero; la casetta è nel mezzo alla natura, ci sono più stanze con più letti, ma per fortuna insieme a me non ci sono ospiti, quindi buonanotte.

mappa e foto

23.06.2022

Bravissimo, stamani ore 8.30 sono in strada per completare i fiordi nord occidentali; in realtà devo fare carburante e nell’occasione mi metto tutto l’antipioggia perché il meteo non è favorevole da metà mattinata in poi, mi permetto pure il lusso di fare manutenzione alla catena della moto e quindi, pronto, inizio l’avventura odierna.

La prima tappa di oggi è Holmavik, ma si tratta solo di un riferimento per individuare la fine dei fiordi; oltre 200 km tutti asfaltati di strada che corre su e giù lungo le pareti delle montagne che fanno da contorno a questi canaloni di mare.

Lo spettacolo è continuo e dovresti essere sempre fermo con la macchina fotografica in mano, ma è un piacere guidare su questa strada che ti permette di essere anche veloce; per metà percorso il meteo è decente ed è tutto più bello e facile, poi il vento, che c’era già al risveglio, comincia a rinforzare sempre più e comunque le temperature non hanno mai superato i sette gradi, ma solo per pochissimo tempo, poi 4° di media.

Arriva qualche goccia, ma sono attrezzato, continuo a guidare e a godermi il paesaggio; ad un certo punto la strada abbandona il mare e comincia a salire, capisco che cambiamo zona, ma mai avrei immaginato di trovarmi in questa situazione negli ultimi 30 km circa che mi separano da Holmavik.

Di fatto attraverso un passo, non è la prima volta, ma qui c’è neve, il vento e la pioggia aumentano e sono veramente freddi; le dita della mani soffrono ma vado avanti e arrivo in vetta dove fare foto è praticamente impossibile.

Le condizioni ambientali sono proibitive anche per un semplice un click & go, la temperatura è precipitata e vedo anche un -1° sul display; faccio fatica a controllare la moto, il casco è pieno di nevischio ma procedo nell’attesa dell’agognata discesa dal monte.

Alla fine ci sono ed è anche veloce; ora c’è molto vento ma la pioggia è finissima e arrivare alla prima destinazione di oggi è un attimo.

Mi fermo per capire di cosa si tratta e riparto subito, il prossimo obiettivo è lontano per cui alla prossima cittadina devo fare carburante; mi trovo sulla strada 68 che viaggia molto vicino al mare ma, purtroppo è sterrata in vari tratti, in particolare quando si sale in altezza.

Ormai sono allenato ma è bene sempre prestare attenzione, soprattutto quando mi fermo per fare foto; finalmente giungo alla Road 1 e vicino c’è un area di servizio, così non solo trovo da dissetare per la mia fidata compagna in rosso, ma c’è un autogrill molto attrezzato.

Mi fermo, faccio il pieno, parcheggio ed entro nel locale per scaldarmi con cibo caldo e restando seduto in modo da recuperare i sensi alle dita delle mani, che sono praticamente in coma; brucio 40 minuti di tempo ma ne vale la pena, salvo poi operare un altra modifica di percorso.

Dovevo arrivare a Hvitsercur, per vedere la roccia in mare a forma di rinoceronte, facendo la strada che gira intorno ad un promontorio ma non c’è tempo e prendo la strada più diretta anche perché devo perdere un po’ di tempo per giungere sul posto suddetto facendo 30 km di sterrato leggermente motoso.

Il posto è molto bello e vale la pena insudiciarsi, come maiali nel castro, per scattare foto finché il cellulare non si blocca causa eccessiva acqua.

Quindi destinazione finale per dormire sarà, come previsto, Blonduos; so dove si trova il campeggio, è già inserito in mappa, e corro; arrivato in zona, siccome sono 2 ore che viaggio a 2/4 gradi, faccio un ultimo tentativo di trovare qualcosa al chiuso, ma niente da fare.

Sarà camping, ma non monto la tenda; dormirò nell’ampio locale bagno/doccia uomini che ha un gran bel termosifone acceso; non starò comodo ma non patirò freddo.

Sono le 2 ora locale e vi auguro buonanotte.

Prima però eccovi la mappa e le foto, queste fatte con tutta la fatica del caso.

24.06.2022

Sarà che mi sono messo a dormire tardissimo, ma tutto sommato non è andata malaccio, non ho dolori e questo è positivo; semmai il problema ce l’ho alle mani, il freddo degli ultimi giorni le ha comunque sciupate e soprattutto la destra che è tutto un leva e metti il guanto perché devo scattare le foto.
Non sono impreparato, ho previsto di portare apposita crema per mani, quindi abbondare.

Stamani ho sfruttato al massimo la normale levataccia, ma è stato facile visto che non avevo da smontare la tenda e il bagaglio era quasi pronto; vado subito a fare benzina e alle 7.45 sono in movimento.

Arrivo alle 8.30 davanti alla Glaumbær Farm & Museum, ma apre alle 10.00 e quindi faccio le foto alle casette museo, ovviamente solo l’esterno; riparto e vado oltre perché nel pomeriggio ho unprogetto troppo importante 😉 .

Il riferimento della prossima tappa è Siglufjörður, ma in realtà volevo passare dalla strada lungomare del promontorio dove si trova questa cittadella; la scelta è ben azzeccata, la bellezza dei panorami è notevole, ed io, che preferisco il mare ai monti, mi soffermo a scattare principalmente dal lato del burrone.

A seguire, di strada c’è Aukureyri, famosa soprattutto per essere la città del fiordo islandese più profondo; mi fermo per uno spuntino caldo ma hotdog con patatine fritte e formaggio fuso non è l’idea giusta, classico cibo spazzatura ma almeno è caldo (anche oggi si viaggia alla media di 3° con vento e pioggia sempre, più o meno intensi).

Rimonto in sella con destinazione l’ostello prenotato per essere al caldo e abbastanza vicino all’ultima destinazione, Husavik; prima però evito il tunnel del Road 1, unico tratto a pagamento per quanto ne so, per godermi una parte del fiordo gigante e, a seguire, un passo che mi riporterà in rotta.

Scelta, anche questa, decisamente azzeccata, faccio così una strada molto bella che è velocissima e passa in mezzo ad altri bei panorami; riagganciata la strada nazionale principale, via deciso a scaricare il bagaglio in modo da essere leggero per andare dove andare….
mappa e foto

ma dove devo andare?

Dalle BALENEEEEEEE…… eccole qui

25.06.2022

Ieri di nuovo a letto alle 2.00, d’altronde l’ostello era pieno e mi è toccata la doccia alle 1.00; una bella dormita tutta una tirata fino alle 6.30 e via in piedi per i preparativi partenza.

Per una manutenzione ai faretti supplementari sono partito alle 9.30, ma va bene perché oggi c’è tanta roba in programma, ma concentrata in un raggio corto; quindi come prima tappa c’è il lago Myvatn, che giro per tre lati e fotografo con varie fermate.

Dopo il vulcano Krafla, il parcheggio è vicinissimo, anche qui, ma non faccio il giro della bocca perché molto fangosa e ci son 0°, che con il vento e la pioggerellina sembrano molti meno; fra l’altro nel giro di 10 minuti è arrivato anche un nebbione che sopporto per un buon tratto scendendo a valle.

Sulla strada del ritorno riesco a intravedere la famosa doccia all’aperto, a fianco della strada, collegata al circuito dell’acqua termale e perfettamente funzionante tutto l’anno; ovviamente non torno indietro per provarla, quindi proseguo verso Heverir.

Qui possiamo assistere allo sgorgare di acque e fanghiglia sulfurea in un terreno sabbioso; è di effetto ma il puzzo non è facilmente sopportabile, almeno per me.

Poco più avanti c’è l’area geotermale con un bacino di acqua calda e tanto fumo; qualche foto e via al vero obiettivo di questa zona, ossia i bagni termali di Myvatn.

Ingresso senza prenotazione, costoso (45,00 euro circa) ma puoi starci tutto il giorno (vorrei vedere quanti lo fanno); ovviamente entro, anche se per il tempo che resto è antieconomico, perché era nei miei progetti originali e poi una bella riscaldata in una giornata brutta come questa, ci sta proprio bene.

Resto solo nella vasca naturale più piccola per un’ora abbondante e ci pianto pure una mezza pennica, che non guasta; alle 13.30 esco bollito (rilassato e assonnato), faccio doccia, mi rivesto e rimonto in moto, alle 14,30, per la successiva visita in agenda.

Mezz’ora dopo sono alla cascata Godafoss, bella ma meno imponente di altre viste in precedenza; ci passo, fra tutto, oltre mezz’ora, poi decido di ripartire alla volta dell’ultima destinazione odierna, anche se poi non lo sarà.

Per giungervi faccio la strada che passerà vicino al mare, quindi attraverso di nuovo Usavik e proseguo per la strada 85 che gira questo largo promontorio offrendo bei panorami di mare, ma non solo; arrivo ad Asbyrgi e intravedo il campeggio, che non è altro che un’area sosta per camper, ma prima voglio visitare il sito visto che sono appena le 17.40.

Percorro la strada fino alla fine, c’è il parcheggio e lascio la moto per andare a piedi in una specie di foresta, giungo ad un laghetto proprio sotto a dei muri di pietra lavica; di fatto questo è un enorme canyon tant’è che ci passiamo nel mezzo, l’ho capito meglio al ritorno indietro.
E’ molto bello e probabilmente le foto non gli rendono il giusto merito.

A fine visita, non convinto di dormire in tenda e non avendo le idee chiare sui progetti di domani, ho fatto qualche ricerca online ed ho trovato da dormire più comodo a circa 30 km di distanza; quindi chiusura di giornata a kòpasker, che non ha niente da offrire se non un caldo giaciglio e la scelta “obbligata” del programma di domani, che ora devo solo affinare.

Anche oggi temperature basse (media 3°), vento e pioggia a tratti, nuvoloso sempre; in questa giornata sono stato veramente solitario, nessun motociclista per lo scambio di saluto, almeno nei giorni indietro qualche anima a due ruote l’avevo incrociata.

A voi auguro buonanotte lasciandovi, come al solito, mappa e foto

26.06.2022

Oggi era una giornata ambiziosa per chilometraggio (previsti 480 effettuati 320) ed anche per obiettivi da visitare (almeno fino a Dettafoss); comunque i punti focali erano le tre punte estreme nord, poi il resto era fin dove si poteva.

Ed è proprio lì che il tempo è scorso a fiumi con una fatica fisica fuori da ogni programmazione; sette ore impiegate in questi tre punti che vi dettaglierò a breve e circa 18 km a piedi in situazione non comoda.
Bene cominciamo.

Prima tappa Raudinupur Cape, un tempo considerata la punta estrema a Nord dell’isola, poi nuove misurazioni hanno passato lo scettro alla tappa successiva; ho scelto quella che sembrava la strada più diretta ma alla fine sono arrivato in un campo d’erba di una fattoria, poi massi e nessun percorso carrabile, e mancavano ancora 4,5 km.

Ogni biker appassionato di offroad vi dirà che l’insidia peggiore è l’erba e peggio ancora se bagnata; bene, io servizio completo con aggiunta di vento e pioggerella.
Per fare inversione ad U mi c’è voluto almeno un quarto d’ora e probabilmente ero anche imbarazzante da vedere; comunque non sono caduto e sono riuscito a venirne fuori e quel cancello, che ho chiuso, l’ho ben segnalato (vedi foto).
Quindi, questa non è la strada giusta; lo dico a chi mi leggesse e volesse prendere spunto dalla mia esperienza.

Mi ero ormai rassegnato a rinunciare, anche se ricordavo più avanti un’altra strada che portava vicino, si fa per dire; sconsolato, in movimento di nuovo verso la 870, faccio uno stradellino che scorcia, così mi dice con ragione maps ma non mi dice che passo vicino ad un laghetto la cui spiaggetta è sabbia lavica morbidissima; rimasto in moto non so come… macché, grande esperienza da fuoristradista (a voi la scelta della versione che più vi aggrada).

Premetto, per chi non l’avesse capito, che l’asfalto l’ho abbandonato, non per scelta, subito all’uscita del paese dove ho dormito; comunque, pochi chilometri dopo trovo la famosa stradina, segnala Nùpskalla, la imbocco deciso di non lasciare un incompiuto.

Arrivo ad un parcheggio, ci sono vicine delle case, e scopro che è un’area protetta a salvaguardia di varie specie di uccelli che si radunano proprio su due rocce in mare vicine a questo punta di terra; di fatto sono vicinissimo all’oceano, che bellezza se non fosse per vento, pioggia e temperature “bassine” (2°).

Vedo il promontorio e la via da percorrere non è semplice ma fattibile, semmai la difficoltà e calcolare la distanza; avanzo per capire finché mi trovo a voler arrivare a tutti costi.

Scelta che costa una bella faticata; 4,5 km (A/R) di trekking serio fatto vestito come sceso dalla moto, con tutto addosso.
D’altronde pioveva e tirava vento, dovevo pur ripararmi no?

Stanco ma soddisfatto, riparto garoso per la seconda tappa, la vera ed ufficiale punta estrema Nord, Rifstangi; mentre avanzo cala pure la nebbia, giusto per non farsi mancar nulla, e quando il navigatore mi dice che sono arrivato, muore, batteria completamente scarica (purtroppo, o per fortuna, sul telefono c’è una protezione che isola la presa seriale quando c’è eccessiva umidità, si salva il telefono ma alla fine si spegne e buona notte).

Intravedo uno spiazzo mi ci infilo e parcheggio la moto; con l’atro telefono cerco di capire la posizione precisa del luogo, ma c’è solo una linea tratteggiata e non si capisce come andarci, nemmeno a piedi.

Qui commetto ben 4 errori enormi: non inserisco nel telefono la posizione della moto, cerco di trovare il posto ad azimut camminando a piedi in una “tundra” di erba morbida che sembra sabbia, non verifico la potenza del segnale della rete mobile e nemmeno la carica residua della batteria.

La faccio breve, ho camminato per 3 ore circa facendo 10 km nel nulla, in un posto deserto, in un ambiente ostile; di tanto in tanto invio, via whatsapp ad un gruppo di amici, la mia posizione, ma potete immaginare cosa potessero fare loro dall’Italia.
In realtà serviva a me per convincermi che ce l’avrei fatta a ritrovare la strada, poi con calma la moto; sfinito, ma mai affranto, scatta il lampo di genio.
Accendo il telefono, sto centellinando la carica perché il segnale è debolissimo, ricerco il prossimo obiettivo su maps e chiedo indicazioni a piedi così capisco dov’è la strada e il resto del percorso; quando vedo apparire una sagoma conosciuta di colore rosso urlo di gioia, non potete immaginare il mio stato psicologico in quel momento.
Rifstangi, obiettivo fallito, ma fatica premiata; me la son cavata con tanta fatica, il casco con la visiera allentata (forse ciondolandolo al braccio), i copristivali antipioggia distrutti… ci sto, va bene così.

Riprendo la strada, ma la mia tenacia mi impone di mantenere fede agli impegni successivi anche perché tutti decisamente più semplici; ovviamente è tardi e ci sarà un taglio importante sul percorso, ossia vediamo dove arrivo.

Anche la terza punta del Nord, il faro di Hraunhafnartangi, non è una passeggiata, anzi lo è di circa 3 km; sommato a tutto il precedente ne esco provatissimo, ora vado avanti per inerzia.

Quindi, dalle 8.15 alle 15.30, avevo fatto 80/90 km; alle 21.00 circa mi fermo per dormire con oltre 320km percorsi facendo tappa al The Arctic Henge, sembra Stonehenge a triangoli, vicino alla cittadina di Raufarhöfn, tutta la costa nord orientale compresa la stupenda 917, strada sterrata notevolmente panoramica, per recuperare la Road 1 e chiudere alla cascata Rjúkandafoss, bella ma ora ovviamente piccolina.

Bene ora merito il giusto riposo perché domani ci sarà un probabilissimo recupero.
Buonanotte.

Ecco mappa e foto di oggi.

27.06.2022

Eccoci a quello che potrebbe essere effettivamente l’ultimo giorno di vacanza; detto così pare brutto ma non preoccupatevi leggendo capirete la mia affermazione.

Dopo un bel riposo di ben 6 ore e mezza filate, prima cosa urgente, sostituzione del fusibile servizi della moto (altrimenti le prese per ricaricare i cellulari non vanno); poi veloce preparazione, oggi sono brillante, e “falsa partenza” per immediato stop rifornimento.

Alle 8.15 sono in movimento per la prima destinazione, ossia Dettifoss, un’altra bellissima cascata le cui acque proseguono in un canyon scavato dal fiume stesso, e le bellezze limitrofi quali Hafragilsfoss, una cascata minore più a valle formata dalle stesse acque, Hljóðaklettar Viewpoint, un notevole punto di vista panoramico; per giungere alla cascata prendo la sterrata strada 864, che sale sul versante est del fiume, si giunge ad un parcheggio e da lì, scalini naturali, si giunge vicinissimo alle acque scroscianti e fragorose che precipitano nel vuoto.

E’ di grande effetto, è di notevole dimensione, ma Gulfoss rimane la più imponente; proseguo sulla 864 a salire fino alla 85, passo l’imbocco di Asbyrgi, vista due giorni fa, e prendo la 862 per fare il versante ovest.

Questa strada è tutta asfaltata (recentemente, sembra), conduce a vari punti fra cui il parcheggio lato ovest; non avrei bisogno di fermarmi ma lo faccio, ho visto dal punto opposto che c’è la vista panoramica.
Sarà più alta, sicuramente bella, ma presumo che essere vicino alla cascata sia di maggiore effetto.

Rimane la presunzione suddetta, perché giunto al parcheggio, vedo che c’è da camminare un pochino e, francamente, per me non vale la pena per vedere qualcosa già visto, da vicino; conclusione, meglio la 864 (sempre secondo me).

Ieri ho parlato di un recupero, che da probabilissimo diventa certo, ma in fondo erano 3 giorni che ci studiavo sopra; mi costerà un extra di circa 600 km e spero ne valga davvero la pena.

Ebbene farò almeno la (F)35, che attraversa gli altipiani centrali dell’isola collegando nord e sud; sono oltre 170 km di sterrato (da aggiungere all’extra) di cui più di un terzo abbastanza impegnativo.

L’obiettivo era quello di raggiungere il Lago Blöndulón e dormire in un campeggio che mi sembrava lì vicino; purtroppo mi si complica la vita perché ho di nuovo problemi con il mio operatore e quindi niente internet.

Non sono nel panico, anche perché ho memorizzata in offline la mappa fino a Gulfoss (esatto si trova sulla parte asfaltata della 35), ma parecchio innervosito (maledetta Kena Mobile) e, purtroppo, ancora una volta non vedo questa famosa ospitalità islandese (li trovo tutti io gli scorbutici e gli incapaci di questa nazione?); perdo 45 minuti, ma riparto nella speranza che il cellulare tenga fino all’arrivo.

Ad un certo punto arriva il momento di abbandonare la Road 1 e, stupidamente, ho qualche dubbio sul percorso proposto dal navigatore; mi fermo ad un’area di sosta, vedo delle persone che parlano fra loro ed io, in modo cortese, chiedo aiuto e attendo risposta.

Uno dei due comincia a darmi spiegazioni, con tutte le difficoltà della lingua, e allora l’altro saluta e se ne va; il mio indigeno si rileva molto cortese e alla fine mi fa capire che devo arrivare a Hveravellir dove c’è possibilità di dormire in tenda o in un dormitorio.

Sono altri 40 km dopo il lago, ma si può fare; ringrazio, parto e ben presto trovo la famosa strada che inizia subito con sterrato bagnato e con terra/ghiaia fresca.

Andrò più piano, qui il giorno è lungo e posso arrivare ben dopo le 19.00 come previsto; in realtà dopo una decina di chilometri le cose migliorano e il tempo lo perdo per fare foto.

Ovvio che l’attenzione c’è e ci deve essere, una distrazione o leggerezza possono costare una rovinosa caduta; alla fine nonostante i vari stop & click sarei in orario ma il brutto comincia gli ultimi 10 km prima del dormitorio.

La media, già poco brillante, frana, ma è risaputo che l’intero percorso richiede minimo 5 ore; non mi preoccupo perché so che troverò un giaciglio caldo, ovvio che non monterò la tenda.

Fra l’altro il tempo regge bene e per assurdo ci sono 7° di media, a quest’ora; tutto sommato dopo una partenza umida con addirittura 0°, il meteo è stato più clemente e mi auguro domani mattina sia lo stesso.

Arrivo, poco dopo le 19.00, a questo micro-villaggio, intravedo delle tende vicino al locale ristorante/bar/bazar, ma entro, chiedo info e pago per un letto nel dormitorio che si trova a 50 metri; 60 euro circa per una spartanissima sistemazione con circa 30 posti letto, con un bagno condiviso e senza doccia, però ha l’apertura col codice cifrato, fuori c’è una polla uso piscina termale e, cosa fondamentale, lì dentro c’è caldo e questo è quanto basta.

Fuori c’è il vento che azzera i 6° segnalati dal termometro, ma approfitto ugualmente per visitare il sito geotermale; pensate si trova acqua bollente a 650 mt di altezza sugli Altopiani d’Islanda, tra i ghiacciai Langjökull e Hofsjökullgeotermico… misteri naturali.

Ora sono stanco, oggi ho fatto il percorso giornaliero più lungo dallo sbarco nell’isola (circa 540 km) e domani prevedo altrettanto; dimenticavo, qui c’è pure la wifi che va alla grande, quindi eccovi pure mappa e foto.
Notte

28.06.2022

Alle 4.15 mi alzo momentaneamente, per altro motivo, ma vedo e fotografo l’orizzonte, mi sembra ne valga la pena; torno a letto e mi faccio altre due ore di sonno, quindi , come al solito, alle 6.30 sono in piedi e comincio a prepararmi.

Quando sono quasi pronto, scendono dalla soffitta degli italiani, si fanno due chiacchiere e, provenendo da sud, mi confermano ciò che sapevo, la strada non è affatto semplice ed è meglio procedere molto piano; ci salutiamo e, finito di caricare la moto, inserisco la mappa di oggi e vedo che la prima tappa fuori sterrato è Gulfoss, 91 km in quasi 3 ore.

Ma non ho fretta perché, come dicevo ieri ad inizio articolo, sento che la fine di questo viaggio è con l’uscita dallo sterrato della (F)35, il resto è strada già fatta nei primi giorni; è meglio così se voglio arrivare a Hofn dove prevedo dovrò dormire allo stesso campeggio del 1° giorno in Islanda (e così sono circa 550 km anche oggi).

Il meteo non promette bene soprattutto nel pomeriggio, per cui parto attrezzato, ormai è consuetudine, e farò in modo di essere sull’asfalto entro le 13.00; però la temperatura è buona, il tempo regge, il vento è leggero… vai di drone.
Con kit di 3 batterie avrei potuto volare almeno 60 minuti, ma si sono in parte scaricate, probabilmente causa delle basse temperature dei giorni scorsi, per cui alla fine ci scappa solo mezz’ora di volo, tutti sul posto perché lì c’è la certezza di un tempo valido e non ci sono segnali di divieto 😀 😀 😀 ; inoltre la strada che segue sarà troppo pericolosa per gestire anche il drone.

Finito di “giocare”, alle 9.30 circa riparto concentrato per chiudere positivamente questa esperienza; non è una passeggiata ma alla fine sono circa 50 i km faticosi che insieme ai dieci di ieri mi portano a dire che 1/3 dell’intero sterrato è particolarmente insidioso.
Con oggi presumo di aver fatto ben oltre un migliaio di chilometri fuori dall’asfalto e questo mi rende orgoglioso e soddisfatto.

A proposito di asfalto, lo sono gli ultimi 17 km prima di Gullfoss, come tutti gli altri 440 per giungere ad Hofn; essendo, questi, quasi tutti già fatti, ci sono poche foto anche perché pioggia e vento forte sono arrivati, in particolare negli ultimi 130 km, annullando la percezione delle buone temperature (8/9°).

Per la bellezza del luogo lascio parlare foto e video ed ecco anche la mappa come sempre.

Vi auguro la buonanotte mentre io resto ancora un po’ sveglio e cerco di capire come rendere più appetibile la giornata di domani; in ogni caso voglio arrivare non troppo tardi al mio alloggio, unico prenotato in anticipo per essere pronto e vicino all’imbarco del giorno 30.

29.06.2022

Ultimo giorno di questa esperienza bella e decisamente tosta; oggi, per chiudere in modo diverso dal 1° giorno, passerò dalla 95 che porta al lago Logurinn, sotto Egillsstadìr, che girerò, in buona parte, lungo le sue coste prima di dirigermi al mio ostello di Seydysfjordur.

Inizio con la Road 1, ovviamente sotto pioggia e vento, ma posso godermi di nuovo i panorami sul mare agitato sottostante; purtroppo, un antipatico inconveniente mi impone un numero esagerato di fermate, ossia il bauletto a destra si sgancia con una frequenza snervante e l’aggiunta di un altro gancio elastico non risolve anche se ridimensiona il problema.

La cosa mi preoccupa un po’ per il lungo rientro del week end, ma ci penserò al momento; intanto arrivo alla deviazione sulla 939, obbligatoria per giungere alla 95, che oltre ad essere sterrata prevede l’attraversamento di un passo che, a panorami stupendi, contrappone una salita di notevole pendenza con vari tornanti e curve che offrono vedute mozzafiato, ma …

Già, ci sono un paio di ma; la strada è “in manutenzione”, la stanno cospargendo di terra e ghiaia fresca nel tratto che sale alla vetta; per vari chilometri potete immaginare il problema di equilibrio, addirittura un camion che mi precede scarica direttamente davanti a me materiale in grande quantità mettendomi notevolmente in difficoltà.

Non mi arrendo, proseguo con la massima attenzione alla ricerca dei piccoli spazi di terreno battuto, lasciandomi anche sorpassare dai veicoli che sopraggiungono affinché mi lascino una traccia compatta; finalmente finisce il tratto in lavorazione ma arriva una nuova insidia, già conosciuta in altre occasione, la nebbia, o meglio, le nuvole.

Il passo è completamente immerso in questa coltre bianco-grigia e più si sale e meno si vede; cominciano anche a comparire residui di neve e finalmente arrivo in zona pianeggiante, ma non è meglio.

La strada adesso è piena di buche e i problemi col bauletto non tardano a ricomparire; non si vede niente, piove, c’è vento, viaggio con visiera aperta per vedere meglio e mi prendo in faccia di tutto un po’.

Fare foto è praticamente impossibile, la visibilità sarà 10 metri, comunque provo con la cam a bordo casco, vedremo con calma i risultati; qui più che una vetta pare un altipiano, non finisce mai, menomale non è freddissimo, ci sono 4° anche se non si percepiscono.

Arriva l’incrocio con la 95, che imbocco, e dopo circa 300 metri ritorno su asfalto mentre, nel frattempo, sono uscito pure dal nebbione; a questo punto volo verso il lago che raggiungo in breve tempo imboccando la 931, asfaltata e molto bella fra la costa e il verde della zona.

Salto il primo ponte e proseguo sulla 933, via minore che arriva ancora più in fondo dove il fiume si unisce al lago; è in parte sterrata, fino al ponticello che riporta sulla 931 lato ovest, e di nuovo asfalto fino a Egilsstadir.

In realtà trovo alcuni chilometri di sterrato per lavori in corso e francamente anche questi sono molto insidiosi; giunto davanti al ponte che introduce in città entro e, privo ormai da tempo di internet, manco la deviazione per Seydysfjordur, che mi costa 22 km extra.

A dimostrazione che non ci sono mai giornate semplici in questo lungo viaggio, semmai non bastasse quanto già trovato e accaduto, eccoci ad affrontare, nel mezzo di una densa nuvola con visibilità zero, la lunga salita che porta in cima al passo che introduce al fiordo della nostra cittadina portuale.

Solo quando comincia la veloce discesa verso l’ultima destinazione odierna, si torna a vedere la bellezza del luogo, quindi rubo qualche istante per alcuni scatti prima di concludere davanti al mio ostello; son quasi le 16.00 ed ora mi godrò un pochino di tempo libero, prima di mettere la parola “Fine” a questo avventuroso tour di oltre 5.200 km, solo in Islanda.

All’arrivo trovo una moto con targa italiana e subito dopo il suo giovane padrone, Matteo da Trieste, e facciamo una lunga chiacchierata; fra l’altro condividiamo la stessa stanza, con altri due ragazzi stranieri.

Impiego circa un paio d’ore per sistemare tutto e prepararmi, nel frattempo Roberto mi contatta e ci troviamo alle 19.00 per mangiare qualcosa insieme mentre ci racconteremo le nostre esperienze.

Alle 21.30 circa ci salutiamo per andare a dormire, d’altronde qui non è che ci sia tanto da fare la notte; mentre rientro, al pub locale trovo Matteo e ci intratteniamo a lungo a parlare di tutto un po’ sorseggiando un paio di boccali di birra locale.

C’è occasione di conoscere, casualmente, anche un ragazzo romano che si è trasferito qui da fine febbraio scorso e quindi si allunga la serata; alla fine andremo a dormire praticamente a mezzanotte, ma domani c’è tempo, prima dell’imbarco, anche di comprare qualche souvenirs.

A voi mappa e foto, a prestissimo.

30.06.2022

Nottata disastrosa, probabilmente ieri caffeina, alcool e fresco serale hanno riattivato la mia cistite che, per fortuna, mi aveva lasciato libero per tutto il giro islandese; comunque la mattina sono attivissimo e pronto in anticipo; dedico una mezz’oretta ai social e non solo, sveglio alle 8.00 Matteo, come d’accordo, mi vesto e vado al centro commerciale per gli acquisti programmati.

Il market apre alle 9.00 quindi devo attendere un quarto d’ora e, intanto, scambio due parole con altri turisti stranieri; provveduto all’acquisto di gadgets ricordo, mi reco all’imbarco e sono l’ultimo della fila di motociclisti; davanti a me Matteo, la coppia milanese conosciuta ieri sera quando ero con Roberto e Cornelius, che sono più avanti e vado a salutarli.

In nave ci ritroveremo, passeremo il tempo a raccontarci, il che, oltre ad essere piacevole, aiuta a passare meglio questa lunga e noiosa traversata di 48 ore.

Sono le 2.00 ora Isole Faroe (le 3.00 in Italia) e vi auguro buonanotte con alcune foto.

01.07.2022

Stanotte è andata bene, solo due alzate, e mi sono svegliato alle 8.05; alle 8.30 abbondante colazione a buffett, già prenotata con il biglietto, e poi giro sul ponte panoramico; qui trovo per la prima volta una shese long libera, proprio davanti al vetro centrale, quindi siedo comodo e mi “godo” il paesaggio nebbioso per pochi minuti….

Quando riapro gli occhi sono le 13.00, mi alzo e scendo al 5° ponte dove ritrovo Roberto e Cornelius con i quali restiamo il pomeriggio insieme; dopo un po’ passa Matteo, tutti insieme facciamo una foto ricordo e due parole.

Rimaniamo soli io e Roberto ma non a lungo perché arriva una sua conoscenza, Paolo, siciliano trapiantato in Emilia, con il quale parliamo dei suoi 3.100 km offroad in una settimana e concordiamo di fare parte del rientro insieme.

A noi si aggiunge anche il biker austriaco Gioacchino, nome tradotto in italiano da Paolo che lo ha conosciuto il primo giorno del suo viaggio in campeggio; gli argomenti sono ovviamente legati alle nostra passione e al triste rientro a casa per tutti condizionato dallo stato d’usura dei nostri pneumatici.

Verso l’ora di cena ci smembriamo consapevoli che domani mattina ci ritroveremo qui, vestiti e carichi, nell’attesa dello sbarco e del viaggio che ci condurrà alle nostre dimore e alle nostre vite quotidiane; ma siamo tutti felici e soddisfatti della nostra esperienza, chissà se e quando ci ritroveremo, ma quelle, semmai, saranno altre fantastiche storie.

Ecco poche foto di oggi.

02.07.2022

Passate le ultime noiose ore in nave insieme ai nuovi amici conosciuti in questo viaggio, prima e dopo, arriviamo puntuali ad Hirtshals (ore 12.30) ma perdo 1 ora per uscire dalla nave; Paolo, con il quale eravamo d’accordo di rientrare insieme, mi ha aspettato e mi ha dato delle cinghie per tenere fermo il bauletto “dispettoso” che si sgancia sempre.

Insieme a lui il giovane Matteo, che però rientrerà, nella sua Trieste, da solo con calma in 4 giorni; fatti i preparativi ci salutiamo e partiamo alle 13.45.

Il mio compagno di viaggio, che può gestire la navigazione, farà da apripista ed io sarò il gregario; peccato per l’ora bruciata ma di comune accordo vogliamo superare Hannover e poi vedremo dove dormire.

Siamo concentrati sul percorso e su l’obiettivo quindi niente distrazioni, foto o altro, salvo le fermate tecniche per rifornimento; al primo distributore ritroviamo Roberto e Cornelius che rientrano con maggior calma, un fugace saluto e via andiamo avanti.

Poco da aggiungere, sbarcati con 17° ed il sole, il tempo migliora man mano si scende verso Sud e le temperature aumentano fino a 26°, alle 19.00; Hannover è passata alle 19.45 circa, nonostante qualche problemino di traffico, ma proseguiamo e, alle 20.15, ci fermiamo ad un distributore per trovare da dormire.

Breve ricerca online, troviamo e prenotiamo una stanza in un albergo di Seesen, quindi altri 35 minuti e 50 km per raggiungere l’alloggio; in breve tempo siamo docciati e cambiati ed andiamo in centro a mangiare, il gestore dell’albergo ci dice che c’è uno street food, circa 1 km o poco più a piedi.

Situazione simpatica e divertente, ma cibo inadatto al nostro appetito, per cui andiamo a mangiare in un kebab non troppo lontano, d’altronde non c’è molto da scegliere; io prendo una pizza ripiena della loro carne, scelta forzata dalla non comprensione del menu esclusivamente in tedesco, Paolo prende un piatto di carne con relativo condimento il tutto accompagnato da un boccale di birra ciascuno.

Tutto sommato mangiamo bene, spendiamo il giusto ma alle 22.00, o poco più, veniamo sbattuti fuori, in modo molto cordiale; ritorniamo dove c’è la musica vicino alle bancarelle dello street food, e restiamo là una mezz’ora ad ascoltar musica disco commentando divertiti.

Gente c’è ma ormai le bancarelle sono chiuse, quindi decidiamo di rientrare perché domani ci sono ben oltre 1000 km da fare (1270 circa per me) e forse è meglio riposare bene; comunque, almeno io, supero abbondantemente la mezzanotte per queste poche righe, la mappa e le foto.

03.07.2022

Poco da raccontare in questo giorno, poche foto per poco tempo; lo scopo era arrivare a casa il prima possibile e, anche se qualche paesaggio avrebbe meritato, specie in Svizzera, la lunga corsa del rientro permetteva solo fermate tecniche.

Paolo davanti a trainare col suo navigatore funzionante, io a traino modello elastico, per centellinare le gomme ormai arrivate, come si dice da noi, alla frutta; non vi faccio un noioso resoconto di questa giornata, vi dico solo che in un’area sosta, dopo Fidenza, ci siamo salutati con il mio compagno di ritorno, ora anche amico, ed ognuno verso casa propria.

Per ragioni di salvaguardia delle gomme, gli ultimi 70 km li ho fatti in statale allungando di pochi chilometri e sprecando un po’ di tempo, ma almeno mi sono fatto anche qualche curva; avevo programmato di arrivare fra le 22.00 e le 24.00, obiettivo centrato.

Quindi piccolo riepilogo odierno: partenza ora 8.15, arrivo ore 22.20, 1.312 km percorsi, temperature da 20° a 36° per tornare a 25° quando ormai il sole era calato; eccovi la mappa, solo per onor di cronaca, e qualche foto, giusto per non perdere l’abitudine.

Conclusioni

Qui si chiude questo lungo viaggio di circa 3 settimane e 9.400 km totali, 5.200 solo in Islanda, di cui circa 1.500 in off-road reso più o meno duro da inconvenienti vari e, soprattutto, dal meteo spesso avverso; rimane comunque una grande esperienza che sono soddisfatto ed orgoglioso di aver compiuto riuscendo a superare anche situazioni non proprio semplici, a volte anche banalmente create da me.

La bellezza di questa terra non si discute e vale sicuramente la pena di metterci piede almeno una volta, poi il modo è e rimane una vostra scelta; per cui non vi sto ad aggiungere altro, chi mi ha letto giorno dopo giorno già sa di cosa parlo, per coloro che pigramente sono venuti diretti a queste poche righe conclusive, consiglio di cliccare qui e ripartire da capo, magari potete trovare spunto per una vostro viaggio.

The Day After

Ho appena concluso il resoconto del mio tour ed ora c’è purtroppo anche una conta dei danni e delle manutenzioni (foto) ed un extra (le pulizie, che non vi mostrerò 😀 ) rispetto al ritorno alla routine quotidiana; con calma aggiungerò i filmati mentre rileggerò i testi e rivedrò foto e video in modo da correggere, aggiungere o tagliare, voi, se volete, segnalatemi errori di ogni tipo. Grazie.

Infine non mi resta che ringraziare i miei sponsors (www.lubestorececina.it – www.lubestoregrosseto.it); Alberto e Cristina, animati più dalle passioni motociclistica e per i viaggi (più comodi ovviamente 😉 ) che da interessi imprenditoriali, hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto che è una mia creazione per la nuova attività a marchio www.iviaggidimario.it.
Quindi vi aspetto per le prossime avventure (clicca qui)

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8 Comments

  1. Roberto

    L’internet qui mi fa impazzire

  2. Roberto

    Ciao Mario, non ci siamo incrociati per questioni di ore, ma ci ritroveremo sulla nave ed avremo tempo di rifare 4 chiacchiere.
    A presto

  3. Roberto il Crucco

    Non ci siamo incrociati per questioni di ore,ma ci ritroveremo sulla nave ed avremo tempo di rifare 4 chiacchiere.

  4. paolo zilio

    Grande Mario con le tue foto e filmati ci fai essere li con te.
    Meno male si intravede un po di sole.
    Buoni km.

  5. Gianluca

    Ti Ciao Mario, buon viaggio!! Leggo con piacere il tuo diario di viaggio, belle foto!!

  6. Cristina

    Grande Mario avanti tutta e divertiti 😉

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